La grammatica di Maria
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La grammatica di Maria

Naike Monique Borgo

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La grammatica di Maria

Naike Monique Borgo

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Maria e la devozione a lei rivolta, diventano in questo libro un'esperienza di vita che l'autrice, suora orsolina, propone a tutti i coloro che vogliono incontrare la Madre di Dio in maniera diversa, attuale, senza però perdere la ricchezza della tradizione. Nella scansione dei vari capitoli, l'autrice propone una serie di meditazioni, ciascuna su un brano evangelico che vede protagonista la madre di Gesù, declinando poi il tutto in un racconto attualizzante, tratto dalle sue esperienze di vita vissuta, e infine trasformandolo in una provocazione rivolta al lettore, anché a partire dal culto a Maria ciascuno ritrovi un suo personale sguardo interiore, una vera e propria "grammatica" dell'esistere a partire da ciò che Maria ci offre nella sua vita. Il libro è arricchito da alcune immagini che suor Naike utilizza nei suoi incontri e suggerisce al lettore per una catechesi anche visuale e non solo verbale.

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Information

Year
2022
ISBN
9788892232204

PREFAZIONE

di Chiara Giaccardi

Nel programma pedagogico dell’antica Roma, e poi della civiltà Medievale, la grammatica svolgeva un ruolo fondamentale: la prima delle scienze umanistiche, il pilastro che sostiene tutto l’edificio del sapere. E qual è l’essenza più profonda, lo spirito autentico della grammatica ce lo suggeriscono le raffigurazioni pittoriche che la presentano in forma allegorica. Come il dipinto di Laurent de La Hyre, Allegory of grammar, che risale alla metà del 1600: una donna dall’aria dolce e soave con una mano annaffia delle piantine non proprio rigogliose (si prende cura, dà loro vita) e con l’altra regge un nastro sul quale campeggia una scritta eloquente: vox literata et articulata debito modo pronunciata (Una voce coltivata e articolata, pronunciata in modo appropriato). La grammatica nutre le menti, ci consente di comunicare (il nastro che ci lega), di coltivare il nostro modo di esprimerci e metterci in relazione con il mondo e gli altri. La grammatica alimenta la nostra intelligenza e il nostro cuore insieme, la mente e l’arte della relazione. Anche nelle altre raffigurazioni più famose, come quelle di Andrea Bonaiuti o Gentile da Fabriano, la grammatica è donna, e si prende cura dei più giovani attraverso la relazione e la sapienza, ricevuta e poi trasmessa.
La grammatica unisce: mente e cuore, pensiero e parola, passato e futuro attraverso le generazioni. È l’arte di congiungere, trasformando i frammenti in unità, le potenzialità in realtà. Ci consente una intelligenza del mondo e di noi stessi, e una capacità di esprimerla in modo appropriato. Fornisce una serie di regole che però non sono gabbie, bensì matrici di possibilità, supporti e stimoli per la creatività. Nella sua Grammatica della fantasia Gianni Rodari parlava delle «leggi dell’invenzione»: un ossimoro solo apparente, un paradosso vitale (perché la vita umana è paradossale, come scriveva Romano Guardini). Tradizione e novità, umiltà e audacia, obbedienza e iniziativa cessano di farsi la guerra per diventare feconde compagne di viaggio. Così la libertà non si esprime nella cancellazione dei vincoli, ma nella capacità di trasfigurarli, rendendoli finestre sull’infinito.
Mentre la logica divide e classifica, la grammatica unisce, tesse, cuce. Ci aiuta a cogliere i legami non immediatamente evidenti, le risonanze, le analogie. In un mondo che sempre più scompone, separa e frammenta, e dove prevale la logica della contrapposizione e dell’esclusione, la grammatica è l’arte dell’accoglienza e dell’abbraccio, dei ponti gettati tra i frammenti.
Chi meglio di Maria può allora esserci compagna e maestra?
Figura della relazione per eccellenza, dell’articolazione tra il cielo e la terra, tra obbedienza e libertà. Figura del passaggio tra le generazioni, come madre di tutti i viventi.
Maria è il filo della storia della salvezza. «La felicità è avere un filo a cui appendere le cose. Filo che, immerso nel tesoro di un’onda, tornerebbe alla superficie ricoperto di perle», scriveva Virginia Woolf.
Abbiamo un bisogno disperato di questo filo oggi, o le nostre perle si disperdono; e la grammatica di Maria ci è d’aiuto per ritessere un mondo – e di conseguenza le nostre vite – fatto di frammenti sempre più disconnessi.
Quella di Maria, prima di tutto, è una grammatica della connessione. La vediamo nel racconto della visitazione, festa del legame indissolubile dei generi, delle generazioni, della storia ordinaria e di quella straordinaria, dell’umano e del divino, della quotidianità e dell’eternità.
Ma è anche una grammatica del paradosso. Maria ci aiuta, con il suo intero vivere e non solo con le sue parole, ad abitare con fecondità la tensione tra vitalità e forme sociali, umiltà e audacia, legge e pienezza traboccante. Dove la legge non è estrinseca e rispettata solo per paura, ma diventa un vincolo benefico, una forza trasformatrice, il canovaccio rigoroso per una pienezza senza limiti. Anche perché è la legge dell’amore, cioè della vita piena.
E infatti Maria ci consegna una grammatica dell’eccedenza: quel “di più” che è la buona notizia da portare a tutti. Come scrive Naike, la grammatica dell’ordinario viene sconvolta dall’irruzione dello straordinario, che trasfigura la quotidianità e la rende immensa. È il vino delle nozze di Cana, dove Maria vede, comprende, anticipa ciò che può regalare ancora più bellezza di quella che già c’è. In questo episodio Maria è un medium, uno snodo tra gli invitati e Gesù, e poi tra Gesù e i servitori. La sua intelligenza, nel senso più profondo, la rende mediatrice di più vita per tutti. È uno sguardo non analitico il suo (ana-luo vuol dire sciolgo, separo). Uno sguardo radicato nella postura della cura (dal sanscrito kau, che significa vedere). La cura cuce ciò che è strappato e trasforma il vincolo in sguardo nuovo. Uno sguardo che si esprime anche mescolando i linguaggi (dell’arte, delle scritture, della vita quotidiana), passando senza soluzione di continuità dalla biografia personale alla storia di tutti e alla storia della salvezza, in un va e vieni fecondo che illumina anche la vita di tutti noi.
In fondo è la cura la forma concreta di questa grammatica, il filo rosso che tesse i frammenti in unità sorprendente, che trasforma gli incontri in inizi vivi. Che rende le donne incontrate e raccontate da Naike “pastori” della sua vita. Ed è l’infinto dell’amore promesso lo sfondo sul quale realizzare questo arazzo. «Il cielo è un ditale per cucire», scriveva Paul Éluard.
È l’amore, che ci lega e ci libera, il filo che passa anche, con tanta intensità, nelle pagine che seguono.
L’Amore benedico
che d’ognuno di noi alla catena
fa carne che risplende
Amore che sei il mio destino
insegnami che tutto fallirà
se non mi inchino alla tua benedizione.
(M. Gualtieri)

INTRODUZIONE

Ogni volta che mi viene chiesto di dire una parola su una pagina della Sacra Scrittura avverto la necessità di fermarmi per entrare in punta di piedi tra le righe di storie che rivelano sempre un nuovo tratto di Dio e del Suo amore per l’umanità.
Conosciamo a memoria le pagine del Vangelo che riguardano Maria, cosa si potrebbe aggiungere di nuovo?
Io non sono una teologa, ma sono una comunicatrice da quasi dieci anni.
Vorrei provare a fare questo viaggio in compagnia di Maria, chiedendole di esserci compagna… e che sia lei a “spezzarci” la Parola, a donarci il pane di cui abbiamo bisogno (cum-panis).
Proviamo allora a guardare alla vita di Maria dal modo in cui lei reagisce e affronta quanto la vita le propone: in questo senso le chiediamo di farci entrare nella sua grammatica, nel suo modo di relazionarsi e di comunicare.
Il pensiero alla parola “grammatica” va subito alla dimensione linguistica, ma c’è una grammatica che è data dal modo di relazionarsi e che è unica per ogni essere vivente. La nostra storia, i nostri affetti, le nostre esperienze scolpiscono profondamente il nostro modo di relazionarci, di dirci, di amare e lasciarci amare.
È stato così anche per Maria, fino a quando si è lasciata plasmare giorno dopo giorno dall’Amore, imparando ad abitare tutti i confini che la vita le ha chiesto con la postura interiore del Dio che aveva conosciuto.
Spesso pensiamo a Gesù appena nato, a Gesù Maestro, che insegna, che vive la passione e che risorge; ma quanto pensiamo a lui come a un ragazzo che ha imparato, giocato, riso? L’umanità di Gesù e di Maria sono il filo conduttore di queste pagine, perché proprio nella loro umanità possiamo ritrovarci e sentirci sempre profondamente compresi e accolti.

LA GRAMMATICA
DI MARIA

1

ACCOGLIERE L’IMPREVISTO

Dal Vangelo di Luca 1,26-38
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Il Vangelo di Luca racconta alcuni episodi dell’infanzia di Gesù, che trovo straordinari perché permettono di immergersi nella quotidianità di una giovane donna nella quale fa irruzione la presenza di Dio.
Nel noto brano dell’Annunciazione, Maria sta vivendo qualcosa che pare essere molto ordinario: è possibile immaginarla mentre sbriga un lavoro in casa oppure prega, perché sappiamo che la sua famiglia era molto legata alla fede ebraica.
Non possiamo essere sicuri del tipo di relazione che Maria aveva avuto fino a quel momento con il Signore, con Javhé, ma possiamo essere certi che si era trattato di una relazione molto significativa per entrambi.
D’altra parte, ogni relazione è composta di elementi visibili, oggettivi, ma anche dagli affetti del cuore che solo chi vive quella relazione conosce veramente in profondità.
Il legame forte che la famiglia di Maria vive con Dio è un elemento pre-esistente che permette a lei di accogliere una proposta impensabile.
Maria sa bene che, prima o poi, il Dio delle promesse realizzerà anche quella dell’invio del Salvatore.
Sa anche che la redenzione d’Israele arriverà grazie a un Messia che porterà quella pace di cui la “Galilea delle genti”, la regione della sua amata Nazareth, ha estremo bisogno.
Maria viene cresciuta in un contesto di fedeltà al Dio dell’alleanza, che sente il tramandarsi delle tradizioni e delle esperienze del popolo d’Israele, ma che non rispecchia le attese di un Messia trionfante: la vita di Maria è un’umile quotidianità domestica, come per tutte le donne di allora… Serve immaginarla, per comprendere la straordinarietà di quanto narra l’evangelista Luca: a quel tempo, ma non solo, le bambine venivano educate a prendersi cura dei figli e della casa, a fare tutti i lavori domestici. Senza dimenticare la formazione religiosa, il loro posto era in casa.
Poco più che bambine venivano promesse spose e il matrimonio era celebrato dopo un tempo – circa un anno – di fidanzamento. Maria, già promessa sposa di Giuseppe, vive un’epifania, cioè una manifestazione di Dio, che l’evangelista Luca ci narra.
Ogni volta che Dio entra nella nostra vita la segna non solo nell’anima, ma nella carne, perché non si è più la persona di prima; ma, nello stesso tempo, si conservano tutte le caratteristiche precedenti. È un passaggio difficile da spiegare, è più semplice viverlo: ogni incontro con Dio ci plasma lentamente, talvolta ci offre un cambiamento più significativo che si vive nell’anima e nella carne. Si varca un confine. Esistono un prima e un dopo che chiedono nuovi canali comunicativi per essere raccontati.
La grammatica dell’ordinario viene sconvolta dallo straordinario, che diventa un nuovo punto di partenza e ha bisogno di nuove espressioni relazionali, cioè di una nuova grammatica.
È questo che accade a Maria: la grammatica della sua quotidianità conosce i movimenti dell’impasto del pane, l’attenzione della cura dei dettagli che rendono bello ogni luogo, anche il più umile; ma conosce anche i desideri profondi del cuore, che per lei significano il matrimonio con Giuseppe, una famiglia, un futuro migliore per la sua gente… perché finalmente giunga la pace.
Questo ci basta già per comprendere la singolarità di quanto contempliamo in questa epifania.
L’annuncio di Dio non arriva nel tempio, magari a un sacerdote, ma in una casa modesta. Non viene portato a un uomo, magari a un profeta, ma a una donna, per di più giovane.
Sembra quasi che Dio stesso cerchi nuove forme grammaticali per rivelarsi, ma forse cerca solo cuori disposti ad accoglierlo davvero.
La novità passa anche da un Dio che si pone in dialogo con una giovane donna, un Dio che si fa “tu”, si rende vicino attraverso l’angelo e non più lontano, irraggiungibile.
L’esperienza del dialogo (fatto sempre di molto ascolto) permette di far chiarezza e di comprendere cosa sta attraversando il cuore dell’altro; permette di accogliere l’altro che è sempre diverso da come lo immaginiamo.
L’altro è sempre imprevisto. È questo ciò che va accolto: l’altro che irrompe nella nostra vita nel modo che mai avremmo immaginato, desiderato, talvolta sorprendendoci positivamente, talaltra sconvolgendoci e deludendoci. Quando è Dio a irrompere, Lui sorprende sempre, aiutandoci a riconoscere la grandezza della nostra vita, perché possiamo essere capaci di vederla con i suoi occhi in tutta la sua bellezza.
A Maria, Dio chiede di accogliere una vita nel sesto mese di gestazione di Elisabetta, altra vita che diventa segno di credibilità per la proposta a Maria.
A lei non viene affidata una...

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