4.
Posso scrivere
certe cose
perché
non dipendo
da nessuno
Ci sono luoghi del nostro Pianeta dove il tempo si è fermato in un momento preciso. Tutto quello che è successo dopo non aggiunge nulla alla loro storia. Pripyat è uno di questi.
Si trova in Ucraina settentrionale, che fino al 1991 era parte dell’U RSS. A tre chilometri c’è la centrale nucleare di Chernobyl. La notte del 26 aprile 1986 una nuvola di materiale radioattivo uscì dal reattore nucleare. Pripyat fu la città che più di tutte pagò le conseguenze di quel disastro ambientale.
I governanti sovietici ordinarono l’evacuazione dei quarantatremila abitanti il giorno dopo l’esplosione.
Fu detto loro di portarsi pochi effetti personali: sarebbero stati trasferiti in misura precauzionale e in breve tempo avrebbero fatto ritorno alle loro abitazioni. Nessuno disse la verità. Non avrebbero mai più rimesso piede a Pripyat.
Oggi è una città fantasma, dove ogni scorcio è il fermo immagine di quel giorno. Chi l’ha vista con i propri occhi racconta l’orrore del silenzio surreale di una città che fu bellissima.
Così la descrive Luca Lovisolo.
“Gli urbanisti dei regimi comunisti a volte producevano delle orrende città senz’anima, ma a volte ci sapevano fare davvero e Pripyat doveva essere riuscita un capolavoro. Quando ci arrivi, senti quella particolarissima sensazione che si avverte quando capisci che stai incontrando la Storia. Ce l’hai lì, l’hai studiata sui libri e, all’improvviso, ci sei dentro tu, con la tua mente e il tuo corpo. È come un vento biblico, un alito che ti soffia dietro le orecchie, se sai ascoltarlo.”
Luca ha studiato la vicenda di Chernobyl andando sul posto a metà ottobre 2016, in un viaggio che ha raccontato prima in Facebook, in tempo reale, e poi attraverso il suo blog in modo più approfondito. E sarà oggetto di un libro dedicato al conflitto in corso nell’Ucraina orientale.
È un ricercatore in diritto e relazioni internazionali. Si occupa soprattutto di questioni che riguardano l’Europa dell’est.
Cerca fonti, documenti, testimonianze. Unisce i punti con una visione dei fatti che supera gli orizzonti delle persone comuni. E può permettersi di scrivere cose spesso scomode, verità che i giornali non hanno alcun interesse a sostenere.
Vive il privilegio dell’essere una voce indipendente e i problemi che il ruolo comporta. Perché stare - per scelta - al di fuori degli ambienti accademici e non avere una testata giornalistica che pubblichi ciò che scrivi, ti costringe ad uno sforzo superiore.
Devi reggerti con la forza delle tue idee, e promuoverti. E anche in questo Luca eccelle.
Siamo amici da quasi vent’anni. L’ho conosciuto come traduttore, l’ho visto evolversi verso posizioni più elevate, al servizio del mondo dei traduttori, fino ad affermarsi per ciò che ha sempre contraddistinto la sua professionalità: la conoscenza specifica delle materie giuridiche e le connessioni con la realtà internazionale.
Oggi vive in Svizzera vendendo su internet i suoi libri e corsi di formazione. Coltiva la sua presenza nei motori di ricerca, acquisisce contatti attraverso i social network, salda rapporti con una newsletter.
Ti parlo di Luca Lovisolo perché è un esempio illuminante di un’area del marketing definita personal branding.
Cos’è il personal branding? È pensare a se stessi come un marchio da collocare sul mercato: capire quali siano gli elementi distintivi della propria personalità da valorizzare, focalizzarsi - attraverso la comunicazione - su ciò che ci rende unici, indirizzare la vendita ad un pubblico sensibile all’unicità del nostro prodotto.
Prima dell’avvento di internet e dei social media, non era cosa alla portata di tutti. Oggi abbiamo strumenti per comunicare che prima non esistevano. Quando scarseggiano le risorse economiche per affidarsi a un professionista che gestisca la strategia, possiamo investire il nostro tempo dando visibilità a quel che facciamo. Proprio come fa Luca.
Nel suo mondo convivono due pubblici distinti: ci sono persone interessate alle questioni internazionali e i traduttori professionisti. Per entrambi, il lavoro di Luca Lovisolo costituisce qualcosa di diverso da quello che puoi trovare altrove. Diverso dalla lettura politica dei fatti offerta dai giornali, diverso dall’analisi tecnicoscientifica della ricerca universitaria.
La parola di Luca aiuta il lettore a formarsi un giudizio, spesso per prendere decisioni pratiche. È il caso di un industriale che voglia investire in una regione del mondo, ad esempio, o di chi si debba trasferire in un Paese che non conosce.
La mappa dei canali attraverso cui comunica può essere così riassunta:
1) Facebook, LinkedIn e Twitter, tre social network come luogo di dialogo con il suo pubblico e attraverso cui diffondere le sue riflessioni e l’anteprima dei suoi articoli.
2) La newsletter quale punto di contatto più intimo con i lettori. Conta più di duemila iscritti e l’ha battezzata Trabant che in tedesco significa satellite, ma è anche il nome di un’automobile simbolo dell’Europa dell’Est. Luca gestisce la sua mailing list prestando attenzione a quel che motiva il suo pubblico: chi ha interessi in relazioni internazionali difficilmente leggerà di argomenti attinenti alla professione del traduttore ma, viceversa, un certo numero di traduttori è interessato all’attualità internazionale.
3) Un sito internet che Luca stesso ha sviluppato con Wordpress, una piattaforma software libera da diritti che gli consente rapidità nell’aggiornarne i contenuti. Il sito è il cuore pulsante della sua comunicazione, il posto dove convertire in vendita il grande lavoro di diffusione dei contenuti.
Ho aiutato Luca nella revisione della sua strategia, peraltro già ben elaborata. Abbiamo trascorso insieme intense giornate analizzando, discutendo, modificando e a volte scontrandoci su visioni diverse. Un lavoro minuzioso ed entusiasmante.
Abbiamo lavorato su tre aree di operatività:
- la brand identity
- la struttura del sito e della newsletter, in particolare la forma dei contenuti editoriali presenti
- i processi di vendita di libri e corsi di formazione
Per brand identity intendo tutti gli elementi di riconoscibilità visiva ricorrenti e coordinati tra loro.
C’era la necessità di sottolineare l’autorevolezza del professionista. Questo spiega la sobrietà del sito internet lucalovisolo.ch in cui il lettering classico, ampi spazi liberi, la monocromia riconducono all’essenzialità e al rigore.
Salta all’occhio la scelta stilistica delle foto. Il bianco e nero è la costante, sia per le immagini a corredo dei contenuti, sia per quelle di cui Luca è protagonista.
I ritratti fotografici sono eseguiti da Lorenzo Lucca ed Elisa Piemontesi. Alternando ambienti, prospettive e larghezze della scena, i miei due colleghi di Plume hanno collocato Luca in situazioni a volte formali, altre volte più leggere, restituendoci un’immagine viva e dinamica, ben lontana dall’idea del ricercatore comune.
Disporre di una quantità ingente di immagini coerenti tra loro - e il bianco e nero in questo aiuta - consente di poter alimentare con uniformità i differenti canali di comunicazione, a partire dal sito.
Il sito è stato oggetto di una ridistribuzione delle aree tematiche e dell’organizzazione delle informazioni presenti nelle singole pagine. La home page innanzitutto (è la pagina di apertura del sito), perché il visitatore si orientasse con facilità.
Abbiamo prestato attenzione alla struttura delle pagine editoriali, quegli articoli di approfondimento che costituiscono agli occhi del lettore il vero valore di seguire il blog.
Si tratta di articoli suddivisi per aree tema...