Lâimmagine dellâacqua assume molti aspetti diversi nelle narrazioni mitiche in cui è frequentemente impiegata. Questo articolo cercherĂ di classificare le sue apparizioni e tenterĂ di capire come sono ordinate le diverse funzioni che essa svolge.
Molti popoli narrano come il mondo, giĂ creato in tempi antichi, fu trasformato e divenne ciò che è ora. Secondo certe tradizioni australiane, la terra era originariamente circondata dallâacqua e in essa vi erano molti spiriti. Attraverso lâazione di uno di questi spiriti, la terra si riscaldò e gli uomini sorsero da essa. Secondo gli Indiani Zuni, un complesso reticolo di corsi dâacqua scorre circolarmente sotto la superficie terrestre; i primi Zuni nacquero qui, al livello piĂš basso. Una coppia di gemelli creati dal sole li fece poi uscire alla superficie. Uno stagno indica il luogo dove essi videro finalmente la luce del sole. Un mito dellâAustralia settentrionale narra la storia di una divinitĂ dema (originaria). Dopo che uno dei suoi figli lâebbe colpita con una lancia, essa si lanciò nel mare; qui un altro dei suoi figli le estrasse la lancia dalla carne in cui era rimasta conficcata. Durante il viaggio che il dio poi intraprese, apparve una fonte dovunque egli sostasse. Infine egli si immerse nel fiume Vittoria, le cui acque continuò ad agitare finchĂŠ esse non formarono ramificazioni nella foresta; quindi sparĂŹ sotto una roccia. Di tanto in tanto il dio ritorna in superficie e causa tempeste. Secondo tali resoconti, egli occupa anche la regione dellâarcobaleno, quando si forma la pioggia.
Miti di questo tipo ci indicano lâacqua presente nel mondo fin dai tempi piĂš antichi, anche se essi la collocano in molte circostanze diverse. Qualora sia periferica rispetto alla terraferma o sotterranea, lâacqua è in primo luogo un elemento significativo nellâordine universale. Talvolta appare semplicemente come una caratteristica geografica â il mare o un fiume che definiscono la forma di una regione. Tuttavia câè qualcosa in piĂš da notare. Lâacqua può essere passiva di fronte a uno spirito da essa indipendente che prende lâiniziativa esclusiva nellâatto della trasformazione. E in piĂš lâacqua è misteriosamente legata alla nascita dei primi uomini o al destino di un dio che, dopo essere scomparso nelle sue profonditĂ , rimane collegato alle tempeste o alla pioggia. La portata di queste differenze diventa chiara quando consideriamo resoconti piĂš lunghi.
Alla ricerca delle origini di tutte le cose, molti popoli riferiscono come lâacqua sia apparsa nel corso di eventi cosmogonici. Queste spiegazioni si collocano in tre principali sistemi mitici. Secondo il primo sistema, il mondo è creato da un dio che rimane in gran misura trascendente rispetto ad esso. In questo caso lâacqua, come il mondo intero, è un prodotto dellâazione divina. Secondo i DesĂĄna dellâAmerica meridionale, ÂŤil sole creò lâuniverso⌠creò la terra, le sue foreste e i suoi fiumi⌠Creò anche gli spiriti e i demoni dellâacquaÂť (G. Reichel-Dolmatoff, Desana. Simbolismo de los Indios Tukano del VaĂšpès, BogotĂĄ 1968, pp. 48s.). Un lamento africano evoca ÂŤil solo dio eterno, il creatore dellâoceano e della terra asciutta, dei pesci nel mare e delle bestie nelle foresteÂť (L.V. Thomas, Les religions dâAfrique noire, Paris 1969, p. 218).
Nel secondo contesto mitico, la cosmogonia assume lâaspetto di una genealogia. Il primo antenato è una entitĂ i cui attributi ad un tempo cosmici e divini appaiono nella proliferazione della sua discendenza. Le acque che sono poi nate da tutte le generazioni sono allora esse stesse generatrici. Nel sistema greco la Terra primordiale partorisce il Cielo e il Ponto, il regno del mare, costituito da acqua salata.
La Terra poi si congiunge con entrambi questi principi maschili. Il primo dei figli che essa concepisce con il Cielo è Oceano, un fiume di acqua fresca, con profondi vortici; egli diventa il padre di tutte le fonti e dei fiumi. CosÏ la divinità che oltrepassa il mondo rimane immanente in esso: in un certo modo, è presente nelle acque.
Infine, lo spirito può essere presentato come uno degli agenti primari della formazione del mondo. Si prenda ad esempio questo mito dei Bambara: dal vuoto e dal moto originari provengono una forza e poi uno spirito. Mentre i principi delle cose si stanno ordinando, cade una massa e fa nascere la terra. Tuttavia una parte di spirito si innalza: è Faro, che costituisce il cielo. Faro poi cade sulla terra in forma di acqua, dandole cosĂŹ vita. Dispensatrice di vita, lâacqua è una manifestazione dello stesso spirito divino.
Ă tuttavia in un altro tipo di cosmogonia che lâampiezza e la diversitĂ delle funzioni dellâacqua diventano piĂš comprensibili. Qui lâacqua simboleggia ciò che esisteva prima del dispiegarsi del processo cosmogonico, oppure lo stato del mondo nelle prime fasi della sua storia. Troviamo numerose variazioni su questo tema.
1. Nella sua fluiditĂ e inafferrabilitĂ lâacqua può suggerire lâassenza di forma, lâincorporeitĂ e il disordine dal quale emergerĂ il mondo. Inerte, lâacqua non ha potere; un dio o altri esseri indipendenti dallâacqua saranno i soli agenti della creazione. Per esempio, nelle isole dellâAmmiragliato si narrava il racconto seguente. Allâinizio, non câera nullâaltro che un immenso mare; in esso nuotava un gran serpente. Cercando un luogo dove potersi fermare, egli disse: ÂŤSorga uno scoglioÂť. Sorse allora uno scoglio dallâacqua e diventò terraferma.
La cosmogonia biblica illustra il significato dellâacqua in miti di questo genere. La Bibbia mette in relazione vari simboli, tra i quali il deserto, il vuoto e lâoscuritĂ , lâabisso e la massa dâacqua che lâabisso contiene e sopra il quale si libra il respiro di Dio. Solo questo soffio divino ha un significato reale. Le altre immagini hanno un significato negativo, che evoca lâidea della non esistenza; i teologi vedranno in esse un simbolo del nulla. Il linguaggio vedico può andare anche oltre:
NĂŠ il non-essere nĂŠ lâessere allora esistevano.
NĂŠ lâaria nĂŠ il firmamento lassĂš esistevano.
Che cosa si stava muovendo con tale forza? Dove? A causa di chi?
Era lâacqua profonda e impenetrabile?
(ášgveda 10,121,1)
In questa domanda, lâimmagine dellâacqua allude allo stato delle cose precedente alla distinzione tra essere e non essere. Ci troviamo prima ancora dello stesso nulla.
2. Lâacqua non ha forma di per sĂŠ, ma i fiumi hanno un letto e il mare un fondale. Questo semplice fatto ispira parecchi miti. Ecco un esempio siberiano:
Allâinizio, lâacqua era dovunque. Doh, il primo sciamano, volava sullâoceano primordiale in compagnia di alcuni uccelli. Non trovando nessun luogo su cui posarsi, chiese al tuffolo pettirosso di immergersi nellâoceano e di riportare in superficie dal fondo un poâ di terra. Lâuccello lo fece e, al terzo tentativo, riuscĂŹ a far emergere, portandolo nel becco, del fango. Doh con esso fece unâisola sullâoceano originario, che divenne la terra.
Troviamo racconti simili in numerose regioni. In due tradizioni induiste, Viᚣnu in persona scese sul fondo delle acque primordiali in forma di verro, con lo scopo di riportare in superficie della terra.
Lâoceano originario può cosĂŹ coprire qualche elemento solido. In piĂš, a dispetto della sua fluiditĂ , lâacqua stessa ha una sostanza; è essa stessa materia, e può contenere materia in sospensione. In alcuni miti gli dei catturano questa materia o la condensano. CosĂŹ nellâAtharvaveda (12,1) leggiamo: ÂŤLa Terra era originariamente un flutto nel centro dellâoceano; i saggi andarono a cercarla con la loro magiaÂť. Un mito della Guinea ci narra come Ha fece un mare immenso di fango e poi, solidificando la melma, creò la terra. Secondo il giapponese Kojiki, Izanagi e Izanami conficcarono una lancia nel mare che si estendeva sotto di loro. Quando la levarono, le gocce salate che caddero da essa si solidificarono e formarono la prima terra: lâisola di Onogoro. Un commentatore greco del mito di Proteo si esprime in termini piĂš astratti:
Ci fu un tempo in cui tutto ciò che esisteva era senza forma e torbido⌠non câera nulla eccetto la materia che era stata sparsa. Regnò una inerzia informe finchĂŠ lâartefice di tutte le cose, avendo attratto ordine con ordine per proteggere la vita, impose la sua impronta sul mondo. Egli distaccò i cieli dalla terra, separò il continente dal mare, e ognuno dei quattro elementi⌠assunse la propria forma.
(Eraclito, Allegorie omeriche 64ss.)
In questo tipo di mito, lâacqua non significa piĂš il nulla; possiede una vera esistenza. Gli dei la usano, ma essa rimane inerte; essi soli sono attivi.
3. Molti racconti simili, o anche varianti dello stesso mito, tuttavia, conferiscono allâacqua una certa spontaneitĂ . Ă questo il caso di una storia narrata dai Muskogee dellâAmerica settentrionale. Prima della creazione, dicono, una vasta estensione dâacqua era la sola cosa visibile, e due colombi volavano sulle onde. A un certo punto essi notarono un filo dâerba che cresceva sulla superficie delle onde. Da questâerba gradualmente prese forma la terra e alla fine le isole e i continenti acquistarono il loro aspetto attuale. Possiamo anche far riferimento a una cosmogonia orfico-greca, secondo la quale lâacqua primordiale sembrava essere stata melmosa. La materia che conteneva fu condensata per diventare terra, e poi dallâacqua e dalla terra nacque finalmente il dio misterioso che avrebbe generato lâuovo cosmico. A dispetto dei loro stili molto differenti, entrambi questi miti condividono una caratteristica: accade qualcosa nelle acque primordiali, senza lâintervento esterno di alcun potere estraneo alle acque stesse. Esse posseggono perciò un certo potere intrinseco. Altri miti procedono a spiegare la natura di questo potere.
4. Nelle cosmogonie induiste, le acque sono spesso presentate come un ricettacolo dellâuovo o del seme divino, che cresce nelle acque, portando il dio pieno di attivitĂ . Ma esse non danno vita a ciò che portano. ÂŤAllâinizio, egli creò solo le acque, e poi nelle acque depose il suo seme. E questo diventò un uovo dâoro⌠In questo uovo nacque da sĂŠ BrahmÄ, lâantenato di tutte le cose viventiÂť (MÄnava DharmaĹÄstra 1,8-9). Propizie per lo sviluppo dellâembrione divino, tali acque svolgono una funzione quasi amniotica. La mitologia egizia ha un personaggio simile fatto di acqua, conosciuto come Nun. Lâacqua primordiale è considerata divina. Essa sceglie il suo stesso nome e assume attributi umani. Può parlare, e può formare una coppia con il suo doppio femminile, la dea Naunet. Nella tradizione eliopolita è in Nun che il dio solare autogenerantesi è nato e poi rimane. Qui egli inizia la sua attivitĂ creatrice e generatrice, e qui, forse, i primi dei iniziano la loro esistenza.
5. Lâimmagine di unâacqua vivificatrice che favorisce la nascita di un dio o la crescita di un embrione è in effetti molto legata a quella di unâacqua feconda e procreatrice. Alcuni testi egizi danno lâimpressione che lo stesso Nun abbia generato il dio solare, che egli chiamò ÂŤmio figlioÂť. Nun è stato cosĂŹ chiamato il ÂŤpadre degli deiÂť. Per un esempio piĂš chiaro e puntuale di unâimmagine di acqua procreatrice, tuttavia, possiamo riferirci ai Babilonesi. I Babilonesi riconoscevano due esseri, Apsu e Tiamat, che esistevano anteriormente alla formazione del cielo e della terra. Essi erano delle acque, le cui correnti allâinizio del tempo si erano mescolate in una singola massa, e contemporaneamente erano due divinitĂ personificate, una maschile e una femminile. La loro unione produce unâaltra coppia divina, che a sua volta avrĂ la propria discendenza, cosicchĂŠ Apsu e Tiamat diventano gli antenati di tutte le creature e, in questo senso, i primi autori del processo cosmogonico. La Grecia aveva un sistema simile, che Omero ha conservato. Simultaneamente correnti dâacqua e divinitĂ antropomorfiche, Oceano e Teti si accoppiano e partoriscono; i loro discendenti includeranno tutti gli esseri che costituiranno, domineranno o popoleranno lâuniverso.
Essenziale per la vita delle piante, degli animali e similmente degli uomini, lâacqua può essere identificata con le forze che danno la vita e con la stessa feconditĂ . La natura rigeneratrice può apparire in un modo meno biologico. Leggiamo nel Ĺatapatha BrÄhmaáša (11,1,6,1): ÂŤAllâinizio, le acque e lâoceano esistevano da soli. Le acque ebbero un desiderio: âCome procreeremo?â. Esse fecero uno sforzo. Misero in atto un calore ascetico (tapas) e avvenne cosĂŹ che apparve un uovo dâoroÂť. Questâuovo conteneva PrajÄpati. CosĂŹ non solo si attribuisce allâacqua il desiderio di procreazione (kÄma), ma essa è anche capace di uno sforzo davvero creativo e di un calore ascetico (tapas).
Quando consideriamo il ruolo che lâacqua svolge nelle ultime fasi della creazione del mondo, vediamo confermate queste osservazioni. Allâinterno di questo stesso sistema cosmogonico, le acque possono successivamente assumere degli attributi che ci permettono di distinguere differenti sistemi nelle fasi piĂš antiche. Per esempio, abbiamo visto che lâembrione di PrajÄpati si sviluppò nelle acque primordiali. Ma poi lo stesso PrajÄpati intraprese la creazione delle acque. Nel Ĺatapatha BrÄhmapa (11,1,6,16-19), Paramestin, figlio e ipostasi di PrajÄpati, volle diventare tutte le cose sulla terra. CosĂŹ divenne acqua. Similmente PrajÄpati diventerĂ respiro e Indra il mondo. Queste nozioni non sono contraddittorie. Esse rappresentano differenti stadi della creazione. Qualunque siano le loro qualitĂ amniotiche, le acque primordiali sono informi e non particolarmente dotate di realtĂ , finchĂŠ PrajÄpati rimane ancora un embrione al loro interno. Dopo la sua nascita, tuttavia, il dio crea acque piĂš definite e concrete al di fuori di sĂŠ. In questo modo il testo mostra che la divinitĂ si diffonde nelle acque proprio come si diffonde nellâintero universo.
Altre narrazioni compiono distinzioni piĂš semplici fra i successivi stati dellâacqua. Se le acque primordiali sono una massa inerte, sarebbe logico che esse, durante il corso della creazione, fossero influenzate dallâazione degli dei che le governano. Nella Bibbia, Dio crea uno spazio nel centro delle acque originarie, dividendole in due masse, le acque superiori e quelle inferiori. Dopo aver creato una massa solida, egli però separa questâultima dalle acque inferiori, formando con ciò il mare e la terraferma. Le acque si sottomettono anche allâazione demiurgica in resoconti piĂš ambigui. Ecco un mito fali (africano): uno dei primi animali, la tartaruga, diede al mondo la sua prima struttura disegnando sulle acque un solco. Dopo la prima crisi, quando la pioggia minacciò di sommergere ogni cosa, il rospo â un altro dei primi animali â completò la struttura. Egli separò lâacqua stagnante dallâacqua corrente e aprĂŹ un secondo sentiero per le acque facendo un taglio attraverso il primitivo solco. Cosi divise il mondo in quattro parti.
Le acque passive possono essere anche semplici strumenti nelle mani di coloro che si affrontano nel corso delle grandi battaglie cosmogoniche. Nella mitologia induista, il demone Váštra trattiene le acque e impedisce loro di irrigare la terra. Indra, che sta combattendo una difficile guerra contro di lui, è finalmente vittorioso e dĂ vita al mondo liberando le acque. I miti mesopotamici sono piĂš complessi. Quando il dio Enlil decide di distruggere lâumanitĂ , egli prima trattiene le piogge e impedisce alle acque sotterranee di raggiungere la superficie. Poi, con un...