PREFAZIONE
di Chiara Giaccardi
Nel programma pedagogico dellâantica Roma, e poi della civiltĂ Medievale, la grammatica svolgeva un ruolo fondamentale: la prima delle scienze umanistiche, il pilastro che sostiene tutto lâedificio del sapere. E qual Ăš lâessenza piĂč profonda, lo spirito autentico della grammatica ce lo suggeriscono le raffigurazioni pittoriche che la presentano in forma allegorica. Come il dipinto di Laurent de La Hyre, Allegory of grammar, che risale alla metĂ del 1600: una donna dallâaria dolce e soave con una mano annaffia delle piantine non proprio rigogliose (si prende cura, dĂ loro vita) e con lâaltra regge un nastro sul quale campeggia una scritta eloquente: vox literata et articulata debito modo pronunciata (Una voce coltivata e articolata, pronunciata in modo appropriato). La grammatica nutre le menti, ci consente di comunicare (il nastro che ci lega), di coltivare il nostro modo di esprimerci e metterci in relazione con il mondo e gli altri. La grammatica alimenta la nostra intelligenza e il nostro cuore insieme, la mente e lâarte della relazione. Anche nelle altre raffigurazioni piĂč famose, come quelle di Andrea Bonaiuti o Gentile da Fabriano, la grammatica Ăš donna, e si prende cura dei piĂč giovani attraverso la relazione e la sapienza, ricevuta e poi trasmessa.
La grammatica unisce: mente e cuore, pensiero e parola, passato e futuro attraverso le generazioni. Ă lâarte di congiungere, trasformando i frammenti in unitĂ , le potenzialitĂ in realtĂ . Ci consente una intelligenza del mondo e di noi stessi, e una capacitĂ di esprimerla in modo appropriato. Fornisce una serie di regole che perĂČ non sono gabbie, bensĂŹ matrici di possibilitĂ , supporti e stimoli per la creativitĂ . Nella sua Grammatica della fantasia Gianni Rodari parlava delle «leggi dellâinvenzione»: un ossimoro solo apparente, un paradosso vitale (perchĂ© la vita umana Ăš paradossale, come scriveva Romano Guardini). Tradizione e novitĂ , umiltĂ e audacia, obbedienza e iniziativa cessano di farsi la guerra per diventare feconde compagne di viaggio. CosĂŹ la libertĂ non si esprime nella cancellazione dei vincoli, ma nella capacitĂ di trasfigurarli, rendendoli finestre sullâinfinito.
Mentre la logica divide e classifica, la grammatica unisce, tesse, cuce. Ci aiuta a cogliere i legami non immediatamente evidenti, le risonanze, le analogie. In un mondo che sempre piĂč scompone, separa e frammenta, e dove prevale la logica della contrapposizione e dellâesclusione, la grammatica Ăš lâarte dellâaccoglienza e dellâabbraccio, dei ponti gettati tra i frammenti.
Chi meglio di Maria puĂČ allora esserci compagna e maestra?
Figura della relazione per eccellenza, dellâarticolazione tra il cielo e la terra, tra obbedienza e libertĂ . Figura del passaggio tra le generazioni, come madre di tutti i viventi.
Maria Ăš il filo della storia della salvezza. «La felicitĂ Ăš avere un filo a cui appendere le cose. Filo che, immerso nel tesoro di unâonda, tornerebbe alla superficie ricoperto di perle», scriveva Virginia Woolf.
Abbiamo un bisogno disperato di questo filo oggi, o le nostre perle si disperdono; e la grammatica di Maria ci Ăš dâaiuto per ritessere un mondo â e di conseguenza le nostre vite â fatto di frammenti sempre piĂč disconnessi.
Quella di Maria, prima di tutto, Ăš una grammatica della connessione. La vediamo nel racconto della visitazione, festa del legame indissolubile dei generi, delle generazioni, della storia ordinaria e di quella straordinaria, dellâumano e del divino, della quotidianitĂ e dellâeternitĂ .
Ma Ăš anche una grammatica del paradosso. Maria ci aiuta, con il suo intero vivere e non solo con le sue parole, ad abitare con feconditĂ la tensione tra vitalitĂ e forme sociali, umiltĂ e audacia, legge e pienezza traboccante. Dove la legge non Ăš estrinseca e rispettata solo per paura, ma diventa un vincolo benefico, una forza trasformatrice, il canovaccio rigoroso per una pienezza senza limiti. Anche perchĂ© Ăš la legge dellâamore, cioĂš della vita piena.
E infatti Maria ci consegna una grammatica dellâeccedenza: quel âdi piĂčâ che Ăš la buona notizia da portare a tutti. Come scrive Naike, la grammatica dellâordinario viene sconvolta dallâirruzione dello straordinario, che trasfigura la quotidianitĂ e la rende immensa. Ă il vino delle nozze di Cana, dove Maria vede, comprende, anticipa ciĂČ che puĂČ regalare ancora piĂč bellezza di quella che giĂ câĂš. In questo episodio Maria Ăš un medium, uno snodo tra gli invitati e GesĂč, e poi tra GesĂč e i servitori. La sua intelligenza, nel senso piĂč profondo, la rende mediatrice di piĂč vita per tutti. Ă uno sguardo non analitico il suo (ana-luo vuol dire sciolgo, separo). Uno sguardo radicato nella postura della cura (dal sanscrito kau, che significa vedere). La cura cuce ciĂČ che Ăš strappato e trasforma il vincolo in sguardo nuovo. Uno sguardo che si esprime anche mescolando i linguaggi (dellâarte, delle scritture, della vita quotidiana), passando senza soluzione di continuitĂ dalla biografia personale alla storia di tutti e alla storia della salvezza, in un va e vieni fecondo che illumina anche la vita di tutti noi.
In fondo Ăš la cura la forma concreta di questa grammatica, il filo rosso che tesse i frammenti in unitĂ sorprendente, che trasforma gli incontri in inizi vivi. Che rende le donne incontrate e raccontate da Naike âpastoriâ della sua vita. Ed Ăš lâinfinto dellâamore promesso lo sfondo sul quale realizzare questo arazzo. «Il cielo Ăš un ditale per cucire», scriveva Paul Ăluard.
Ă lâamore, che ci lega e ci libera, il filo che passa anche, con tanta intensitĂ , nelle pagine che seguono.
LâAmore benedico
che dâognuno di noi alla catena
fa carne che risplende
Amore che sei il mio destino
insegnami che tutto fallirĂ
se non mi inchino alla tua benedizione.
(M. Gualtieri)
INTRODUZIONE
Ogni volta che mi viene chiesto di dire una parola su una pagina della Sacra Scrittura avverto la necessitĂ di fermarmi per entrare in punta di piedi tra le righe di storie che rivelano sempre un nuovo tratto di Dio e del Suo amore per lâumanitĂ .
Conosciamo a memoria le pagine del Vangelo che riguardano Maria, cosa si potrebbe aggiungere di nuovo?
Io non sono una teologa, ma sono una comunicatrice da quasi dieci anni.
Vorrei provare a fare questo viaggio in compagnia di Maria, chiedendole di esserci compagna⊠e che sia lei a âspezzarciâ la Parola, a donarci il pane di cui abbiamo bisogno (cum-panis).
Proviamo allora a guardare alla vita di Maria dal modo in cui lei reagisce e affronta quanto la vita le propone: in questo senso le chiediamo di farci entrare nella sua grammatica, nel suo modo di relazionarsi e di comunicare.
Il pensiero alla parola âgrammaticaâ va subito alla dimensione linguistica, ma câĂš una grammatica che Ăš data dal modo di relazionarsi e che Ăš unica per ogni essere vivente. La nostra storia, i nostri affetti, le nostre esperienze scolpiscono profondamente il nostro modo di relazionarci, di dirci, di amare e lasciarci amare.
Ă stato cosĂŹ anche per Maria, fino a quando si Ăš lasciata plasmare giorno dopo giorno dallâAmore, imparando ad abitare tutti i confini che la vita le ha chiesto con la postura interiore del Dio che aveva conosciuto.
Spesso pensiamo a GesĂč appena nato, a GesĂč Maestro, che insegna, che vive la passione e che risorge; ma quanto pensiamo a lui come a un ragazzo che ha imparato, giocato, riso? LâumanitĂ di GesĂč e di Maria sono il filo conduttore di queste pagine, perchĂ© proprio nella loro umanitĂ possiamo ritrovarci e sentirci sempre profondamente compresi e accolti.
LA GRAMMATICA
DI MARIA
1
ACCOGLIERE LâIMPREVISTO
Dal Vangelo di Luca 1,26-38
Al sesto mese, lâangelo Gabriele fu mandato da Dio in una cittĂ della Galilea, chiamata NĂ zaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «RallĂ©grati, piena di grazia: il Signore Ăš con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. Lâangelo le disse: «Non temere, Maria, perchĂ© hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai GesĂč. SarĂ grande e verrĂ chiamato Figlio dellâAltissimo; il Signore Dio gli darĂ il trono di Davide suo padre e regnerĂ per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrĂ fine».
Allora Maria disse allâangelo: «Come avverrĂ questo, poichĂ© non conosco uomo?». Le rispose lâangelo: «Lo Spirito Santo scenderĂ su di te e la potenza dellâAltissimo ti coprirĂ con la sua ombra. PerciĂČ colui che nascerĂ sarĂ santo e sarĂ chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anchâessa un figlio e questo Ăš il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla Ăš impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E lâangelo si allontanĂČ da lei.
Il Vangelo di Luca racconta alcuni episodi dellâinfanzia di GesĂč, che trovo straordinari perchĂ© permettono di immergersi nella quotidianitĂ di una giovane donna nella quale fa irruzione la presenza di Dio.
Nel noto brano dellâAnnunciazione, Maria sta vivendo qualcosa che pare essere molto ordinario: Ăš possibile immaginarla mentre sbriga un lavoro in casa oppure prega, perchĂ© sappiamo che la sua famiglia era molto legata alla fede ebraica.
Non possiamo essere sicuri del tipo di relazione che Maria aveva avuto fino a quel momento con il Signore, con Javhé, ma possiamo essere certi che si era trattato di una relazione molto significativa per entrambi.
Dâaltra parte, ogni relazione Ăš composta di elementi visibili, oggettivi, ma anche dagli affetti del cuore che solo chi vive quella relazione conosce veramente in profonditĂ .
Il legame forte che la famiglia di Maria vive con Dio Ăš un elemento pre-esistente che permette a lei di accogliere una proposta impensabile.
Maria sa bene che, prima o poi, il Dio delle promesse realizzerĂ anche quella dellâinvio del Salvatore.
Sa anche che la redenzione dâIsraele arriverĂ grazie a un Messia che porterĂ quella pace di cui la âGalilea delle gentiâ, la regione della sua amata Nazareth, ha estremo bisogno.
Maria viene cresciuta in un contesto di fedeltĂ al Dio dellâalleanza, che sente il tramandarsi delle tradizioni e delle esperienze del popolo dâIsraele, ma che non rispecchia le attese di un Messia trionfante: la vita di Maria Ăš unâumile quotidianitĂ domestica, come per tutte le donne di allora⊠Serve immaginarla, per comprendere la straordinarietĂ di quanto narra lâevangelista Luca: a quel tempo, ma non solo, le bambine venivano educate a prendersi cura dei figli e della casa, a fare tutti i lavori domestici. Senza dimenticare la formazione religiosa, il loro posto era in casa.
Poco piĂč che bambine venivano promesse spose e il matrimonio era celebrato dopo un tempo â circa un anno â di fidanzamento. Maria, giĂ promessa sposa di Giuseppe, vive unâepifania, cioĂš una manifestazione di Dio, che lâevangelista Luca ci narra.
Ogni volta che Dio entra nella nostra vita la segna non solo nellâanima, ma nella carne, perchĂ© non si Ăš piĂč la persona di prima; ma, nello stesso tempo, si conservano tutte le caratteristiche precedenti. Ă un passaggio difficile da spiegare, Ăš piĂč semplice viverlo: ogni incontro con Dio ci plasma lentamente, talvolta ci offre un cambiamento piĂč significativo che si vive nellâanima e nella carne. Si varca un confine. Esistono un prima e un dopo che chiedono nuovi canali comunicativi per essere raccontati.
La grammatica dellâordinario viene sconvolta dallo straordinario, che diventa un nuovo punto di partenza e ha bisogno di nuove espressioni relazionali, cioĂš di una nuova grammatica.
Ă questo che accade a Maria: la grammatica della sua quotidianitĂ conosce i movimenti dellâimpasto del pane, lâattenzione della cura dei dettagli che rendono bello ogni luogo, anche il piĂč umile; ma conosce anche i desideri profondi del cuore, che per lei significano il matrimonio con Giuseppe, una famiglia, un futuro migliore per la sua gente⊠perchĂ© finalmente giunga la pace.
Questo ci basta giĂ per comprendere la singolaritĂ di quanto contempliamo in questa epifania.
Lâannuncio di Dio non arriva nel tempio, magari a un sacerdote, ma in una casa modesta. Non viene portato a un uomo, magari a un profeta, ma a una donna, per di piĂč giovane.
Sembra quasi che Dio stesso cerchi nuove forme grammaticali per rivelarsi, ma forse cerca solo cuori disposti ad accoglierlo davvero.
La novitĂ passa anche da un Dio che si pone in dialogo con una giovane donna, un Dio che si fa âtuâ, si rende vicino attraverso lâangelo e non piĂč lontano, irraggiungibile.
Lâesperienza del dialogo (fatto sempre di molto ascolto) permette di far chiarezza e di comprendere cosa sta attraversando il cuore dellâaltro; permette di accogliere lâaltro che Ăš sempre diverso da come lo immaginiamo.
Lâaltro Ăš sempre imprevisto. Ă questo ciĂČ che va accolto: lâaltro che irrompe nella nostra vita nel modo che mai avremmo immaginato, desiderato, talvolta sorprendendoci positivamente, talaltra sconvolgendoci e deludendoci. Quando Ăš Dio a irrompere, Lui sorprende sempre, aiutandoci a riconoscere la grandezza della nostra vita, perchĂ© possiamo essere capaci di vederla con i suoi occhi in tutta la sua bellezza.
A Maria, Dio chiede di accogliere una vita nel sesto mese di gestazione di Elisabetta, altra vita che diventa segno di credibilitĂ per la proposta a Maria.
A lei non viene affidata una...