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Un altro mondo
Gli esseri umani hanno rivolto lo sguardo verso il cielo fin dai tempi piĂš remoti. Non è stato quindi difficile accorgersi che le stelle conservano nel corso del tempo la loro posizione relativa sulla volta celeste. Dal momento che una delle caratteristiche dellâintelligenza umana è quella di individuare delle strutture e dare significato a segni confusi e disordinati, vennero definite, giĂ in ere molto antiche, le prime costellazioni, che furono associate alle forme di divinitĂ , eroi, animali, specifici oggetti, e cosĂŹ via. Nel corso del tempo, popoli diversi videro nella volta celeste immagini diverse, in linea con le loro convinzioni e tradizioni. Una delle figure piĂš antiche tracciate nel cielo fu probabilmente lâOrsa (da noi definita Orsa maggiore), nota anche come âaratroâ, âcarroâ o âgrande mestoloâ. Una delle interpretazioni piĂš ricorrenti, sia da parte delle tribĂš euroasiatiche che americane, vedeva lâOrsa nelle quattro stelle dellâincavo del mestolo inseguita da tre cacciatori, corrispondenti alle tre stelle del manico. La maggior parte delle costellazioni adottate in Occidente furono elaborate dai popoli della Mesopotamia. Nei poemi omerici, oltre allâOrsa, viene nominato Orione, insieme agli ammassi stellari delle Pleiadi e delle Iadi, e alle stelle Sirio e Arturo. Anche i Greci inventarono molte costellazioni.
Man mano che le osservazioni del cielo progredivano, si iniziò a pensare non solo che i fenomeni celesti avessero una natura divina, ma che grazie allâesame di ciò che accadeva nella volta celeste venisse rivelata la legge degli dei. Forse gli eventi sulla Terra potevano essere meglio compresi e, addirittura, previsti, grazie ai segni astrali relativi sia ai popoli sia ai singoli individui. Nacque cosĂŹ lâastrologia. GiĂ ampiamente praticata dai Babilonesi e dagli Egizi, lâastrologia ha assunto le caratteristiche a noi note attraverso lâinterpretazione data dalla cultura greca, ellenistica e romana, per poi diffondersi al mondo islamico. In Europa si sviluppò enormemente dallâetĂ medievale fino al Rinascimento, innestandosi sulla descrizione del cosmo data da Aristotele (384-322 a.C.) e quindi sulla concezione del mondo che ne derivava.
Secondo la teoria aristotelica, i pianeti ruotavano intorno alla Terra grazie al movimento di sfere concentriche sulle quali erano incastonati. Le sfere erano fatte di etere, una sostanza cristallina, inalterabile e incorruttibile. Lâultima sfera, quella delle stelle fisse, o âprimo mobileâ, era il limite ultimo dellâuniverso, concepito come chiuso e finito. Il primo mobile trasportava le stelle fisse e, dunque, tutte le costellazioni, producendo il movimento che si trasmetteva alle altre sfere. Il motore immobile, invece, rappresentava lâessere onnipotente che controllava il movimento dei cieli. La materia terrestre si riteneva composta da quattro elementi fondamentali: aria, fuoco, acqua, terra. In ambito astrologico, lo studio del movimento degli astri venne dunque impiegato non solo a scopo astronomico (per esempio, per costruire i calendari utili a determinare il ciclo delle stagioni), ma anche per stabilire i tratti generali della personalitĂ di un individuo, le tendenze del suo comportamento e, piĂš in generale, il suo futuro. Particolare rilevanza fu assunta dalle costellazioni disposte sullo Zodiaco, cioè il percorso del Sole nel suo viaggio apparente intorno alla Terra, lungo il quale si muovono anche la Luna e i pianeti.
Lâastrologia si basava su un principio plausibile e di buon senso: se gli astri influivano in maniera evidente sui fenomeni naturali, perchĂŠ non avrebbero potuto condizionare le vicende umane e determinare il carattere degli uomini? Sulla base di questo presupposto, lâinterazione tra macrocosmo e microcosmo fu utilizzata anche per trovare delle corrispondenze fra i pianeti, le regioni dello Zodiaco e gli organi umani, diventando un punto di riferimento per la medicina (fig. 1). Al tempo stesso lâastrologia si legò strettamente al sapere alchemico.
Furono molte le civiltĂ antiche che formularono lâidea che la complessitĂ della natura fosse riducibile a poche sostanze semplici (se non addirittura a una sola). Numerosi schemi di definizione della realtĂ vennero basati sulla distinzione tra gruppi di proprietĂ e qualitĂ opposte. Nel pensiero cinese, il principio dellâordine universale (Tao) era determinato dallâalternanza dello Yin e dello Yang, che nellâordine ideale della simbologia divinatoria rappresentavano il pari e il dispari. Nel mondo sensibile tali principi costituivano rispettivamente lâombra e la luce, il freddo e il caldo, la passivitĂ e lâattivitĂ , ed erano responsabili di tutte le mutazioni alla base dei fenomeni naturali, come lâalternarsi delle stagioni o del giorno e della notte. Tuttavia esistevano dottrine piĂš articolate, secondo cui le sostanze materiali dovevano la loro origine alle trasformazioni di alcuni elementi fondamentali. Molte di queste concezioni costituirono la base per le varie forme di alchimia comparse nei secoli in tutto il mondo.
FIGURA 1. Corrispondenza fra il microcosmo (il corpo umano) e il macrocosmo (lo zodiaco). Miniatura dei fratelli Limbourg da Les Très riches heures de Jean, duc de Berry (XV secolo).
Lâalchimia è sempre stata contraddistinta da una duplice valenza, materiale e spirituale; da una parte ha ricoperto il ruolo di attivitĂ concreta volta al miglioramento delle tecniche relative alla preparazione delle pietre preziose, alla tintura delle stoffe e alla lavorazione dei metalli; dallâaltra è stata concepita come un mezzo capace di condurre lâessere umano alla rigenerazione e alla salvezza. Tale duplicità è rappresentata in maniera emblematica dalla ricerca della pietra filosofale, una presunta sostanza dotata del potere di trasformare le sostanze vili (piombo, stagno, rame, ferro e mercurio) in metalli preziosi (oro e argento), ma capace anche di donare allâuomo lâimmortalitĂ . Per questo motivo, la pietra filosofale è stata talvolta conosciuta come elisir di lunga vita. Prima di giungere in Europa, intorno alla metĂ del XII secolo, lâalchimia aveva conosciuto uno sviluppo straordinario durante lâetĂ ellenistica, presso la cultura bizantina e, soprattutto, nel mondo islamico.
Astrologia e alchimia si diffusero in Europa allâinterno di un ben preciso quadro storico e cronologico. Il punto di partenza della storia era naturalmente rappresentato dagli eventi narrati nella Bibbia, che costituiva lâunica attendibile storia del mondo e degli uomini. Sulla base di unâinterpretazione che risaliva ai primi secoli dopo Cristo, dai dati ricavabili da tale storia si era stabilito che lâetĂ dellâuniverso (cosĂŹ come quella della Terra e del genere umano) fosse di circa 6000 anni e che Dio avesse scatenato il Diluvio universale intorno al 2300 a.C. Dopo la catastrofe, i discendenti dei tre figli di Noè, Sem, Cam e Jafet, ripopolarono il mondo, colonizzando rispettivamente lâAsia, lâAfrica e lâEuropa.
A partire dal Quattrocento alcuni umanisti cristiani cercarono di accordare fra di loro le diverse testimonianze religiose e mitologiche provenienti dallâantichitĂ , ritenendole derivate da unâunica fonte. Secondo Marsilio Ficino (1433-1499) lâinsegnamento, apparentemente contraddittorio, di numerosi sapienti pagani dimostrava in realtĂ come la veritĂ , pur presentandosi nel tempo sotto forme diverse, facesse sempre capo ai primi precetti dellâunica vera religione, quella della tradizione giudaico-cristiana. Particolare importanza venne assegnata al cosiddetto Corpus Hermeticum, una raccolta di testi ritenuta antichissima (in seguito si dimostrò che era stata composta in periodo tardo-antico, intorno al II-III secolo d.C.), attribuita a Ermete Trismegisto, un personaggio mitico identificato con Thot, il fondatore della religione egizia, dio della sapienza e della medicina. Il Corpus raccoglieva scritti di difficile decifrazione concernenti lâastrologia, lâalchimia, la magia e altre discipline esoteriche. Scritti che contenevano i segreti della filosofia primordiale. Tali segreti discendevano direttamente dalla parola divina ed erano stati trasmessi ai discendenti di Adamo, i quali li avevano conservati grazie allâuso di codici segreti, che in qualche modo erano riusciti a sopravvivere dopo il Diluvio universale e la cui interpretazione era riservata a pochi eletti. Anche Isaac Newton, oltre a ritenere che il mondo avesse circa seimila anni, era convinto che fosse esistita unâantica sapienza e questo fu il motivo per cui studiò cosĂŹ a fondo i testi alchemici. In essi, a suo avviso, si celavano le elevatissime conoscenze dei primi saggi vissuti dopo Adamo e i precetti della religione originaria.
Questa concezione del mondo, nella quale lâastrologia, lâalchimia, il creazionismo e lâantica sapienza giocavano un ruolo fondamentale nella spiegazione dei fenomeni naturali, iniziò a essere messa in discussione tra la fine del Quattrocento e la metĂ del Cinquecento, grazie a unâincredibile serie di scoperte e nuove teorie. Ma si tratterĂ di un processo assai complesso e che non riguarderĂ contemporaneamente tutte le discipline.
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La fine dellâastrologia
Il 25 maggio 1543, proprio nel giorno della morte di Niccolò Copernico, uscĂŹ un testo a suo nome destinato a produrre un effetto dirompente sulla cultura del tempo, il De revolutionibus orbium cĹlestium. Oltre a collocare il Sole al centro dellâuniverso, Copernico ipotizzò un triplice moto per la Terra: rotazione intorno al proprio asse; rivoluzione attorno al Sole; movimento rispetto al piano dellâeclittica, cioè la linea mediana dello Zodiaco. Il cosmo di Copernico, tuttavia, era ancora fortemente legato alla tradizione aristotelica e continuò a essere rappresentato come chiuso dalla sfera delle stelle fisse. Solo successivamente, grazie anche alle rivoluzionarie osservazioni effettuate da Galileo Galilei con il cannocchiale tra lâautunno e lâinverno del 1609, poi rese pubbliche nel Sidereus Nuncius (1610), cadde la millenaria distinzione fra mondo terrestre e mondo celeste. Questâultimo non era costituito di etere, ma risultava formato da una materia simile a quella del nostro pianeta. Galileo determinò la morfologia della Luna (fig. 2), simile a quella della Terra, la Via Lattea come ammasso di stelle, lâesistenza dei satelliti di Giove e di stelle invisibili a occhio nudo.
Lâastrologia, tuttavia, non risentĂŹ eccessivamente di queste novitĂ , in quanto era indipendente dalla costituzione fisica del mondo alla quale faceva riferimento. Le posizioni celesti, infatti, andavano rappresentate esclusivamente come apparivano viste dalla Terra. Fin dalle prime rilevazioni, gli uomini si erano resi conto che il comportamento dei pianeti, osservato dalla superficie terrestre, è anomalo e curioso: la loro distanza sembra mutare; talvolta pare che si fermino; altre volte danno lâimpressione di tornare indietro e di cambiare velocitĂ . Per questo motivo, allo scopo di ricondurre tali anomalie allâinterno del sistema aristotelico e mantenere fermo il principio della circolaritĂ dei moti celesti, lâastronomo e geografo alessandrino Claudio Tolomeo (100 ca.-170 ca.) aveva introdotto nellâAlmagesto, composto intorno al 140, una serie di modelli planetari geocentrici che facevano ricorso a complicati accorgimenti tecnici con cui calcolare e predire accuratamente le sempre mutevoli posizioni dei pianeti. CosĂŹ facendo, Tolomeo aveva delineato una fondamentale distinzione tra lâastronomia, il cui scopo era quello di âsalvare le apparenze celestiâ,1 e la fisica, che spiegava la vera costituzione dellâuniverso. Dunque, che tale costituzione cambiasse non era di particolare rilevanza per i calcoli astrologici. Al contrario, proprio il fatto che le costellazioni fossero prive di consistenza fisica, non essendo le stelle poste sullo stesso piano, venne addirittura adottato come ulteriore prova del posto privilegiato dellâuomo nellâuniverso: la Terra era lâunico luogo nel cosmo dal quale era possibile scorgere la âveritĂ â scritta nelle stelle. I segni zodiacali costituivano in realtĂ soltanto delle entitĂ simboliche, utili a comprendere i meccanismi del vero e proprio influsso astrale esercitato sugli uomini, quello dei pianeti. Il terreno di scontro fra i sostenitori della nuova fisica e i seguaci dellâastrologia riguardò dunque le presunte influenze dovute allâazione degli astri del sistema solare sulla Terra e, conseguentemente, sugli uomini.
FIGURA 2. Disegni della Luna nel Sidereus Nuncius (1610).
Secondo la maggior parte dei protagonisti della rivoluzione scientifica, non esisteva alcun modo per determinare tali influenze, perchĂŠ erano inesistenti. Opponendosi alla teoria dei quattro elementi di Aristotele, i nuovi scienziati recuperarono le dottrine dellâantico atomismo e sostennero lâesistenza di particelle dotate di proprietĂ radicalmente diverse rispetto a quelle dei corpi macroscopici. Le cose non erano cosĂŹ come apparivano ai comuni sensi degli uomini, ma esisteva una distinzione netta tra qualitĂ oggettive e qualitĂ soggettive dei corpi. Le qualitĂ soggettive erano rappresentate dai colori, i suoni, i sapori, gli odori. Le qualitĂ oggettive, invece, avevano a che fare con una realtĂ totalmente diversa, inaccessibile agli organi di senso, e costituivano le proprietĂ fondamentali della materia; tali qualitĂ erano la dimensione, la forma e lo stato di movimento delle particelle prime, ovvero gli atomi. Tutta la realtĂ , in sostanza, poteva essere spiegata sulla base di principi meccanici. Le influenze degli astrologi non erano che il retaggio della tradizione magica ed esoterica.
Questo approccio, passato sotto il nome di meccanicismo, non era però in grado di spiegare tutti i fenomeni fisici e, in particolare, proprio alcuni che erano a fondamento dellâastrologia, come il movimento delle maree, che sin dallâantichitĂ era stato chiaramente attribuito al ciclo lunare, e dunque allâattrazione del nostro satellite sulle acque della Terra. Galileo provò a darne, senza successo, una spiegazione esclusivamente meccanica, proprio perchĂŠ riteneva lâattrazione unâantica superstizione. Il passo decisivo nella risoluzione della questione degli influssi astrali venne fatto da Newton e, paradossalmente, proprio sul terreno che piĂš era congeniale agli astrologi. Secondo Newton, il meccanicismo aveva delle grosse carenze, che a suo avviso erano anche di ordine teologico. Infatti, un universo fatto esclusivamente di atomi era vuoto, freddo, non rendeva conto della presenza divina in tutte le cose. Newton sostenne quindi che, per spiegare lâincredibile varietĂ dei fenomeni naturali, fosse necessario postulare lâesistenza nel mondo di un particolare âspiritoâ. CosĂŹ facendo egli rivelò il suo debito con la tradizione magica e, soprattutto, con lâalchimia, alla quale si dedicò nel corso di tutta la sua carriera, convinto che in essa fossero conservati i segreti della religione originaria.
Nel 1687 Newton formulò la teoria della gravitazione universale, descrivendo una legge matematica relativa alle proporzioni delle forze che regolano sia il moto degli oggetti sulla Terra sia il movimento dei pianeti, unendo la fisica terrestre a quella celeste. Per Newton esisteva una forza dâattrazione universale che agiva in linea retta fra due corpi qualsiasi. Tale forza, direttamente proporzionale al prodotto delle masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza, appariva contemporaneamente responsabile della caduta dei corpi verso il suolo terrestre e delle orbite lungo le quali si muovevano gli astri. Nonostante i suoi studi avessero dei forti legami con la tradizione ermetica e neoplatonica, Newton affermò però che le forze a cui si riferiva erano tuttâaltra cosa rispetto alle qualitĂ occulte che tanto spazio avevano avuto nelle filosofie della natura rinascimentali.
Grazie alla teoria di Newton, finalmente lâazione esercitata dai pianeti sulla Terra e sui suoi abitanti poteva essere calcolata in maniera precisa, con una formula matematica di carattere universale. Da quel momento in poi, lâastronomia e lâastrologia presero due strade diverse: la prima continuò il suo percorso scientifico, lâaltra divenne definitivamente una pseudoscienza. Tanto per fare un esempio divertente, oggi sappiamo che lââinflussoâ della massa dellâostetrica al momento del parto è infinitamente superiore a quello della forza esercitata da un lontano pianeta, che in realtĂ risulta del tutto trascurabile e priva di un qualsiasi possibile effetto (come, del resto, non ha comunque alcun effetto la presenza dellâostetrica, se non ai fini di svolgere un buon parto). Per questo motivo gli astrologi non parlano piĂš di âinfluenzeâ, ma ...