La Sicilia prima dei greci
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La Sicilia prima dei greci

Luigi Bernabò Brea

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La Sicilia prima dei greci

Luigi Bernabò Brea

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La Sicilia che conosciamo, ricca di teatri e giardini, templi e grandi piazze circondate dai portici, è il lascito eccezionale dei popoli che nei secoli l'hanno abitata e modellata, disseminando tracce indelebili delle loro culture, religioni e istituzioni. Soprattutto i Greci l'hanno resa una terra impareggiabile, un giacimento di tesori unico al mondo, dove i fasti della civiltà classica convivono con la quotidianità del presente e le antiche architetture ospitano le attività dell'uomo moderno, chiedendogli di rievocare continuamente la loro storia.Ma cosa trovarono i Greci quando approdarono sull'isola? Chi ne popolava le pianure e le montagne?La Sicilia prima dei Greci, che il Saggiatore ripubblica in una nuova edizione, offre un resoconto minuzioso e affascinante delle culture precedenti alla formazione della civiltà occidentale. Il loro passaggio sull'isola è attestato da pitture rupestri, sepolcreti, utensili riportati alla luce nel secolo scorso, che hanno dato l'abbrivio a indagini archeologiche sorprendenti, di cui Luigi Bernabò Brea, protagonista assoluto sul campo, si è fatto portavoce, mitografo e interprete.Il risultato è una narrazione millenaria che attraversa tutte le fasi della preistoria umana – dal Paleolitico all'Età del ferro –, interroga i simboli, gli stili e i costumi di un mondo primitivo ma industrioso, pragmatico ma profondamente spirituale, e dimostra come la Sicilia sia stata, ancora prima dell'avvento dei Greci, uno dei crocevia più importanti di sempre, e il punto di incontro di universi simbolici spesso molto diversi tra loro, dei quali Bernabò Brea è stato il primo a decifrare i linguaggi.

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Information

Jahr
2016
ISBN
9788865765180
Capitolo VI
La tarda Età del bronzo e l’Età del ferro
La fiorente civiltà di cui avevano goduto le isole Eolie e la Sicilia nella prima e nella media Età del bronzo giunge bruscamente alla fine intorno alla metà del xiii secolo a.C.
I rapporti pacifici e gli scambi commerciali che collegavano fra loro i popoli delle diverse rive del Mediterraneo si interrompono quasi completamente.
Inizia ora un’età rude, di guerra e di paura, che costringe le popolazioni a cambiare tutto il loro sistema di vita e che trasforma profondamente le basi della loro economia.
Si apre ora un vero e proprio medioevo che avrà termine solo cinque secoli dopo con la colonizzazione greca della Sicilia e dell’Italia meridionale.
Nella prima Età del bronzo, così come nell’Età del rame, nessun grave pericolo sembrava minacciare le popolazioni eoliane e siciliane. I villaggi di queste età non dovevano essere particolarmente assillati da preoccupazioni di difesa se sceglievano frequentemente posizioni amene. A Lipari, per esempio, l’abitato si estendeva al di fuori del castello nella sottostante pianura di Diana.
Ma già nella media Età del bronzo il pericolo aveva dovuto farsi grave e imminente e doveva essere risentito molto più dalle isole Eolie che dalla Sicilia. Era una minaccia che proveniva dalle coste della penisola italiana. Solo un grave timore poteva consigliare di costruire dei villaggi in posizioni così disagevoli come quelle del Milazzese, di Panarea e della Portella di Salina.
E questa minaccia finisce con il prevalere. La vecchia civiltà è travolta dall’irrompere di genti nuove che, giungendo dal mare o attraversando lo stretto di Messina, invadono le isole Eolie e la Sicilia.
Siamo ormai agli albori della protostoria e i fatti di questa età, anche se non documentati da una vera e propria storia scritta, trovano almeno un’eco assai vasta nella leggenda.
A queste popolazioni nuove possiamo quindi dare anche un nome: sono gli Ausoni, i Siculi, i Morgeti.
1. La cultura ausonia delle isole Eolie
Diodoro Siculo (v, 7) dice che le isole Eolie sarebbero state dapprima deserte. Ma successivamente Liparo, figlio di Auson re degli Ausoni – popolo dell’Italia centro-meridionale – venuto a discordia con i fratelli e impadronitosi delle navi e di un esercito, sarebbe partito dall’Italia meridionale e avrebbe occupato l’isola che da lui prende il nome, fondandovi la città.
In realtà le isole Eolie non erano deserte. Al contrario fioriva in esse una civiltà già almeno due volte millenaria.
Ma la colonizzazione delle isole da parte di una popolazione proveniente dalla penisola italiana, e cioè degli Ausoni della leggenda diodorea, trova una conferma nei dati archeologici.
Sull’acropoli di Lipari, sopra le rovine delle capanne della media Età del bronzo, distrutte da incendio, si estende uno strato le cui ceramiche, estremamente caratteristiche, differiscono totalmente da quelle dell’età precedente e non trovano d’altronde nessun confronto in Sicilia.
È evidente che l’unità culturale, che collegava nella fase precedente le isole Eolie con la Sicilia, s’è spezzata.
I materiali di questo strato si identificano invece con quelli delle fasi tardive della cultura «appenninica» della penisola italiana e soprattutto con quelli dei villaggi pugliesi dello Scoglio del Tonno presso Taranto, di Porto Perone presso Leporano, di Coppa Nevigata presso Manfredonia ecc.
Questa identità tipologica ci prova che le isole Eolie vengono ora a rientrare improvvisamente e totalmente nell’orbita di quelle culture dell’Italia peninsulare con le quali nell’età precedente esistevano già degli scambi assai attivi. La concordanza fra la leggenda e i risultati dell’indagine archeologica non potrebbe essere più stretta. Sulla base del testo di Diodoro possiamo quindi chiamare ausonia la civiltà che ora si inizia nelle isole Eolie.

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Carta vii. Stazioni della tarda Età del bronzo e dell’Età del ferro in Sicilia.
1 Lipari acropolis
2 Milazzo
3 Tindari
4 Longane
5 Pozzo di Gotto
6 Malvagna
7 Cocolomazzo di Mola
8 Naxos
9 Paternò
10 Mendolito
11 Centuripe
12 Lentini
13 Ortigia
14 Rivettazzo
15 Cassibile
16 Noto Vecchio
17 Finocchito
18 Tremenzano
19 Palazzolo
20 Pantalica
21a Vizzini
21b Giarratana
22 Modica
23 Molino Badia
24 San Cataldo
25 Caltagirone
26 Monte San Mauro
27 Niscemi
28 Butera
29 Monte Dessueri
30 Realmese
31 Calcarella
32 Favara
33 Cannatello
34 Polizello
35 Valledolmo
36 Sant’Angelo Muxaro
37 Santa Margherita Belice
38 Erice
39 Segesta
40 San Giuseppe Iato
41 Monte Scurzi
L’esame del materiale archeologico ci permette di distinguere chiaramente due fasi distinte nella lunga evoluzione di questa civiltà. Chiameremo dunque queste fasi Ausonio i e ii.
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Fig. 29. Ceramica della cultura Ausonio i proveniente dalla necropoli di Lipari. Museo di Lipari. Diametro della tazza più grande: 21,6 cm;
degli altri oggetti in proporzione.
L’Ausonio I
L’elemento più appariscente nelle ceramiche della prima fase della civiltà ausonia è la quantità e la varietà delle appendici che si soprelevano sulle anse delle scodelle carenate e dei piccoli tegami, sempre di colore nerastro.
Queste appendici hanno la forma di un semplice cilindro oppure quella di un’ascia, oppure sono due cilindri o un paio di corna che si dipartono dall’estremo di uno stelo verticale (fig. 29).
Oppure l’ansa è formata da una larga piastra traforata, sormontata da volute contrapposte.
Anche le alte anse a cordone, che risalgono sopra l’orlo di tazze-attingitoio, sono sormontate da piccole corna.
Il vaso domestico più comune di questa età è la grande situla cilindrica decorata con un rozzo cordone e con quattro linguette intorno all’orlo.
Questa cultura è stata trovata finora solo sull’acropoli di Lipari, sulla quale forse si sono insediati gli invasori cacciandone i precedenti abitanti.
Nessuna traccia se ne è riscontrata nelle isole minori. I villaggi della cultura del Milazzese, di Panarea, di Salina e di Filicudi, hanno soggiaciuto a una distruzione violenta e non sono stati più ricostruiti. Forse le condizioni di insicurezza del mare e la continua minaccia di incursioni nemiche impediscono ora alle piccole comunità di sopravvivere e le isole minori devono essere abbandonate. Qualche traccia di questa cultura si è invece riconosciuta a Milazzo. Ma anche sull’acropoli di Lipari lo strato corrispondente a questa prima fase della cultura ausonia è di piccolo spess...

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