Capitolo 1
Anche solo qualche spicciolo
Tutto Ăš iniziato con un presidente
La sera del 10 agosto 1921 si buttĂČ a letto esausto, in preda a dolori muscolari e brividi di freddo. Non vi badĂČ granchĂ©. Del resto era stata una giornata pesante: nonostante il fuoco fosse da sempre la sua piĂč grande paura, aveva aiutato a spegnere un piccolo incendio nellâisola accanto a Campobello Island, al di lĂ del confine canadese, dove stava trascorrendo le vacanze con la famiglia, e solo un tuffo e qualche vigorosa bracciata in acqua avevano potuto rilassarlo dopo lâaccaduto. I suoi figli lâavevano sfidato a fare una piccola gara, e lui adorava nuotare, nonostante giĂ il giorno prima avesse trovato lâacqua piuttosto gelida. Sicuramente, la lombaggine di cui soffriva non aveva gradito.
La mattina dopo Franklin si svegliĂČ in mezzo a forti dolori, febbre alta e uno strano torpore alla gamba destra. «Sono riuscito a trascinarmi per farmi la barba, cercando di persuadermi che si trattasse di un problema muscolare» rammentĂČ successivamente (Paul, 1971, p. 12).
Il medico locale pensĂČ che si trattasse solo di un acciacco dovuto a un esaurimento, ma il torpore iniziĂČ a diffondersi a entrambe le gambe, e il dolore si fece cosĂŹ forte che anche il solo contatto con il tessuto del pigiama diventĂČ insopportabile. A quel punto venne contattato il professor William W. Keen, un anziano chirurgo di Filadelfia che si trovava in vacanza nelle vicinanze e che, dopo avere visitato Franklin, comprese che stava insorgendo una paralisi. PensĂČ a una lesione alla spina dorsale di natura reversibile e prescrisse massaggi molto intensi, insegnando alla moglie del paziente, Eleanor, quali movimenti esercitare. Ma le cose non migliorarono.
Entro la fine della settimana Franklin era completamente paralizzato dalla vita in giĂč, e a ogni massaggio il dolore era indescrivibile. Venne dunque convocato uno specialista, Robert Lovett, professore di chirurgia ortopedica ad Harvard e al Childrenâs Hospital di Boston, che non ebbe dubbi: Franklin Delano Roosevelt, FDR, un robusto uomo di tentanove anni, candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti lâanno precedente, era stato colpito da paralisi infantile. Poliomielite.
La diagnosi lasciĂČ lâillustre paziente scioccato, senza parole. Solo cinque anni prima New York era stata sconvolta da una violenta epidemia di polio che aveva colpito piĂč di 27.000 persone in tutta la nazione, tra cui il figlio del suo cocchiere (cosa che aveva spinto Roosevelt a far disinfettare la cittadina di Hyde Park, dove il ragazzo aveva contratto la malattia). Solo tre anni prima Franklin era miracolosamente sopravvissuto alla Spagnola, un virus che aveva fatto piĂč morti della guerra e che lo aveva contagiato durante il suo ritorno dallâEuropa, al termine del primo conflitto mondiale. «à ridicolo che un adulto non debba superare una malattia infantile!» pensĂČ Franklin (Piro e Fabbri, 1986, p. 32). Cosa gli sarebbe accaduto ora? Sarebbe riuscito a guarire? Che ne sarebbe stato delle sue ambizioni?
Come se non bastasse, il dottor Lovett riteneva che probabilmente gli energici e dolorosi massaggi che gli erano stati prescritti avevano peggiorato la situazione. Da quel momento, quindi, il paziente doveva soltanto riposare il piĂč possibile, facendo qualche bagno caldo e qualche leggero movimento per evitare contratture muscolari. Poi, appena stabilizzato, doveva rientrare a New York per cominciare la riabilitazione. Ma per quanto il medico fosse cautamente ottimista, la strada era tutta in salita.
Fu Eleanor a prendersi cura di Franklin, notte e giorno. Lo lavava, aiutandolo con cateteri e clisteri per consentirgli di svuotare vescica e intestino, e lo muoveva nel letto per evitare lâinsorgenza di piaghe. Teneva anche lontani i cinque figli per proteggerli da un eventuale contagio, e si raccomandava continuamente con loro di non fare parola della malattia del padre fuori di casa, per non suscitare il panico. Ma in quella piccola localitĂ di mare le voci corsero veloci, e non passĂČ molto prima che le altre famiglie impedissero ai loro bambini di giocare con i Roosevelt.
La paura era tale che, quando in autunno il figlio maggiore di Franklin ed Eleanor dovette fare ritorno alla Groton School, il preside raccomandĂČ a Eleanor di far indossare al ragazzo solo vestiti che non avesse usato a Campobello, e che prima di partire gli facesse fare un bagno avendo cura che si lavasse bene i capelli. E questo nonostante le rassicurazioni del dottor Lovett sulla non contagiositĂ del ragazzo (Goldberg, 1981, p. 43).
A dire il vero câĂš chi, ai giorni nostri, ha obiettato che probabilmente quella che colpĂŹ Roosevelt non fu poliomielite, inconsueta allâetĂ di FDR, ma probabilmente la sindrome di Guillain-BarrĂ©, una malattia autoimmune che colpisce i nervi e provoca sintomi simili a quelli della polio: debolezza muscolare, paralisi degli arti (solitamente a partire dalle gambe) e a volte anche dei muscoli respiratori, il tutto in un breve arco di tempo (Goldman et al., 2003).
Difficile, oggi, stabilire con certezza quale fosse la diagnosi corretta. Quel che Ăš certo Ăš che Franklin Delano Roosevelt credette sinceramente che il male che lo aveva colpito fosse la polio, cosĂŹ come i suoi cari e, soprattutto, i cittadini americani. E questo fece tutta la differenza.
Grazie al successivo ricovero allâospedale di New York e al costante esercizio, FDR riacquistĂČ presto la mobilitĂ del tronco e delle braccia, e iniziĂČ a muoversi su una sedia a rotelle. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi, le gambe non sembravano migliorare, e fu solo grazie ai pesanti tutori ortopedici di metallo che le rivestivano fino al bacino e alle stampelle che riuscĂŹ a stare in piedi. Nei primi anni dopo avere contratto la malattia, riprendere a camminare diventĂČ per lui una vera e propria ossessione. Sapeva che si trattava di un obiettivo cruciale, se voleva mantenere unâimmagine di sĂ© adeguata alla carriera politica, e inoltre sopportava malamente il fatto di dover dipendere dagli altri per le piccole necessitĂ quotidiane.
«La casa che i Roosevelt avevano a Manhattan aveva quattro piani, e la sua camera da letto era allâultimo. AnzichĂ© spostarsi in unâaltra camera, preferĂŹ affrontare le scale, che voleva oltretutto percorrere velocemente, come avrebbe dovuto fare per salvarsi in caso di incendio: lâunica paura che gli rimase tutta la vita. âSeduto sullo scalino, con le mani sullo scalino superiore, si piegava allâindietro facendo forza sulle braccia, e portandosi sullo scalino successivoâ» (Piro e Fabbri, 1986, p. 38).
Nellâestate del 1922 Roosevelt riprese a nuotare, e intuĂŹ come lâacqua, alleggerendo il peso delle gambe, fosse il mezzo ideale per esercitarsi evitando lâeccessivo affaticamento. Due anni dopo, il vecchio amico George Foster Peabody gli parlĂČ di una sua piccola stazione termale in Georgia, a Warm Springs, dove a quanto pareva un uomo che aveva contratto la polio aveva guarito i suoi danni muscolari nuotando nellâacqua calda. A quellâepoca Roosevelt aveva giĂ provato, senza ottenere alcun risultato, i rimedi piĂč disparati, sebbene con ben poche evidenze scientifiche: luce ultravioletta, bagni nellâacqua salata, stimolazione elettrica, pensiero positivo, trattamenti âad alta pressione atmosfericaâ. Il racconto di Peabody, quindi, suscitĂČ la sua curiositĂ , tanto piĂč che Roosevelt era giĂ convinto dei benefici dellâidroterapia.
Fu un colpo di fulmine: lâacqua a 32 gradi e lâalta concentrazione di minerali che favoriva il galleggiamento erano quanto di meglio si potesse chiedere per chi faceva fatica a muoversi. FDR si innamorĂČ di Warm Springs, e finalmente si convinse di poter recuperare lâuso delle gambe. Ci tornĂČ anche gli anni successivi, attirando molti altri disabili speranzosi di potervi trovare giovamento. Quel luogo diventĂČ cosĂŹ importante per Roosevelt che solo due anni dopo, nel 1926, decise di acquistare lâintera tenuta, investendovi due terzi del proprio patrimonio con lâidea di creare una struttura per sĂ© e per chiunque soffrisse come lui.
Quando era tornato al lavoro al termine della convalescenza, Roosevelt aveva lasciato lo studio di avvocatura per cui al tempo lavorava e ne aveva aperto uno suo insieme a Basil OâConnor, un giovane e capace avvocato che aveva conosciuto durante i suoi precedenti incarichi e che era diventato il suo braccio destro, permettendogli di dedicarsi alla propria salute ogni volta che ne aveva la necessitĂ . Fu proprio OâConnor a consigliare a Roosevelt di fondare un ente non profit nella nuova proprietĂ di Warm Springs, cosĂŹ da poter ricevere donazioni esentasse per sostenerla economicamente.
Nacque cosĂŹ la Georgia Warm Springs Foundation, un centro di cura per poliomielitici tanto caro al futuro presidente degli Stati Uniti che vi costruĂŹ una piccola abitazione personale, la quale negli anni a venire sarebbe stata chiamata la piccola Casa Bianca. Come vedremo piĂč avanti, Roosevelt fece di Warm Springs la prima struttura specificamente dedicata alla riabilitazione dei poliomielitici e ideata per favorire il piĂč possibile gli spostamenti e lâautonomia dei suoi ospiti. In altre parole, era priva di barriere architettoniche, anticipando un modo di pensare e di progettare edifici e strutture che sarebbe entrato nella riflessione sociale solo decenni dopo. Ancora oggi Warm Springs, nel frattempo rinominata Roosevelt Warm Springs Institute for Rehabilitation, Ăš una struttura che accoglie disabili di diversa natura che hanno bisogno di trattamenti riabilitativi e servizi di vario genere.
FDR passava ormai la maggior parte del suo tempo lontano da New York, nel tentativo di riacquistare la capacitĂ di camminare. Pertanto non stupisce che nel 1928, due anni dopo lâacquisto di Warm Springs, quando il Partito Democratico gli chiese di candidarsi per il governatorato dello Stato di New York, Roosevelt nutrisse piĂč di una riserva: aveva pianificato di prendersi tutto il tempo necessario per la sua riabilitazione e per dare solide basi alla sua fondazione, e dunque di non riprendere la carriera politica prima del 1932. Ma alle prossime elezioni i repubblicani erano dati per favoriti, e le file democratiche, in cerca di un candidato forte, insistettero garantendo a FDR che i suoi incarichi sarebbero stati delegati, pur di dargli la possibilitĂ di frequentare Warm Springs quando necessario, e avanzando sostanziose donazioni per assicurare alla struttura una certa stabilitĂ .
Roosevelt accettĂČ, impegnandosi in una campagna elettorale breve e incisiva, anche se resa difficile dalla sua disabilitĂ , peraltro facile bersaglio degli avversari. «Un governatore non deve essere un acrobata. Noi non lo eleggiamo per la sua abilitĂ nel fare il doppio salto mortale allâindietro» tuonĂČ Al Smith, democratico e governatore uscente dello Stato di New York, in difesa del nuovo candidato. «Quello del governatore Ăš un lavoro di pensiero, [e] non câĂš alcun dubbio sul fatto che [Franklin Delano Roosevelt] sia in grado di svolgerlo» (Rivers, 1967, p. 41).
E fu cosĂŹ che Roosevelt vinse le elezioni, sebbene sul filo del rasoio. Fu lâinizio di unâascesa inarrestabile: venne riconfermato governatore due anni dopo, allâindomani della Grande Depressione, e nel 1932 venne eletto come trentaduesimo presidente degli Stati Uniti. La sua fu la presidenza piĂč longeva nella storia del Paese, perchĂ© restĂČ alla Casa Bianca per altri tre mandati e morĂŹ allâinizio del quarto, nel 1945.
La filantropia ai tempi di Roosevelt: un mondo in evoluzione
Con lâelezione a governatore dello Stato di New York, nel 1928, Roosevelt sapeva che non avrebbe potuto piĂč occuparsi di Warm Springs in prima persona. Scelse quindi di delegarne la gestione al suo fidato socio, Basil OâConnor: «[Roosevelt] diventa governatore dello Stato di New York e mi dice, con nonchalance: âPrenditi cura tu di Warm Springs, vecchio amico mio, lâincarico Ăš tuoâ» ricorda OâConnor. «Sono sincero: non avevo alcun desiderio che âlâincarico fosse mioâ. Non ero mai stato un pubblico benefattore e non avevo aspirazioni di quel tipo» (Carter, 1966, p. 12). Ma alla fine lâavvocato dovette rassegnarsi e accettare, pur senza particolare entusiasmo: «La mia decisione non aveva un valore emotivo maggiore del farsi carico di svariate cartelle di pratiche che un collega non aveva potuto smaltire perchĂ© parecchio occupato in un nuovo progetto» (Heaton, 1953, p. 209).
Eppure si trattĂČ di una decisione destinata a fare la fortuna della lotta alla poliomielite. A questo proposito Paul Allan Offit, professore di pediatria alla Scuola di Medicina Perelman dellâUniversitĂ della Pennsylvania e direttore del Vaccine Education Center al Childrenâs Hospital di Filadelfia, ha scritto (Offit, 2005, p. 20):
La persona a cui piĂč dobbiamo lo sviluppo di un vaccino [per la poliomielite] non Ăš Jonas Salk, nĂ© Karl Landsteiner o Simon Flexner o Carl Kling o qualcuno dei tanti ricercatori, ufficiali di salute pubblica o epidemiologi che hanno dedicato le loro carriere allo studio e alla prevenzione della polio. La persona a cui piĂč dobbiamo lâeliminazione della poliomielite dagli Stati Uniti, e successivamente da gran parte del mondo, Ăš un avvocato di Wall Street di nome Basil OâConnor.
La prima preoccupazione relativa a Warm Springs era il sostegno economico. La retta settimanale per gli ospiti poliomielitici, pari a 42 dollari, non solo non bastava a dare concretezza al desiderio di FDR di ampliare la struttura, ma non era neppure sufficiente a coprire le spese di gestione correnti. Câera bisogno di donazioni, e allâepoca la filantropia era ancora patrimonio perlopiĂč esclusivo dei benestanti. Per questo OâConnor, per prima cosa, assunse Keith Morgan, un assicuratore che negli anni Venti aveva fatto una discreta fortuna e il cui compito sarebbe stato quello di âvendereâ il concetto di Warm Springs a famiglie ricche che ancora non ne avessero sentito parlare. Non potevano sapere, OâConnor e Morgan, che di lĂŹ a poco un evento storico di enorme portata avrebbe cambiato le sorti degli americani, e che i loro tentativi di fundraising, ovvero di impiego di capacitĂ tecniche e professionali allo scopo di raccogliere fondi, avrebbero dovuto compierli tutti in salita.
Il 24 ottobre 1929, il âgiovedĂŹ neroâ di Wall Street, segnĂČ un improvviso tracollo dellâeconomia statunitense e lâinizio della Grande Depressione. Il prezzo delle azioni di alcune delle principali imprese americane precipitĂČ, mandando in rovina banche, aziende e famiglie. I consumi crollarono, il tasso di disoccupazione impennĂČ: una crisi profondissima, i cui effetti si sarebbero protratti per buona parte degli anni Trenta.
In questo scenario, le famiglie ricche e disposte a finanziare la causa della Warm Springs Foundation diventarono sempre meno. Le donazioni alla fondazione passarono da 369.000 dollari nel 1929 a 30.000 dollari nel 1932, e in queste condizioni la struttura non poteva neanche piĂč accettare nuovi pazienti (Oshinsky, 2006, p. 47).
Non sapendo a chi altro rivolgersi, nel 1933 Morgan cercĂČ lâaiuto di un suo amico, Carl Byoir, la cui fama nellâambito delle pubbliche relazioni era in rapida ascesa. A quei tempi Byoir era noto per aver diffuso, tramite unâagenzia di franchising da lui creata, il metodo di insegnamento Montessori negli Stati Uniti, ma anche per avere evitato il fallimento di una nota rivista (âCosmopolitanâ), per aver fatto parte, durante la guerra, del Comitato di Informazione Pubblica, per aver gestito le relazioni pubbliche che hanno portato alla nascita della Cecoslovacchia e al riconoscimento della Lituania da parte degli Stati Uniti, e per aver perfino lavorato, negli ultimi anni, insieme al dittatore Gerardo Machado per stimolare il turismo statunitense a Cuba (Cutlip, 1990, p. 357-359).
Morgan sapeva che tra i clienti di cui Byoir curava le relazioni pubbliche e la pubblicitĂ câera anche un uomo tanto ricco quanto controverso: Henry L. Doherty, fondatore della Cities Service Company, uno dei maggiori distributori di gas, elettricitĂ e petrolio negli Stati Uniti. Doherty era il tipico magnate spregiudicato che si era âfatto da sĂ©â attraverso politiche aggressive ed eticamente controverse che negli anni avevano spesso fatto discutere. Sospettato di essere coinvolto in una tornata elettorale di dubbia validitĂ a Denver, e criticato per alcuni movimenti che gli avevano portato ingenti guadagni alle spalle dei suoi investitori allâindomani della crisi del 1929, Morgan intuĂŹ, non senza cinismo, che un personaggio del genere avrebbe avuto tutto lâinteresse a sostenere una causa benefica pur di âripulireâ la propria immagine (Cutlip, 1990, p. 360). Ne parlĂČ chiaramente con Byoir, che accettĂČ di combinare un incontro tra i due. Quando Doherty chiese a Morgan perchĂ© mai avrebbe dovuto aiutarli, lui senza mezzi termini rispose: «PerchĂ© potrebbe mandare un vecchio pirata [della finanza] come te in paradiso». Doherty lo fulminĂČ con lo sguardo, per poi scoppiare a ridere e domandare: «Chi Ăš il capo della tua organizzazione? Byoir dice che siete bravi. ParlerĂČ con il direttore». Forse Doherty non si aspettava che di lĂŹ a poco Morgan lâavrebbe portato al cospetto del presidente degli Stati Uniti (Cutlip, 1990, p. 361).
Doherty si rese conto che contribuire a una causa nobile poteva fare al caso suo, tanto piĂč se questo gli avrebbe permesso di fare qualche amicizia alla Casa Bianca. AccettĂČ dunque con entusiasmo di sostenere la Georgia Warm Springs Foundation, e in particolare di finanziare una campagna di raccolta fondi per la fondazione nella speranza di moltiplicare il suo contributo economico. Restava soltanto da decidere come strutturarla: per salvare Warm Springs in tempi cosĂŹ difficili serviva unâidea davvero buona.
Fu Byoir ad avere lâintuizione giusta: una festa di compleanno per il presidente Roosevelt, in ogni Stato della nazione. La proposta, per quanto valida, suscitava qualche preoccupazione â qualcuno avrebbe potuto storcere il naso di fronte allo sfruttamento della carica di presidente, per di piĂč con il supporto economico di un industriale aggressivo come Doherty â, ma alla fine FDR accettĂČ e Byoir si mise subito allâopera: alla data dellâevento, il 29 gennaio 1934, mancava solo un paio di mesi. Non era un compito facile, ma i presupposti câerano tutti: lâiniziativa si inseriva bene nello spirito di ottimismo che era un poâ il biglietto da visita di Roosevelt e del suo New Deal, il piano di riforme eco...