Il diritto del bambino al rispetto
eBook - ePub

Il diritto del bambino al rispetto

Janusz Korczak, Anastazja Buttitta

Buch teilen
  1. Italian
  2. ePUB (handyfreundlich)
  3. Über iOS und Android verfügbar
eBook - ePub

Il diritto del bambino al rispetto

Janusz Korczak, Anastazja Buttitta

Angaben zum Buch
Buchvorschau
Inhaltsverzeichnis
Quellenangaben

Über dieses Buch

Scritto nel 1929, questo piccolo e prezioso pamphlet del grande pedagogo polacco Janusz Korczak non ha perso la sua forza provocatoria e la sua natura politica. Korczak è uno dei rari adulti che sa penetrare un mondo ormai lontano e irraggiungibile, quello del bambino, e descriverlo dall'interno e non dall'esterno, come spesso avviene. Attraverso la sua prosa carica di compassione, Korczak offre l'opportunità al lettore di ritrovare in sÊ quel piccolo bambino che è stato e che ancora è, mettendo in luce i diritti dell'infanzia, spesso negati, e le responsabilità della pratica educativa.JANUSZ KORCZAK ebreo polacco, nacque a Varsavia nel 1878 e morÏ nel 1942 nel campo di sterminio di Treblinka insieme ai bambini della Casa dell'Orfano del ghetto di Varsavia che aveva fondato insieme ad altri educatori. Medico, poeta e libero pensatore, ha consacrato tutta la sua vita, il suo lavoro e centinaia di scritti all'infanzia, tra i quali si ricordano Momenti educativi, Come amareil bambino e Pedagogia giocosa. La sua tragica fine, la sua resistenza al nazismo e la sua lotta per "il diritto del bambino alla consapevolezza della morte" sono stati raccontati dal regista Andrzej Wajda nel film Dottor Korczak del 1990.

Häufig gestellte Fragen

Wie kann ich mein Abo kĂźndigen?
Gehe einfach zum Kontobereich in den Einstellungen und klicke auf „Abo kündigen“ – ganz einfach. Nachdem du gekündigt hast, bleibt deine Mitgliedschaft für den verbleibenden Abozeitraum, den du bereits bezahlt hast, aktiv. Mehr Informationen hier.
(Wie) Kann ich BĂźcher herunterladen?
Derzeit stehen all unsere auf Mobilgeräte reagierenden ePub-Bßcher zum Download ßber die App zur Verfßgung. Die meisten unserer PDFs stehen ebenfalls zum Download bereit; wir arbeiten daran, auch die ßbrigen PDFs zum Download anzubieten, bei denen dies aktuell noch nicht mÜglich ist. Weitere Informationen hier.
Welcher Unterschied besteht bei den Preisen zwischen den Aboplänen?
Mit beiden Aboplänen erhältst du vollen Zugang zur Bibliothek und allen Funktionen von Perlego. Die einzigen Unterschiede bestehen im Preis und dem Abozeitraum: Mit dem Jahresabo sparst du auf 12 Monate gerechnet im Vergleich zum Monatsabo rund 30 %.
Was ist Perlego?
Wir sind ein Online-Abodienst fßr Lehrbßcher, bei dem du fßr weniger als den Preis eines einzelnen Buches pro Monat Zugang zu einer ganzen Online-Bibliothek erhältst. Mit ßber 1 Million Bßchern zu ßber 1.000 verschiedenen Themen haben wir bestimmt alles, was du brauchst! Weitere Informationen hier.
UnterstĂźtzt Perlego Text-zu-Sprache?
Achte auf das Symbol zum Vorlesen in deinem nächsten Buch, um zu sehen, ob du es dir auch anhÜren kannst. Bei diesem Tool wird dir Text laut vorgelesen, wobei der Text beim Vorlesen auch grafisch hervorgehoben wird. Du kannst das Vorlesen jederzeit anhalten, beschleunigen und verlangsamen. Weitere Informationen hier.
Ist Il diritto del bambino al rispetto als Online-PDF/ePub verfĂźgbar?
Ja, du hast Zugang zu Il diritto del bambino al rispetto von Janusz Korczak, Anastazja Buttitta im PDF- und/oder ePub-Format sowie zu anderen beliebten Bßchern aus Education & Essays in Education. Aus unserem Katalog stehen dir ßber 1 Million Bßcher zur Verfßgung.

Information

Jahr
2016
ISBN
9788863571820

AttualitĂ  di Korczak | Grazia Honegger Fresco

Ogni vita è inimitabile, eppure alcune sono così luminose da segnare in profondità tante altre, anche attraverso il tempo. Una di queste è sicuramente la vita di Henryk Goldszmit, diventato poi celebre – come scrittore e non solo – con il nome di Janusz Korczak. Polacco, di famiglia agnostica, ebreo (scoprì tardi di esserlo) nato ricco e divenuto povero, si fece medico e uno dei pediatri più ricercati a Varsavia. Decise di non sposarsi nel timore che la follia paterna potesse essere trasmessa a eventuali suoi figli, ma si dedicò per circa quarant’anni a centinaia di bambini e ragazzi privi di genitori. Una storia di generosità antica, esemplare per noi in questi giorni bui.
Da studente di medicina scoprì un forte interesse per le condizioni di vita dell’infanzia, tanto che, poco più che ventenne, agli inizi del Novecento, visitava i quartieri più miseri di Varsavia e denunciava in articoli su una importante rivista polacca la situazione drammatica dei bambini “trattati con il guinzaglio”, ricchi o poveri che fossero. Più tardi andò a perfezionare la formazione medica a Berlino e a Zurigo, nella celebre clinica neurologica dell’università, cercando, nella città natale di Pestalozzi, di comprendere meglio il messaggio di questo educatore che ammirava profondamente.
A settant’anni dalla sua scomparsa il pedagogista svizzero era ormai famoso. Certe sue idee – che, insolite in epoca romantica, in parte traducevano in concreto i dettami di Rousseau – da lui espresse in termini semplici con la passione nata dalle proprie esperienze, erano penetrate un po’ ovunque in Europa, aprendo le porte ai tentativi di educazione nuova del primo Novecento. Pestalozzi aveva parlato dell’ambiente educativo come di un luogo simile alla casa, lontano dallo stile carcerario – tra militare e conventuale – diffuso nelle scuole e nei collegi del suo tempo; aveva affermato il valore delle esperienze personali e il rispetto a esse dovuto, ma anche l’efficacia del “mutuo insegnamento”, lo scambio e l’aiuto reciproco tra ragazzi anche di diversa età, maschi e femmine. Nei suoi scritti traspare la grande fiducia che dava ai più giovani, quando affermava la loro bontà originale o lamentava il comportamento crudele degli adulti, non solo verso gli orfani soli, ma anche quelli in famiglia, gli uni e gli altri privati di attenzioni affettuose, per loro vitali.
Korczak farà tesoro di tutto questo e lo tradurrà in esperienze originali fra le più innovative. “Ben osservare per ben guidare”, proponeva Pestalozzi, e lui fa dell’osservazione la struttura portante di tutto il suo lavoro di medico e di educatore. Scrive con facilità e gentile ironia, severo verso gli adulti, amabile e divertente se si rivolge ai bambini. È preso di mira dalle autorità zariste, ma tira dritto per la sua strada. Conosce gli orrori della guerra, ma si mantiene saldo sugli interessi iniziali nei confronti dell’infanzia. A poco a poco con i suoi scritti diventa famoso in tutto il suo paese, ma nel bel mezzo della duplice carriera, ormai bene avviata, di medico e di scrittore, lascia tutto e nel 1912, appena trentenne, costruisce con l’aiuto di amici facoltosi la Casa degli Orfani a Varsavia in via Krochmalna. È un grande edificio luminoso che non somiglia a una scuola o a una caserma: in essa vorrebbe ospitare ragazzini ebrei e cattolici, ma la cosa non è consentita. Accoglierà solo bambini e ragazzi ebrei di entrambi i sessi: laico non credente, vuole che ci sia una stanza silenziosa, raccolta, dove chi di loro desideri recitare il Kaddish, la preghiera per i genitori perduti, possa farlo liberamente.
Il denaro non abbonda e gli adulti che aiutano sono pochi: il portiere, una cuoca, una lavandaia. Accanto a lui, fidatissima e perfetta organizzatrice, “Madame” Stefa (Stefania Wilczynska), madre affettuosa per i loro cento figli, che gli resterà accanto fino alla tragica fine. La Casa come una piccola repubblica: così a gradi la organizzerà. La gestione è un potere condiviso tra tutti quelli che vivono al suo interno, mentre la responsabilità è tutta del “piccolo dottore”.
Il grosso del lavoro, anche le pulizie, i letti da rifare, le tavole da preparare e molto altro, è svolto dai ragazzi stessi, un centinaio: i grandi aiutano i piccoli (intorno ai sette anni) di cui sono – in misura modesta e ben precisata – responsabili. A seconda delle età tutti assumono un impegno di lavoro che va dalla mezz’ora per i minori alle quattro ore per i maggiori. Nella Casa andranno a vivere anche studenti universitari di ambo i sessi che, in cambio di vitto e alloggio, daranno un altro importante contributo alla vita della comunità, le ragazze affettuosamente seguite da Stefa. Quale straordinaria formazione in compenso tutti ne riceveranno è emerso da numerose testimonianze posteriori. Anche parecchi educatori e maestri chiederanno di entrare per imparare il mestiere dell’educare alla scuola di Korczak. Divenuto sempre più famoso, riserverà a loro un tempo per illustrare e spiegare, ascoltare e discutere.
Nella Casa le regole di vita sono uguali per tutti, senza privilegi di sorta; il clima, mai punitivo, è impostato sul perdono, sul dare sempre un’altra opportunità.
L’accoglienza di ogni nuovo venuto è compito essenziale di Korczak. Arrivano sporchi, laceri, pieni di pidocchi, ma anche spaventati, rabbiosi. Lui – dimesso nella sua eterna blusa grigia da operaio, ben presto calvo, magro, avaro di parole, ma sempre sorridente e pronto ad ascoltare un bambino – sa trovare le frasi giuste per rassicurare ogni nuovo venuto, persuaderlo ad accettare le minime regole di convivenza: lavarsi, cambiarsi, farsi tagliare i capelli, affidarsi a un compagno più grande che gli mostrerà i segreti della Casa.
Una così ampia comunità ha anche un tribunale, dove si possono denunciare torti e offese subiti. Pietra miliare della sua organizzazione interna, è composto da cinque giudici eletti ogni settimana dai ragazzi tra coloro che non hanno questioni in sospeso. Per orientarsi i giudici consultano un codice-base preparato dallo stesso Korczak. Chiunque può affiggere un’accusa alla tavola nella sala da pranzo o denunziarsi per qualcosa di sbagliato di cui si sente responsabile, come più volte fa lo stesso dottore per motivi di equità. Accuse lievi sono ad esempio: aver imbrogliato in un gioco, aver disturbato nelle ore di studio, non essersi lavato le mani prima del pranzo, non aver rimesso a posto qualcosa… Per le infrazioni minori, dalla 1 alla 100, l’accusa ad altri può anche essere ritirata e la soluzione è comunque il perdono, in pratica l’attesa che l’altro capisca ciò che ha fatto e non ripeta più l’errore. (“Preferirei le botte”, dice qualcuno, ma questa è la legge della Casa).
Le infrazioni gravi fino alle gravissime dalla 100 alla 900, soprattutto perché più volte ripetute, possono comportare penalità assai più pesanti, (mai però la privazione del cibo), fino all’espulsione – evento però raro – ovvero la riconsegna del ragazzo alla famiglia o, se questa manca, ad altro istituto.
Korczak vuole trasmettere una idea sana di giustizia: il tribunale non è la verità, ma questa è il suo fine. Sua intenzione è allenare i ragazzi a non fermarsi alle apparenze, non cercare cavilli e scuse, ma a capire le ragioni dell’altro con l’obiettivo di stabilire la realtà dei fatti. Questo insolito tribunale, gestito principalmente dai giovani pur con la presenza degli adulti, è criticatissimo all’esterno con la solita ipocrisia: tutti sanno che nei collegi e nelle scuole sono preferite le punizioni anche corporali inflitte dagli adulti, così come è consentito il mondo sotterraneo delle spiate, dei sadismi, leggeri o pesanti. Korczak non si lascia distogliere dal suo senso sicuro di protezione, dalla sensibilità che lo porta a cogliere i minimi segnali di sofferenza nel viso, nel corpo di uno qualsiasi dei suoi protetti; perfeziona il sistema discutendo con loro, ascoltandoli e guidandoli.
Gli orfani restano nella Casa almeno sette anni, ne escono intorno ai quattordici, un ciclo di vita che consente una sicura assimilazione di regole di comportamento all’insegna della tolleranza, della collaborazione, dell’equità. Lo scopo principale è aiutarli a diventare individui liberi, capaci di dire i propri diritti senza desiderio di vendetta, di sviluppare pensieri calmi piuttos...

Inhaltsverzeichnis