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Fiori. Julianeo, il teatro che c'è e non c'è
About this book
Questo libro contiene due testi: Fiori, di Mario Giorgi, e Julianeo. Il teatro che c'è e non c'è, di Flavio Baroni. Il primo testo è un copione teatrale, allestito in prima assoluta il 18 luglio 2019 alla Darsena di Ferrara con il titolo Il gioco dei semi, in collaborazione con la Scuola di Musica Moderna e con adattamento e regia di Riccardo Roversi. Il secondo testo è un resoconto, con immagini, che spiega le ragioni per cui il progettato Teatro Julianeo è stato realizzato solo virtualmente ma non fisicamente.
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Information
Subtopic
TeatroFIORI
di Mario Giorgi
In memoria di Giuliano B.
Lo scenario è Julianeo, un teatro che c’è e non c’è. I personaggi si trovano in una sorta di stato quantico, cavie di un “esperimento” dai contorni imprecisati. I loro discorsi, di conseguenza, non hanno didascalie.
1.
QUADRI: Funziona così: tu battezzi un numero, un numero che non esce da molto tempo, e su quello giochi una cifra, mettiamo 10 euro. Se esce, ti danno 100 euro. Se il numero non esce, lo rigiochi aumentando la cifra del 10 per cento.
CUORI: Perché 10?
QUADRI: Perché, se esce, guadagni circa 10 volte quello che hai giocato. Quindi: per recuperare quello che hai già giocato senza vincere, devi aggiungere ogni volta circa un 10 per cento dell’ultima giocata. Altrimenti, ogni volta che non vinci, le tue uscite aumentano e il guadagno diminuisce.
PICCHE: E dici che funziona?
QUADRI: Cento per cento. È un investimento.
CUORI: E se non esce mai?
QUADRI: Prima o poi esce. Esce sempre.
PICCHE: Sì ma quando?
QUADRI: In un tempo ragionevole. Basta scegliere un numero ritardatario.
CUORI: Aspetta: prova a fare un esempio.
QUADRI: Te l’ho appena fatto. L’importante è non demordere, continuare a giocare finché non esce.
CUORI: Sì ma l’esempio?
PICCHE: Sei testone, eh! Te lo faccio io l’esempio: prendi un numero non so, il 4 e ci giochi sopra 100 euro.
CUORI: 100 euro?!
PICCHE: È un esempio!... Stai attento, concentrati: giochi 100 euro sul 4. Il 4 non esce...
CUORI: Lo sapevo!
PICCHE: Ah ma allora! Vuoi che ti strozzi? Vuoi che ti cavi la lingua?
QUADRI: Lascialo finire, no? Che testa hai? Lo sai che è un tipo nervoso.
PICCHE: Io non sono un tipo nervoso.
QUADRI: Infatti.
PICCHE: Infatti cosa?
QUADRI: Tu non sei nervoso. Mi sono sbagliato.
PICCHE: Io non sono un tipo.
QUADRI: Nervoso.
PICCHE: È corretto?
QUADRI: Corretto.
PICCHE: Dove eravamo rimasti?
CUORI: Avevo appena perso 100 euro.
PICCHE: Vedi come sei? Vedi come sei?! Non li hai persi! Non hai perso 100 euro.
CUORI: Va bene, ho capito. Vai avanti.
PICCHE: Così mi confondi. M’interrompi sempre!
QUADRI: Vado avanti io. Posso? Dunque: hai giocato 100 euro sul 4 e il 4 non è uscito. La volta dopo, giochi sempre sul 4, ma 100 euro più il 10 per cento, anzi qualcosina in più, mettiamo 111. Se esce, tu vinci 111 per 10, ovvero 1110 euro. Detrai dalla cifra quello che hai giocato, e cioè 100 + 111, e ti rimane più o meno la stessa cifra che se avessi vinto la prima volta.
CUORI: 900 euro.
QUADRI: Esatto. Se invece non esce, ripeti il giochetto. Vediamo: 111+12 fa 123. Giochi 123.
PICCHE: E vinci sempre 900. È corretto?
QUADRI: Corretto.
CUORI: E dici che funziona?
QUADRI: Fìdati. È un investimento. Sicuro.
CUORI: Ma chi ti garantisce che esce?
QUADRI: Nessuno. Però esce, prima o poi esce.
PICCHE: Prima o poi.
QUADRI: È il calcolo delle probabilità.
CUORI: E come si calcola?
PICCHE: Prima o poi esce.
CUORI: Prima? o poi?
QUADRI: Anche se tardasse, se hai pazienza, esce.
CUORI: Mah... Non ci vedo chiaro.
PICCHE: Avrei una domanda.
QUADRI: Di’.
PICCHE: Se è così sicuro, perché non ci giocano tutti?
QUADRI: Perché... perché molti non lo sanno, o non ne hanno voglia... Perché un minimo di rischio c’è comunque.
CUORI: Vedi!
PICCHE: Stai zitto! Quale rischio?
QUADRI: Che non esca.
PICCHE: Ah ma allora mi prendete in giro!
CUORI: Cosa dicevo io?
PICCHE: Mi prendete in giro! Mi volete prendere in giro! Volete farmi credere che è una bazza e invece non lo è.
QUADRI: È una bazza, fìdati.
CUORI: Ma quale bazza, quale bazza? Per te sono tutte bazze. Poi alla fine...
QUADRI: Alla fine? Dai, vai avanti. Alla fine? Finisci la frase!
PICCHE: Adesso non è il caso di scaldarsi.
QUADRI: Parli tu? Hai il coraggio di parlare tu?
PICCHE: Ooohhh! Ci diamo una calmata, qui?
CUORI: Guarda che sei tu il più agitato.
PICCHE: Tu non intervenire! Fammi il piacere: non intervenire mai, non interrompermi mai!
CUORI: Neanche se è scaduto il tempo?
QUADRI: Di già?
CUORI: Pausa finita. Si torna a giocare.
2.
PICCHE: Dai le carte.
QUADRI: Tocca a me?
CUORI: Tocca a te, sì. Hai delle amnesie, per caso? Tutte le volte che tocca a lui, eh!
PICCHE: Si vede che non vuole il mazzo.
QUADRI: Dai qua.
CUORI: Per me basta.
PICCHE: Fiori ne vuole un’altra.
QUADRI: E tu?
PICCHE: Io te ne restituisco due.
QUADRI: Ci siamo? Cuori?
CUORI: A posto.
QUADRI: Fiori?
PICCHE: Fiori ne cambia una, non lo vedi? Sei cieco?
QUADRI: Una per Fiori. Picche?
PICCHE: Parola.
QUADRI: Parola?
PICCHE: Parola.
CUORI: Ma non esiste “parola”! Da quante ore stiamo giocando? Ogni volta siamo daccapo... Fiori, di’ qualcosa, per favore. Come si fa?... Tu come sei? a posto?
QUADRI: Din don dan.
PICCHE: Din don dan?! Sei suonato?
QUADRI: Din don dan.
CUORI: Momento momento momento: “din don dan” vale solo nella seconda mano. O no?
QUADRI: A me non risulta. Din don dan.
PICCHE: Fiori?
QUADRI: Visto? Grazie, Fiori.
CUORI: Sì, ma io non le voglio le tue carte.
PICCHE: E perché mai? Non sono mica malato. Pensa piuttosto a Fiori che si becca quelle di Quadri!
QUADRI: Mi sa che è una bazza.
PICCHE: Ah sì? Io con quelle di Fiori non mi ci ritrovo.
CUORI: Ma perché chiamare “din don dan”? L’hai capito il gioco, sì o no?
QUADRI: Appunto perché l’ho capito. Io ci arrivo un pelino prima, non te ne sei accorto?
CUORI: No. E tu?
PICCHE: Nemmeno io.
CUORI: Non chiedere a Fiori perché tanto quello non parla.
QUADRI: Forza: chi scende per primo?
PICCHE: Quadriglia di mezzo!
CUORI: Condominio!
QUADRI: Sviluppo imperiale!
PICCHE: Olla! Stavolta non ti batte neanche Fiori.
CUORI: Però hai rischiato: cinque 7 e due re.
QUADRI: Tutto calcolato.
PICCHE: Ah sì? E se ti veniva una casa?
QUADRI: Tutto calcolato.
PICCHE: Non mi dire che hai chiamato “din don dan” perché sapevi che...
QUADRI: Tutto calcolato.
CUORI: Basta, non ti reggo più.
PICCHE: Ma dove vai?... Dove va?
QUADRI: È un po’ frustredo.
PICCHE: Come?
QUADRI: Frustredo... È frustredo.
PICCHE: Hai un difetto di pronuncia? Stai mangiando una caramella?
QUADRI: No... Frustredo... Perché? Cosa c’è?
PICCHE: Sistemiamo le carte, che è meglio.
QUADRI: Quanto hai perso finora?
PICCHE: Lo sai, tu? Qui è impossibile tenere i conti.
QUADRI: Ma sei sopra o sei sotto?
PICCHE: Io direi sotto. E tu?
QUADRI: Anch’io. Di poco.
PICCHE: Speriamo.
QUADRI: Pensi che alla fine ci azzerino tutto?
PICCHE: Per me è l’unica. A meno che non abbiano già deciso di far vincere Fiori.
QUADRI: Lui non bara mica.
PICCHE: No, infatti. Scusa, Fiori, niente di personale.
QUADRI: Raggiungiamo Cuori?
PICCHE: E dov’è?
QUADRI: Non lo so. Dove vuoi che sia andato? È frustredo.
3.
CUORI: «La vita è un pendolo, un pendolo che oscilla tra noia e gioia»... noia e gioia, noia e gioia... quasi mai gioia, quasi sempre noia... quasi mai gioia, quasi sempre noia...
PICCHE: Ok: tu fai la noia, io la gioia e Quadri fa il pendolo. D’accordo?
QUADRI: Perché io il pendolo? Sei più adatto tu che sei magro.
PICCHE: Mai possibile che hai sempre da ridire?
QUADRI: Io?
CUORI: Ti ha appena fatto un complimento: sei alto, sei slanciato.
PICCHE: Ah sì?
QUADRI: Confermo.
PICCHE: Lo riconoscete tutti e due?
CUORI: Certamente.
PICCHE: In tal caso...
CUORI: Toglimi una curiosità, Picche.
PICCHE: Dimmi pure.
CUORI: Quando ti hanno reclutato, cosa ti hanno detto?
PICCHE: Più o meno quello che hanno detto a voi, immagino.
QUADRI: Sì, ma come si sono espressi?
CUORI: Ti hanno fatto il profilo?
PICCHE: Sì. Perché?
QUADRI: Non siamo gli unici con i cognomi uguali ai semi delle carte.
PICCHE: Lo so. E allora? Dove volete arrivare?
CUORI: Niente. Fai tu il pendolo?
PICCHE: Boh. Non vi capisco.
QUADRI: Perché poi si chiamano semi?... Semmai scemi.
CUORI: Scemi?
PICCHE: Capisci adesso perché non vi capisco.
CUORI: Non usare il plurale. Io e lui non siamo una coppia.
PICCHE: E invece sì: noia-gioia, noia-gioia... noia-noia.
CUORI: Vuoi che faccia io il pendolo?
PICCHE: Ti va?
CUORI: Tanto mi mettete sempre in mezzo.
QUADRI: Questa è una bugia.
PICCHE: Bubuh bubuh bubuh.
CUORI: Più che una bugia è un’inesattezza.
QUADRI: Vada per inesattezza.
CUORI: Andata?
PICCHE: Andata.
CUORI: Bene. T...
Table of contents
- Copertina
- FIORI. JULIANEO, IL TEATRO CHE C’È E NON C’È
- Indice
- Intro
- FIORI
- SUITE FOR GIULIANO
- JULIANEO
- Ringraziamenti