Dante
non è semplicemente un poeta e la Divina Commedia non è
soltanto
letteratura.
Il
poema di Dante – almeno per me – è la cosa più bella che sia
mai stata scritta al mondo in tutti i tempi: per la musica
[2]
delle sue terzine ricca di ritmi, timbri e temi diversi; e per il
racconto che vi si svolge, pieno com’è di personaggi, storie ed
idee.
Il
viaggio di Dante attraverso i tre regni dell’aldilà è, invero,
una storia assai complessa, che affronta i molteplici aspetti
della
vicenda umana. Vi compaiono i sentimenti più profondi,
dall’odio
più feroce all’amore nelle sue diverse espressioni, e i diversi
aspetti della condizione umana e della cultura del tempo.
Attraverso
i personaggi che lo animano, si dipanano la cronaca e la
storia, con
le quali si intreccia la personale esperienza di esule del
poeta.
Narra di battaglie e di politica, di filosofia
e
teologia, di astronomia e fisica, di esperienze personali e di
vita
sociale. Nel farlo, il poeta utilizza il “volgare” toscano, che
adatta alle diverse necessità espressive forgiando una lingua
nuova,
complessa e compiuta: l’italiano. Dotta e popolaresca, essa è
capace di ingaglioffirsi in ingiurie e sberleffi come di
ragionare di
astronomia e filosofia; di esprimere i più profondi sentimenti
e di
raggiungere le vette della più alta spiritualità, esprimendo
tutta
la gamma dell’umano sentire.
Ma…
se tutto questo già fa della Commedia un’opera immortale, tutto
questo non basta ancora a coglierne l’intero significato.
Perché
il viaggio che Dante da vivo compie nell’aldilà e lo conduce a
superare i limiti umani (
trasumanar
)
è
identificabile con un percorso di conoscenza di sé e radicale
trasformazione, che inizia dalla profondità della terra e
termina
oltre il cielo con la visione di Dio. Difatti, nella trama
principale
del viaggio si inseriscono allegorie e simboli, che adombrano
ulteriori e più nascosti significati da molti Autori intuiti e
–
almeno in parte – portati alla luce. Nasce da qui la
suggestione
che nel poema vi sia un messaggio meno palese, ma visibile in
filigrana attraverso il significato letterale dei versi.
Trattandosi
di un senso non esplicito si può definirlo “esoterico
[3]
”
o “iniziatico”, cioè riservato ad una cerchia ristretta di
lettori che con Dante condividevano il cifrario necessario a
decrittarlo; od anche, più semplicemente, dissimulato in versi
dal
significato meno compromettente per una legittima difesa dal
rischio
di censure o condanne, all’epoca per niente improbabili; o,
infine,
rinchiuso nei versi quale integrante seppur nascosto
sovrasenso
.
Ma
è proprio vero, o si tratta di un’interpretazione gratuita, non
sostenuta da prove o, per lo meno, indizi consistenti?
Abituati
come siamo alla comunicazione digitale, sempre più povera e
meno
espressiva, può sembrarci strano che la
scrittura
(come
dice Dante nel Convivio
1
)
possa racchiudere nella stessa frase più significati
sovrapposti. Ma
in realtà anche il linguaggio di tutti i giorni può avere un
significato più ricco di quanto non appaia.
Per
fare un esempio banale, le parole “ti amo”, così abusate nelle
canzonette come nella vita quotidiana, sembrano avere un solo
significato. Ma immaginate che un diciottenne lo dica alla sua
ragazza; immaginate, poi, che una madre lo dica al figlio
appena
nato. Le stesse parole non hanno forse una gamma più articolata
di
significati?
Altro
facile esempio è il senso che le parole acquistano nell’ambito
della psicanalisi, diventando rivelatrici di timori, desideri,
tendenze caratteriali di cui proprio colui che parla non è
consapevole
2
.
Involontariamente (in questo caso, sarebbe meglio dire
inconsciamente), le parole diventano la chiave per una
comprensione
più profonda, perché rivelano anche ciò che non si vorrebbe o
saprebbe dire.
Non
deve quindi stupire che anche i versi di Dante abbiano, oltre
al
significato letterale, un senso per così dire “subliminale” che
non avvertiamo immediatamente, ma che, tuttavia, ce ne fa
maggiormente apprezzare la lettura. Un po’ come quando diversi
ingredienti e spezie, usati da un bravo cuoco, si fondono
assieme per
arricchire il gusto di una pietanza, creando un nuovo sapore in
cui è
più difficile rintracciarli.
Se
questo è il primo aspetto da verificare, più interessante è
scoprire che Dante, nel suo fantastico viaggio nell’aldilà, ci
porta a incontrare dentro di noi qualcosa di nuovo e
sconosciuto, e
indica alcune risposte agli eterni quesiti fondamentali: chi
siamo,
quali sono le nostre radici, dove ci porta l’avventura della
vita,
così spesso apparentemente priva di senso; che cos’è la
libertà,
in che cosa consiste il Divino ed in che rapporto è con noi. Ed
altre cose ancora.
Per
trovarle è necessario leggere il poema nei suoi diversi livelli di
significato, seguendo quanto Dante stesso aveva anticipato nel
Convivio.