Parte prima
GIOVANNI COSATTINI
(1878-1954) Capitolo primo
Il figlio del pretore
1. «Cosattini» Ăš un cognome tipicamente friulano. Lo attesta anche il piĂč recente dizionario sullâargomento 1, secondo cui sin dal Seicento diverse famiglie si chiamavano cosĂŹ a PasiĂ n di Prato, alle porte di Udine, oltre che nel capoluogo stesso (dove molti con quel cognome saranno avvocati, notai o magistrati). E fin qui ci siamo perchĂ©, tra «Cosatto», «Cosatti» e «Cosattini», il comune di PasiĂ n di Prato registra ancor oggi cinquantaquattro presenze, mentre a Udine lâelenco dei telefoni fissi (Pagine bianche) comprende quindici «Cosattini».
Meno certa Ăš invece lâetimologia, sempre secondo il succitato dizionario: «Diminutivo di cosĂ t che, come cosĂ n, dovrebbe significare âoriundo della valle del Cosaâ o âdel villaggio di Cosaâ, in comune di San Giorgio della Richinvelda [provincia di Pordenone]. Non escludiamo cossĂ t, âbracciante, giornaliero, contadino poveroâ» 2. Viceversa, sul sito del comune di PasiĂ n di Prato, in Rete, si legge: «Deriva dal friulano cos, paniere di vimini, oppure dalla voce slava kos, merlo». A questo punto, poichĂ© come tutti sanno un merlo non fa primavera, ci rassegniamo a rimanere nel vago, almeno sullâetimo.
PiĂč concretamente, il primo protagonista di questa storia familiare â Giovanni Cosattini â era⊠abruzzese, essendo nato il 5 gennaio del 1878 a Cittaducale, pittoresco paesotto, allâepoca con 4 mila anime, in provincia dellâAquila (poi, dal 1927, di Rieti, nel Lazio). Un puro caso, unâappartenenza non rivendicata, probabilmente un luogo mai rivisitato da Giovanni. Il quale ebbe i natali in quella localitĂ solo a causa degli spostamenti del padre Gerolamo, a lungo magistrato itinerante prima di tornare nel Friuli dei propri avi.
2. Di Giovanni Cosattini, dalla pubertĂ sino allâinizio degli studi universitari a Padova, non si sa in pratica nulla: non tanto delle scuole frequentate â il ginnasio al «Parini» di Milano 3 e il liceo classico ad Aosta, dal 1894 al 1897 4 â quanto piuttosto di letture, hobby, amicizie o di eventuali precoci interessi politici; e neppure dei rapporti con i genitori e con i quattro tra fratelli e sorelle, tutti nati dopo di lui 5. In assenza di carteggi privati, il suo pur attento biografo ufficiale, Paolo Alatri, Ăš costretto a sorvolare, dedicando a tutto ciĂČ meno di una pagina. Solo poco piĂč avanti, in una nota al testo, fa un cenno di grande interesse che aiuta a capire qualcosa del carattere di Cosattini. Racconta infatti di un episodio tramandato in famiglia, secondo cui nel 1896 il diciottenne Giovanni sarebbe stato espulso dal territorio austriaco (dove forse si trovava in visita ai parenti della madre) «âper propaganda sovversivaâ, e piĂč precisamente per aver turbato la pace religiosa [!] e aver parlato male dellâimperatore Francesco Giuseppe» 6.
Il che dimostra una ben precoce propensione alla polemica!
Comunque, noi possiamo parzialmente rimediare alla carenza di notizie compulsando il grosso faldone (500 fogli) del Ministero della Giustizia dedicato a Gerolamo, che si conserva â come quelli di tutti i magistrati italiani, dallâUnitĂ in poi â allâArchivio Centrale dello Stato di Roma. Faldone accompagnato da un utilissimo «Prospetto di matricola», che riassume i suoi numerosi spostamenti di sede (si chiamavano «tramutamenti»), gli avanzamenti di grado e gli scatti di stipendio.
Gerolamo era nato il 31 luglio 1847 a Legnago (Verona), allâepoca in Austria-Ungheria, probabilmente per le stesse ragioni per cui Giovanni aveva visto la luce a Cittaducale. Infatti, anche il padre di Gerolamo â Giovanni sr, morto nel 1876 â era stato magistrato (dellâimpero asburgico) e quindi si era sottoposto alla normale trafila dei cambiamenti di sede, arrivando a fine carriera al grado di vicepresidente di Tribunale, a Udine. Nel 1866, in seguito alla terza guerra dâindipendenza, il Veneto â con il Friuli centrale e occidentale â passĂČ sotto la monarchia sabauda. Pochi anni dopo, ormai suddito di Vittorio Emanuele II, Gerolamo si iscrisse alla FacoltĂ di Giurisprudenza dellâUniversitĂ di Padova, laureandosi il 13 marzo 1872. Fece poi il «praticante» presso lo studio dellâavvocato Alessandro Delfino di Udine, finchĂ© nel luglio del 1874 â già «avvocato» â venne nominato vicepretore a Udine, abbandonando la professione forense.
Ecco ora in sintesi il suo cursus honorum, che ci dĂ anche lâidea delle varie residenze di Giovanni. Prima due sedi disagiate: pretore a Cittaducale dal 1877 al 1879; «tramutato» a Pratola Peligna (LâAquila) fino al 1883. Poi destinato al Nord, brevemente a Loreo (Rovigo) e Palmanova (Udine); quindi dal 1884 al 1889 a Mirandola (Modena). Seguono cinque anni a Gorgonzola (Milano) sino al primo tardivo scatto nel marzo 1894, con la nomina a «giudice al Tribunale di Aosta»; nellâagosto 1897 Ăš a Belluno e due anni dopo finalmente a Udine, dove muore in servizio il 2 aprile 1904, allâetĂ di cinquantasei anni 7.
Quello stesso giorno, sui principali quotidiani del capoluogo («Il Friuli», liberalprogressista, il «Giornale di Udine», liberalconservatore, e «La Patria del Friuli», espressione della Sinistra Storica) usciva il seguente necrologio:
Questa mattina alle ore 8,22 cessava di vivere lâAvv. Gerolamo Cosattini, Giudice del Tribunale di Udine.
La vedova Emilia Cosattini nata Cosattini, i figli dott. Giovanni, Augusto, Eugenia, Antonietta, Emilio ed i parenti tutti, con lâanimo straziato, danno il doloroso annuncio, pregando di essere dispensati da visite.
Per espressa volontĂ del defunto il trasporto funebre avrĂ luogo unâora avanti giorno, senza ceri e senza fiori lunedĂŹ mattina 4 aprile corr. 8
Il 4 aprile compariva sul «Friuli» un breve trafiletto di cronaca, che conferma alcuni tratti ignoti della personalità di Gerolamo, già accennati nel necrologio:
I funerali dellâavv. Gerolamo Cosattini seguirono â per espresso volere dellâestinto â ieri mattina prima dellâalba, senza preti, senza fiori, senza ceri, senza discorsi, ma in compenso fra cordoglio vero, fra compianto unanime.
Seguivano il feretro i parenti, gli amici, una rappresentanza del Segretariato dellâemigrazione e del Circolo Socialista 9.
Alla famiglia rinnoviamo i sensi delle nostre condoglianze piĂč sentite 10.
Dal che si deducono sia il naturale riserbo del defunto (esequie «prima dellâalba») sia il suo laicismo di stampo risorgimentale («senza preti» e «senza ceri»): un orientamento, questâultimo, che probabilmente trasmise al figlio primogenito. Il che peraltro non bastĂČ a creare una vera empatia fra i due. Tanto Ăš vero che, nelle conversazioni con i familiari, Giovanni eviterĂ sempre di parlare del padre. E i due figli maschi â le altre tre saranno femmine â li chiamerĂ Luigi e Alberto, non Gerolamo.
3. Venendo alla storia professionale di Gerolamo, dallâesame completo del suo faldone allâArchivio Centrale dello Stato si trae la netta impressione che non sia stato un magistrato particolarmente brillante (anche se, nelle note caratteristiche, i suoi superiori lo valutano «discreto» per cultura e «ottimo» per moralitĂ ). In genere, fu trasferito non per sua volontĂ , ma piĂč spesso per motivi di ordine disciplinare, legati a beghe locali. FaticĂČ infatti molto per rientrare a Udine, sua massima ambizione, riuscendovi solo negli ultimi cinque anni di vita: quando, anche per motivi di salute (emiplegia), gli sarebbe stato impossibile svolgere adeguatamente il proprio lavoro 11.
Non una carriera folgorante, quindi, in un periodo, quello post-unitario, in cui lâ«ordine» giudiziario continuava a dipendere fortemente dallâ«esecutivo», mentre a poco a poco si accentuava lâosmosi tra leader politici e magistrati di grado elevato, a volte addirittura nominati Guardasigilli. Era la cosiddetta «alta magistratura», che si distingueva da quella «bassa» per i piĂč facili avanzamenti, la minore mobilitĂ e soprattutto per gli stipendi assai elevati 12. Gerolamo Cosattini, invece, a quanto pare soprattutto per i limiti professionali di cui si Ăš fatto cenno, apparteneva alla fascia piĂč «bassa» della magistratura. Doveva quindi rassegnarsi a spostamenti frequenti e a irrilevanti miglioramenti di stipendio. Nel 1902, due anni prima della morte, non arrivava a guadagnare piĂč di 3900 lire lorde allâanno 13. Una miseria, con cinque bocche da sfamare, oltre a se stesso e alla moglie.
Cinquantâanni dopo (1951), divenuto senatore della Repubblica, Giovanni ne farĂ un garbato cenno in aula, sostenendo la necessitĂ di un adeguato trattamento economico per i giudici: «Sono figlio di magistrato e, se ho un ricordo penoso della mia giovinezza, questo Ăš per le condizioni di penuria, di indigenza in cui la mia famiglia era allora costretta a vivere» 14.
A riprova di uno status socio-economico modesto â piccolo-medio borghese, nonostante il prestigio della toga â il fascicolo di Giovanni Cosattini allâUniversitĂ di Padova conserva numerose istanze del padre per ottenere lâesenzione dal pagamento delle tasse accademiche del figlio. A volte ci riesce, a volte no, magari perchĂ© la media dei voti â pur buona â sfiora, ma non raggiunge per un soffio quella minima richiesta (ad esempio, al terzâanno, per colpa di un 21 in Diritto romano). Sempre, perĂČ, il magistrato ricorda il mancato possesso di beni immobiliari (se non per irrilevanti briciole) 15, il basso stipendio e i numerosi figli a carico, tutti minorenni.
In un caso, proprio alla fine del ciclo di studi di Giovanni (1902), aggiunge una nota patetica sulla terza figlia, Eugenia: la quale non va piĂč a scuola, perchĂ© «aiuta la propria madre nella gestione della famiglia» 16.
4. Tornando alle vicende scolastiche di Giovanni, da quanto si Ăš detto appare evidente che sia stato uno studente girovago, al seguito del padre. Non Ăš quindi esatto â alla luce di quanto risulta dal sopra citato «Prospetto di matricola» di Gerolamo â quanto scrive Alatri, e cioĂš che dallâetĂ di cinque anni avrebbe fatto un ritorno permanente in Friuli. E nemmeno che frequentĂČ il liceo classico a Udine. Anzi, per quanto riguarda le scuole superiori, diversi documenti universitari di Giovanni confermano quanto anticipato, e cioĂš che quel ciclo di studi fu compiuto ad Aosta 17. Il che, del resto, quadra con i movimenti di Gerolamo e con la data dellâiscrizione del figlio alla FacoltĂ di Giurisprudenza dellâUniversitĂ di Padova (la stessa del padre): autunno del 1897 18.
La FacoltĂ vantava una reputazione consolidata, per qualitĂ dei docenti e varietĂ dei corsi, mantenendo «un suo profilo ben definito di ponte fra la tradizione del diritto romano ed i piĂč moderni studi di statistica, economia e scienza delle finanze» 19. Non solo. In quello scorcio di secolo, lâUniversitĂ di Padova era in piena espansione, tanto Ăš vero che a fine Ottocento, con i suoi 1600 iscritti nelle quattro facoltĂ esistenti (Medicina, Giurisprudenza, Lettere e Filosofia, Scienze), era diventato il quarto Ateneo italiano, dopo Napoli, Torino e Roma. Giurisprudenza â con i suoi 350 iscritti â era preceduta solo da Medicina. Sempre nel periodo in cui Giovanni vi studiĂČ (tra il 1897 e il 1902, andando fuori corso di un anno per via del servizio militare), i professori ordinari erano una dozzina, cui si aggiungevano un professore str...