capitolo 1
Introduzione
Per quasi tutti i 150 000 anni di esistenza della loro specie, gli esseri umani sono vissuti in societĂ relativamente piccole e unite, con una tecnologia primitiva che permetteva loro di influenzare solo lâambiente piĂš prossimo. Ă probabile quindi che la loro psicologia e la loro morale si siano adattate in modo da renderli adeguati a vivere in queste condizioni. Attraverso la scienza e la tecnologia, gli esseri umani hanno però cambiato radicalmente le loro condizioni di vita, mentre la loro psicologia morale è presumibilmente rimasta fondamentalmente la stessa nel corso di questo cambiamento, dato che esso è avvenuto piuttosto rapidamente (rispetto alle tempistiche evoluzionistiche), concentrandosi negli ultimi secoli. La popolazione umana sulla Terra è aumentata di un migliaio di volte dai tempi della rivoluzione agricola, quindi molti esseri umani vivono ora in societĂ composte da milioni di persone, con una tecnologia scientifica avanzata che permette loro di esercitare unâinfluenza che si estende a tutto il mondo e al lontano futuro. Sosterremo che per natura gli esseri umani non sono dotati di una psicologia morale che permetta loro di affrontare i problemi morali creati da queste nuove condizioni di vita. Nemmeno il sistema politico attualmente predominante, la democrazia liberale, è in grado di superare queste inadeguatezze morali. In effetti, sosterremo che anzi la democrazia liberale acuisce alcuni di questi problemi morali.
In particolare, ci concentreremo su due problemi generati dallâesistenza della tecnologia scientifica moderna: la sfida delle armi di distruzione di massa, specialmente nelle mani di gruppi terroristici, e quella del cambiamento climatico e del degrado ambientale. Crediamo che, per poter fare i conti con il rischio di attacchi terroristici con armi di distruzione di massa, le democrazie liberali debbano diventare meno liberali, intensificando la sorveglianza dei loro cittadini e, quindi, ridimensionandone il diritto alla privacy. Ma è probabile che alle democrazie liberali risulti ancora piĂš difficile affrontare il problema del cambiamento climatico e della distruzione dellâambiente, perchĂŠ per farlo una maggioranza di elettori deve essere favorevole allâadozione di restrizioni sul proprio stile di vita eccessivamente consumistico, e non ci sono indicazioni del fatto che si voglia fare un tale sacrificio del benessere personale per promuovere lâinteresse delle generazioni future e degli animali non umani.
Sosterremo che affinchĂŠ la maggioranza dei cittadini delle democrazie liberali avverta il desiderio di procedere a porre dei limiti ai propri consumi esagerati bisogna potenziarne la motivazione morale, cosĂŹ che prestino maggiore attenzione agli interessi delle generazioni future e degli animali non umani. Questo può essere fatto in parte con i metodi tradizionali di educazione morale, per esempio attraverso la riflessione abituale sulle motivazioni o le ragioni che rendono le azioni moralmente corrette e attraverso la vivida rappresentazione di come ci si sentirebbe se si fosse nei panni di chi subisce delle azioni sbagliate. Ma la nostra conoscenza della biologia umana, in particolare della genetica e della neurobiologia, inizia ora a fornirci i mezzi per influire direttamente sulle basi biologiche o psicologiche della motivazione umana usando, per esempio, metodi genetici o farmacologici come la selezione e lâingegneria genetiche. Suggeriremo che, in linea di principio, non ci sono obiezioni filosofiche o morali allâuso di tali mezzi biomedici per il potenziamento morale â che chiameremo biopotenziamento morale â e che lâattuale situazione difficile dellâumanità è talmente seria che è imperativo che la ricerca scientifica esplori ogni possibilitĂ di sviluppare dei mezzi efficaci di biopotenziamento morale complementari ai mezzi tradizionali. Lâattuale situazione difficile dellâumanità è resa piĂš seria dal fatto che gli esseri umani hanno ora a disposizione dei mezzi con cui potrebbero minare per sempre le condizioni per una vita degna sulla terra. Per esempio, lâesaurimento delle risorse naturali essenziali potrebbe innescare una devastante guerra nucleare. Ă auspicabile che potenzialitĂ tecnologiche formidabili come quelle che abbiamo a disposizione ora vengano affidate solo a esseri moralmente illuminati e adeguatamente informati sui fatti rilevanti.
Si può ragionevolmente dubitare che ci sia abbastanza tempo perchĂŠ gli esseri umani raggiungano il grado di potenziamento morale necessario prima che sia troppo tardi, cioè prima che mettano queste formidabili potenzialitĂ tecnologiche al servizio di usi catastrofici. Pare che lâavanzamento morale raggiunto con i metodi di formazione tradizionali nei 2500 anni trascorsi dai primi grandi maestri, come Buddha, Confucio e Socrate, non sia allâaltezza, e che non si vedano ancora allâorizzonte dei mezzi di biopotenziamento morale efficaci. Câè, inoltre, un preoccupante problema legato allâavvio del processo: i mezzi biomedici di potenziamento morale dovrebbero essere scoperti e applicati da persone che sono esse stesse moralmente inadeguate e che necessitano del potenziamento. Pertanto, câè un rischio significativo che non ci sia un interesse sufficiente nel cercare questi mezzi e che, se li si cercasse e trovasse, li si applichi in modo scorretto, esattamente come è avvenuto con altri mezzi che la scienza ha messo nelle mani degli uomini.
Non proveremo a stimare quanto sia probabile lâavverarsi di qualcuna di queste previsioni distopiche relative alla nostra possibilitĂ di correggere la discrepanza tra capacitĂ tecnologiche e capacitĂ morali. Tuttavia, è probabile che nellâesprimere un giudizio di questo genere sia meglio peccare di ottimismo che di pessimismo, perchĂŠ di certo gli esseri umani non sono biologicamente o geneticamente destinati o determinati a provocare la propria fine a causa del troppo successo nello sfruttamento delle risorse naturali. Ă possibile sottoporre gli esseri umani a un considerevole potenziamento morale perchĂŠ piĂš di altri animali sono biologicamente o geneticamente disposti a imparare dallâesperienza, anche se non si può prevedere con certezza se siano o meno in tempo per elevare al grado richiesto il loro potenziale di miglioramento morale. Data la gravitĂ dellâesito sfavorevole e lâincertezza che i metodi tradizionali di potenziamento riescano a portare al grande rilancio morale necessario, è importante studiare la possibilitĂ del biopotenziamento morale e non accantonare la prospettiva di tecniche di biopotenziamento morale umano come impossibili in linea di principio o moralmente discutibili, per quanto non ci sia garanzia alcuna di scoprire per tempo tecniche efficaci di questo tipo.
Nel capitolo 2 iniziamo notando un fatto basilare delle condizioni della nostra esistenza, cioè che è piĂš facile per noi danneggiarci reciprocamente che giovarci a vicenda. Per esempio, è piĂš semplice per noi ucciderci che salvarci gli uni egli altri, ed è piĂš semplice farci del male a vicenda che curarci a vicenda. Il fatto che nuocere sia piĂš facile che giovare è particolarmente importante a motivo del fatto che, al crescere delle potenzialitĂ degli esseri umani causato dallo sviluppo esponenziale della tecnologia scientifica, il potenziale umano di nuocere è diventato davvero enorme, al punto che siamo ora in grado di porre fine per sempre a tutta la vita degna su questo pianeta, perchĂŠ la tecnologia scientifica ci ha fornito le armi di distruzione di massa. Inoltre, ci ha anche messi in grado di sfruttare le risorse naturali in modo cosĂŹ efficiente che siamo ora in 7 miliardi e abbiamo colonizzato lâintero pianeta e abusato dei 2/3 dei suoi piĂš importanti ecosistemi (secondo la Valutazione dellâecosistema del millennio delle Nazioni Unite del 2005). La grave situazione che ne risulta è un tema fondamentale di questo libro.
Il fatto che per noi nuocere sia piĂš semplice che giovare si riflette nella nostra vita emozionale e nella nostra morale. Secondo la morale di senso comune, o le norme morali basilari della quotidianitĂ che regolano il comportamento umano nelle diverse culture, la nostra responsabilità è per lo piĂš basata sulla causazione, cosĂŹ che ci riteniamo responsabili di un certo esito quanto piĂš grande è il nostro contributo causale a esso. Questo implica, per esempio, che intuitivamente ci sentiamo piĂš responsabili per il male che causiamo che per il bene che non facciamo e, quindi, riteniamo di avere degli obblighi o doveri morali di non nuocere, ma non degli obblighi di giovare. Questi doveri negativi corrispondono allâesistenza di diritti negativi a non essere danneggiati e non a diritti positivi a ricevere giovamento. La nostra maggiore vulnerabilitĂ al danno è riflessa anche nel fatto che la nostra avversione alle perdite è piĂš forte dellâattrattiva dei guadagni corrispondenti, che lâemozione negativa di paura può essere molto piĂš forte della sua controparte positiva â lâemozione di speranza o di desiderio â, che la rabbia verso chi ci fa del male è piĂš forte della gratitudine verso un benefattore, e cosĂŹ via.
Unâaltra caratteristica importante della nostra psicologia è che siamo miopi personalmente e temporalmente, nel senso che siamo disposti a occuparci di piĂš di ciò che capita nel futuro prossimo a noi stessi e a qualche individuo a noi vicino o caro che di ciò che capita a noi stessi in un futuro piĂš remoto o a degli estranei. Tendiamo a non prendere in considerazione il futuro piĂš remoto e siamo capaci di provare empatia e solidarietĂ solo per pochi individui che ruotano attorno a noi, e non per grandi numeri di individui in misura proporzionale alla loro quantitĂ . Anche la nostra sollecitudine a impegnarci in una reciproca cooperazione, che richiede un senso di giustizia o equitĂ , è limitata al piccolo numero di persone di cui ci importa e di cui ci fidiamo. Gli estranei, quelli al di fuori del gruppo di individui che conosciamo personalmente, ci limitiamo a incontrarli con noncuranza e sfiducia, e la piĂš piccola offesa si può tramutare in aperta ostilitĂ . Questi sono i tratti della nostra psicologia morale che riteniamo di maggior rilevanza in questo contesto. Supponiamo che abbiano delle spiegazioni evoluzionistiche, ma ai fini del nostro argomento il fatto che esibiamo questi tratti conta piĂš della loro origine.
Il capitolo 3 presenta una rapida panoramica della natura della democrazia liberale. Per democrazie liberali intendiamo paesi come quelli dellâUnione Europea, gli Stati Uniti dâAmerica, il Canada, lâAustralia, la Nuova Zelanda e il Giappone. Ci concentriamo specialmente sulla capacitĂ di queste democrazie liberali ricche di gestire le enormi sfide delle armi di distruzione di massa e dei problemi ambientali come il cambiamento climatico, la riduzione della biodiversitĂ , e lâesaurimento delle risorse essenziali, come petrolio, acqua e terreni coltivabili. Il motivo di questa scelta è che questi paesi sono economicamente e tecnologicamente ben equipaggiati per affrontare questi problemi ed è probabile che la maggior parte dei nostri lettori risieda in questi paesi.
Non forniremo una caratterizzazione astratta e dettagliata di che cosa sia una democrazia liberale. Tuttavia, è essenziale per il nostro argomento che una delle caratteristiche definitorie della democrazia liberale sia quella di conferire ai propri cittadini diritti civili e libertĂ il piĂš ampi possibile, compatibilmente con il possesso di uguali diritti da parte di tutti i cittadini. Per inciso, osserviamo che pur sottoscrivendo lâuguaglianza nel rispetto di diritti e libertĂ , le democrazie liberali inglobano un considerevole livello disuguaglianza socioeconomica, che è una conseguenza inevitabile delle loro economie di mercato e delle differenze nei talenti psicofisici degli esseri umani. Quindi, sebbene tipicamente le democrazie liberali si impegnino per garantire lâuguaglianza nel senso di pari diritti e opportunitĂ , questo impegno non si estende in toto allâuguaglianza socioeconomica e, per questo motivo, è unâuguaglianza piuttosto vacua. Ma per ottenere lâuguaglianza socioeconomica in unâeconomia di mercato non è sufficiente creare unâuguaglianza di opportunitĂ sociali. Servirebbe anche un potenziamento delle capacitĂ intellettive e pratiche degli esseri umani, per esempio attraverso metodi genetici o farmacologici, per rendere gli esseri umani piĂš uguali sotto questi aspetti. Ciò su cui si concentra questo libro è però il potenziamento morale, vale a dire il potenziamento di specifiche disposizioni morali, e non il potenziamento delle capacitĂ umane in generale.
Il capitolo 4 passa in rassegna le catastrofiche minacce poste dalle armi di distruzione di massa nucleari e biologiche. Le armi nucleari sono relativamente difficili da fabbricare, ma per un gruppo terroristico intraprendente sarebbe possibile realizzarle, se non oggi in un futuro prossimo. à certamente possibile per un gruppo terroristico produrre armi di distruzione di massa biologiche che, in quanto contagiose, possono essere quasi altrettanto letali. Sosteniamo che, per proteggersi dagli attacchi terroristici per mezzo di armi di distruzione di massa, le democrazie liberali debbano usare delle tecnologie moderne di sorveglianza, come il monitoraggio delle trasmissioni elettromagnetiche, la copertura degli spazi pubblici con telecamere a circuito chiuso, gli scanning corporei negli aeroporti, e cosÏ via. Molti oppositori di queste misure probabilmente obietteranno che questo renderà meno liberali le democrazie, limitando il diritto alla privacy dei cittadini. Suggeriamo che non esiste un diritto morale del genere, sebbene i cittadini possano avere un interesse per la privacy che attualmente gode di una tutela legale. à però ragionevole ridimensionare questo diritto legale perchÊ, anche se il rischio di attacchi terroristici con armi di distruzione di massa fosse minimo, qualora si concretizzasse comporterebbe un male di enorme portata. Il multiculturalismo tipico delle democrazie liberali moderne rende la loro vulnerabilità alle attività terroristiche piÚ alta rispetto a qu...