Siamo fatti di stelle
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Siamo fatti di stelle

Dialogo sui minimi sistemi

Margherita Hack, Marco Morelli

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Siamo fatti di stelle

Dialogo sui minimi sistemi

Margherita Hack, Marco Morelli

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In una Trieste quasi incantata, seduti su una panchina del porto vecchio, Margherita Hack e Marco Morelli si immergono in un dialogo appassionato e sincero sulle piccole e grandi questioni della vita.
Da Galileo alla religione, dalla politica ai giovani di oggi, dalle favole di quand'era bambina all'incontro con il marito Aldo De Rosa, dalla Firenze degli anni Venti alla casuale scoperta delle stelle, la Hack passa in rassegna novantuno anni eccezionali, regalandoci il ritratto ironico e anticonformista di una donna «laica e ribelle». *** «Mi piaceva tanto giocare al Bobolino con gli altri figlioli. Per mattinate e pomeriggi interi! Tutte le vacanze si passavano là, anche perché allora i soldi non erano molti e andare al mare o in montagna era un lusso per pochi. Quindi spesso si restava in città e si andava ai giardini dove si giocava a palla, a nascondino, a' acchiappino, a rincorrersi. Oppure ci divertivamo con le palline con cui si faceva il giro d'Italia e il giro di Francia... Ci passavo ore e ore a giocare con le palline ed ero fortunata ad avere la ghiaia in giardino, anche perché chi disponeva solo di un marciapiede o di un cortile col pavimento in pietra, disegnava la pista col gesso e al posto delle palline usava i tappi delle gazzose. Comunque ero fortunata perché potevo davvero giocare quanto mi pareva, i miei erano per lasciarmi libera, si fidavano e io potevo scavallare quanto volevo. Non mi gridavano continuamente "non correre! non sudare! non ti sporcare!" come invece succedeva alla maggioranza degli altri bambini. E poi, non avevo tanti pensieri, allora. Da bambini si sta bene, siamo liberi ed io non stavo certo a pensare a chissà cosa».

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Venticinque

Dove Aldo chiude romanticamente la giornata

Margherita sorrise e guardandolo da vicino gli dette ragione, anche se lei si divertiva a essere cosí impegnata e non poteva stare con le mani in mano. Amava parlare, stare tra la gente, comunicare le sue idee. Ma le piaceva anche fare esperienze nuove: recentemente aveva partecipato a uno spettacolo musicale in cui, tra un brano tradizionale e l’altro, Margherita interveniva commentando i testi delle canzoni, i fatti di cronaca e di politica, levandosi in questo modo qualche sassolino dalle scarpe, come amava ripetere. Poteva dire quello che voleva seguendo i contenuti delle canzoni, che le davano la possibilità di parlare di tutte le storture di questo mondo. Ma era un impegno importante che si era aggiunto a tutti gli altri. Conferenze, presentazioni, lezioni. E poi le telefonate! Le radio, gli editori, i politici.
– Son diventata una sorta di Madonna Pellegrina... – disse.
– Una Madonna coraggiosa! – si inserí Aldo che poi, per rendere l’atmosfera piú leggera, tornò a punzecchiarla sulle solite cose, rivolto a Marco:
– Lo sai che lei è tedesca?
– Vai! Di nuovo! Macché tedesca, son fiorentina! – ribatté lei arrabbiandosi.
– Non vuole si dica che è mezza tedesca... – ripeté Aldo, piegandosi leggermente in avanti, mentre sottovoce, rivolgendosi a Margherita, disse ancora:
– Non vuoi che si dica, ma d’origine sei mezza tedesca!
Ma si corresse subito sorridendo e dicendo che era svizzera.
– Son fiorentina! – ribadí lei. – Bocca larga, mele strette e nessuno me lo mette... in tasca! – Si riprese per un pelo mentre gli altri la guardavano male, come si fa con un bambino che dice parolacce.
– Significa questo, no... – riprese l’astronoma, facendo finta di niente e parlando compunta. «Significa che uno dice quel che gli pare prendendo tutte le misure necessarie per non farsi fregare, per non farsi mettere in mezzo.
– Senti come parla benino... la tedesca! – osservò Aldo punzecchiandola.
– Ora, se tu continui, ti tiro un nocchino! ’Un ho mica paura!
– La Marga ’un ha paura di nulla. L’è sempre stata una donna forte, – confermò il marito.
Si era fatto buio ed era freddo, sempre piú freddo. La chiacchierata stava degenerando e oramai era tutto un ridere e scherzare, mentre Aldo e la sua Marga si prendevano in giro a vicenda e battibeccavano, come spesso succedeva.
Lei, tra sé e sé, continuava a ripetere di non aver paura, quando Aldo, dopo essere rimasto un po’ in silenzio, disse:
– Paura di qualcosa ce l’avrai anche te.
– No. Io ’un ho neanche paura di morire! Te invece sí, te tu ha’ paura di morire!
– Io sí, ho paura di morire. E allora? – disse Aldo alzando il mento, fingendo una certa supponenza, mentre interveniva Marco difendendolo:
– Ma quella è una paura umana. Chi è che non ha paura di morire?!
– Mah! Io paura non ce l’ho. Perché dovrei aver paura di morire finché son viva? Finché son viva non son morta, e quando son morta non ci sono piú... e non me ne accorgo neanche!
Il ragionamento non faceva una piega. Ma Aldo insistette:
– E ma te ne accorgi... te ne accorgi!
– Forse! Ma tanto è un momento...
– Ma se è un momento lungo... lo vedi! – disse ancora lui, lugubre e minaccioso.
Margherita ritrattò in parte, cedendo dalla sua posizione iniziale: – Magari ho paura di soffrire. Ecco, di soffrire sí, ho paura. Morire e soffrire. Morire soffrendo.
Poi esclamò:
– Ovvia! E ora che si parla di tutte queste cose allegre… – fece per alzarsi, ma poi restò seduta, piegata in avanti, appoggiata al bastone che teneva con tutt’e due le mani.
– O Marga, ora che son tornato indietro, dopo un monte di tempo che vi aspettavo, tu vuoi andar via? – chiese Aldo quasi preoccupato. – Guarda che bel mare. Guarda come scintillano le luci del porto, – disse per invogliarla a restare.
– La s’è inquietata a parlare di morire, – disse Marco ad Aldo, facendogli l’occhiolino. – Tu ha’ ragione te, l’ha paura, l’ha paura!
Margherita, impermalita, in quello che ormai era un botta e risposta, ribadí di non essersi inquietata per nulla.
– L’è una cosa naturale. Perché mi dovrei inquietare? E poi ve l’ho detto, non ho paura, io! Non ho paura di nulla!
– O allora facciamo un gioco... – suggerí Marco cercando con gli occhi il consenso di Aldo e guardando verso Margherita subito dopo. – Prova a pensare d’essere in una stanza buia, chiusa, senza uscite. E nel buio c’è qualcosa di spaventoso...
Aldo intanto borbottava, in sottofondo.
Marco proseguí:
– Cosa ti immagini che ci sia?
– Nulla! – rispose lei, incerta. – ’Un m’immagino proprio nulla. Ma, forse, mi darebbe noia perdere l’orientamento!
– Ma ’un è qualcosa di spaventoso quello. Io intendevo... – Marco provò a spiegarsi meglio, ma venne interrotto.
– Tu lo dici te che ’un è pauroso perdere l’orientamento! – E subito iniziò a raccontare, mentre già si tratteneva dal ridere.
– A volte mi è capitato, quando siamo in albergo. La notte mi sveglio, mi scappa la pipí, non voglio svegliare Aldo perché lo sento che russa, russa, russa... Allora mi alzo al buio, e vo pianino pianino...
Ansimò, poi, sorridendo, riprese:
– Ora, a casa mi ci ritrovo bene. Ma negli alberghi, invece, con le stanze grandi, che ’un conosco, mi è capitato di non sapere piú dov’ero! E mi fa una certa impressione... son lí al buio e ’un so piú dove sono.
– Mezza addormentata! – disse Aldo.
– No! Son sveglia bene! – ribatté lei, – ma non vedo nulla e mi scappa la pipí. Brancolo. Smanacco, ma non riesco a toccare nulla e non so dove sono. Poi magari trovo una porta, apro e... gl’è l’armadio! Oppure la porta che dà sul corridoio! E io invece ho bisogno del bagno e ’un so come fare...
Ridevano tutti e tre mentre lei continuò gesticolando animatamente:
– Poi c’è l’aggravante che a volte un giorno si è in un albergo, il giorno dopo in un altro. A volte il bagno era lí. A volte era là. Io non me ne ricordo e ’un so piú dove andare. Noi ora si ride, ma quando son lí che ’un trovo piú nulla è angosciante davvero, – disse sforzandosi di essere seria e restando in silenzio. Poi, spiegandosi meglio:
– A volte se ’un trovo i’ bagno, torno indietro e cerco di ritrovare il letto. Ma non trovo piú neanche quello! E allora brancolo ne’ buio e ’un riesco neppure a ripartire da zero per ritrovare la strada giusta! M’è capitato! E ’un è una bella sensazione…
Continuarono a ridere e ad agitarsi sulla panchina. E dopo un po’ Aldo, con estrema dolcezza, chiese:
– Ma io mi sveglio?
– No palle, tu dormi... vado al buio per non svegliarti, – rispose lei premurosa. – A volte, se c’è un orologio di quelli con i numeri luminosi, un po’ mi oriento. Oppure la lucina della televisione. Aiuta. Ma tante volte non ci sono nemmeno quelli e il buio è proprio buio. E uno si perde. Perde l’orientamento.
– Come con un cielo senza stelle, – commentò Marco. – Chissà che effetto avrebbe fatto.
– Quello di una camera al buio... – disse Margherita ridendo ancora. Subito dopo guardò l’ora, poi si alzò, seguita da Aldo che, con difficoltà, si tirò su, aiutato da Marco che nel frattempo si era alzato anche lui.
Margherita guardò verso l’alto, verso il cielo buio, riparandosi gli occhi dalla luce del lampione, e disse:
– Non si sarebbe sviluppata tanta scienza, tanta curiosità, se non ci fossero state le stelle. Se non ci fosse stato il Sole, non ci sarebbe stata nemmeno la vita. Quindi il Sole bisogna lasciarlo... Ma se ci fosse stato solo il Sole, senza le altre stelle...
– … sarebbe stato come cercare il bagno al buio! – disse Marco, e risero ancora.
– Certo ci sarebbero state tante difficoltà in piú. Per esempio per la navigazione. Orientarsi in mare sarebbe stato...
Margherita s’interruppe sentendosi addosso gli sguardi severi di Aldo e Marco che la fissavano con aria di rimprovero, trattenendosi però dal ridere.
– ’I che c’è?! Ma cosa volete voi due! – disse alzando la voce.
In silenzio, la guardarono immobili, aspettando che dicesse qualcosa.
– Mamma mia! E va bene, sono anche belle. Aveva ragione Seneca, sí, mi pare proprio Seneca, quando scrisse che se si vedessero solo da una certa regione della Terra, tutti vorrebbero andar lí a osservarle.
– E poi le costellazioni... – aggiunse Marco provocatorio.
E Aldo, annuendo: – I miti, le leggende...
– La composizione chimica, – ribatté allora Margherita con aria di sfida, – le leggi fisiche, la massa, i gas, gli spettri, la luce che ha viaggiato migliaia e migliaia di anni...
Erano in piedi sotto al lampione, rivolti gli uni verso l’altra. Aldo a braccetto di Marco.
– Ci piace scherzare, eh Margherita? S’è sempre scherzato e giocato un monte io e lei. S’è riso tanto! – disse Aldo con la voce leggermente rotta dall’emozione. – Ma ci siamo anche picchiati! – aggiunse.
– Davvero! – ammise lei. – Anche a cazzotti, s’è fatto... e’ ci siam tirati dei bei sommommoli!
– Per gioco... – buttò là Marco.
– A volte per gioco, – confermò lei. – Ma a volte sul serio. Mica botte da orbi! No, quelle no! Ma qualche spintoncina, stando sempre attenti a non farsi male.
Ridevano e quando lui le appoggiò una mano sul braccio, lei lo schiaffeggiò con delicatezza, su una guancia. Lui socchiuse gli occhi e si lasciò sfiorare alzando leggermente il mento e stringendole il braccio. Si vedeva che era felice.
– C’è stata tanta ironia, tra di noi. Anche perché Margherita è brava. Son tanto contento che sia molto meglio di me. In tutto!
– Eeeh! – fece lei, imbarazzata.
– La conosco fin da bambino, vero Marga? Quanti anni avevamo?
– Undici io e tredici te. Avevo fatto la prima ginnasio, – disse sobbalzando, perché si era accorta che qualcosa non tornava. – O no? Boh?! Ora mi confondo, sono stanca...
– A me Margherita piaceva molto perché saliva sugli alberi, – disse di nuovo lui, ironico. – Io invece avevo paura. Specialmente a scendere, non a salire.
– Anche i gatti hanno paura a scendere, a volte. Forse perché... – iniziò a spiegare Margherita.
– Mi piaceva perché era coraggiosa, – la interruppe di nuovo Aldo, senza ascoltare quello che lei stava dicendo. – È una donna coraggiosa, mentre invece io avevo paura a scendere dagli alberi. Anche perché non si vede dove mettere i piedi. Non sono mai stato coraggioso come lei.
Margherita allora, affettuosamente, cercando di rassicurarlo e sistemandogli il colletto del giubbotto, disse che non era vero e che era sempre stato molto bravo anche lui.
Ma Aldo non stava piú ascoltando. Si era improvvisamente isolato, allontanandosi dalla realtà mentre si immergeva in pensieri strani e in lontani ricordi.
Mentre Margherita e Marco, che con gli occhi cercavano ...

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