Jorge Mario Bergoglio
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Jorge Mario Bergoglio

Una biografia intellettuale

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Jorge Mario Bergoglio

Una biografia intellettuale

About this book

La formazione intellettuale di Jorge Mario Betgoglio, qui analizzata e ripercorsa per la prima volta, consente di comprendere lo sguardo complesso e poliedrico che guida l'attuale Pontificato. Formatosi alla scuola dei gesuiti, di quelli francesi in particolare, Bergoglio ha assimilato il messaggio di sant'Ignazio attraverso la lettura, «dialettica e mistica» a un tempo, di uno dei più acuti filosofi del XX secolo: Gaston Fessard. Da qui sorge l'idea del cattolicesimo come 'coincidentia oppositorum' che lo porta all'incontro con l'antropologia polare di Romano Guardini e con il pensiero del più rilevante intellettuale cattolico latinoamericano della seconda metà del '900: Alberto Methol Ferré. Si precisa, in tal modo, la prospettiva di una riflessione, originale e feconda, in grado di misurarsi con le grandi sfide della Chiesa nell'era della globalizzazione. Il testo ha potuto giovarsi, nella sua ricostruzione, di quattro interviste concesse dal Pontefice attraverso file audio.

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Information

1. UN ORIZZONTE SEGNATO DA CONTRASTI PROFONDI

1.1. All’origine di un pensiero: Gaston Fessard e la teologia del “come se”

Allorché il giovane Bergoglio entra a 21 anni nel noviziato della Compagnia di Gesù, l’11 marzo 1958, l’iter degli insegnamenti e la galleria dei docenti non brillavano di una luce particolare. La manualistica, nutrita da un’impostazione neoscolastica, pativa la pesantezza di formule distanti dalla vita. Il giudizio lapidario espresso da papa Francesco a P. Spadaro, nella sua intervista La mia porta è sempre aperta è, da questo punto di vista, eloquente: «Non dobbiamo confondere la genialità del tomismo con il tomismo decadente. Io, purtroppo, ho studiato la filosofia con manuali di tomismo decadente»24. Una valutazione che non implica minimamente un giudizio negativo sul pensiero di Tommaso. Nella prefazione al volume di Enrique Ciro Bianchi, dedicato a Rafael Tello, uno dei teologi della religiosità popolare argentina, Bergoglio scriverà di essere rimasto impressionato da quanto il pensiero di Tello dovesse a Tommaso. «In un’epoca in cui la Somma teologica veniva messa da parte, in cui chi diceva di insegnare basandosi sulla Somma teologica veniva guardato come una bestia antidiluviana, lui manteneva costantemente la Somma teologica come riferimento del suo pensiero. Comprendeva più di chiunque altro la profondità e l’originalità di san Tommaso d’Aquino»25. Di fatto in Bergoglio l’impronta tomista rimarrà costante, il suo realismo gnoseologico-metafisico, la sua valorizzazione del mondo sensibile, trovano qui la loro fonte. Dal punto di vista degli studi, la formazione del giovane Jorge prevede due anni di noviziato, un anno di giuniorato cioè di studi umanistici di grado universitario, tre anni di filosofia, tre anni di insegnamento scolastico, tre anni di teologia e un anno di terza Probazione. In tutto tredici anni, dal 1958 al 1971. Gli studi di filosofia e di teologia avvengono al Colegio Máximo San José della città di San Miguel, nella provincia di Buenos Aires. Dei docenti di allora non è conservato un gran ricordo. Austen Ivereigh osserva come «quasi tutti i professori erano anziani, stranieri e impreparati al confronto con il mondo contemporaneo»26. L’insegnamento ripeteva i moduli logori di una scolastica fuori del tempo. «Quando una espressione del pensiero non è valida? – dirà Francesco a P. Spadaro – Quando il pensiero perde di vista l’umano o quando addirittura ha paura dell’umano o si lascia ingannare su se stesso. È il pensiero ingannato che può essere raffigurato come Ulisse davanti al canto delle sirene, o come Tannhäuser, circondato in un’orgia da satiri e baccanti, o come Parsifal, nel secondo atto dell’opera wagneriana, alla reggia di Klingsor. Il pensiero della Chiesa deve recuperare genialità e capire sempre meglio come l’uomo si comprende oggi per sviluppare e approfondire il proprio insegnamento»27. Non tutto, nondimeno, era da scartare. Nei suoi studi di teologia al Colegio Máximo, tra il 1967 e il 1970, Bergoglio rimane segnato dall’opera di rinnovamento della concezione ignaziana portata avanti dal suo professore di filosofia, padre Miguel Ángel Fiorito. «Il gruppo di Fiorito prendeva molto sul serio l’idea del ressourcement, un processo di rinnovamento che consisteva nel ritornare al “carisma originale” dei primi gesuiti adattandolo ai tempi moderni. Era uno spirito assai diverso da quello di un altro processo di rinnovamento, che rifiutava, in quanto “superato”, il retaggio di Ignazio e adottava in maniera acritica le idee contemporanee»28. Questa differente lettura di Ignazio e del valore degli Esercizi spirituali per il presente segnerà la differenza di Bergoglio sia con gli anziani, irrigiditi in una ripetizione formale della tradizione gesuitica, sia con i “moderni”, influenzati dalle nuove prospettive sociologiche americane ed europee, per i quali i testi fondanti apparivano, nella loro “spiritualità”, arcaici e desueti. Per il giovane Bergoglio, la vera riforma della Chiesa non passava attraverso un ammodernamento acritico, bensì tramite una ripresa intelligente dell’insegnamento e della testimonianza di Ignazio capace di misurarsi con i tempi nuovi29. La lezione che lo guidava a un pensiero cattolico aperto, capace di valorizzare il passato, era quella del Concilio Vaticano II. Come molti della nuova generazione di cattolici, Bergoglio era un assiduo lettore di «Criterio», rivista di Buenos Aires diretta da padre Jorge Mejía, che dava voce alle nuove correnti di pensiero provenienti dalla Francia30. Vi scrivevano due giovani professori di seminario, destinati a diventare cardinali: Eduardo Pironio, futuro collaboratore di Paolo VI, e Antonio Quarracino, colui che avrebbe convinto Giovanni Paolo II a nominare Bergoglio cardinale. Tra i suoi collaboratori figuravano Jorge Luis Borges, Homero Manzi, Francisco Luis Bernárdez, Baldomero Fernández Moreno, Leonardo Castellani, Ernesto Palacio, Manuel Gálvez, Ignacio B. Anzoátegui, Julio Irazusta, Julio Meinvielle, Basilio Uribe, José Luis Romero. La rivista ospitava importanti firme: Gilbert K. Chesterton, Hans Urs von Balthasar, Gerardo Diego, Eduardo Frei Montalva, Jean Guitton, Jacques Maritain, Julián Marías, Gabriela Mistral.
Oltre a questa, un’altra rivista costituisce una miniera di idee e di suggestioni per il giovane studente. È il trimestrale dei gesuiti «Christus» edita in Francia, a partire dal 1954, dal P. Maurice Giuliani31. Nella sua registrazione audio Francesco ricorda:
la lettura della rivista «Christus», sotto la direzione del padre Giuliani. Lì c’erano tanti articoli che nei primi tempi – poi è cambiata l’impostazione della rivista –, ma nei primi tempi, quelli di P. Giuliani, c’erano tanti articoli che mi davano l’ispirazione. Credo che non si debba perdere, nella storia del pensiero della spiritualità cattolica e in quella postconciliare, il lavoro fatto per questa rivista «Christus» voluta dal P. Arrupe e dal Centro di spiritualità, da lui fondato, sotto la guida del padre Luis Gonzalez che ha fatto tanto bene nel rinnovamento della Compagnia. Qui mi permetta una parentesi. Quando venne eletto P. Arrupe la Compagnia era ad un punto di uniformità tale che il discernimento era ridotto alla scelta tra il bene e il male ma non tra il bene e il meglio. Per me il simbolo più grande di questa riduzione all’uniformità è stata l’Epitome della Compagnia, sotto la guida del P. Dóchowski. Quando l’ha portata all’abate generale dei Benedettini questi gli ha detto: «Con questa ha ucciso la Compagnia, le ha tolto mobilità». Perché tutto era previsto, le fonti della Compagnia, della legalità. L’apparato legale della Compagnia ha tre fonti: la formula Instituti, che non si deve toccare perché le intuizioni ignaziane sono lì. Secondo: le Costituzioni che devono essere applicate secondo luoghi-tempi-persone e così si ha una duttilità capace di essere aggiornata e inculturata. Terzo: le regole sono per aiutare per fare un compito ma non hanno alcun valore universale e permanente. L’unica che vale è la formula Instituti. Nell’Epitome tutto era insieme, mescolato. La differenza si era globalizzata sfericamente togliendo la tensione, per es. la tensione delle Costituzioni tra luoghi-tempi-persone. P. Arrupe prende P. Jansen e fa un governo di riordinamento nel dopoguerra. Quando viene eletto P. Arrupe si serve di tanti strumenti, ma soprattutto di questi due: il Centro di spiritualità e la rivista «Christus», al fine di far ritrovare questa tensione che fa crescere la Compagnia. Questo io l’ho vissuto e l’ho dentro. Forse di lì vengono queste cose32.
Si tratta di una confessione importante. Essa ci consente di entrare nel “laboratorio” del giovane Bergoglio. Gli articoli che trova in «Christus» consentono di allargare l’orizzonte della Compagnia, di superare quella forma immobile consegnata nell’Epitome di cui Francesco parlerà anche nell’intervista de «La Civiltà Cattolica» con P. Spadaro: «Ci sono state epoche nella Compagnia nelle quali si è vissuto un pensiero chiuso, rigido, più istruttivo-ascetico che mistico: questa deformazione ha generato l’Epitome Instituti»33. In «Christus», Bergoglio avrà modo di conoscere i saggi di un gesuita destinato a diventare famoso: Michel de Certeau. Un autore che gli sarà caro per i suoi studi sulla mistica gesuitica, su Pierre Favre in particolare. Di questo parleremo più avanti. Erano articoli che approfondivano la spiritualità ignaziana, quella autentica, e consentivano di dare respiro al programma degli Esercizi di Miguel Ángel Fiorito. La formazione di Bergoglio si svolge, com’è evidente, nel mondo intellettuale dominato dalla Compagnia. I suoi maestri, non quelli effettivi ma quelli ideali, sono gli intellettuali, filosofi e teologi, dell’ordine ignaziano. Tra essi emerge un autore destinato ad avere grande influenza su di lui: il francese Gaston Fessard. Autore chiave anche per Alberto Methol Ferré, Fessard aveva pubblicato, nel 1956, presso Aubier, il primo volume de La Dialectique des “Exercices spirituels” de Saint Ignace de Loyola, un’opera che segna la formazione di Bergoglio34. «Forse il primo contatto [con Fessard] è nel biennio 1962-1964»35. Da lui riprende il modello di un pensiero dialettico che costituirà il punto fermo della sua riflessione, un pensiero antinomico, profondamente “cattolico” nella sua idea della sintesi delle opposizioni. Stranamente Bergoglio lo cita raramente, eppure è da lui che ha tratto l’impulso per una speculazione all’altezza dei problemi della Compagnia, ...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Dedica
  5. INDICE
  6. Premessa
  7. Introduzione
  8. 1. UN ORIZZONTE SEGNATO DA CONTRASTI PROFONDI
  9. 2. LA FILOSOFIA DELLA POLARITÀ
  10. 3. LA TEORIA DELL’OPPOSIZIONE POLARE. BERGOGLIO E ROMANO GUARDINI
  11. 4. CHIESA E MODERNITÀ. METHOL FERRÉ E IL RISORGIMENTO CATTOLICO IN AMERICA LATINA
  12. 5. UN MONDO SENZA LEGAMI. IL PRIMATO DELL’ECONOMIA NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE
  13. 6. ALLA SCUOLA DI S. IGNAZIO LA VITA COME TESTIMONIANZA
  14. 7. CRISTIANESIMO E MONDO CONTEMPORANEO