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Storia * Arte * Charitas a Venezia. Anno I - 1

Edgardo Contato, Mario Po', Giorgio Ravegnani, Frederick Lauritzen, Emanuela Marinelli, Riccardo Saccenti, Avedis Hadjian, Antonia Francesca Franchini, Bruno Falconi, Alessandro Porro, Pierandrea Moro

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Storia * Arte * Charitas a Venezia. Anno I - 1

Edgardo Contato, Mario Po', Giorgio Ravegnani, Frederick Lauritzen, Emanuela Marinelli, Riccardo Saccenti, Avedis Hadjian, Antonia Francesca Franchini, Bruno Falconi, Alessandro Porro, Pierandrea Moro

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Über dieses Buch

Custodire, studiare, divulgare un pensiero, una memoria, una concezione sulla triplice stratificazione della Scuola Grande di San Marco: la storia di Venezia; le opere d'arte contenute nella Scuola; i principi, i valori e le testimonianze di storia della charitas. Ogni numero presenterà un argomento che sarà affrontato nella triplice lettura predetta. La rivista è espressione della gestione del Polo Culturale e Museale della Scuola Grande di San Marco ed è accompagnata da un Comitato editoriale di esperti e un Comitato scientifico di studiosi italiani e stranieri. Contenuti
Numero I - 1 - Introduzione di Edgardo Contato
- Editoriale - L’architrave della carità di Mario Po’
- Il 25 marzo 421 e le leggende sulle origini di Venezia di Giorgio Ravegnani
- Il Platone di San Zanipolo (Marc. Gr. IV, 1) di Frederick Lauritzen
- Il corpo di Cristo sotto la croce. La verità testimoniata dalla Sacra Sindone di Emanuela Marinelli
- Un umanista domenicano. Gioacchino Torriano di Riccardo Saccenti
- La visione di lunga durata e la missione di Mechitar di Sebaste di Avedis Hadjian
- Quando la vaccinazione arrivò a Venezia di Alessandro Porro, Lorenzo Lorusso
- Un fil-rouge per la memoria: vita ed opere di Umberto Saraval (1893-1957) di Antonia Francesca Franchini, Bruno Falconi, Alessandro Porro
-Lepanto 450 anni. Le ragioni di un convegno (Scuola Grande di San Marco, Venezia, 7 ottobre 2021) di Pierandrea Moro

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Information

Jahr
2021
ISBN
9788865128282

EMANUELA MARINELLI*

IL CORPO DI CRISTO SOTTO LA CROCE - La veritĂ  testimoniata dalla Sacra Sindone

*Sindonologa


La suggestiva statua di Sergio Rodella [1] non poteva avere collocazione migliore: sotto il Crocifisso, fulcro dello stupendo salone che lascia senza fiato il visitatore della Scuola Grande di San Marco a Venezia. Il titolo dell’evento, che si è svolto dal 17 luglio al 17 ottobre 2020, era molto efficace: “Il Cristo della Sindone [2] - Una sacra anatomia tridimensionale”. Finalmente l’Uomo della Sindone ha avuto un nome, grazie alla determinazione dell’organizzatore, il Dott. Mario Po’, Direttore del Polo Culturale e Museale.
Nonostante le ricerche scientifiche e storiche abbiano dimostrato che il Sacro Lino non può aver avvolto un altro crocifisso, si prosegue – purtroppo anche in ambito cattolico – con la timida definizione di Uomo della Sindone, anzi addirittura ridotto a uomo della Sindone, con la minuscola: un uomo qualunque. La maiuscola è ritenuta già troppo allusiva a un certo Personaggio, che ha diviso in due la storia ma di cui non si deve parlare.
La Sindone stessa, autenticata ormai da centinaia di indagini e studi, nel corso degli anni è stata invece via via declassata da Santa Sindone a Sacra Sindone e infine a semplice Sindone, per arrivare alla minuscola, sindone, perché altro non si poteva togliere. Si sente ancora oggi l’effetto dell’infelice test radiocarbonico [3] del 1988, che collocava l’origine della Sindone nel Medioevo, nonostante quel verdetto sia stato ampiamente criticato [4] e smentito definitivamente in ambito scientifico [5] ; ma di questo pochi sono a conoscenza, perché i mass media, tanto solerti a diffondere le notizie contrarie all’autenticità della Sindone, divengono stranamente reticenti quando quelle notizie vengono autorevolmente sconfessate.
Quel lenzuolo, ormai è innegabile, ha avvolto il corpo di un uomo seviziato e ucciso proprio come i Vangeli ci descrivono. Chi può essere quel crocifisso, se non Cristo? Quale altro sventurato sarebbe stato sepolto in un lino cosÏ prezioso? PerchÊ sarebbe stato conservato il sudario funebre di un qualsiasi ladrone, che doveva invece finire in una fossa comune? Le risposte a queste domande sono scontate.
In concomitanza all’esposizione della statua di Rodella, era possibile ammirare un crocifisso bronzeo dell’artista Albano Poli e altre opere messe a disposizione da Progetto Arte Poli, laboratorio di arte sacra di Verona [6] . Inoltre il Portego delle Colonne ha ospitato, da settembre a novembre 2020, una grande mostra fotografica intitolata “La Sacra Sindone, dono e mistero”. Le visite guidate sono state condotte dal dr. Giovanni Capitanio, anatomopatologo dell’Ospedale Civile di Venezia. Le iniziative hanno avuto l’appoggio della ULSS 3 Serenissima, della Confraternita Scuola Grande di San Marco, dell’Associazione Rivela, del Terra Sancta Museum – Jerusalem, del Sovrano Militare Ordine di Malta – Gran Priorato di Lombardia e Venezia e il patrocinio dell’Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani.
La ricostruzione tridimensionale del corpo di Gesù è stata ricavata dalla Sindone grazie alla collaborazione di Rodella con un gruppo di scienziati dell’Università e dell’Ospedale di Padova [7] . Arrivare a un modello 3D partendo dalle informazioni presenti sul Sacro Lino non è stato semplice. In generale, uno scultore produce la sua opera o copiando da un soggetto reale, magari aggiungendo qualche interpretazione artistica soggettiva, o producendo un’opera d’arte basata sulla sua ispirazione. Questo caso è invece particolare e in qualche modo opposto: l’obiettivo dello scultore e del gruppo scientifico di supporto è stato quello di produrre rigorosamente un modello tridimensionale partendo solo dalle informazioni ottenibili dalla doppia immagine umana presente sul lenzuolo e dai dati relativi alla morfologia corporea e alla taglia di un uomo normale. Le informazioni 3D relative all’intensità di colore dell’immagine corporea sono state invece utilizzate per identificare le distanze tra il telo e il corpo, e quindi di conseguenza la sua postura.
Per costruire il modello tridimensionale, è stato ipotizzato in modo iterativo un avvolgimento del lenzuolo intorno a un corpo standard. Sono state eseguite misurazioni di distanze lineari tra punti caratteristici direttamente sull’immagine corporea della Sindone e successivamente repliche flessibili di tali lunghezze sono state modellate secondo la pertinente morfologia del corpo, iterando il processo per raggiungere la convergenza tra le immagini frontale e dorsale. Una volta definita la sezione mediana bidimensionale, è stata seguita una procedura per tentativi ed errori a partire dalla costruzione di uno scheletro in ferro ricoperto di argilla, che veniva ricoperto da una copia della Sindone per abbinare i punti caratteristici precedentemente riconosciuti sulle immagini bidimensionali del corpo. Una volta valutate le incongruenze, l’argilla veniva rimossa, lo scheletro era adattato anche sulla base di ulteriori modelli di testa, gambe, mani e piedi adeguatamente preparati per lo scopo e la procedura di avvolgimento è stata ripetuta fino alla rilevazione di una congruenza dell’ordine di un centimetro tra la copia della Sindone e il modello 3D. La compatibilità delle informazioni dell’immagine sindonica è stata verificata con i dati relativi ad un uomo standard, tenendo conto anche delle distorsioni della Sindone prodotte dall’avvolgimento di un corpo umano tridimensionale.
Lo studio ha dimostrato che le due immagini umane presenti sulla Sindone sono perfettamente coerenti con le distorsioni provocate dall’avvolgimento del corpo nel lenzuolo. Questo modello ha confermato l’evidente rigor mortis e l’assenza di fenomeni putrefattivi. Ha inoltre evidenziato la particolare postura, corrispondente alla posizione sulla croce, a parte le braccia, la testa e i piedi che sono stati parzialmente spostati durante la procedura di sepoltura. I risultati di questo lavoro sono un’ulteriore conferma che la Sindone ha davvero avvolto il corpo di Cristo.
Nel presentare la statua, la Direzione del Polo Culturale e Museale scrive, riferendosi alla Sindone: «Possiamo dire, tra l’altro, che siamo di fronte alla prima e più antica immagine, anatomicamente completa, di una persona morta; questa figura, da un punto di vista medico, è ben comprensibile nella sua morfologia e nel suo cruento exitus, conforme alla narrazione evangelica. Ci aiuta a comprendere la straziante umanità di questa morte l’eccezionale ambientazione della Mostra all’interno del nostro Museo di storia della medicina, ove si racconta l’esperienza della malattia e della guarigione, della nascita e della morte, in oltre due millenni. La Sindone è anche vera icona del dolore; è un dono per cercare di comprendere l’incomprensibile sofferenza degli ammalati, dei terminali, dei morenti. Questo nostro luogo, ove cultura e cura ospedaliera trovano sintesi, non poteva essere quindi moralmente e scientificamente più adatto per ospitare questa Mostra» [8] .
La statua di Rodella non è il primo tentativo di ricostruzione del corpo di Cristo, ricavandolo dalla Sindone dopo studi scientifici. Il pioniere di questo tipo di statua è senza dubbio lo scultore Lorenzo Ferri (1902-1975), che iniziò a interessarsi della Sindone nel 1929. Dopo un lungo periodo di studio, realizzò un primo modello in scala ridotta negli anni 1950-51 e la prima statua a grandezza naturale nel 1968. Tutto il percorso scientifico fatto dall’artista per arrivare alla realizzazione della sua opera è stato descritto dal figlio Leonardo in un interessante volume [9] .
Risale alla fine degli anni ’60 anche il crocifisso sindonico di Mons. Giulio Ricci (1913-1995), frutto di approfondite ricerche [10] . In tempi più recenti, vanno ricordate le suggestive opere di Luigi Mattei [11] e di Juan Manuel Miñarro López [12] , anch’esse create come punto di arrivo di un’indagine multidisciplinare. Ma la semplice ispirazione artistica non risulta inferiore come suggestione: basta ricordare il Cristo Morto (1939) [13] del Beato Fra’ Claudio Granzotto (1900-1947), che nasce dopo un pellegrinaggio a Torino dello scultore e la sua successiva osservazione delle fotografie della Sindone.
La Sindone è fonte continua di ispirazione per gli scultori: è di quest’anno la testa di Cristo coronato di spine “Ecce homo secondo la Sindone” [14] dell’artista non vedente Andrea Bianco, opera di forte impatto emotivo. Ma si può trovare una chiara ispirazione alla Sindone anche nelle icone, nei mosaici, negli affreschi che da secoli ritraggono Gesù proprio con alcuni particolari che si vedono nell’immagine impressa dal suo corpo nel Sacro Lino [15] . E dopo aver influenzato gli artisti, la Sindone ha cominciato a parlare agli scienziati alla fine dell’800.
Una svolta decisiva nel cammino delle indagini scientifiche sulla Sindone avvenne nel 1898, quando l’avvocato Secondo Pia fotografò con successo il prezioso lenzuol...

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