1.
GenerativitĂ
Maestro, se mi hai in testa sento di esistere,
se mi lasci fuori sento di morire.
Dario, 7 anni
Ă assai interessante
che lâinconscio di una persona
possa reagire allâinconscio
di unâaltra eludendo il conscio.
Sigmund Freud, Lâinconscio
1.1 EDUCARE, FORMARE E CURARE
Educare significa aiutare un essere umano a trovare un suo modo specifico di stare al mondo, accompagnarlo a costruire la sua identità e sorreggerlo mentre impara a vivere. Questo lungo e impegnativo percorso evolutivo prevede una formazione, sia sul piano cognitivo che su quello emotivo, in grado di arricchire una persona mentre apprende ciò che le è utile per conoscersi e per scoprire la realtà che la circonda.
Educazione e formazione lasciano però delle zone buie da illuminare, dei terribili marasmi da bonificare, degli angoscianti buchi vuoti da colmare, delle smagliature psichiche da riparare. Curare vuol dire allora occuparsi e pre-occuparsi di quello che unâinadeguata preparazione alla vita ha lasciato irrisolto o ha danneggiato in modo che una persona, migliorando la conoscenza su se stessa, esca dal suo stato di disagio, confusione ed immaturitĂ .
PoichĂŠ lâimperfezione è umana, tutti hanno bisogno di poter attingere a queste forme di protezione relazionale.
Il prendersi cura è allora inteso come una forma specifica di prevenzione1 che coniuga lâattenzione al mondo psichico dellâindividuo con il sapere pedagogico e rappresenta sempre una nuova chance educativa in quanto riattualizza gli stati dâanimo bloccati nellâinfanzia e dĂ loro lâopportunitĂ di venire alla luce per evolvere in maniera adeguata.
Educare è allora curare lâanimo umano, indirizzarlo e comprenderlo. Questâazione contempla il clima familiare teso a far crescere i figli, il contesto scolastico che si occupa della formazione attraverso la produzione di cultura, il progetto di tutela sociale che si prende carico dei cittadini vulnerabili e il setting psicosocioanalitico2 che cerca di modificare chi è rimasto fissato su convinzioni puerili. Queste diverse situazioni possono concorrere a creare una persona migliore, cioè piĂš consapevole e matura. La teoria che sorregge lâagire educativo viene definita psicoigiene3. La psicoigiene, concetto coniato da Bleger, è lâoccasione piĂš radicale di rivisitazione e ricostruzione identitaria.
Lâeducazione ricevuta incide sempre sullo sviluppo delle potenzialitĂ individuali rendendo lâesistenza piĂš o meno difficile. La formazione invece permette di ricevere degli strumenti per capire il mondo rendendo piĂš agevole trovare un posto soddisfacente nella vita. La psicoterapia psicoanalitica, nelle sue diverse applicazioni, diventa altresĂŹ unâoccasione per affrontare ed elaborare i conflitti che, rimasti irrisolti fin dallâinfanzia, disturbano lâarmonia e la sicurezza identitaria.
Una buona educazione garantisce quindi una valida formazione ed entrambe rendono possibile una psicoterapia che, senza questi due presupposti, anche se mal combinati, diventa di difficile accesso.
La definizione prevenzione come educazione4 ingloba in sĂŠ tre aspetti: lâeducare come ex ducere cioè tirar fuori ciò che câè dentro allâaltro, il formare, inteso come dare una struttura a quanto la persona deposita nella sua mente e infine il prendersi cura della realtĂ interiore poichĂŠ, anche chi sta male, può stare sempre peggio e chi non sa di potersi smarrire emotivamente può mettersi, per tempo, al riparo da tale pericolo.
Ogni intervento che incide sulla struttura psichica è quindi educativo in senso lato poichĂŠ apre la strada allâintrospezione, al ragionamento, allâintuizione. Sono queste delle operazioni mentali che rendono consapevoli piĂš di quanto prima non si era potuto conoscere, accettare e comprendere e, il loro valore terapeutico, sta proprio nella possibilitĂ di aprire a nuovi saperi.
Ogni intervento strettamente clinico comporta perciò una valenza educativa proprio perchÊ ripara i falli, le confusioni e le lacune formative rimaste incompiute nel corso della crescita.
Il confine tra educativo e terapeutico è quindi sfuggente poichĂŠ ognuno di questi settori sconfina nellâaltro.
A partire da un vertice specifico, pertanto, avviene una continua osmosi tra i diversi ambiti. Non esiste una netta differenziazione tra le diverse situazioni che comportano il prendersi cura dellâaltro. Ognuna, infatti, deve e può influenzare lâambito attiguo creando una sinergia che va ad ampliare lâarea preventiva e i principi guida che la contraddistinguono.
Le tecniche utilizzate nei diversi campi applicativi, invece, sottolineano importanti differenze. Ognuno ha quindi diritto dâindividuare le sue modalitĂ educative, quelle a lui piĂš congeniali, quelle maggiormente vicine alla sua sensibilitĂ .
Oggi quindi prevenire il disagio relazionale implica scegliere tra le tante azioni possibili rimanendo fedeli a dei presupposti valoriali irrinunciabili.
In questo atteggiamento sta lâetica formativa che educa cittadini capaci di discernere il bene dal male.
La scelta di campo diviene allora obbligatoria e differenzia in maniera netta chi addestra da chi forma, chi istruisce da chi lascia spazio al pensiero autonomo, chi indottrina da chi si pone in un atteggiamento di ricerca, chi crede nella potenzialitĂ umana da chi vuole solamente asservirla.
In questa libertà di opzione chi si occupa dello sviluppo identitario deve tener conto che esso è intriso di capacità intellettive e di storie sentimentali e deve quindi attingere al sapere psicoanalitico poichÊ questa scienza ha studiato, perfezionato e messo a punto come occuparsi della persona nella sua interezza.
Il procedere della ricerca scientifica in campo psicoanalitico mette infatti a disposizione conoscenze, metodiche e nozioni sempre piĂš precise che rendono accessibile lâinterpretazione dei vissuti che abitano le zone buie del mondo interiore. Queste innovative ed avanzate teorie, inoltre, sono quelle che, consentendo di applicare il pensiero sullâinconscio al mondo del quotidiano, vanno a supportare lâagire genitoriale, lâinsegnare dei docenti, il mettersi in gioco degli educatori, lâintervenire nella comunitĂ degli operatori sociali e sanitari e il contrastare la sofferenza delle professioni psicologiche.
La possibilitĂ di scegliere il campo applicativo nel quale prendersi cura dellâaltro non contrasta con la convergenza dei principi che ispirano il modello di intervento.
Chiunque si occupi di sviluppare, potenziare e consolidare lâidentitĂ di un essere umano è dunque un educatore, un formatore e un terapeuta.
Grandi e piccoli sono perennemente dentro un percorso evolutivo, dove educativo, formativo e terapeutico si intrecciano tra di loro poichĂŠ la vita non permette a nessuno fissitĂ anacronistiche, ripetitivitĂ vuote e sicurezze eterne.
LâidentitĂ non è una realtĂ stabile, ma una definizione che è aperta ad una continua modifica. Lo sviluppo delle attitudini per stare bene dentro a se stessi, basate sullâadattamento agli eventi e sulla trasformazione del SĂŠ a seconda delle circostanze, costituisce la finalitĂ dellâeducare, formare e curare.
Cambiare nel trascorrere del tempo, pur continuando a sentirsi se stessi, richiede che qualcuno trasmetta questa preziosa competenza osservando lâaltro mentre cresce e riconoscendolo come la stessa persona di prima anche se muta pelle. Per saper vivere con pienezza la propria vita bisogna dunque essere stati accompagnati, seguiti e sostenuti durante il processo di trasformazione che porta alla costruzione identitaria.
I genitori, per primi, si occupano e preoccupano che il figlio riesca a sviluppare unâidentitĂ integrata che gli permetta di realizzarsi pienamente nella vita cosĂŹ come desidera e come la realtĂ gli impone.
Gli educatori favoriscono lo sviluppo delle risorse di ogni loro allievo in modo che le potenzialitĂ di ogni bambino o di ogni adulto trovino la maggior espansione possibile.
I formatori si attivano affinchÊ le persone si impadroniscano di ciò di cui hanno bisogno per essere piÚ incisive in famiglia, nel lavoro, nel contesto sociale.
Gli psicoterapeuti cercano di far sapere al paziente cosa gli impedisce di essere ânormalmente feliceâ e si prestano a fargli conoscere quali affetti ostacolino il raggiungimento di questo stato emotivo.
Tutti questi educatori naturali o professionali si adoperano perchĂŠ lâaltro possa stare bene sentendosi soddisfatto di se stesso.
Ognuno di loro però agisce in questa direzione solo se può educarsi permanentemente, formarsi continuamente e curarsi incessantemente attraverso un dialogo interiore.
Il prendersi cura dellâaltro contempla allora, seppure con tonalitĂ ed accenti differenti, che vanno dal naturale educare del contesto familiare fino allâanalisi personale come trattamento specialistico, lâintreccio di queste azioni nella forma attiva, passiva e riflessiva.
Educare, formare e curare sono dunque sempre correlate e coniugate nelle tre forme verbali.
Ognuna di queste azioni al suo interno comprende sempre anche lâaltra perciò chi educa anche cura, chi cura anche forma, chi forma inevitabilmente educa e cura.
Quando una persona incontra qualcuno che possiede la capacità di dare e di prendersi quel che lo soddisfa e fa tutto questo grazie al bagaglio affettivo e intellettivo che gli è stato offerto dai suoi maestri di vita5, sviluppa armoniosamente la sua identità .
Non si può dare una buona educazione senza averla ricevuta.
Non ci si deve occupare dellâaltro senza tener conto di come si è.
Non si riesce cioè ad assume la responsabilitĂ di far crescere unâaltra persona senza tenere costantemente intrecciate le funzioni dellâeducare, formare e curare.
I bambini per sviluppare la loro identitĂ , cosĂŹ come ogni persona tormentata dalle sue parti immature per poter evolvere, hanno dunque bisogno di stabilire un vincolo con un adulto competente nella coniugazione delle diverse funzioni di cura, sia sul piano cognitivo che emotivo, nella loro forma attiva, passiva e riflessiva.
1.2 GERMINARE
Tutti i bambini non nascono
giĂ imparati a crescere,
ma devono fare tutti la fatica di impararlo.
Carolina, 6 anni
Lâeducazione è tutto ciò che siamo diventati.
Duccio Demetrio, Lâeducazione è smarrita
I piccoli, durante il periodo dellâetĂ evolutiva, cosĂŹ come i grandi rimasti incompiuti, sono accomunati da un aspetto puerile che, se dapprima è fisiologico, successivamente diviene patologico poichĂŠ determina un blocco evolutivo che provoca inquietudine, angoscia e confusione mentale.
Il soggetto che rimane immobile nelle proprie posizioni arretrate, mentre la vita gli impone di andare avanti, è dunque portatore di un importante disagio esistenziale nel quale si mescolano paure, rabbie e rancori. Inoltre chi sta fermo nelle sue difficoltà o non lo sa, o non lo ammette oppure lo intuisce pur non dichiarandolo. Crede di essere saggio, invece dentro di lui dimorano sedimenti infantili che non gli permettono di portare a termine la sua evoluzione.
Lâinfante, soggetto senza parola, non può narrare i suoi desideri e può, di conseguenza, avvertirli emotivamente senza conoscerli. Il bambino, immobilizzato dalla sua ingenuitĂ , rimane ancorato a fantasticherie innominabili e irrealizzabili. Crede di avere mamma tutta per sĂŠ, di essere piĂš forte di papĂ , di poter tiranneggiare gli adulti, di dominare il suo corpo espandendolo o restringendolo a piacere, di manipolare furbescamente la sua identitĂ falsificando quella autentica, di avere sotto controllo il mondo esterno, di ottenere facili vie di fuga intossicandosi con mixer di sostanze frastornanti, di non avere nulla da imparare da nessuno.
Lâadulto, blindato in una visione del mondo stereotipata, si bea delle sue convinzioni illusorie. Il soggetto incompiuto lascia dunque in un luogo isolato della mente una parte di se stesso seppellendola con una quantitĂ inaudita di menzogne che si fanno però vive attraverso i sintomi e i malesseri, le insoddisfazioni e le angosce. Crede di determinare cosa deve fare e pensare lâaltro, di celare le sue bassezze attraverso una supponente superbia, di conoscere meglio di tutti come vanno le cose del mondo, di salvaguardarsi dal suo senso di colpa attraverso il non sapere con metĂ della sua mente quel che invece lâaltra metĂ sa, di essere certo che il cattivo è sempre fuori di sĂŠ, di amare la veritĂ mentre stagna nella falsitĂ . Grandi e piccoli, convinti di mettersi in salvo rifugiandosi in un mondo immaginario si distruggono non solo a causa dello sforzo che compiono per stazionare nelle loro fantasie illusorie, ma soprattutto per il terrore che provano ogniqualvolta temono che la veritĂ venga a galla. Chiusi nei loro piccoli mondi diventano sterili, appassiscono, non germogliano. La vita dentro di loro si spegne. LâoscuritĂ domina la loro esistenza. Scappano mentalmente da tutti evadendo attraverso fantasticherie deliranti. Fuggono soprattutto da se stessi.
I pensieri che vengono seminati nella loro testa si sperdono poichĂŠ, senza lâhumus dove prospera la ricerca della veritĂ e dove si sedimentano i valori umani, la mente non può concepire idee. Nulla dunque al suo interno può germinare.
Un principio fondamentale dellâeducare comporta il contrastare, con forza e con determinazione, lâessere umano che non evolve, cioè che non impara a distinguere la menzogna dalla veritĂ , il desiderio dalla possibilitĂ , il sogno dalla realtĂ . Lâindividuo, che non si sintonizza con la vita vera, spreca la sua esistenza, si ammala e perde il lume della ragione.
Questa follia ha scarsa rilevanza se è evidente oppure se è occultata. Nulla infatti muta se è diagnosticata come patologia o è solo un tormento privato o ancora è una bizzarria fatta subire agli altri. Quello che invece conta è che le persone rimaste mentalmente immature vivono male e fanno vivere male chi le incontra. Rimangono invischiate in una dimensione psichica ambigua dove non vi è confine tra sĂŠ e lâaltro. Il bambino pensa che il mondo giri attorno a lui; lâalunno si pavoneggia anche se non sa nulla; il paziente parla come se fosse da solo evitando di interloquire con il suo psicoterapeuta.
Le persone non cresciute idealizzano, amano, apprezzano e considerano solo se stesse. Il bambino pensa che ciò che dice o vuole debba ottenerlo immediatamente. Lâadolescente può fare scenate per ogni piccolo contrattempo. Lâalunno vuole avere ragione anche quando non ce lâha e giura e spergiura di aver fatto i compiti per casa, di aver studiato la lezione, di essersi preparato per la verifica.
Le persone rimaste incagliate in un sĂŠ infantile vedono solo la loro soggettivit...