Negli anni mi sono resa conto che uno dei problemi piÚ comuni, quando parliamo di bocca, è il rapporto controverso che le persone hanno con le proprie gengive.
Di solito, quando ci si accorge che le gengive sanguinano, ci si limita ad andare a comprare un dentifricio specifico, magari per ÂŤdenti sensibiliÂť. Fatto questo, si considera il problema risolto. Ma pensiamoci un attimo: se ci sanguinassero gli occhi, non ci allarmeremmo?
Ă importante imparare a riconoscere i segnali di malessere che la nostra bocca ci dĂ , per evitare di trascurarli fino ad avere unâinfiammazione.
La bocca, purtroppo, è considerata una parte del corpo di serie B. Quando se ne parla sembra sempre che si parli della bocca di qualcun altro. Si tende persino a evitare di guardare âlĂŹ dentroâ! Pensate che nel mondo circa otto persone su dieci soffrono di un qualche problema a livello gengivale, ma dato che la malattia si sviluppa senza sintomi importanti, si tende a non accorgersene se non quando i danni sono irreparabili.
Il sanguinamento, però, non è una cosa da nulla. à il sintomo di una infiammazione che si chiama gengivite: il bordo gengivale si gonfia, diventa rosso e, quando la situazione si aggrava, anche rosso scuro e dolente.
Ă importante imparare a riconoscere i segnali di malessere che la nostra bocca ci dĂ .
Per fortuna la gengivite è reversibile, basta eliminare ciò che la causa: placca batterica e tartaro. Ma se non ci si preoccupa del sanguinamento e si crede di risolverlo con un magico dentifricio o un collutorio miracoloso, la gengivite diventa parodontite. E i danni della parodontite sono irreversibili: i denti, non piĂš attaccati bene allâosso, prima sembrano âmuoversiâ in bocca, e poi cadono. Inoltre la malattia parodontale è una patologia cosiddetta cronica, cioè che non guarisce mai del tutto. Si può intervenire per evitare di arrivare alla perdita dei denti, ma è davvero molto importante che vi facciate visitare con regolaritĂ per evitare che il problema si ripresenti. Non a caso le complicazioni causate dalla malattia parodontale, secondo la SocietĂ Italiana di Parodontologia, rappresentano la causa di maggiore spesa odontoiatrica nella popolazione adulta e anziana.
Perciò, se quando vi lavate i denti vedete un poâ di sangue, fissate subito un appuntamento per una seduta di igiene orale. Questa procedura ha proprio lo scopo di eliminare le cause dellâinfiammazione!
Parodontite
Spesso conosciuta come piorrea o parodontosi, la parodontite è una malattia cronica dovuta alla presenza di alcuni batteri specifici. Colpisce i tessuti di supporto del dente â ovvero gengiva, legamento parodontale, cemento radicolare e osso â e porta, se non viene diagnosticata e curata, alla perdita dei denti.
La prima manifestazione della malattia parodontale è la gengivite, il rigonfiamento e lâarrossamento del bordo gengivale, il cui sintomo iniziale, quello che dovrebbe accendere un campanello dâallarme, è il sanguinamento gengivale.
La parodontite e il suo livello di gravità dipendono molto dallo stile di vita: lo stress, per esempio, ne peggiora significativamente gli effetti, ma anche la scarsa igiene orale, che favorisce la proliferazione batterica. Una dieta ricca di carboidrati raffinati e la sedentarietà sono considerati altri fattori di rischio. Ma un recente studio scientifico ha evidenziato che, dopo la scarsa pulizia di denti e spazi interdentali, il secondo fattore di rischio piÚ importante è il fumo.
Oggi, grazie alla ricerca scientifica, sappiamo anche che la parodontite può contribuire allo sviluppo di altre malattie, spesso piuttosto serie: endocarditi, patologie cardio-vascolari, infezioni delle protesi cardiache. Anche il diabete è profondamente correlato alla parodontite e pare che lâassociazione sia addirittura bidirezionale: la parodontite è fattore di rischio del diabete e il diabete lo è della parodontite. Inoltre, nelle donne in gravidanza la presenza della malattia parodontale è stata collegata a nascite pretermine e di bambini sottopeso.
Controlli periodici e regolari sono lâunico modo per diagnosticare la parodontite e individuare cattive abitudini e fattori di rischio che possono aggravarne il decorso. Il dentista valuta il quadro di salute generale e analizza le vostre abitudini e lo stile di vita, ed eventualmente anche la storia familiare, per scoprire se i vostri genitori hanno mai sofferto di parodontite. Controlla poi la presenza di sanguinamento, di tasche parodontali (lo scollamento della gengiva dal dente) e di recessioni (quando la gengiva si âritiraâ) attraverso il sondaggio parodontale, una procedura facile e pressochĂŠ indolore che prevede lâuso di uno strumento, la sonda parodontale, per valutare lo stato infiammatorio delle gengive. Fare una radiografia orale in questi casi è inoltre utile per valutare lo stato di salute dellâosso. Il dentista, in collaborazione con lâigienista dentale, prende quindi nota di tutte le modificazioni che possono indicare la presenza della malattia e decide come procedere.
Nella maggior parte dei casi, se non addirittura nella totalitĂ , lâigienista dentale vi accompagna in questo percorso occupandosi di eliminare ciò che ha causato infiammazione e infezione: placca e tartaro, anche sottogengivale. E oltre a sottoporvi a sedute di igiene orale approfondite, vi fornisce tutte le informazioni affinchĂŠ possiate prendervi cura della vostra bocca a casa.
Il web è costellato di ricette straordinarie per produrre il proprio dentifricio casalingo. Io voglio essere chiara con voi: giocare al piccolo chimico non è mai stato il mio passatempo preferito.
I dentifrici sono creme, gel e paste a esclusivo uso orale, classificati nella maggior parte dei casi come cosmetici, piĂš raramente come presidi medici, e sono una parte importante della routine quotidiana di igiene orale. Con la loro schiumina inglobano i residui di cibo e il biofilm batterico â detta anche placca batterica, un insieme aggregato di batteri che si attacca ai denti â e hanno anche il fondamentale compito di apportare principi attivi utili allâinterno del cavo orale.
A seconda delle formulazioni, i dentifrici possono avere obiettivi terapeutici, cosmetici o entrambi: antiplacca, antitartaro, anticarie, sbiancanti, per denti sensibili, per gengive irritate e cosĂŹ via, in base al principio attivo che contengono.
Nessun dentifricio âautoprodottoâ potrĂ mai proteggere i vostri denti dalla carie.
Una delle caratteristiche fondamentali del dentifricio deve essere la protezione dalla carie. A oggi lâunico ingrediente capace di tale azione è il fluoro. E questa è la prima nota dolente delle ricette fai-da-te: il fluoro non è reperibile al supermercato nel reparto spezie o detergenti! Non esiste un olio essenziale al fluoro che potete usare nei vostri esperimenti casalinghi! Quindi nessun dentifricio âautoprodottoâ potrĂ mai proteggere i vostri denti dalla carie.
Il secondo aspetto da prendere in considerazione è lâabrasivitĂ dei dentifrici. Lâutilizzo quotidiano fino a tre volte al giorno delle paste dentifricie ha portato negli anni alla necessitĂ di studiare bene gli agenti abrasivi in esse contenuti. Ecco perchĂŠ lâingrediente principale del dentifricio è lâacqua, seguita da agenti umettanti e poi da principi attivi con scopi terapeutici e/o cosmetici. Gli agenti abrasivi costituiscono invece una piccola parte, perchĂŠ è fondamentale che i dentifrici siano poco aggressivi sullo smalto, mantenendo lâazione pulente senza graffiare i denti.
Un dentifricio fatto in casa è mediamente composto da argilla e bicarbonato, che sono agenti abrasivi, con aggiunta di oli essenziali. Praticamente non protegge dalla carie ed è potenzialmente pericoloso per lâintegritĂ dello smalto!
Il dentifricio: usi e scopi
Il dentifricio è un prodotto cosmetico reperibile al supermercato o un dispositivo medico acquistabile in farmacia, composto da vari ingredienti come acqua, sostanze abrasive, detergenti, umettanti e principi attivi. Il dentifricio da farmacia è solitamente composto da una quantità maggiore di principio attivo terapeutico.
Il dentifricio non è il vero responsabile della rimozione della placca, di cui si occupano gli spazzolini elettrici e manuali con la loro azione meccanica. La pasta dentifricia deterge, lucida, rinfresca, ma soprattutto distribuisce in bocca il principio attivo che svolgerĂ lâeffettiva azione terapeutica e cosmetica sui denti.
Quanto dentifricio serve? Poco, metterne grandi quantitĂ non fa la differenza, è solo una dispersione di prodotto. Agli adultine basta semplicemente ricoprire metĂ della testina dello spazzolino. Fino ai due anni di etĂ invece è sufficiente sporcare le setole con un velo di dentifricio, mentre per i bambini piĂš grandi una quantitĂ definita pea-size dal Ministero della Salute, cioè una âpallinaâ pari alla dimensione di un pisello.
Il dentifricio, in base ai principi attivi, può aiutare a contrastare:
- gengive infiammate che sanguinano (se contiene, per esempio, zinco o clorexidina);
- sensibilitĂ (arginina, nitrato di potassio, fluoro);
- erosione (fluoro, calciofosfato, idrossiapatite);
- carie (fluoro);
- tartaro (pirofosfati).
Se non ci sono condizioni particolari da trattare, il dentifricio può svolgere unâazione remineralizzante e protettiva per lo smalto dei denti, soprattutto se è a base di fluoro o idrossiapatite di calcio (anche se, a dire il vero, sullâazione svolta dallâidrossiapatite non ci sono ancora tutte le evidenze scientifiche del caso). Come riconoscerli? Date una occhiata alle scritte sul tubetto: in generale quelli con la dicitura protezione totale o protezione carie vanno benissimo.
Per scegliere il dentifricio piĂš adatto la cosa migliore è comunque chiedere consiglio allâigienista dentale. Ricordate però che il dentifricio non garantisce la salute completa della bocca, soprattutto se è presente una problematica importante.
Make sure
it brings
you peace,
not problems
carie.
La carie è la malattia infettiva in assoluto piÚ diffusa al mondo: non riduciamola a un semplice buco in un dente, farlo significa sottovalutarla! Probabilmente è questo il motivo per cui è cosÏ diffusa.
Dalla mia esperienza personale ho capito che non esiste una corretta informazione su questa malattia e che anche gli specialisti spesso si comportano come se, per curare la carie, bastasse fare unâotturazione. Invece, come sostiene il mio mentore di cariologia, lâodontoiatra Giovanni Sammarco, otturare è come mettere un cerotto a una persona che, sotto il tiro di un cecchino, è stata colpita da una fucilata. Ă evidente che non basta: al malcapitato bisogna fornire anche un giubbotto antiproiettile per garantirgli unâulteriore protezione!
Ă importante guardare alla carie come a quello che è: una malattia infettiva dovuta alla proliferazione incontrollata di microbi allâinterno della bocca. Tra adulti non è trasmissibile, ma nella stragrande maggioranza dei casi ci si ammala da lattanti attraverso lo scambio di saliva con il genitore. Quando nasciamo il nostro cavo orale è sterile, ma poi, per esempio attraverso i baci, viene colonizzato dai batteri. Ă dunque proprio nei primi mesi di vita che certi comportamenti e abitudini dei genitori possono favorire la crescita nella bocca del bambino di determinati ceppi batterici responsabili della malattia cariosa: lo Streptococcus mutans e i lattocilli.
Otturare è come mettere un cerotto a una persona che, sotto il tiro di un cecchino, è stata colpita da una fucilata.
Questi microrganismi si nutrono di carboidrati e specialmente di quelli semplici, cioè gli zuccheri, producendo acidi in grado di demineralizzare la superficie dello smalto e nel tempo di creare un vero e proprio buco nel dente.
Ă quindi fondamentale che fin da bambini nella nostra bocca non si creino le condizioni ambientali favorevoli alla vita e alla riproduzione di questi particolari batteri acido-produttori. Come? Evitando unâalimentazione ricca di zuccheri e curando lâigiene orale. Questo ovviamente vale per i piĂš piccoli, ma anche, per le ragioni che abbiamo appena visto, per gli adulti.
La fluoroprofilassi per i bambini
La fluoroprofilassi è una delle armi che abbiamo a disposizione per difenderci dalla carie. Quella sistemica consiste nellâassunzione per bocca di un integratore di fluoro in compresse o gocce e può essere avviata giĂ durante la gravidanza fino ai primi anni di vita del bambino. Lo scopo è quello di far crescere denti che contengano fluoro, in modo da renderli piĂš resistenti allâacido prodotto dalla placca batterica e meno soggetti alla formazi...