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Fondamenti: etica, parabole e pesci
Nella letteratura cinese, le vie che portano alla conoscenza possono a volte sorprendere. I lettori inclini alla comprensione intuitiva troveranno stimolante la raccolta che porta il nome del leggendario saggio Zhuangzi èć1 (lett. il âMaestro Zhuangâ, ca. 369-286 a.e.c.). Quella che segue Ăš la conversazione di Zhuangzi con il maestro di logica Huizi, mentre i due passeggiano lungo il fiume Hao:
Allâinizio Zhuangzi affronta la logica di Huizi, ma poi propone unâaltra via verso la sapienza: cosĂŹ come Huizi poteva sapere che Zhuangzi sapeva, pur essendo in disaccordo con lui, allo stesso modo Zhuangzi sentiva che i pesci erano felici. Per il logico la lingua Ăš lâunico mezzo di comunicazione; per Zhuangzi, poichĂ© i pesci fanno parte del suo stesso universo, egli puĂČ entrare in sintonia con i pesci. Questo entrare in sintonia significa ampliare continuamente la propria prospettiva, come apprende anche il Signore del Fiume in un altro aneddoto attribuito a Zhuangzi: dopo aver viaggiato verso lâoceano, il Signore del Fiume realizza di non aver visto che una parte del tutto. Il Signore del Mare settentrionale commenta: âNon si puĂČ parlare del mare a una rana che vive in un pozzo.â
Lâaspirazione a una prospettiva piĂč ampia, comune a tutte le maggiori scuole del pensiero cinese, Ăš espressa in modo memorabile da uno dei piĂč amati poeti della Cina, lâuomo di stato Su Shi è軟 (1037-1101). Nella Prima rapsodia sulla Roccia rossa3 (Qian Chibi fu ć蔀ćŁèłŠ), egli descrive unâescursione in barca sul Fiume Azzurro. I gitanti, che bevono allegri, si intristiscono quando raggiungono il luogo di una famosa battaglia che aveva di fatto sancito lâimminente caduta della dinastia Han. La visita ispira quindi un dialogo sulle questioni del mutamento e della continuitĂ . Che senso attribuire al crollo dei regni del passato? Uno dei partecipanti a un certo punto cosĂŹ lamenta lâirrilevanza dellâesistenza umana:
Per mitigare lâansia dellâamico, Su Shi, piĂč ottimista, richiama la luna che cresce e cala e i fiumi che scorrono incessantemente senza mai scomparire. Ricordando la costanza della natura, invita ad adottare un atteggiamento piĂč filosofico nei confronti del cambiamento:
Le riflessioni di Su Shi, nellâXI secolo, sulla caducitĂ e sulla continuitĂ toccano un tema portante dellâimmaginario letterario cinese: come reagire alla natura transitoria della vita umana? La preoccupazione per lo scorrere del tempo rese pressanti le questioni del beneficio e del danno, imperative per lâattivitĂ di governo, lâaspirazione allâamicizia, alla famiglia e ad altre realizzazioni umane. La cultura letteraria ha aiutato le persone a perseguire questi obiettivi e queste aspirazioni, accompagnandole nellâaffrontare i mutamenti provocati dal tempo. Il Commentario di Zuo (Zuo zhuan äœćł) del tardo IV secolo a.e.c. documenta questa fiducia nelle parole come uno dei tre modi per âperire ma non svanireâ:6 il primo Ăš realizzare la virtĂč, il secondo Ăš compiere buone azioni, il terzo Ăš dare il giusto senso alle parole.
Mostrare la Via: il potere delle forme
Per gli standard occidentali, lâantichitĂ dei primi testi cinesi Ăš sorprendente. Anche se il cinese moderno differisce molto da quello arcaico, forse piĂč dellâitaliano dal latino, oggi gli esperti sono ancora in grado di leggere le iscrizioni cinesi sui gusci di tartaruga e sulle scapole di bovino risalenti alla dinastia Shang (1600-1046 a.e.c.). Queste iscrizioni ossee oracolari, utilizzate nella divinazione, riportano domande composte da caratteri singoli (zi ć); le risposte a queste domande erano divinate attraverso lâinterpretazione delle screpolature che si formavano sulle ossa quando vi venivano accostati oggetti roventi.
Questi caratteri sono diventati il fondamento della cultura cinese. Nonostante le forme grafiche e i significati si siano evoluti nel tempo, il cinese moderno utilizza tuttora caratteri dei testi antichi e la continuitĂ del sistema di scrittura Ăš stata fondamentale per consentire la coesione delle principali tradizioni della Cina. LâuniformitĂ del sistema di scrittura ha inoltre reso possibile la comunicazione su tutto il territorio, nonostante grandi differenze nel parlato delle varie regioni. Molte di queste lingue regionali, spesso chiamate âdialettiâ, ma che Ăš piĂč corretto definire âtopolettiâ (lingue dei luoghi), sono fra loro differenti oralmente quanto lâinglese dal tedesco.
Ă possibile che la sopravvivenza della Cina per oltre tremila anni debba piĂč alle proprie tradizioni letterarie che alle vicende politiche. A differenza dellâImpero romano, la Cina Ăš stata piĂč volte riunificata politicamente anche grazie alla fiducia nel potere della scrittura (wen æ) e il cinese scritto ha svolto un ruolo chiave nel preservare una civiltĂ percorsa da tensioni, ma comunque resiliente. Controparte pacifica del dominio militare, la scrittura era considerata la radice della vita civica, uno strumento indispensabile per promuovere lâarmonia culturale. La conclusione della Rapsodia sulla scrittura7 (Wenfu æèłŠ) di Lu Ji éžæ©, nel III secolo elogia il potere della scrittura di gettare un ponte nel tempo: âVolgendosi in avanti, Ăš modello per le generazioni a venire; indietro rimirando, contempla le immagini degli antichi.â8
Ben piĂč che mero specchio di un mondo giĂ esistente o di forme ideali, la letteratura era intesa come uno strumento tangibile attraverso il quale il mondo prende forma. Le forme della scrittura erano considerate manifestazioni concrete del principio (li ç) delle strutture naturali; la scrittura svolgeva dunque un ruolo chiave nella trasmissione della Via naturale e morale (Dao é).
Una scrittura accurata promuoveva la fiducia in un universo ordinato e morale. Il potere di questo ideale, in seguito condensato nellâespressione âla scrittura serve a veicolare la Viaâ (wen yi zai dao æ仄èŒé), spiega il fondamentale ruolo accordato ai testi scritti e agli studiosi che li hanno commentati. Il saggio Confucio esortava i propri allievi a studiare i testi ogni qual volta rimanesse loro un poâ di forza dopo aver assolto i doveri morali; questo studio era considerato fondamentale per la formazione agli incarichi governativi.
FIGURA 1. Antichi caratteri cinesi (ca. 1300-1050 a.e.c.) visibili su unââiscrizione ossea oracolareâ incisa su un piastrone ventrale di tartaruga.
Nonostante lâespressione âstudio della scritturaâ (wenxue æćž) sia piĂč tardi diventata il termine cinese che indica la letteratura, il carattere wen si riferisce etimologicamente a una forma o âmotivoâ, come nella trama di un tessuto. Avvicinandosi allâidea delle arti liberali, wen puĂČ riferirsi a qualsiasi forma dâarte basata su un ordine o motivo; parlare di âscrittura accuratamente ordinataâ ben descrive lâampio ambito della letteratura nella Cina antica. Se il mondo greco-romano antico considerava le arti liberali come la formazione appropriata di ogni uomo libero, gli studiosi confuciani consideravano lo studio della scrittura come essenziale per coltivare lâumanitĂ nellâindividuo. Per accedere allâordine intrinseco dellâuniverso non erano necessari sacerdoti o altri intermediari; bisognava avvalersi di insegnanti e testi.
I letterati
Forse in nessun altro luogo del mondo la letteratura Ăš stata unâimpresa collettiva tanto consapevole quanto in Cina. La lettura e la scrittura rendevano gli individui parte integrante di una comunitĂ umana e i membri della classe dei letterati-funzionari accettavano il loro privilegio come una grande responsabilitĂ . Si riteneva che la Via della natura e della condotta morale si manifestasse in forme e motivi ricorrenti e lâimportanza attribuita al riconoscere tali motivi ha favorito una forte consapevolezza storica.
Lâimportanza della riflessione storica aumentĂČ con il progressivo declino della dinastia Zhou (1045-256 a.e.c.). Durante il periodo degli Stati Combattenti (475-221 a.e.c.), quando lo sviluppo delle tecniche di lavorazione del ferro rivoluzionĂČ le strategie belliche, stati feudali bene armati annessero quelli confinanti, fino a che lo stato nord-occidentale di Qin unificĂČ il territorio fondando il primo impero dinastico (221-207 a.e.c.). La parola âCinaâ deriva infatti da Qin.
Una chiave del successo dei Qin fu lo sviluppo di una burocrazia di abili letterati, ai quali furono assegnate posizioni governative. PoichĂ© questa nuova Ă©lite di eruditi aspirava a esercitare unâinfluenza politica, i Qin crearono un legame fra la cultura scritta e la politica che sarebbe durato fino al XX secolo. Per la maggior parte dei tredici secoli intercorsi dal 605 al 1905, i governi rafforzarono questo legame reclutando i funzionari tramite un sistema dâesami basato sullo studio dei testi classici.
La difficoltĂ del cinese classico limitĂČ lâaccesso alla scrittura a questa classe elitaria di letterati-funzionari: per imparare a leggere e scrivere erano necessari insegnamenti, tempo e libri che erano economicamente accessibili soltanto a un gruppo molto ristretto. Fino alla dinastia Song (960-1279), quando la stampa consentĂŹ una piĂč ampia diffusione della capacitĂ di leggere e scrivere, la maggior parte degli autori faceva parte della burocrazia governativa. Questi letterati leggevano un corpus di opere piuttosto definito e la loro formazione condivisa rese la classe dei letterati-funzionari piĂč coesa e potente di qualunque analogo gruppo sociale di qualsiasi altro paese. I letterati dipendevano dal mecenatismo dei governanti e i governanti si servivano dei commentari dei letterati ai classici per rafforzare la legittimitĂ del proprio regno.
I classici
Nonostante il âbibliocaustoâ con il quale il primo imperatore della dinastia Qin (r. 221-210 a.e.c.) diede alle fiamme i libri che non erano scritti giuridici o essenziali per le professioni, molti testi della letteratura pre-Qin sono sopravvissuti, grazie anche alla loro preservazione allâinterno di quelle opere storiche che furono risparmiate dal rogo. La designazione a âclassiciâ (jing ç¶) di una selezione di testi favorĂŹ il prestigio di questi antichi scritti. Essi conobbero unâevoluzione attraverso la progressiva stratificazione di commentari, la maggior parte dei quali erano interpretazioni di testi antichi che avevano lo scopo di legittimare determinati governanti o orientamenti politici.
A partire dalla dinastia Han (206 a.e.c.-220 e.c.) lâespressione âCinque classiciâ (Wujing äșç¶) include: un manuale di divinazione, il Classico dei mutamenti (Yijing æç¶); la piĂč antica antologia poetica, il Classico delle poesie (Shijing è©©ç¶); una raccolta di discorsi e decreti, il Classico dei documenti (Shujing æžç¶); una cronaca annalistica intitolata Primavere e autunni (Chunqiu æ„ç§) e tre manuali di regole di comportamento denominati Riti (Li 犟). Con lâinvenzione della carta nel II secolo a.e.c. questi classici venner...