Che cos'è un dispositivo?
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Che cos'è un dispositivo?

Giorgio Agamben

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Che cos'è un dispositivo?

Giorgio Agamben

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"Il mondo si presenta come una gigantesca proliferazione di dispositivi – cellulare, televisione, PC, automobile – al punto che non vi è un solo istante della vita degli individui che non ne sia modellato, controllato o contaminato".

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Information

Publisher
nottetempo
Year
2020
ISBN
9788874528202

Che cos’è un dispositivo?

1. Le questioni terminologiche sono importanti in filosofia. Come ha detto una volta un filosofo per il quale ho il piú grande rispetto, la terminologia è il momento poetico del pensiero. Ciò non significa che i filosofi debbano ogni volta necessariamente definire i loro termini tecnici. Platone non ha mai definito il piú importante dei suoi termini: idea. Altri invece, come Spinoza e Leibniz, preferiscono definire more geometrico la loro terminologia.
L’ipotesi che intendo proporvi è che la parola “dispositivo” sia un termine tecnico decisivo nella strategia del pensiero di Foucault. Egli lo usa spesso soprattutto a partire dalla metà degli anni Settanta, quando comincia a occuparsi di quello che chiamava la “governamentalità” o il “governo degli uomini”. Benché non ne dia mai una vera e propria definizione, egli si avvicina a qualcosa come una definizione in un’intervista del 1977:
“Ciò che io cerco di individuare con questo nome, è, innanzitutto, un insieme assolutamente eterogeneo che implica discorsi, istituzioni, strutture architettoniche, decisioni regolative, leggi, misure amministrative, enunciati scientifici, proposizioni filosofiche, morali e filantropiche, in breve: tanto del detto che del non-detto, ecco gli elementi del dispositivo. Il dispositivo è la rete che si stabilisce fra questi elementi…
…col termine dispositivo, intendo una specie – per cosí dire – di formazione che in un certo momento storico ha avuto come funzione essenziale di rispondere a un’urgenza. Il dispositivo ha dunque una funzione eminentemente strategica…
Ho detto che il dispositivo è di natura essenzialmente strategica, il che implica che si tratti di una certa manipolazione di rapporti di forza, di un intervento razionale e concertato nei rapporti di forza, sia per orientarli in una certa direzione, sia per bloccarli o per fissarli e utilizzarli. Il dispositivo è sempre iscritto in un gioco di potere e, insieme, sempre legato a dei limiti del sapere, che derivano da esso e, nella stessa misura, lo condizionano. Il dispositivo è appunto questo: un insieme di strategie di rapporti di forza che condizionano certi tipi di sapere e ne sono condizionati”.
(Dits et écrits, vol. III, pp. 299-300)
Riassumiamo brevemente i tre punti:
a. È un insieme eterogeneo, che include virtualmente qualsiasi cosa, linguistico e non-linguistico allo stesso titolo: discorsi, istituzioni, edifici, leggi, misure di polizia, proposizioni filosofiche ecc. Il dispositivo in se stesso è la rete che si stabilisce tra questi elementi.
b. Il dispositivo ha sempre una funzione strategica concreta e si iscrive sempre in una relazione di potere.
c. Come tale, risulta dall’incrocio di relazioni di potere e di relazioni di sapere.
2. Vorrei ora provare a tracciare una sommaria genealogia di questo termine prima all’interno dell’opera di Foucault e poi in un contesto storico piú ampio.
Alla fine degli anni Sessanta, piú o meno al momento in cui scrive L’archeologia del sapere, per definire l’oggetto delle sue ricerche Foucault non usa il termine dispositivo ma quello, etimologicamente vicino, “positivité”, positività, anche questa volta senza definirlo.
Mi sono spesso ...

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