Scienze della vita
Antonio Clericuzio
Nel corso del secolo emergono concezioni della vita che riconducono le funzioni tradizionalmente attribuite allâanima ad agenti corporei, in particolare agli spiriti, fluidi tenuissimi e volatili generati dal sangue e dallâaria. Le ricerche sulla generazione sono soprattutto di carattere teorico e concernono la funzione del seme e la modalitĂ della formazione delle parti del nascituro. Solo a fine secolo hanno luogo i primi studi di carattere empirico sullo sviluppo dellâembrione. La nascita dei cosiddetti mostri, ritenuta un evento che fuoriesce dallâordine naturale, è tema che cattura lâattenzione di medici, filosofi e teologi. Interpretati come segni della collera divina, i mostri divengono progressivamente oggetto di ricerche mediche.
Vita, anima, spirito
Per Aristotele, un corpo vivente è un corpo provvisto di organi e dotato di anima, la quale ne è la forma ed è da esso inseparabile. LâereditĂ aristotelica determina gran parte degli studi cinquecenteschi intorno ai fenomeni biologici, che si intrecciano alle questioni relative allâorigine e alle facoltĂ dellâanima. Secondo la filosofia aristotelica, la differenza tra i corpi viventi e non viventi è data dalla presenza o meno dellâanima, cui sono ricondotte le funzioni e le attivitĂ delle piante, degli animali e dellâuomo. Aristotele distingue tre generi di anima che costituiscono una serie con un ordine definito, tale che ogni anima presuppone tutte le precedenti. Al livello piĂš basso è collocata lâanima nutritiva, che esiste in tutti gli esseri viventi o animati (piante, animali e uomini); segue lâanima sensitiva presente negli animali e negli uomini; infine lâanima intellettiva, propria dellâuomo.
Nella Margarita philosophica (1503) del filosofo tedesco Gregor Reisch, un libro di testo largamente diffuso nel Cinquecento, la classificazione aristotelica riceve una trattazione sistematica: allâanima vegetativa sono attribuite le facoltĂ della generazione, della crescita e del movimento; allâanima sensitiva il moto e la percezione, allâanima intellettiva memoria, volontĂ e intelletto. Lâanima superiore include i poteri di quelle inferiori, cosicchĂŠ lâanima intellettiva include anche le facoltĂ vegetative e sensitive. Le facoltĂ vegetative sono localizzate nel fegato, quelle sensitive nel cuore, quelle intellettive (che comprendono i moti volontari) nel cervello.
A questa dottrina dellâanima si affianca la teoria, elaborata dai medici â da Galeno e dagli arabi â degli spiriti quali agenti delle funzioni vitali. Gli spiriti sono di tre tipi: naturali, vitali e animali, prodotti rispettivamente nel fegato, nel cuore e nel cervello. Una concezione presente nei trattati medici (e in alcuni testi di filosofia) afferma che gli spiriti costituiscono un intermediario tra anima e corpo. Sono strumento dellâanima e svolgono molteplici funzioni, dalle piĂš semplici, quali vegetazione e moto, fino alle piĂš elevate, come sensibilitĂ e immaginazione. Le teorie mediche sugli spiriti sono sviluppate dal filosofo cosentino Bernardino Telesio, sostenitore di una concezione materialistica della vita, per la quale la materia è dotata di vita.
Pur ammettendo lâesistenza di unâanima immortale nellâuomo, Telesio attribuisce i poteri dellâanima a un principio materiale formato di materia calda e finissima, lo spirito, che è dotato di moto, percezione e sensibilitĂ . Telesio non è isolato nella rivalutazione degli spiriti e riduzione del ruolo dellâanima nei processi vitali e cognitivi. Influenzato dalle concezioni neoplatoniche, il medico francese Jean Fernel (1497-1558) asserisce che lo spirito è sede dellâanima e delle sue facoltĂ . Il principio vitale degli organismi viventi è secondo Fernel lo spirito, sostanza finissima, eterea, diffusa in tutto lâuniverso. Lo spirito è lâelemento attivo da cui dipende la nascita, crescita e conservazione degli esseri viventi.
Di notevole originalità è la concezione dello spirito e dellâanima del medico e teologo spagnolo Michele Serveto, bruciato a Ginevra perchĂŠ ritenuto eretico. Serveto ritiene che gli spiriti prodotti nel cervello svolgano tutte le funzioni superiori, anche quelle cognitive, finendo cosĂŹ per identificare lâanima con gli spiriti, la cui origine ultima è nel sangue e nellâaria inspirata. Le opere di Serveto sono condannate sia dai cattolici che dai protestanti cosicchĂŠ le sue teorie esercitano scarsa influenza sulle ricerche medico-filosofiche.
Lâembriologia
Le teorie aristoteliche sulla generazione dominano le discussioni mediche e filosofiche del Cinquecento. Per Aristotele, ciò che rende fertile il seme è lo pneuma in esso contenuto: una sostanza di natura ignea, di origine celeste, non elementare, dotata di una virtÚ generativa.
Secondo Aristotele il seme maschile â che contribuisce alla generazione per mezzo della sua virtĂš formatrice â fornisce forma e movimento, non la materia, che è fornita dalla femmina. Inizialmente, la materia è priva di parti, che si sviluppano per epigenesi, in successione, a cominciare dal cuore. Rifacendosi a Ippocrate e a Galeno, Fernel propone una teoria della generazione differente da quella aristotelica. Secondo Fernel, il seme non è fatto di una materia semplice e omogenea come credeva Aristotele, ma si compone di parti molli, dotate di uno spirito attivo, e di parti solide che ne sono prive. Nel seme, lo spirito separa le parti spesse e fredde da quelle calde e sottili, formando le differenti parti di cui consta lâembrione. Per Fernel non câè una successione cronologica a cui il principio formativo presente nel seme si atterrebbe, poichĂŠ nellâembrione tutte le membra si generano simultaneamente; lâunica differenza sta nella dimensione, cosicchĂŠ alcune membra divengono visibili prima delle altre.
La teoria epigenetica è difesa â con argomenti non aristotelici â dal medico danese Petrus Severinus, seguace di Paracelso. La concezione di Severinus è antimaterialistica e vitalistica: egli afferma che il seme è unâentitĂ spirituale che, presente in tutte le parti del corpo, raggiunge la perfezione negli organi della generazione. Nel seme, secondo Severinus, non sono presenti parti dissimili preformate: la molteplicitĂ degli organi emerge da una virtĂš intrinseca al seme, una specie di âprogrammaâ di cui sono dotati gli spiriti in esso contenuti. Il seme è vivo, dotato di moto e agitato da una pulsazione. Gli spiriti contenuti nel seme si ispessiscono e di conseguenza si producono le parti corporee; tra queste hanno la prioritĂ sangue e cuore, ma non in quanto parti materiali, bensĂŹ come portatori dello spirito vitale.
Mentre Fernel e Severinus propongono argomenti di carattere eminentemente teorico, Ulisse Aldrovandi (1522-1605) arricchisce le indagini sulla generazione con dati osservativi. Aldrovandi segue lo sviluppo del pulcino aprendo le uova a intervalli regolari; questo metodo viene seguito anche dallâolandese Volcher Coiter, che scopre il blastoderma ed è il primo a fare una descrizione completa dello scheletro del feto, e da Girolamo Fabrici dâAcquapendente, che studia lâembriologia di numerosi vertebrati.
La generazione spontanea
Per tutto il XVI secolo è accettata la dottrina della generazione spontanea, secondo la quale alcune specie (soprattutto gli insetti) sarebbero generate non da altri organismi viventi, ma da trasformazioni della materia, ossia â secondo la dottrina aristotelica â da processi di putrefazione e dallâazione del sole, che è fonte del calore vitale. Questa concezione giunge a un esito estremo con lâaristotelico Andrea Cesalpino, secondo il quale dalla putrefazione possono generarsi tutti gli esseri viventi, compreso lâuomo.Nel pensiero di Giordano Bruno la generazione spontanea si basa sul materialismo lucreziano: lâuniverso di Bruno è animato e dotato di vita, in quanto nella materia vi sono i semi di tutte le cose. Nella natura è presente un ciclo continuo di generazione e corruzione di unâunica materia animata, un processo che coinvolge anche lâuomo, cosicchĂŠ â secondo Bruno â non esistono nĂŠ un primo animale, nĂŠ un primo uomo.La generazione spontanea è sostenuta anche da Paracelso, il quale ritiene che gli animali nati da processi di putrefazione (tra i quali include serpenti, rospi e scorpioni) siano tutti velenosi. Secondo Paracelso, sottoponendo il seme dellâuomo a un processo di putrefazione, è possibile generare quello che lui definisce homunculus: un uomo artificialmente prodotto nel laboratorio dellâalchimista, simile agli esseri umani.
Mostri e provvidenza divina
La nascita dei mostri rappresenta un problema di non facile soluzione per la scienza e la teologia. Medici, scienziati e teologi si chiedono cosa siano, da dove nascano e perchĂŠ si generino i mostri. Nella visione medievale essi sono una trasfigurazione allegorica dei mali del mondo e pertanto corpi maligni, segni della collera divina per i peccati degli uomini. Ancora nel Cinquecento, quando i confini tra naturale e soprannaturale sono labili, i mostri, come del resto eventi straordinari sulla terra e nei cieli, sono presagi di sventure collettive, ovvero segni del volere divino da interpretare alla luce delle vicende politico-religiose del tempo. Frequente è lâutilizzazione di prodigi e mostruositĂ a scopo di propaganda religiosa nel contesto dei conflitti tra confessioni religiose. Tra i protestanti si diffonde unâinterpretazione in chiave escatologica, ovvero lâidea che mostri e altri prodigi siano segni dellâimminente fine del mondo. Descrizioni di mostri (in molti casi di carattere immaginario) sono pubblicate con immagini in opere a stampa e in fogli volanti, al fine di accrescere lo stupore e conferire credibilitĂ alla narrazione. Testimonianze di medici, prelati, notai e uomini illustri sono spesso addotte per render credibile lâevento straordinario. Pur non perdendo il carattere di prodigi, le nascite mostruose, ritenute eventi che fuoriescono dallâordinario corso della natura, divengono progressivamente oggetto di indagini mediche e filosofiche, che ne ricercano le cause indipendentemente da considerazioni di carattere morale. Gli argomenti per spiegare lâorigine dei mostri sono i piĂš vari: scherzi della natura, organismi incompiuti, che non sono riusciti a raggiungere il loro fine, prodotti da un difetto della materia o del calore del seme, dallâimmaginazione della madre, o da rapporti tra esseri umani e animali. Non manca il ricorso a cause meccaniche, quali la ristrettezza dellâutero o lâ...