Casa di bambola
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Casa di bambola

Henrik Ibsen, Anita Rho

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Casa di bambola

Henrik Ibsen, Anita Rho

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La fama internazionale di Ibsen comincia proprio con questo dramma del 1879: un successo fatto di scandalo, ma soprattutto di polemiche e discussioni negli anni delle prime battaglie femministe. Oggi, in prospettiva storica, ci rendiamo conto che il femminismo era nucleo vivo della vicenda, importante ma non sostanziale, del dramma. Il nucleo vivo della vicenda, valido a distanza di decenni ed in una situazione sociale indubbiamente diversa, resta quello costituito dal tema tipicamente ibseniano della fedeltà alla vita. Una fedeltà per cui tutti gli eroi e le eroine di questo autore, a costo di andare incontro alla catastrofe, tendono ad un assoluto morale, al di fuori del quale per essi non esiste possibilità di salvezza.

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Information

Publisher
EINAUDI
Year
2015
ISBN
9788858421185

ATTO PRIMO

Una stanza raccolta, arredata con molto gusto ma senza lusso. Nel fondo a destra una porta dà in anticamera, e un’altra a sinistra nello studio di Helmer. Tra queste due porte un pianoforte verticale. A sinistra, a metà della parete, una porta e piú avanti una finestra. Presso la finestra un tavolo rotondo, una poltrona e un piccolo sofà. Alla parete di destra, un po’ in fondo, una porta, e in primo piano una stufa di maiolica, davanti alla quale stanno due o tre poltrone e una sedia a dondolo. Tra la stufa e la porta, un tavolino. Incisioni alle pareti. Uno scaffale con porcellane e altri ninnoli artistici; una piccola scrivania piena di libri splendidamente rilegati; un gran tappeto copre tutto il pavimento. La stufa è accesa. Giornata d’inverno.
Nel vestibolo squilla un campanello; poco dopo si ode aprirsi la porta d’ingresso. Nora entra nella stanza cantarellando giocondamente; è in cappello e soprabito e porta molti pacchi che depone sul tavolino a destra. Ha lasciato aperta dietro di sé la porta dell’anticamera, e fuori si scorge un fattorino che porta un abete e una cesta; egli consegna l’uno e l’altra alla cameriera che ha aperto la porta.
NORA Nascondi bene l’albero di Natale, Helene. I bambini non devono assolutamente vederlo prima di stasera, quando sarà ornato. (Al fattorino tirando fuori il portamonete) Quanto?
FATTORINO Cinquanta öre.
NORA Ecco una corona. No, tenga pure il resto. (Il fattorino ringrazia e se ne va. Nora chiude la porta. Continua a sorridere beata, mentre si toglie il cappello e il soprabito. Tira fuori dalla tasca un cartoccio di dolci e ne mangia due o tre; poi va in punta di piedi alla porta dello studio di suo marito e ascolta) Sí, è in casa. (Canticchia di nuovo piano fra sé, avvicinandosi al tavolino di destra).
HELMER (dalla sua stanza) È la mia lodoletta che trilla lí fuori?
NORA (aprendo alcuni pacchetti) Sí, proprio lei!
HELMER È lo scoiattolo che ruzza?
NORA Sí.
HELMER Quando è rincasato lo scoiattolino?
NORA In questo momento. (Caccia in tasca l’involto dei dolci e si pulisce la bocca) Torvald, vieni a vedere quel che ho comprato!
HELMER Non mi disturbare! (Poco dopo apre la porta e guarda nella stanza, con la penna in mano) Comprato, hai detto? Tutta quella roba? Il passerotto sventato se n’è di nuovo andato in giro a sciupar denaro?
NORA Ma, Torvald, quest’anno possiamo davvero lasciarci andare un pochino. È il primo Natale che non c’è bisogno di fare economia.
HELMER Sai, non possiamo poi darci ai lussi.
NORA Ma sí, Torvald, adesso qualche piccolo lusso ce lo possiamo passare. Non è vero? Piccolo, piccolo. Adesso avrai un lauto stipendio e guadagnerai mucchi di denaro.
HELMER Sí, coll’anno nuovo. Ma passerà tutto un trimestre prima di riscuotere lo stipendio.
NORA Bah! Intanto possiamo far debiti.
HELMER Nora! (Le va accanto e le tira scherzosamente un orecchio) Si ricomincia, testolina vuota? Supponi ch’io oggi prenda a prestito mille corone e tu le spenda tutte quante nella settimana di Natale, e poi l’ultimo giorno dell’anno mi caschi una tegola sulla testa e mi stenda lí…
NORA (gli chiude la bocca) Vergogna, che brutti discorsi!
HELMER Già. Ma mettiamo che questo accada… che faresti allora?
NORA Se succedesse una cosa cosí orribile non m’importerebbe nulla di avere debiti o no.
HELMER E le persone che m’avessero prestato il denaro?
NORA Quelli? E chi se ne occupa? Sono estranei!
HELMER Nora, Nora, sei proprio una donna! Ma parliamo sul serio, Nora: sai come la penso su questo punto. Debiti niente. Prestiti mai! C’è una specie di schiavitú, e quindi qualcosa di brutto su una casa che va avanti a forza di debiti. Finora abbiamo tenuto duro, e seguiteremo cosí per il poco tempo che ci vorrà ancora.
NORA (accostandosi alla stufa) Ma sí; come vuoi tu, Torvald.
HELMER (la segue) Già, ma non voglio che la lodoletta trascini le ali. Cosa c’è? Lo scoiattolino fa il broncio? (Tira fuori il portafogli) Nora, indovina che cosa ho qui?
NORA (si volta in fretta) Denaro!
HELMER Ecco, prendi! (Le dà qualche biglietto di banca) Dio mio, lo so che a Natale ci sono molte spese in una casa.
NORA (conta) Dieci, venti, trenta, quaranta. Grazie, grazie, Torvald; con questi tiro avanti un bel pezzo.
HELMER Eh, bisognerà bene.
NORA Sí, sí, sta’ tranquillo. Ma ora vieni a vedere i miei acquisti. E ho speso poco, sai. Guarda: un vestito per Ivar… e una sciabola. Qui ci sono un cavallo e una trombetta per Bob, ed ecco una bambola col suo lettino per Emmy. È bruttina, veramente, ma tanto la rompe subito. E qui ci sono tagli di stoffa e fazzoletti per le donne. Però la vecchia Anne Marie meriterebbe ben altro!
HELMER E quell’altro pacchetto?
NORA (con un grido) Via, Torvald! Questo non lo vedrai fino a stasera!
HELMER Ah, ho capito! Ma ora dimmi, piccola sciupona, hai pensato a qualcosa per te?
NORA Per me? Oh no! Non saprei proprio che cosa.
HELMER Ma sí, Nora! Dimmi qualcosa che sia ragionevole e che ti faccia proprio piacere.
NORA Non saprei davvero. Ah, sí, Torvald, senti…
HELMER Dunque?
NORA (giocando coi bottoni della giacca di Helmer, senza guardarlo) Se vuoi farmi un regalo, potresti… sí, potresti…
HELMER Su, sentiamo!
NORA (in fretta) Potresti darmi del denaro, Torvald. Solo un pochino, una somma di cui ti sembri di poter fare a meno. Mi comprerò poi qualcosa piú tardi.
HELMER Ma, Nora…
NORA Sí, caro Torvald, dimmi di sí, ti prego; io metto il denaro in una bella carta dorata e lo appendo all’albero. Non sarà carino?
HELMER Come si chiama l’uccellino che spreca tutto quello che ha?
NORA Sí, sí, lucherino spendereccio, lo so. Ma facciamo come t’ho detto, Torvald, cosí avrò tempo di pensare a qualche cosa di utile. Non sono molto giudiziosa, Torvald? Di’?
HELMER (sorridendo) Sicuro… cioè, lo saresti se sapessi davvero conservare il denaro che ti do, e comprare qualcosa per te. Invece lo spenderai per la casa e per mille sciocchezze; e poi mi toccherà di nuovo metter mano al portafogli.
NORA Ma no, Torvald…
HELMER È cosí, mia cara piccola Nora. (Le cinge la vita col braccio) Il mio lucherino è delizioso, ma consuma una quantità di denaro. Incredibile quanto ...

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