Il valore dell'acqua
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Il valore dell'acqua

Marco Zupi, Claudio Maricchiolo

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Il valore dell'acqua

Marco Zupi, Claudio Maricchiolo

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L'equilibrio tra clima, ambiente, acqua e salute presiede alla vita dell'uomo e dell'intero pianeta e per questo la disponibilità di acqua e di servizi-sanitari sicuri è un obiettivo di estrema importanza a livello globale. La disponibilità, l'uso e il diritto all'accesso all'acqua sono tutti temi al centro della nuova ricerca annuale del CeSPI (Centro studi di politica internazionale), che affida a un gruppo di esperti internazionali provenienti da diverse discipline il compito di ricostruire gli elementi più rilevanti del dibattito su questa risorsa sempre più preziosa. L'acqua, infatti, non è solo ciò che sovrintende alla nascita della civiltà, ma accompagna continuamente il cammino dell'uomo. A partire dal riconoscimento del valore – anche economico – dell'acqua da parte delle Nazioni Unite, lo studio si concentra sull'analisi della situazione attuale, attraverso indicatori sulle quantità disponibili e sul loro stato di qualità, ma anche sui consumi presenti e attesi, reali e «virtuali», come quelli connessi all'import-export di beni e alla produzione di cibo. Lo scenario futuro, con particolare riferimento ai cambiamenti climatici e alle criticità geopolitiche, rappresenta un rischio per la disponibilità e la qualità dell'acqua. Ma altresì importanti sono le prospettive politiche nonché la necessità di predisporre un sistema di governance nel quale l'Unione europea abbia un ruolo chiave che assicuri la disponibilità delle risorse idriche necessarie a soddisfare i bisogni attuali di ogni paese e di ogni individuo, senza compromettere la capacità di rispondere alle esigenze delle future generazioni. La governance del bene acqua ha bisogno di norme che riconoscano la validità del suo essere un bene comune fondamentale per la vita dell'umanità e, nello stesso tempo, mettano al centro la straordinaria importanza di mantenere in buono stato di salute, vitalità e resilienza ecologica tutti gli ecosistemi.

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Information

Year
2021
ISBN
9788855223256

Parte seconda

Disponibilità e impieghi della risorsa idrica

I. Lo stato dei corpi idrici in Europa
di Ronan Uhel

Breve panoramica: definizione delle sfide idriche permanenti, sistemiche ed emergenti in Europa
L’acqua è vita; nonostante questa fondamentale realtà esistenziale, lo stato e il futuro delle acque europee sono a rischio. Per garantire laghi, fiumi e mari puliti e sani dobbiamo cambiare radicalmente il modo in cui utilizziamo e trattiamo l’acqua. Per sostenere questo cambiamento, l’Unione europea ha messo in atto da decenni varie politiche per migliorare la qualità dell’acqua e ridurre le pressioni sui corpi idrici europei: eppure, l’effetto è ancora limitato e frammentato, dal momento che, purtroppo, il modo in cui utilizziamo e trattiamo questa preziosa risorsa non solo influisce sulla nostra salute, ma ha anche conseguenze su ogni aspetto della vita dipendente dall’acqua.
Attualmente, le attività economiche e quelle domestiche in Europa utilizzano in media circa 243000 hm3 di acqua all’anno. La maggior parte di quest’acqua ritorna direttamente nell’ambiente, ma spesso con impurità o inquinanti, comprese alcune sostanze chimiche pericolose. Fiumi, laghi e zone umide soffrono a causa dell’eccesso di sostanze nutrienti e di habitat alterati. L’inquinamento chimico danneggia sia le acque dolci che l’ambiente marino.
L’acqua è parte dell’economia europea, è essenziale per il benessere e la salute, e rappresenta una risorsa vitale per famiglie, animali e piante; richiede perciò un approccio olistico, quindi uno sguardo più attento alla situazione idrica delle città, ai problemi causati dalle sostanze chimiche e dai rifiuti di plastica e alle conseguenze del cambiamento climatico (stress idrico). Inoltre, questo implica la definizione di varie politiche e modelli per la gestione dei corpi idrici e delle loro risorse al di là dei confini geopolitici.
Nel corso della storia, le popolazioni si sono insediate vicino a fiumi, laghi e coste. Fiumi e torrenti fornivano acqua pulita ed eliminavano i rifiuti. Man mano che gli insediamenti umani crescevano aumentava anche il loro uso di acqua pulita e lo scarico di acque inquinate. Dal XVIII secolo in poi, i corpi idrici europei hanno iniziato a ricevere inquinanti anche dall’industria. Grazie ai sistemi fognari, agli impianti di trattamento delle acque reflue e alla regolamentazione degli inquinanti provenienti dall’industria e dall’agricoltura, l’Europa ha fatto molta strada nella riduzione delle emissioni nei corpi idrici. Tuttavia, l’inquinamento delle acque continua a essere un problema, a causa dello sfruttamento eccessivo, delle alterazioni fisiche, delle concentrazioni di sostanze chimiche e dei cambiamenti climatici che continuano a influire sulla qualità e sulla disponibilità di acqua.
Lo stato dei corpi idrici europei: un quadro eterogeneo
Circa l’88% dell’uso europeo di acqua dolce proviene da fiumi e acque sotterranee. Il resto proviene da bacini idrici (circa il 10%) e laghi (meno del 2%). Come qualsiasi altra risorsa vitale o organismo vivente, l’acqua può trovarsi sotto pressione. Questo succede quando la domanda di acqua supera la sua offerta o quando l’inquinamento ne riduce la qualità. Il trattamento delle acque reflue e la riduzione delle perdite di azoto e fosforo provenienti dall’agricoltura hanno portato a miglioramenti significativi nella qualità dell’acqua. Tuttavia, solo il 44% delle acque superficiali europee raggiunge uno stato ecologico buono o elevato, in parte a causa dell’inquinamento. La situazione delle acque sotterranee è leggermente migliore: il 75% di esse mantiene un «buono stato chimico».
Lotta all’inquinamento idrico: acque reflue e inquinamento diffuso
In Europa, si è fatto molto per consentire la raccolta e il trattamento delle acque reflue urbane. La maggior parte dei paesi europei raccoglie e tratta a livello terziario le acque reflue di gran parte della popolazione. Tuttavia, in alcuni paesi europei, meno dell’80% della popolazione è collegata a sistemi pubblici per il trattamento delle acque reflue urbane. Nel frattempo, le infrastrutture esistenti necessitano di manutenzione, e nuove forme di pressione richiedono investimenti sostanziali, tra cui l’adattamento ai cambiamenti climatici, la fornitura di migliori impianti per le acque reflue e la lotta a nuove problematiche, come le sostanze medicinali o le cosiddette sostanze chimiche mobili nelle acque reflue. Oltre all’inquinamento da fonti puntuali, causato dall’industria e dagli impianti di trattamento delle acque reflue, i corpi idrici soffrono anche di inquinamento diffuso, ad esempio a causa dei trasporti, dell’agricoltura, della silvicoltura e degli insediamenti rurali. Gli inquinanti che all’origine vengono rilasciati nell’aria e nel suolo spesso finiscono anche nei corpi idrici.
Covid-19 e inquinamento delle acque
La minore attività economica registrata durante i lockdown porterà probabilmente a minori emissioni di inquinanti in acqua da parte dell’industria, mentre è probabile che le emissioni delle scuole e dei luoghi di lavoro si sposteranno verso le famiglie. In Europa potrebbe verificarsi un minore stress idrico in aree specifiche, a seconda dell’impatto sull’agricoltura e sulla produzione di energia. La riduzione del turismo porterà probabilmente anche a minori emissioni nelle acque lungo le coste europee e in altre mete turistiche.
Una nuova fonte di preoccupazione è la resistenza agli antimicrobici (Amr)
La resistenza agli antimicrobici deriva dall’uso di antimicrobici, come gli antibiotici, in medicina umana e veterinaria. L’uso e l’escrezione di agenti antimicrobici ha portato all’evoluzione di batteri, virus e microbi resistenti, che possono causare malattie e ora resistono al trattamento medicinale. Di conseguenza, è diventato sempre più difficile affrontare alcune infezioni. Gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane potrebbero trasferire geni antimicrobici all’ambiente, ma attualmente vi sono informazioni molto limitate sul percorso che questi agenti seguono per raggiungere l’uomo e quanto essi siano significativi; è necessaria una continua vigilanza per affrontare tempestivamente le nuove sfide che si presenteranno nel campo delle acque reflue.
Agricoltura intensiva
L’agricoltura intensiva si basa sui fertilizzanti per aumentare le rese delle colture. Queste sostanze spesso introducono azoto, fosforo e altre sostanze chimiche nel terreno. L’azoto è un elemento chimico abbondante in natura ed è essenziale per la crescita delle piante. Tuttavia, parte dell’azoto destinato alle colture non è utilizzato dalle piante. La quantità di fertilizzante utilizzata potrebbe essere superiore a quella che la pianta può assorbire o potrebbe non essere stata somministrata durante il periodo di crescita della pianta. L’azoto in eccesso si fa strada nei corpi idrici e stimola la crescita di alcune piante d’acqua e alghe, secondo un processo noto come eutrofizzazione. Questa eccessiva vegetazione esaurisce l’ossigeno nell’acqua, rendendola inabitabile per altre specie animali e vegetali. I pesticidi utilizzati in agricoltura mirano a proteggere le colture da parassiti invasivi, garantendo la crescita delle coltivazioni. Tuttavia, il loro effetto può andare oltre gli obiettivi prefissati, danneggiando altre specie e riducendo la biodiversità. Spesso, queste sostanze chimiche finiscono nei corpi idrici.
Prodotti chimici e preoccupazioni relative all’«effetto cocktail»
Le sostanze chimiche sono una parte essenziale della nostra vita quotidiana e migliaia di esse vengono utilizzate quotidianamente. Tuttavia, alcuni composti chimici presentano rischi per le piante e gli animali che vivono nell’acqua, per gli animali che se ne nutrono e per l’uomo. Le sostanze chimiche possono arrivare nelle acque superficiali in vari modi. Possono essere rilasciate nell’aria, tornando più tardi sulla superficie terrestre sotto forma di pioggia o polvere. Possono anche essere scaricate direttamente nelle acque dall’industria o dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, o essere utilizzate in agricoltura. I rischi presentati da alcune sostanze chimiche, come i metalli e gli inquinanti organici persistenti come il lindano, usato come pesticida, sono noti da decenni. Tuttavia, vengono continuamente identificati nuovi rischi costituiti da altre sostanze chimiche, come alcuni pesticidi o prodotti farmaceutici, da soli o in combinazione. Per diverse sostanze prioritarie elencate nella Direttiva quadro sulle acque, come il cadmio, il piombo e il nichel, e pesticidi come il clorfenvinfos e la simazina, le misure europee volte a prevenire le emissioni nell’ambiente sono state efficaci nel ridurre significativamente la loro presenza nei corpi idrici. Ma sono molte altre le sostanze chimiche presenti nell’ambiente, per le quali sono necessarie maggiori informazioni e conoscenze per accertare se presentano un rischio per i laghi, i fiumi e le altre acque superficiali.
Una preoccupazione fondamentale riguarda i microinquinanti e il cosiddetto «effetto cocktail», in base al quale miscele di singole sostanze chimiche, che individualmente potrebbero essere presenti a concentrazioni innocue, possono combinarsi e rappresentare un rischio per la salute. Nell’ambiente, le sostanze chimiche che penetrano nelle acque superficiali possono mescolarsi con sali minerali naturali e composti organici, nonché con nutrienti provenienti dalle acque di scarico, da flussi agricoli e altre acque reflue. Le sostanze chimiche che contaminano l’acqua a causa delle emissioni atmosferiche si aggiungono alla miscela. È frequente l’individuazione di diverse centinaia di sostanze chimiche organiche a basse concentrazioni in un singolo campione di acqua dolce e il livello di rischio che ciò potrebbe presentare non è ancora abbastanza conosciuto. Una panoramica dei rischi noti e potenziali per la salute umana e per l’ambiente rappresentati dalle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) mostra che queste sostanze artificiali estremamente persistenti sono utilizzate in una varietà di prodotti di consumo e applicazioni industriali per alcune proprietà peculiari, ad esempio quella di aumentare la repellenza a petrolio e acqua, ridurre la tensione superficiale o resistere ad alte temperature e ad altre sostanze chimiche. Attualmente esistono più di 4700 Pfas diversi che, a causa della loro estrema persistenza, si accumulano nelle persone e nell’ambiente. Sebbene in Europa non si effettui una mappatura e un monitoraggio sistematico dei siti potenzialmente inquinati, le attività nazionali di monitoraggio hanno rilevato Pfas nell’ambiente in tutta Europa, e la produzione e l’uso di Pfas hanno anche portato alla contaminazione dell’approvvigionamento di acqua potabile in vari paesi europei.
La plastica nell’acqua: le dimensioni contano
La plastica è diventata parte integrante di quasi tutti gli aspetti della nostra vita e il problema della presenza di materie plastiche nei nostri corsi d’acqua, nei laghi e nei mari è drammatico e ben documentato. La rimozione dei rifiuti di plastica visibili da fiumi, spiagge e persino dal mare potrebbe essere ancora possibile ma, con il tempo e l’esposizione alla luce solare, questi materiali si frammentano in pezzi sempre più piccoli, noti come micro e nanoplastiche. Gli impianti di trattamento delle acque reflue possono filtrare la maggior parte di queste minuscole particelle, ma i fanghi di depurazione rimanenti sono spesso sparsi sul terreno, per cui le particelle di plastica a volte vengono convogliate nei corpi idrici dalle precipitazioni. Le particelle più piccole sono difficilmente visibili a occhio nudo e le loro conseguenze sulla natura e sulla nostra salute sono ancora poco noti.
Molte plastiche sono anche altamente adsorbenti, e attirano altri agenti inquinanti che, una volta scaricati nelle acque di transizione e in quelle marine, possono portare a concentrazioni di contaminanti nei frammenti di microplastiche migliaia di volte superiori rispetto all’acqua di mare circostante. Ciò influisce sulla catena alimentare, sino ad arrivare sulle nostre tavole.
Verso l’inquinamento zero delle acque
Negli ultimi decenni, l’Europa ha compiuto sforzi significativi per migliorare la qualità dell’acqua, trattare le acque reflue e proteggere gli habitat e le specie d’acqua dolce. Oggi, le politiche dell’Ue affrontano un’ampia gamma di questioni che riguardano l’acqua, come quelle relative all’acqua potabile, alle acque reflue urbane, alla qualità delle acque di balneazione, alla plastica monouso, alle emissioni industriali e alle sostanze chimiche pericolose; queste ultime, in particolare, rappresentano una sfida immensa. A causa del gran numero di Pfas, ad esempio, valutare e gestire individualmente i rischi che queste sostanze comportano diviene un compito difficile e dispendioso in termini di tempo, il che può portare a un inquinamento diffuso e irreversibile. In Europa, i costi sociali dovuti ai danni alla salute umana e all’azione di risanamento sono...

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