AttualitĂ di Korczak | Grazia Honegger Fresco
Ogni vita è inimitabile, eppure alcune sono cosĂŹ luminose da segnare in profonditĂ tante altre, anche attraverso il tempo. Una di queste è sicuramente la vita di Henryk Goldszmit, diventato poi celebre â come scrittore e non solo â con il nome di Janusz Korczak. Polacco, di famiglia agnostica, ebreo (scoprĂŹ tardi di esserlo) nato ricco e divenuto povero, si fece medico e uno dei pediatri piĂš ricercati a Varsavia. Decise di non sposarsi nel timore che la follia paterna potesse essere trasmessa a eventuali suoi figli, ma si dedicò per circa quarantâanni a centinaia di bambini e ragazzi privi di genitori. Una storia di generositĂ antica, esemplare per noi in questi giorni bui.
Da studente di medicina scoprĂŹ un forte interesse per le condizioni di vita dellâinfanzia, tanto che, poco piĂš che ventenne, agli inizi del Novecento, visitava i quartieri piĂš miseri di Varsavia e denunciava in articoli su una importante rivista polacca la situazione drammatica dei bambini âtrattati con il guinzaglioâ, ricchi o poveri che fossero. PiĂš tardi andò a perfezionare la formazione medica a Berlino e a Zurigo, nella celebre clinica neurologica dellâuniversitĂ , cercando, nella cittĂ natale di Pestalozzi, di comprendere meglio il messaggio di questo educatore che ammirava profondamente.
A settantâanni dalla sua scomparsa il pedagogista svizzero era ormai famoso. Certe sue idee â che, insolite in epoca romantica, in parte traducevano in concreto i dettami di Rousseau â da lui espresse in termini semplici con la passione nata dalle proprie esperienze, erano penetrate un poâ ovunque in Europa, aprendo le porte ai tentativi di educazione nuova del primo Novecento. Pestalozzi aveva parlato dellâambiente educativo come di un luogo simile alla casa, lontano dallo stile carcerario â tra militare e conventuale â diffuso nelle scuole e nei collegi del suo tempo; aveva affermato il valore delle esperienze personali e il rispetto a esse dovuto, ma anche lâefficacia del âmutuo insegnamentoâ, lo scambio e lâaiuto reciproco tra ragazzi anche di diversa etĂ , maschi e femmine. Nei suoi scritti traspare la grande fiducia che dava ai piĂš giovani, quando affermava la loro bontĂ originale o lamentava il comportamento crudele degli adulti, non solo verso gli orfani soli, ma anche quelli in famiglia, gli uni e gli altri privati di attenzioni affettuose, per loro vitali.
Korczak farĂ tesoro di tutto questo e lo tradurrĂ in esperienze originali fra le piĂš innovative. âBen osservare per ben guidareâ, proponeva Pestalozzi, e lui fa dellâosservazione la struttura portante di tutto il suo lavoro di medico e di educatore. Scrive con facilitĂ e gentile ironia, severo verso gli adulti, amabile e divertente se si rivolge ai bambini. Ă preso di mira dalle autoritĂ zariste, ma tira dritto per la sua strada. Conosce gli orrori della guerra, ma si mantiene saldo sugli interessi iniziali nei confronti dellâinfanzia. A poco a poco con i suoi scritti diventa famoso in tutto il suo paese, ma nel bel mezzo della duplice carriera, ormai bene avviata, di medico e di scrittore, lascia tutto e nel 1912, appena trentenne, costruisce con lâaiuto di amici facoltosi la Casa degli Orfani a Varsavia in via Krochmalna. Ă un grande edificio luminoso che non somiglia a una scuola o a una caserma: in essa vorrebbe ospitare ragazzini ebrei e cattolici, ma la cosa non è consentita. AccoglierĂ solo bambini e ragazzi ebrei di entrambi i sessi: laico non credente, vuole che ci sia una stanza silenziosa, raccolta, dove chi di loro desideri recitare il Kaddish, la preghiera per i genitori perduti, possa farlo liberamente.
Il denaro non abbonda e gli adulti che aiutano sono pochi: il portiere, una cuoca, una lavandaia. Accanto a lui, fidatissima e perfetta organizzatrice, âMadameâ Stefa (Stefania Wilczynska), madre affettuosa per i loro cento figli, che gli resterĂ accanto fino alla tragica fine. La Casa come una piccola repubblica: cosĂŹ a gradi la organizzerĂ . La gestione è un potere condiviso tra tutti quelli che vivono al suo interno, mentre la responsabilità è tutta del âpiccolo dottoreâ.
Il grosso del lavoro, anche le pulizie, i letti da rifare, le tavole da preparare e molto altro, è svolto dai ragazzi stessi, un centinaio: i grandi aiutano i piccoli (intorno ai sette anni) di cui sono â in misura modesta e ben precisata â responsabili. A seconda delle etĂ tutti assumono un impegno di lavoro che va dalla mezzâora per i minori alle quattro ore per i maggiori. Nella Casa andranno a vivere anche studenti universitari di ambo i sessi che, in cambio di vitto e alloggio, daranno un altro importante contributo alla vita della comunitĂ , le ragazze affettuosamente seguite da Stefa. Quale straordinaria formazione in compenso tutti ne riceveranno è emerso da numerose testimonianze posteriori. Anche parecchi educatori e maestri chiederanno di entrare per imparare il mestiere dellâeducare alla scuola di Korczak. Divenuto sempre piĂš famoso, riserverĂ a loro un tempo per illustrare e spiegare, ascoltare e discutere.
Nella Casa le regole di vita sono uguali per tutti, senza privilegi di sorta; il clima, mai punitivo, è impostato sul perdono, sul dare sempre unâaltra opportunitĂ .
Lâaccoglienza di ogni nuovo venuto è compito essenziale di Korczak. Arrivano sporchi, laceri, pieni di pidocchi, ma anche spaventati, rabbiosi. Lui â dimesso nella sua eterna blusa grigia da operaio, ben presto calvo, magro, avaro di parole, ma sempre sorridente e pronto ad ascoltare un bambino â sa trovare le frasi giuste per rassicurare ogni nuovo venuto, persuaderlo ad accettare le minime regole di convivenza: lavarsi, cambiarsi, farsi tagliare i capelli, affidarsi a un compagno piĂš grande che gli mostrerĂ i segreti della Casa.
Una cosĂŹ ampia comunitĂ ha anche un tribunale, dove si possono denunciare torti e offese subiti. Pietra miliare della sua organizzazione interna, è composto da cinque giudici eletti ogni settimana dai ragazzi tra coloro che non hanno questioni in sospeso. Per orientarsi i giudici consultano un codice-base preparato dallo stesso Korczak. Chiunque può affiggere unâaccusa alla tavola nella sala da pranzo o denunziarsi per qualcosa di sbagliato di cui si sente responsabile, come piĂš volte fa lo stesso dottore per motivi di equitĂ . Accuse lievi sono ad esempio: aver imbrogliato in un gioco, aver disturbato nelle ore di studio, non essersi lavato le mani prima del pranzo, non aver rimesso a posto qualcosa⌠Per le infrazioni minori, dalla 1 alla 100, lâaccusa ad altri può anche essere ritirata e la soluzione è comunque il perdono, in pratica lâattesa che lâaltro capisca ciò che ha fatto e non ripeta piĂš lâerrore. (âPreferirei le botteâ, dice qualcuno, ma questa è la legge della Casa).
Le infrazioni gravi fino alle gravissime dalla 100 alla 900, soprattutto perchĂŠ piĂš volte ripetute, possono comportare penalitĂ assai piĂš pesanti, (mai però la privazione del cibo), fino allâespulsione â evento però raro â ovvero la riconsegna del ragazzo alla famiglia o, se questa manca, ad altro istituto.
Korczak vuole trasmettere una idea sana di giustizia: il tribunale non è la veritĂ , ma questa è il suo fine. Sua intenzione è allenare i ragazzi a non fermarsi alle apparenze, non cercare cavilli e scuse, ma a capire le ragioni dellâaltro con lâobiettivo di stabilire la realtĂ dei fatti. Questo insolito tribunale, gestito principalmente dai giovani pur con la presenza degli adulti, è criticatissimo allâesterno con la solita ipocrisia: tutti sanno che nei collegi e nelle scuole sono preferite le punizioni anche corporali inflitte dagli adulti, cosĂŹ come è consentito il mondo sotterraneo delle spiate, dei sadismi, leggeri o pesanti. Korczak non si lascia distogliere dal suo senso sicuro di protezione, dalla sensibilitĂ che lo porta a cogliere i minimi segnali di sofferenza nel viso, nel corpo di uno qualsiasi dei suoi protetti; perfeziona il sistema discutendo con loro, ascoltandoli e guidandoli.
Gli orfani restano nella Casa almeno sette anni, ne escono intorno ai quattordici, un ciclo di vita che consente una sicura assimilazione di regole di comportamento allâinsegna della tolleranza, della collaborazione, dellâequitĂ . Lo scopo principale è aiutarli a diventare individui liberi, capaci di dire i propri diritti senza desiderio di vendetta, di sviluppare pensieri calmi piuttos...