Il Cinquecento - Scienze e tecniche
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Il Cinquecento - Scienze e tecniche

Storia della CiviltĂ  Europea a cura di Umberto Eco - 46

Umberto Eco

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Storia della CiviltĂ  Europea a cura di Umberto Eco - 46

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Nel XVI secolo i confini delle scienze con altre attivitĂ  umane sono ancora indeterminati: lo studio del cosmo, della natura e dell'uomo sono inscindibilmente legati alla religione, alla filosofia, all'antiquaria, o sono parte di indagini empiriche prive di uno statuto conoscitivo definito. A praticare le scienze non sono scienziati di professione, ma medici, cartografi, artigiani, ingegneri militari e civili, astrologi, professori universitari, membri dell'aristocrazia e del clero. Tra gli elementi di discontinuitĂ  rispetto ai secoli precedenti vi Ăš il rafforzamento del ruolo della corte quale luogo di sviluppo delle conoscenze in campo tecnico e scientifico, con la costruzione di laboratori di teatri anatomici, e di orti botanici, mentre nelle botteghe, nei cantieri e nelle spezierie si verifica una felice combinazione di lavoro artigianale e ricerca sperimentale. L'ascesa sociale di artigiani e tecnici e il riconoscimento dell'importanza delle loro competenze per la risoluzione di problemi pratici determinano l'emergere di un nuovo modo di concepire e applicare le conoscenze, fondato sull'esperienza diretta, sulle verifiche empiriche e sul rifiuto dell'autoritĂ , che costituirĂ  uno dei fattori di innovazione nella scienza cinquecentesca, che trae ulteriore impulso dai viaggi di esplorazione e dalle scoperte geografiche, con la richiesta di una strumentazione sempre piĂč precisa. Accanto a tutte le grandi innovazioni tecniche, questo ebook esplorerĂ  il ruolo degli studi umanistici nello sviluppo della conoscenza, inscindibile dai notevoli progressi della stampa a caratteri mobili.

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Informations

Année
2014
ISBN
9788897514701
Sujet
History
Sous-sujet
Science History

La vita, l’uomo, la natura

Scienze della vita
Antonio Clericuzio

Nel corso del secolo emergono concezioni della vita che riconducono le funzioni tradizionalmente attribuite all’anima ad agenti corporei, in particolare agli spiriti, fluidi tenuissimi e volatili generati dal sangue e dall’aria. Le ricerche sulla generazione sono soprattutto di carattere teorico e concernono la funzione del seme e la modalità della formazione delle parti del nascituro. Solo a fine secolo hanno luogo i primi studi di carattere empirico sullo sviluppo dell’embrione. La nascita dei cosiddetti mostri, ritenuta un evento che fuoriesce dall’ordine naturale, ù tema che cattura l’attenzione di medici, filosofi e teologi. Interpretati come segni della collera divina, i mostri divengono progressivamente oggetto di ricerche mediche.

Vita, anima, spirito

Per Aristotele, un corpo vivente Ăš un corpo provvisto di organi e dotato di anima, la quale ne Ăš la forma ed Ăš da esso inseparabile. L’ereditĂ  aristotelica determina gran parte degli studi cinquecenteschi intorno ai fenomeni biologici, che si intrecciano alle questioni relative all’origine e alle facoltĂ  dell’anima. Secondo la filosofia aristotelica, la differenza tra i corpi viventi e non viventi Ăš data dalla presenza o meno dell’anima, cui sono ricondotte le funzioni e le attivitĂ  delle piante, degli animali e dell’uomo. Aristotele distingue tre generi di anima che costituiscono una serie con un ordine definito, tale che ogni anima presuppone tutte le precedenti. Al livello piĂč basso Ăš collocata l’anima nutritiva, che esiste in tutti gli esseri viventi o animati (piante, animali e uomini); segue l’anima sensitiva presente negli animali e negli uomini; infine l’anima intellettiva, propria dell’uomo.
Nella Margarita philosophica (1503) del filosofo tedesco Gregor Reisch, un libro di testo largamente diffuso nel Cinquecento, la classificazione aristotelica riceve una trattazione sistematica: all’anima vegetativa sono attribuite le facoltĂ  della generazione, della crescita e del movimento; all’anima sensitiva il moto e la percezione, all’anima intellettiva memoria, volontĂ  e intelletto. L’anima superiore include i poteri di quelle inferiori, cosicchĂ© l’anima intellettiva include anche le facoltĂ  vegetative e sensitive. Le facoltĂ  vegetative sono localizzate nel fegato, quelle sensitive nel cuore, quelle intellettive (che comprendono i moti volontari) nel cervello.
A questa dottrina dell’anima si affianca la teoria, elaborata dai medici – da Galeno e dagli arabi – degli spiriti quali agenti delle funzioni vitali. Gli spiriti sono di tre tipi: naturali, vitali e animali, prodotti rispettivamente nel fegato, nel cuore e nel cervello. Una concezione presente nei trattati medici (e in alcuni testi di filosofia) afferma che gli spiriti costituiscono un intermediario tra anima e corpo. Sono strumento dell’anima e svolgono molteplici funzioni, dalle piĂč semplici, quali vegetazione e moto, fino alle piĂč elevate, come sensibilitĂ  e immaginazione. Le teorie mediche sugli spiriti sono sviluppate dal filosofo cosentino Bernardino Telesio, sostenitore di una concezione materialistica della vita, per la quale la materia Ăš dotata di vita.
Pur ammettendo l’esistenza di un’anima immortale nell’uomo, Telesio attribuisce i poteri dell’anima a un principio materiale formato di materia calda e finissima, lo spirito, che ù dotato di moto, percezione e sensibilità. Telesio non ù isolato nella rivalutazione degli spiriti e riduzione del ruolo dell’anima nei processi vitali e cognitivi. Influenzato dalle concezioni neoplatoniche, il medico francese Jean Fernel (1497-1558) asserisce che lo spirito ù sede dell’anima e delle sue facoltà. Il principio vitale degli organismi viventi ù secondo Fernel lo spirito, sostanza finissima, eterea, diffusa in tutto l’universo. Lo spirito ù l’elemento attivo da cui dipende la nascita, crescita e conservazione degli esseri viventi.
Di notevole originalitĂ  Ăš la concezione dello spirito e dell’anima del medico e teologo spagnolo Michele Serveto, bruciato a Ginevra perchĂ© ritenuto eretico. Serveto ritiene che gli spiriti prodotti nel cervello svolgano tutte le funzioni superiori, anche quelle cognitive, finendo cosĂŹ per identificare l’anima con gli spiriti, la cui origine ultima Ăš nel sangue e nell’aria inspirata. Le opere di Serveto sono condannate sia dai cattolici che dai protestanti cosicchĂ© le sue teorie esercitano scarsa influenza sulle ricerche medico-filosofiche.

L’embriologia

Le teorie aristoteliche sulla generazione dominano le discussioni mediche e filosofiche del Cinquecento. Per Aristotele, ciĂČ che rende fertile il seme Ăš lo pneuma in esso contenuto: una sostanza di natura ignea, di origine celeste, non elementare, dotata di una virtĂč generativa.
Secondo Aristotele il seme maschile – che contribuisce alla generazione per mezzo della sua virtĂč formatrice – fornisce forma e movimento, non la materia, che Ăš fornita dalla femmina. Inizialmente, la materia Ăš priva di parti, che si sviluppano per epigenesi, in successione, a cominciare dal cuore. Rifacendosi a Ippocrate e a Galeno, Fernel propone una teoria della generazione differente da quella aristotelica. Secondo Fernel, il seme non Ăš fatto di una materia semplice e omogenea come credeva Aristotele, ma si compone di parti molli, dotate di uno spirito attivo, e di parti solide che ne sono prive. Nel seme, lo spirito separa le parti spesse e fredde da quelle calde e sottili, formando le differenti parti di cui consta l’embrione. Per Fernel non c’ù una successione cronologica a cui il principio formativo presente nel seme si atterrebbe, poichĂ© nell’embrione tutte le membra si generano simultaneamente; l’unica differenza sta nella dimensione, cosicchĂ© alcune membra divengono visibili prima delle altre.
La teoria epigenetica Ăš difesa – con argomenti non aristotelici – dal medico danese Petrus Severinus, seguace di Paracelso. La concezione di Severinus Ăš antimaterialistica e vitalistica: egli afferma che il seme Ăš un’entitĂ  spirituale che, presente in tutte le parti del corpo, raggiunge la perfezione negli organi della generazione. Nel seme, secondo Severinus, non sono presenti parti dissimili preformate: la molteplicitĂ  degli organi emerge da una virtĂč intrinseca al seme, una specie di “programma” di cui sono dotati gli spiriti in esso contenuti. Il seme Ăš vivo, dotato di moto e agitato da una pulsazione. Gli spiriti contenuti nel seme si ispessiscono e di conseguenza si producono le parti corporee; tra queste hanno la prioritĂ  sangue e cuore, ma non in quanto parti materiali, bensĂŹ come portatori dello spirito vitale.
Mentre Fernel e Severinus propongono argomenti di carattere eminentemente teorico, Ulisse Aldrovandi (1522-1605) arricchisce le indagini sulla generazione con dati osservativi. Aldrovandi segue lo sviluppo del pulcino aprendo le uova a intervalli regolari; questo metodo viene seguito anche dall’olandese Volcher Coiter, che scopre il blastoderma ed ù il primo a fare una descrizione completa dello scheletro del feto, e da Girolamo Fabrici d’Acquapendente, che studia l’embriologia di numerosi vertebrati.

La generazione spontanea

Per tutto il XVI secolo Ăš accettata la dottrina della generazione spontanea, secondo la quale alcune specie (soprattutto gli insetti) sarebbero generate non da altri organismi viventi, ma da trasformazioni della materia, ossia – secondo la dottrina aristotelica – da processi di putrefazione e dall’azione del sole, che Ăš fonte del calore vitale. Questa concezione giunge a un esito estremo con l’aristotelico Andrea Cesalpino, secondo il quale dalla putrefazione possono generarsi tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo.Nel pensiero di Giordano Bruno la generazione spontanea si basa sul materialismo lucreziano: l’universo di Bruno Ăš animato e dotato di vita, in quanto nella materia vi sono i semi di tutte le cose. Nella natura Ăš presente un ciclo continuo di generazione e corruzione di un’unica materia animata, un processo che coinvolge anche l’uomo, cosicchĂ© – secondo Bruno – non esistono nĂ© un primo animale, nĂ© un primo uomo.La generazione spontanea Ăš sostenuta anche da Paracelso, il quale ritiene che gli animali nati da processi di putrefazione (tra i quali include serpenti, rospi e scorpioni) siano tutti velenosi. Secondo Paracelso, sottoponendo il seme dell’uomo a un processo di putrefazione, Ăš possibile generare quello che lui definisce homunculus: un uomo artificialmente prodotto nel laboratorio dell’alchimista, simile agli esseri umani.

Mostri e provvidenza divina

La nascita dei mostri rappresenta un problema di non facile soluzione per la scienza e la teologia. Medici, scienziati e teologi si chiedono cosa siano, da dove nascano e perchĂ© si generino i mostri. Nella visione medievale essi sono una trasfigurazione allegorica dei mali del mondo e pertanto corpi maligni, segni della collera divina per i peccati degli uomini. Ancora nel Cinquecento, quando i confini tra naturale e soprannaturale sono labili, i mostri, come del resto eventi straordinari sulla terra e nei cieli, sono presagi di sventure collettive, ovvero segni del volere divino da interpretare alla luce delle vicende politico-religiose del tempo. Frequente Ăš l’utilizzazione di prodigi e mostruositĂ  a scopo di propaganda religiosa nel contesto dei conflitti tra confessioni religiose. Tra i protestanti si diffonde un’interpretazione in chiave escatologica, ovvero l’idea che mostri e altri prodigi siano segni dell’imminente fine del mondo. Descrizioni di mostri (in molti casi di carattere immaginario) sono pubblicate con immagini in opere a stampa e in fogli volanti, al fine di accrescere lo stupore e conferire credibilitĂ  alla narrazione. Testimonianze di medici, prelati, notai e uomini illustri sono spesso addotte per render credibile l’evento straordinario. Pur non perdendo il carattere di prodigi, le nascite mostruose, ritenute eventi che fuoriescono dall’ordinario corso della natura, divengono progressivamente oggetto di indagini mediche e filosofiche, che ne ricercano le cause indipendentemente da considerazioni di carattere morale. Gli argomenti per spiegare l’origine dei mostri sono i piĂč vari: scherzi della natura, organismi incompiuti, che non sono riusciti a raggiungere il loro fine, prodotti da un difetto della materia o del calore del seme, dall’immaginazione della madre, o da rapporti tra esseri umani e animali. Non manca il ricorso a cause meccaniche, quali la ristrettezza dell’utero o l’...

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