Il segreto di Dante
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Il segreto di Dante

Un tentativo di guardare oltre il velame delli versi strani

Cesare Pirozzi

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Il segreto di Dante

Un tentativo di guardare oltre il velame delli versi strani

Cesare Pirozzi

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Che la "Divina Commedia" nasconda una chiave occulta di lettura, Dante stesso lo afferma nel Convivio, dove parla dei "quattro sensi" della scrittura …
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… il più alto e nascosto dei quali è il senso anagogico, o sovrasenso: cioè il significato spirituale della parola.
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Che è segreto nella misura in cui non è esplicito; ma cessa di esserlo allorquando il lettore riesce ad entrare in sintonia con quella dimensione.
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Nella sua Commedia, infatti, Dante adombra un'avvincente esperienza interiore: un viaggio iniziatico dalla tenebra alla luce, nell'uomo ed oltre l'uomo, fino alla folgorante visione di Dio e alla rivelazione di un Suo inaspettato volto femminile.
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E apre interessanti prospettive sul significato della tradizione alchemica e delle antiche vie iniziatiche; come pure sull' esoterismo cristiano, lo gnosticismo e il mistero dell'ordine templare.
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Da qui il senso e la ragione di questa ricerca, che non risponde a una curiosità letteraria, ma a un bisogno esistenziale: quel " segreto " ci avvicina al senso più profondo della vita, alla tensione dialettica tra bene e male, alla possibilità di riscatto fino allo sbocciare di una vita nuova. Per Dante, come per tutti noi.

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Information

Year
2021
ISBN
9788868675318

1. UN LINGUAGGIO A QUATTRO DIMENSIONI




Dante non è semplicemente un poeta e la Divina Commedia non è soltanto letteratura.
Il poema di Dante – almeno per me – è la cosa più bella che sia mai stata scritta al mondo in tutti i tempi: per la musica [2] delle sue terzine ricca di ritmi, timbri e temi diversi; e per il racconto che vi si svolge, pieno com’è di personaggi, storie ed idee.
Il viaggio di Dante attraverso i tre regni dell’aldilà è, invero, una storia assai complessa, che affronta i molteplici aspetti della vicenda umana. Vi compaiono i sentimenti più profondi, dall’odio più feroce all’amore nelle sue diverse espressioni, e i diversi aspetti della condizione umana e della cultura del tempo. Attraverso i personaggi che lo animano, si dipanano la cronaca e la storia, con le quali si intreccia la personale esperienza di esule del poeta. Narra di battaglie e di politica, di filosofia
e teologia, di astronomia e fisica, di esperienze personali e di vita sociale. Nel farlo, il poeta utilizza il “volgare” toscano, che adatta alle diverse necessità espressive forgiando una lingua nuova, complessa e compiuta: l’italiano. Dotta e popolaresca, essa è capace di ingaglioffirsi in ingiurie e sberleffi come di ragionare di astronomia e filosofia; di esprimere i più profondi sentimenti e di raggiungere le vette della più alta spiritualità, esprimendo tutta la gamma dell’umano sentire.
Ma… se tutto questo già fa della Commedia un’opera immortale, tutto questo non basta ancora a coglierne l’intero significato. Perché il viaggio che Dante da vivo compie nell’aldilà e lo conduce a superare i limiti umani ( trasumanar ) è identificabile con un percorso di conoscenza di sé e radicale trasformazione, che inizia dalla profondità della terra e termina oltre il cielo con la visione di Dio. Difatti, nella trama principale del viaggio si inseriscono allegorie e simboli, che adombrano ulteriori e più nascosti significati da molti Autori intuiti e – almeno in parte – portati alla luce. Nasce da qui la suggestione che nel poema vi sia un messaggio meno palese, ma visibile in filigrana attraverso il significato letterale dei versi. Trattandosi di un senso non esplicito si può definirlo “esoterico [3] ” o “iniziatico”, cioè riservato ad una cerchia ristretta di lettori che con Dante condividevano il cifrario necessario a decrittarlo; od anche, più semplicemente, dissimulato in versi dal significato meno compromettente per una legittima difesa dal rischio di censure o condanne, all’epoca per niente improbabili; o, infine, rinchiuso nei versi quale integrante seppur nascosto sovrasenso .
Ma è proprio vero, o si tratta di un’interpretazione gratuita, non sostenuta da prove o, per lo meno, indizi consistenti?
Abituati come siamo alla comunicazione digitale, sempre più povera e meno espressiva, può sembrarci strano che la scrittura (come dice Dante nel Convivio 1 ) possa racchiudere nella stessa frase più significati sovrapposti. Ma in realtà anche il linguaggio di tutti i giorni può avere un significato più ricco di quanto non appaia.
Per fare un esempio banale, le parole “ti amo”, così abusate nelle canzonette come nella vita quotidiana, sembrano avere un solo significato. Ma immaginate che un diciottenne lo dica alla sua ragazza; immaginate, poi, che una madre lo dica al figlio appena nato. Le stesse parole non hanno forse una gamma più articolata di significati?
Altro facile esempio è il senso che le parole acquistano nell’ambito della psicanalisi, diventando rivelatrici di timori, desideri, tendenze caratteriali di cui proprio colui che parla non è consapevole 2 . Involontariamente (in questo caso, sarebbe meglio dire inconsciamente), le parole diventano la chiave per una comprensione più profonda, perché rivelano anche ciò che non si vorrebbe o saprebbe dire.
Non deve quindi stupire che anche i versi di Dante abbiano, oltre al significato letterale, un senso per così dire “subliminale” che non avvertiamo immediatamente, ma che, tuttavia, ce ne fa maggiormente apprezzare la lettura. Un po’ come quando diversi ingredienti e spezie, usati da un bravo cuoco, si fondono assieme per arricchire il gusto di una pietanza, creando un nuovo sapore in cui è più difficile rintracciarli.
Se questo è il primo aspetto da verificare, più interessante è scoprire che Dante, nel suo fantastico viaggio nell’aldilà, ci porta a incontrare dentro di noi qualcosa di nuovo e sconosciuto, e indica alcune risposte agli eterni quesiti fondamentali: chi siamo, quali sono le nostre radici, dove ci porta l’avventura della vita, così spesso apparentemente priva di senso; che cos’è la libertà, in che cosa consiste il Divino ed in che rapporto è con noi. Ed altre cose ancora.
Per trovarle è necessario leggere il poema nei suoi diversi livelli di significato, seguendo quanto Dante stesso aveva anticipato nel Convivio.

L’antefatto: il Convivio


Convivio, Trattato II capitolo I:
Dico che, sì come nel primo capitolo è narrato, questa sposizione conviene essere litterale e allegorica. E a ciò dare a intendere, si vuol sapere che le scritture si possono intendere e deonsi esponere massimamente per quattro sensi. L’uno si chiama litterale… L’altro si chiama allegorico, e questo è quello che si nasconde sotto ‘l manto di queste favole, ed è una veritade ascosa sotto bella menzogna…. Veramente, li teologi questo senso prendono altrimenti che li poeti; ma però che mia intenzione è qui lo modo de li poeti seguitare, prendo lo senso allegorico secondo che per li poeti è usato. Lo terzo senso si chiama morale, e questo è quello che li lettori deono intentamente andare appostando per le scritture…...e appostare si può ne lo Evangelio, quando Cristo salio lo monte per transfigurarsi, che de li dodici Apostoli menò seco li tre; in che moralmente si può intendere che a le secrete cose noi dovemo avere poca compagnia . Lo quarto senso si chiama anagogico , cioè sovrasenso ; e questo è quando spiritualmente si spone una scrittura, la quale ancora [sia vera] eziandio nel senso litterale, per le cose significate significa de le superne cose de l’etternal gloria…. Che avvegna essere vera secondo la lettera sia manifesto, non meno è vero quello che spiritualmente s’intende …. E in dimostrar questo, sempre lo litterale dee andare innanzi, sì come quello ne la cui sentenza li altri sono inchiusi, sanza lo quale sarebbe impossibile ed irrazionale intendere a li altri, e massimamente a lo allegorico.

Il Convivio è un’opera incompiuta, scritta in lingua volgare, contrariamente all’uso del tempo, che voleva il latino per la trattatistica, anche se consentiva il volgare per la poesia. Questa era considerata, per certi versi, meno seria. Le composizioni in versi si definivano “canzoni”, “sonetti” (cioè canzonette) o “ballate” ( Perch’i’ no spero di tornar giammai, / ballatetta , in Toscana, /va’ tu, leggera e piana , recitano i versi di Guido Cavalcanti): in senso non traslato ma letterale, perché venivano musicate, cantate e persino ballate. Dante scrisse, infatti, in latino gli altri suoi trattati:...

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