Le cronache degli Anunnaki
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Le cronache degli Anunnaki

Zecharia Sitchin, Janet Sitchin

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Le cronache degli Anunnaki

Zecharia Sitchin, Janet Sitchin

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Quasi tutti gli studiosi e gli archeologi considerano la Bibbia e gli antichi scritti - sumeri, babilonesi, egizi, greci - come allegorie, miti o leggende, quasi ignorando il fatto che gli stessi elementi compaiono nei testi di civiltà molto lontane tra loro.
Famoso per la sua rara abilità nel leggere e interpretare le antiche tavole sumere, Zecharia Sitchin, alla luce di decenni di studi e di meticolose ricerche sul campo, ha dimostrato che i testi dei nostri antenati sono in realtà attraversati da un filo comune, e sono legati da una narrazione coerente delle vere origini dell'umanità e della civiltà. E ha dunque ribaltato la prospettiva: se non si trattasse di favole ma di resoconti di fatti storici realmente accaduti? L'evento principale, sostenuto da numerose testimonianze, è che in tempi antichissimi la Terra è stata visitata e abitata da extraterrestri, gli Anunnaki. Una civiltà avanzatissima che ha lasciato le abilità necessarie per costruire per esempio i grandi monumenti che ancora oggi ammiriamo, come le Piramidi, senza aver mai capito esattamente come siano stati realizzati.
Ricco di materiali inediti, questo libro è un prezioso e indispensabile strumento sia per gli appassionati delle teorie di Sitchin che per i neofiti, che traccia un compendio dei suoi studi, fornendo approfondimenti e inedite chiavi di lettura. E un modo di interpretare la storia libero da vincoli e pregiudizi.

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Information

Year
2017
ISBN
9788858517147
Capitolo 1

Presentazione de Il Pianeta degli dei

Come ben sanno i lettori di Sitchin, quando si tratta di spiegare il settore di suo interesse – antichi alieni e antiche civiltà – è davvero difficile, se non impossibile, riassumere l’argomento in poche frasi senza renderlo banale.
Per molti, le idee che proponeva erano fantasiose, se non addirittura bizzarre. Per tutti gli altri, la sua opera rappresenta un importante passo avanti nella ricostruzione di un puzzle che dà vita a una narrativa coerente, plausibile, supportata da prove reali e testi antichi.
Quando racconto che mio zio era uno scrittore e mi chiedono cosa scrivesse, esordisco col dire che si occupava di antiche civiltà e che ha pubblicato ben 14 libri prima della sua morte, avvenuta nell’ottobre 2010. Senza dubbio i miei interlocutori rimangono colpiti. Proseguo poi spiegando che il suo primo libro, Il Pianeta degli dei, era particolarmente istruttivo, ma – pur se affascinante – di difficile lettura. Le prime cento pagine onestamente rappresentano uno scoglio proprio per via dell’approccio così rigoroso. Consiglio tuttavia di non scoraggiarsi e di affrontare questo piccolo ostacolo, perché poi la lettura diventa talmente avvincente da non riuscire più a smettere. Per molti, questo libro rappresenterà una svolta nella vita.
Solo a questo punto inizio a descrivere le premesse del lavoro di mio zio, a raccontare la storia dei Nefilim (come li chiamava nel primo libro): chi sono, perché sono giunti sulla Terra e cosa hanno fatto.
Pubblicato come prologo all’edizione paperback del 1978 de Il Pianeta degli dei, il testo che segue presenta, con le parole di Sitchin, un riassunto dei principali argomenti affrontati. Offre uno spaccato del suo pensiero, della sua cosmologia e, dunque, il primo passo per nuove teorie.
Ornamento di separazione
L’Antico Testamento1 ha riempito la mia vita fin da bambino. Si può dire che i primi semi di questo libro siano stati piantati quasi cinquant’anni fa: a quel tempo non sapevo assolutamente nulla delle polemiche sulle incompatibilità tra Bibbia e teoria dell’evoluzione, ma, da giovane studente quale ero, studiando la Genesi nell’originale ebraico, cominciai a pormi delle domande per conto mio. Un giorno, per esempio, leggemmo nel capitolo VI che, quando Dio decise di distruggere l’umanità con il Diluvio Universale, sulla Terra si trovavano “i figli delle divinità”, che avevano sposato le figlie degli uomini. L’originale ebraico li chiamava Nefilim e l’insegnante ci spiegò che significava “giganti”; ma io obiettai: non significava letteralmente “coloro che sono stati gettati giù”, che sono discesi sulla Terra? Venni subito rimproverato, e mi fu intimato di attenermi all’interpretazione tradizionale.
Negli anni seguenti, dopo che ebbi imparato le lingue, la storia e l’archeologia dell’antica regione corrispondente all’odierno Medio Oriente, i Nefilim divennero un’ossessione. I ritrovamenti archeologici e l’interpretazione di testi e racconti epici di popoli quali Sumeri, Babilonesi, Assiri, Ittiti, Cananei confermavano sempre più l’assoluta precisione dei riferimenti biblici a regni, città, condottieri, luoghi, templi, strade commerciali, prodotti artigianali, oggetti e usanze di quelle genti. E dunque, perché non accettare nel suo preciso significato letterale la parola con cui quegli stessi testi biblici chiamavano i Nefilim, e cioè visitatori della Terra provenienti dai cieli?
L’Antico Testamento ripeteva in più punti: «Il trono di Yahweh è nel cielo» – «dal cielo il Signore contemplò la Terra». Il Nuovo Testamento invocava «Padre nostro, che sei nei cieli». Ma la credibilità della Bibbia fu scossa dall’avvento della teoria evoluzionistica, che venne subito universalmente accolta. Se dunque l’uomo era frutto di un processo evolutivo, allora, evidentemente, non poteva essere stato creato in un solo istante da una divinità che, premeditatamente, avesse detto: «Facciamo Adamo a nostra immagine e somiglianza». Tutti i popoli antichi credevano in dei che erano scesi sulla Terra e che, quando volevano, potevano tornare in cielo; ma a tutti questi racconti non era stata mai data alcuna credibilità, poiché fin dall’inizio gli studiosi li avevano bollati come “miti”.
Le testimonianze scritte dell’antico Medio Oriente, tra le quali figura un gran numero di testi astronomici, parlano chiaramente di un pianeta dal quale questi astronauti o “dei” erano arrivati sulla Terra. Tuttavia, quando gli studiosi, negli anni ’20, decifrarono e tradussero gli antichi elenchi dei corpi celesti, i nostri astronomi non conoscevano ancora l’esistenza di Plutone (che venne localizzato solo nel 1930). Come si poteva pretendere, allora, che accettassero l’evidenza di un ulteriore membro del nostro Sistema solare? Ora, però, che anche noi, come gli antichi, sappiamo che esistono dei pianeti oltre Saturno, perché non credere alle antiche testimonianze che ci parlano dell’esistenza del Dodicesimo Pianeta?
Ora che degli astronauti sono scesi sulla Luna, e che delle navicelle spaziali sono state inviate a esplorare altri pianeti, non è più impossibile credere che, in un passato imprecisato, una civiltà sorta su un altro pianeta più avanzato del nostro sia stata in grado di mandare attraverso lo spazio degli esploratori sul pianeta Terra.
In verità, alcuni scrittori popolari hanno già avanzato l’ipotesi che certe costruzioni dell’antichità, come le piramidi o le gigantesche sculture in pietra, possano essere opera di genti progredite provenienti da un altro pianeta: sembra infatti alquanto difficile credere che un uomo certamente primitivo potesse disporre delle necessarie conoscenze tecnologiche. Inoltre, per fare un altro esempio, come è possibile che la civiltà dei Sumeri sia nata improvvisamente dal niente, quasi 6.000 anni fa, senza un precursore, un antecedente? Alcuni autori si sono già posti questi problemi, ma poiché di solito non ci dicono quando, come e soprattutto da dove questi antichi astronauti sarebbero venuti, le loro domande, per quanto interessanti, rimangono speculazioni senza risposta.
Mi ci sono voluti trent’anni di ricerche, in cui sono più volte tornato a esaminare le fonti antiche, cercando di accettarle letteralmente, per ciò che davvero esse dicevano, prima di riuscire a ricreare nella mia mente una ricostruzione cronologica continua e plausibile degli eventi preistorici. Il Pianeta degli dei, dunque, cerca di fornire al lettore una narrazione che dia delle risposte a domande specifiche (quando, come, perché e da dove). Le prove alle quali farò riferimento sono in primo luogo gli antichi testi e raffigurazioni artistiche. Ne Il Pianeta degli dei ho cercato di decifrare una sofisticata cosmogonia che spiega, forse proprio come fanno le moderne teorie scientifiche, in che modo il Sistema solare si sia formato, come un pianeta “invasore” sia rimasto intrappolato nell’orbita solare e come si sia arrivati alla formazione della Terra e di altre parti del Sistema solare.
La documentazione che presento ai lettori comprende mappe della sfera celeste che illustrano il viaggio nello spazio da quel Pianeta, il Dodicesimo, verso la Terra. Subito dopo spiegherò come i Nefilim abbiano fondato i loro primi insediamenti sulla Terra; darò un nome ai loro capi e descriverò i loro rapporti, gli amori, le gelosie, le lotte e i risultati che essi conseguirono; illustrerò infine la natura della loro “immortalità”.
Più di ogni altra cosa, però, Il Pianeta degli eii intende spiegare i grandiosi eventi che portarono alla creazione dell’uomo e i metodi estremamente progrediti con i quali tale impresa fu compiuta.
Il testo tratterà inoltre degli stretti rapporti tra l’uomo e i suoi “signori” e cercherà di gettare nuova luce sul significato di concetti come il giardino dell’Eden, la torre di Babele, il Diluvio Universale. Infine, illustrerà come l’uomo, mettendo a frutto i doni biologici e materiali che gli avevano dato i suoi stessi creatori, finì per costringere i suoi dei a restare per sempre fuori dalla Terra.
Questo libro insinua l’idea che non siamo soli nel nostro Sistema solare. Eppure esso può accrescere, anziché affievolire, la fede nell’esistenza di un’entità assoluta e onnipotente: perché, se furono davvero i Nefilim a creare l’uomo sulla Terra, nel far questo non poterono che adempiere a un più ampio progetto universale.
Ornamento di separazione
Sitchin ha approfondito l’argomento trattato ne Il Pianeta degli Dei in questo articolo del 1982, The 12th Planet: The Book as a Story, dove evidenzia importanti eventi storici a cominciare dalla creazione del cosmo, del Sistema solare e del pianeta Terra, per poi proseguire riassumendo l’evoluzione del genere umano. In questo libro ci soffermeremo ad analizzare alcuni argomenti specifici appena accennati in questa panoramica per poi chiudere il cerchio alla fine del libro stesso ponendoci la domanda: il Dodicesimo Pianeta si trova attualmente nell’orbita di ritorno verso la Terra, e cosa significa ciò per noi? Come scopriremo, il Dodicesimo Pianeta del Sistema solare torna in prossimità della Terra ogni 3.600 anni. Il periodo del suo ritorno è caratterizzato da caos generale e da sconvolgimenti naturali sulla Terra che, al momento, sembrano essere caratteristiche del nostro tempo.
Cerchiamo di conoscere un po’ meglio allora questo Dodicesimo Pianeta e i presupposti per il suo possibile ritorno nei pressi del pianeta Terra nel prossimo futuro.
Ornamento di separazione
Il Pianeta degli dei si basa2 interamente su testi mesopotamici e raffigurazioni artistiche attribuite alla prima civiltà conosciuta vissuta a Sumer nel IV millennio a.C. Al contempo, fa continui confronti con l’Antico Testamento, rendendo terribilmente attuale il libro della Genesi.
Escludendo le numerose dissertazioni e prove scientifiche, Il Pianeta degli dei presenta le informazioni trasmesse negli antichi scritti analizzati alla luce dell’era spaziale.
CREAZIONE DEL SISTEMA SOLARE: Prima il Sole, Mercurio e un pianeta chiamato Tiamat; poi Venere e Marte; infine Giove e Saturno, Urano e Nettuno.
CATACLISMA O “BATTAGLIA CELESTE”: Fa la sua comparsa dallo spazio esterno un pianeta di grosse dimensioni, attirato all’interno del Sistema solare fino a entrare in collisione con Tiamat, spaccandola in due. Nascono così la fascia degli asteroidi, le comete, e la Terra con la sua Luna.
ORIGINE DELLA VITA: Il pianeta invasore – il Dodicesimo Pianeta – ha portato la vita all’interno del nostro Sistema solare. Circa 3,8 miliardi di anni fa, la sua collisione con Tiamat ha impiantato sulla Terra (la metà di Tiamat) il seme della vita del Dodicesimo Pianeta.
SOVRANITÀ DEL CIELO: Catturato nell’orbita del Sole, il Dodicesimo Pianeta ruota in un’orbita simile a quella di una cometa. L’orbita ha una durata di 3.600 anni e lo riporta sempre nel “Luogo dell’attraversamento” tra Marte e Giove. Si tratta di un pianeta radiante, che genera il proprio calore e la propria atmosfera. Nel corso di miliardi di anni, la vita sul pianeta si è evoluta. Alcuni milioni di anni fa questa evoluzione è culminata nella creazione di esseri intelligenti e antropomorfi.
UNA CIVILTÀ SUPERA SE STESSA: La civiltà/le civiltà si sviluppano. Nascono città, tribunali, palazzi, scienza, tecnologia, esplorazione dello spazio. E anche tutta la gamma di emozioni “umane”: amore, odio, gelosia. Viene creata una serie complessa di linee guida per la successione al trono. I figli detronizzano i padri, e i fratelli si combattono in guerre intestine. Si manifestano tutti i vantaggi/svantaggi materiali legati a una tecnologia avanzata. Poi cominciano a scarseggiare alcuni minerali di vitale importanza, alcuni minerali radioattivi, ma soprattutto l’oro, necessario alla sofisticata elettronica. La civiltà del Dodicesimo Pianeta si autodistruggerà?
UNA MINIERA D’ORO CHIAMATA “TERRA”: Mentre il Dodicesimo Pianeta è dilaniato da lotte intestine per la successione al trono, la sua orbita lo avvicina al “Luogo dell’Attraversamento” tra Giove e Marte. Un sovrano deposto si mette in salvo decollando a bordo di una navicella spaziale e andandosi a schiantare sul vicino pianeta Terra. L’equipaggio di astronauti scopre con gioia che anche sulla Terra c’è vita, meno evoluta, certo, ma molto simile a quella del loro pianeta. Trova anche pepite d’oro nel letto dei fiumi. Trascorrono nove anni di Nibiru. L’usurpatore al trono viene deposto. I fuggiaschi vengono tratti in salvo e fanno ritorno annunciando grandi novità: l’oro, il metallo così importante per la sopravvivenza è a portata di mano… proprio sulla Terra!
ATTERRAGGIO SUL PIANETA TERRA: “Coloro che dal Cielo erano giunti sulla Terra” (la Genesi li chiama così, Nefilim in ebraico) tornano sul nostro pianeta per estrarre l’oro. Mentre le loro navicelle spaziali orbitano intorno alla Terra, il primo gruppo viene fatto scendere a bordo di capsule spaziali che ammarano nel Golfo Arabo, al largo del Golfo Persico. Guidati dal capo ingegnere/scienziato, i Nefilim approdano sulla terraferma. Marciando all’interno raggiungono il limitare delle paludi. Stabiliscono lì la Stazione Terra I e la chiamano Eridu. Tutti questi episodi si sono verificati circa 445.000 anni fa, quando la Terra era serrata nella morsa di un’era glaciale.
CITTÀ DEGLI DEI: Mentre la Terra orbita 3.600 volte intorno al Sole, il Dodicesimo Pianeta orbita una sola volta attorno al Sole. Così, dunque, mentre sulla Terra trascorrono decine di migliaia di anni, per i Nefilim l’attesa è decisamente breve nella loro scala temporale. In poco tempo l’era glaciale lascia spazio a un clima più caldo. I Nefilim creano ulteriori insediamenti: un porto spaziale, un centro di controllo della missione, un centro medico e un centro di lavorazione dei metalli. Fondano “città” seguendo uno schema che, visto dall’alto, forma un corridoio di atterra...

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