Dalla Simbiosi alla Separazione
Secondo il pediatra e psicoanalista britannico Donald Winnicott,
all’inizio della vita, ognuno di noi esiste solo in quanto parte di
una relazione
[1]
e le nostre possibilità di vivere e crescere dipendono
totalmente dal soddisfacimento del bisogno di attaccamento e
appartenenza ad un Altro (madre o
caregiver) che si prenda cura di noi e ci trasmetta quel
senso di sicurezza e intimità che è basilare per lo sviluppo. Una
crescita sana dipenderà da quanto la figura di attaccamento sarà
disponibile, protettiva, affidabile, costante e capace di un
contatto caldo e rassicurante. Le basi di un Sé integro e
strutturato passano, infatti, attraverso la possibilità per il
bambino, nelle sue prime fasi dello sviluppo, di vivere pienamente
il tempo della simbiosi e del legame con la figura di accudimento
che generalmente è rappresentata dalla madre.
Nell’interazione con l’ambiente, costituito all’inizio
sostanzialmente dalla mamma, il bambino costruisce schemi di
comportamento con l’altro che tenderà a riprodurre tutta la vita.
La madre, infatti, compie fin dal primo momento di relazione col
bambino una serie di gesti e attività che costituiscono una cornice
entro cui il piccolo evolve e che lo portano progressivamente ad
emergere da quell’apparente stato di passività per acquistare un
ruolo più attivo e più determinante per il procedere della
relazione.
Molto importante è, a tale scopo, lo sviluppo delle qualità
emotive ed umane che permettano alla madre di accogliere gli stati
d’animo, i disagi ed i bisogni del bambino. Questa capacità di
comprensione aiuta a dare un senso, un ordine ed un valore al suo
mondo interno e alle sue esperienze. Inoltre, attraverso la
risposta, il gesto, lo sguardo arricchito poi dall’uso del
linguaggio, la madre insegna a chiamare, regolare e modulare le
emozioni. Ogni volta che la mamma risponde e soddisfa il bisogno
del bambino di fame, di sete, di contatto, gli trasmette un grande
riconoscimento: quello di esistere e di essere degno di essere
ascoltato.
La cura del bambino passa, quindi, attraverso il bisogno di cibo
e riparo, ma anche e soprattutto attraverso il soddisfacimento dei
bisogni di relazione.
Le cure materne date all’infante sono, per Winnicott
[2], fondamentali perché senza queste non può esserci infante.
Di conseguenza, la madre avrà la funzione di curare il bambino
mediante l’empatia materna piuttosto che attraverso la comprensione
di ciò che è o dovrebbe, essere appreso verbalmente. È il periodo
dello sviluppo dell’Io il cui tratto principale è l’integrazione.
Egli parla, così, di «madre sufficientemente buona»
[3].
È proprio tale sensibilità materna che andrebbe, secondo molti
autori, a nutrire la mente dei bambini
[4]. Lo sviluppo di una «mente che pensa», di una mente che è,
perciò, capace di cogliere e sviluppare un apprendimento di tipo
cognitivo, ha inevitabilmente bisogno di una «mente emozionale»
capace di sentire le esperienze della vita intorno a sé e di godere
del piacere di un ambiente a lei esterno.
Appare evidente, allora, che un bambino che ha avuto un
attaccamento sicuro e che ha sperimentato fiducia nella
disponibilità e nell’appoggio dell’adulto, sarà in grado di
esprimere i propri sentimenti, sia positivi che negativi. Inoltre,
sarà un bambino che saprà separarsi per un tempo sempre più lungo
al fine di esplorare l’ambiente, accrescendo in tal modo le sue
conoscenze e le sue sicurezze in una realtà condivisa senza esserne
traumatizzato, ma permettendo la piena espressione di sé, della sua
originalità e delle sue passioni.
La conquista dell’autonomia e dell’identità nel bambino
Il processo di separazione-individuazione, come definito dalla
psicoanalista americana M. Mahler
[5], è un vero e proprio percorso che il neonato affronta per
differenziarsi dalla madre e trovare il proprio posto nel mondo
esterno. Il termine «separazione» fa riferimento al distacco dal
rapporto simbiotico con la madre, mentre l’«individuazione» è il
riconoscimento di sé e delle proprie caratteristiche.
Il compito che ogni genitore ha è di sostenere la nascita
psicologica del bambino. È un processo intrapsichico che si svolge
lentamente, diverso dalla nascita biologica che è un evento
osservabile e circoscritto nel tempo.
Mahler, attraverso i suoi studi, individua quattro fasi del
cammino maturativo, attraverso le quali si delineano i passi della
nascita psicologica compiuti dal bambino: egli procede attraverso
uno stato iniziale di inconsapevolezza del mondo esterno e di non
differenziazione dalla madre, per giungere fino alla totale
realizzazione di un Sé separato e autonomo. Questo percorso non ha
un progresso lineare: è fatto sia di momenti di sviluppo della
propria autonomia attraverso l’esplorazione di porzioni sempre più
ampie del mondo esterno, sia di momenti di riavvicinamento alla
madre, dovuti al timore di perdere il suo riferimento affettivo.
La crescita, dunque, passa attraverso fasi di ambivalenza del
figlio: da un lato egli desidera percorrere nuove strade che lo
portino inevitabilmente lontano, dall’altro teme che questo possa
fargli perdere l’amore della madre. Gli allontanamenti, quindi, si
alternano a crisi di riavvicinamento. La comprensione emotiva e
l’accettazione che la madre riesce a dimostrare nei confronti di
questo delicato percorso evolutivo, sono fondamentali per
l'equilibrio psichico del bambino e per il suo sviluppo.
Particolarmente importante in questa fase è la figura paterna,
che sostenendo l’autonomia e le capacità di esplorazione del
bambino, lo aiuta a superare le ambitendenze che egli ha nei
confronti della madre.
Lo sviluppo psicologico del bambino trova il suo compimento nel
momento in cui riesce ad interiorizzare una rappresentazione della
madre supportiva e responsiva e ad utilizzarla come strumento per
tollerare la frustrazione che può derivare dalla distanza da essa e
dall’attesa che la realtà gli impone nel soddisfacimento delle sue
richieste.
Questo significa che l’atteggiamento dell’adulto nei confronti
del cammino che il figlio percorre verso la conquista della sua
personalità dovrebbe essere di rispettosa e gioiosa accoglienza. Il
piacere, con il quale i genitori accolgono quello che il figlio fa
ed è, fornisce al bambino le esperienze necessarie allo sviluppo
del narcisismo, cioè di quell’amore di sé che rimane la fonte
inesauribile del desiderio di maturare una personalità individuale,
unica e irripetibile, il più possibile aderente alla propria
natura.
Solo in questo modo il bambino riuscirà a raggiungere nuovi
traguardi e ad essere supportato in tutte le fasi cruciali della
vita, cosicché possa riempirsi del senso di conquista e non solo
del timore della perdita.