CAPITOLO 1
La macroeconomia per lâinvestitore
GLI SCENARI ECONOMICI E IL RUOLO DELLâINFLAZIONE
Premessa
Investire in Borsa direttamente (tramite una piattaforma di trading online o impartendo ordini telefonici a un operatore) o tramite un gestore richiede, come qualsiasi altra azione, la piena consapevolezza delle conseguenze dirette che da essa deriveranno.
Il lettore dovrebbe prendere coscienza del fatto che ogni sua singola decisione di investire anche un solo euro sul mercato (decisione definibile âmicroâ, nel senso di microeconomica) assumerĂ grande rilevanza sul mercato macro (macroeconomico).
E questo non Ăš affatto banale. Quando dobbiamo acquistare un bene siamo abituati a leggere, informarci, visitare piĂč negozi. Cerchiamo di farci unâidea dei prezzi, delle caratteristiche dei prodotti, della qualitĂ . Cerchiamo âlâaffareâ. Questo accade anche per lâacquisto di titoli azionari e obbligazionari, ma con la differenza che spesso si Ăš meno informati sui prezzi, sulla valutazione dei titoli, sulla rischiositĂ insita nellâinvestimento.
Possiamo collegare a questo discorso la volatilitĂ dei mercati: una delle sue origini Ăš proprio la scarsa conoscenza da parte dei piccoli investitori delle conseguenze delle loro azioni di investimento; la riduzione dei tassi di interesse ha generato tanti nuovi esperti dei mercati finanziari che hanno cominciato ad acquistare titoli con una consapevolezza inferiore a quella necessaria per acquistare un abito o un telefonino.
Il contesto economico internazionale in generale e quello italiano in particolare sono profondamente mutati da quella lontana e drammatica estate del 1992, nella quale gli operatori economici presero atto dellâimpossibilitĂ delle banche centrali di difendere, tramite operazioni sul mercato valutario, il valore delle monete nazionali. La crisi dello SME3, latente giĂ da alcuni mesi e sfociata improvvisamente nel settembre di quellâanno nella svalutazione di varie monete nazionali, tra le quali la lira, ha rappresentato la caduta di uno degli ultimi baluardi â la difesa artificiale del cambio â di un mondo finanziario in veloce trasformazione nel quale stava facendo irruzione prepotentemente un nuovo modus operandi sui singoli mercati, sempre piĂč correlati e interdipendenti e soprattutto sempre piĂč orientati verso la creazione di un mercato unico e globale.
Il nuovo scenario economico e finanziario internazionale derivante dalla creazione di unâarea europea nella quale si utilizza unâunica moneta Ăš caratterizzato dallâunitarietĂ della politica monetaria, che avrebbe dovuto consentire nel tempo la stabilitĂ dei prezzi e dei tassi di interesse, facilitando lâavvicinamento del risparmiatore italiano ai mercati azionari.
I mutamenti avvenuti in Italia e in Europa nella seconda metĂ degli anni Novanta, in termini normativi e di politiche economiche, avevano rivitalizzato lâinteresse per il mercato azionario cosĂŹ come accadde durante il boom degli anni 1983-1986. Vediamo i fattori piĂč rilevanti:
âąla nascita dellâeuro;
âąla riduzione dei tassi di interesse;
âąil cambiamento culturale delle imprese (quotate e non);
âąil cambiamento delle abitudini di investimento dei risparmiatori.
La nascita dellâeuro. La formazione di unâarea di oltre 400 milioni di cittadini che utilizzano la stessa moneta Ăš certamente una delle novitĂ piĂč importanti del secolo appena trascorso. La moneta unica ha avuto e ha un impatto notevole sulla vita quotidiana dei cittadini e degli investitori. Semplificando, ricordiamo:
âȘlâomogeneitĂ dei beni di consumo;
âȘlâampliamento delle opportunitĂ di investimento sui mercati finanziari senza rischio di cambio;
âȘlâapproccio settoriale internazionale agli investimenti azionari;
âȘil maggiore controllo nelle politiche economiche.
La riduzione dei tassi di interesse. Gli sforzi compiuti per il risanamento del debito pubblico e il controllo dellâinflazione hanno fatto avvicinare il nostro Paese agli standard europei. Il rapporto deficit/PIL vicino al 3%, il tasso di inflazione stabile sotto il 2%, il cammino lento delle privatizzazioni, il tentativo di riforma della pubblica amministrazione rappresentano senza dubbio dei traguardi raggiunti nel corso degli ultimi anni. Tuttavia non bisogna dimenticare che il prezzo pagato per questo risanamento si misura in termini di tasso di disoccupazione.
Ă necessario prendere atto dellâesplosione del paradosso finanziario italiano: le famiglie sono oggi piĂč povere perchĂ© lo Stato Ăš piĂč ricco.
La flessione del rendimento dei titoli di stato si Ăš tradotta nella mancata percezione di quel flusso aggiuntivo che ha determinato lâillusione della ricchezza finanziaria nominale. La nascita dellâeuro si Ăš tradotta nel superamento delle logiche nazionali e nellâutilizzo di un unico tasso di interesse a breve termine manovrato dalla BCE (Banca Centrale Europea), mentre i tassi a lungo termine â allineati ma non identici in relazione allo stock di debito dei singoli Paesi â sono determinati dal mercato finanziario. In questo senso la moneta unica si traduce nella minore importanza della politica dei singoli Paesi rispetto allâeconomia dellâArea Euro, pur nel rispetto delle problematiche sociali.
Grande importanza assume il Patto di StabilitĂ , ossia il patto siglato dai Paesi aderenti alla moneta unica che sancisce a loro carico lâobbligo di attuare politiche economiche che tengano conto e che rispettino i criteri economici che hanno portato alla nascita dellâeuro. Conseguenze dirette della centralitĂ della politica monetaria e del superamento delle singole valute sono:
âȘla stabilitĂ dei prezzi;
âȘla necessitĂ di attuare politiche economiche convergenti tra i vari Paesi;
âȘla definizione di unâarea economica in concorrenza con lâarea del dollaro (Usa) e del Far East (Cina soprattutto) ma al cui interno la concorrenza tra le singole realtĂ industriali diviene sempre piĂč stringente e nella quale viene meno il tasso di cambio come vantaggio competitivo;
âȘla disponibilitĂ di un mercato finanziario molto piĂč ampio e quindi lâampliamento delle possibilitĂ di diversificazione sul comparto obbligazionario e azionario;
âȘla continuazione delle politiche di privatizzazione.
Il cambiamento culturale delle imprese. La globalizzazione economica e finanziaria determina una maggiore concorrenza tra le imprese dove il vero vantaggio competitivo Ăš dato dalla loro capacitĂ di innovazione. Ă opportuno prendere coscienza del pericolo derivante dalla globalizzazione dellâeconomia, che come abbiamo potuto constatare negli ultimi anni (dal 2000 a oggi) si Ăš tradotto in una deindustrializzazione del nostro Paese, ricercata o imposta. In particolare, la deindustrializzazione e marginalizzazione del settore produttivo italiano puĂČ ricondursi ad alcuni fattori:
âȘLa ricerca di infrastrutture piĂč adeguate, di una minore fiscalitĂ , di una minore burocrazia e di un minor costo del lavoro per poter competere in termini di prezzo ha spinto molte imprese a spostare e delocalizzare allâestero le strutture produttive, specialmente in zone asiatiche e nellâEuropa orientale.
âȘLa necessitĂ di affrontare ingenti investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione ha reso inadatte le strutture finanziarie delle nostre imprese familiari che si sono trovate di fronte alla scelta di:
a.cedere il controllo e uscire dal mercato;
b.quotarsi e incrementare gli investimenti;
c.entrare in partnership con grandi gruppi internazionali.
âȘLa concorrenza dei prodotti dei Paesi emergenti, tecnologicamente e qualitativamente avanzati, ha eroso quote di mercato alle nostre imprese sul mercato europeo.
In questo senso il risparmio rappresenta una grande risorsa per la nuova competizione globale, un fattore critico di successo che va difeso e gestito. Lâingresso del risparmio nel finanziamento del settore produttivo ha il duplice effetto di creare (soprattutto in Italia) il capitalismo diffuso e soprattutto di rafforzare la competitivitĂ del made in Italy. Ă quindi necessario recuperare il rapporto di fiducia mercato-imprese-famiglie.
Il cambiamento delle abitudini di investimento dei risparmiatori. Dal 1997 in poi si Ăš assistito a un primo cambiamento di mentalitĂ da parte dei risparmiatori italiani: la convergenza verso la moneta unica ha determinato una sensibile riduzione dei tassi di interesse e il contestuale avvicinamento del surplus delle famiglie al risparmio gestito (fondi e gestioni patrimoniali) e al mercato azionario.
Lâeuro ha determinato un profondo cambiamento nelle abitudini dei risparmiatori europei, che, in considerazione del maggior numero di aziende quotate, si esprime:
âȘnel superamento di logiche di mercato e in nuove strategie di investimento orientate per settori merceologici;
âȘnella maggiore specializzazione negli investimenti per settori e per dimensione delle aziende quotate;
âȘnel maggiore legame dei prezzi azionari con il ciclo economico;
âȘnella maggiore possibilitĂ di diversificazione in relazione al ciclo economico.
Particolare rilevanza assume la corretta chiave di lettura di quegli indicatori che anticipano lâandamento del ciclo economico produttivo tra cui possiamo elencare:
âȘlâandamento degli ordinativi (anticipatori della produzione);
âȘi consumi di energia (indicatore di status);
âȘil grado di utilizzo della capacitĂ produttiva;
âȘil ciclo delle scorte e prezzi delle materie prime;
âȘle immatricolazioni di auto (anticipatore della produzione industriale);
âȘla concessione per edificazione immobiliare (anticipatore della produzione industriale);
âȘil lavoro straordinario;
âȘla domanda a livello mondiale e lâandamento dei tassi di interesse reali.
Un approccio globale analitico puĂČ e deve essere integrato da altri fattori quali:
âȘlâevoluzione degli aggregati monetari (anticipatori di una futura crescita);
âȘla dinamica di alcuni indici rappresentativi della percezione di imprenditori e consumatori nei confronti dello stato di salute dellâeconomia (per esempio IFO e PMI in Germania, indice Tankan in Giappone);
âȘlâindice dei prezzi al consumo, il tasso di disoccupazione e il PIL (prodotto interno lordo);
âȘi NFP (non farm payroll), cioĂš il numero di nuovi impiegati nellâindustria e servizi negli Stati Uniti;
âȘil Jobless Claim, ossia il livello di disoccupazione negli Stati Uniti;
âȘlâindice NAPM manifatturiero;
âȘil rapporto Debito/PIL;
âȘil rapporto Risparmi/PIL;
âȘlâandamento della bilancia dei pagamenti di un Paese;
âȘlâevoluzione degli utili aziendali e lâentitĂ delle...