Capitolo 1. Lâetica partendo dal basso
1. Allargare lâimmaginazione democratica
In questo libro difendo la libertĂ in aree cruciali della vita umana come la procreazione, la sessualitĂ e il morire. PerchĂŠ proprio questi momenti? PerchĂŠ è lĂŹ che tradizionalmente si è sostenuto, e si è imposto con le pratiche sociali e le leggi, che la vita umana non è un campo libero di espressione di sĂŠ ma che appartiene a unâaltra istanza: a Dio, alla natura, allâordine sociale, alla normalitĂ medica.
Câè qualcosa di nuovo da dire su questi temi? In effetti la situazione che è di fronte ai nostri occhi oggi sembra essere la seguente. Da una parte vi sono paesi come lâItalia che su questi temi mostrano unâarretratezza spaventosa. Ă spaventoso lo stato della legislazione su queste materie (che non ha leggi che regolino in modo liberale la procreazione assistita, il rifiuto dei trattamenti, le unioni civili), cosĂŹ come lo è la qualitĂ del discorso pubblico (la grossolana mancanza di sensibilitĂ e intelligenza con cui si è entrati nelle situazioni di fine vita, lâassenza di rispetto e la stupiditĂ con cui alcuni politici e capi religiosi parlano delle persone gay, una volgaritĂ antica con cui si marca la differenza tra donne e uomini). Vi sono voci e gruppi che esprimono concezioni e atteggiamenti diversi ma non sono riusciti a plasmare lo spazio pubblico, a stabilire il livello di sensibilitĂ , di scrupolositĂ e di correttezza a cui ci si deve attenere. Sulla diagnosi di questa situazione non voglio entrare qui. Câè la storia di lungo periodo, che parte dalla Controriforma, una storia di medio periodo che ha origine nelle fallite rivoluzioni costituzionali sulla scia della Rivoluzione francese, una storia piĂš breve che riguarda la strada intrapresa dopo la fine della Grande Guerra segnata dalle scelte dei due grandi partiti di massa, e una storia di brevissimo periodo che è quella degli ultimi ventâanni. In ciascuna di queste storie è possibile trovare una spiegazione dello stato di cose presente.
Dâaltra parte non ha certo molto senso fermarsi qui e rimanere imprigionati dentro il nostro paese o, per meglio dire, dentro lo spazio piĂš visibile di esso. In effetti, il carattere della discussione pubblica su questi temi ferisce e amareggia proprio perchĂŠ viviamo ora in contatto con molti paesi e con molti mondi. Con qualche ora di volo arriviamo a Barcellona, a Parigi, a Londra, a Berlino, leggiamo le notizie e condividiamo punti di vista su internet, siamo accomunati da stili e da interessi culturali molto piĂš di quanto i singoli pubblici nazionali siano consapevoli. Le modalitĂ in cui le persone, tra cui molti giovani e meno giovani, che non si accontentano di ciò che è visibile nella nostra societĂ , formano i loro caratteri, sviluppano il loro gusto per le cose, le loro preferenze e convinzioni sono gli stessi modi di coltivarsi e le stesse preferenze e idee di giovani e meno giovani in molte altre societĂ , in cui la libertĂ e una distribuzione della ricchezza non del tutto iniqua consente la circolazione di una molteplicitĂ di idee e di modelli di condotta. Ă sullo sfondo di questa condivisione globale che i contrasti appaiono piĂš forti e inaccettabili. In questi paesi europei e complessivamente nei paesi democratici, anche in quelli che ci appaiono lontani come lâAmerica Latina, forme di vita sociali e giuridiche si sono prese carico delle trasformazioni culturali e morali allâinizio della vita, nella vita sessuale e di relazione e alla fine della vita. Ciò non significa che non vi siano cospicue minoranze che continuano a sostenere posizioni che avversano questi cambiamenti, ma esse non hanno la forza di plasmare lo spazio pubblico.
Non voglio evocare qui semplicemente una questione geografica, un confronto tra nazioni basato su considerazioni storiche e culturali. Come emergerĂ in seguito, sostengo che lâetica abbia a che fare proprio con lâallargamento continuo dello spazio del confronto, che non si nutre della chiusura alle altrui esperienze e giudizi. Il confronto è sempre su questioni concrete: non riguarda movimenti del pensiero astratti, ma ha come oggetto lâesperienza di coloro â individui, gruppi, collettivitĂ , nazioni â che hanno allargato lo spazio dellâimmaginazione in merito a opinioni, a condotte, a ciò in cui possiamo credere e che possiamo fare come individui che hanno aspirazioni morali. Il pensiero morale non può farsi imprigionare dallâesperienza di chi è chiuso dentro credenze e condotte ottuse, di chi rifiuta di dialogare e imparare dagli altri, di chi, costretto dallâipocrisia e dalla mancanza di pensiero riflessivo, percorre una strada in cui le cose che si fanno non collimano con le cose che si vivono. Una vita cosĂŹ esperita è limitata e ottusa e perciò moralmente biasimevole.
Dobbiamo allargare lâimmaginazione democratica e considerare la vita associata di paesi diversi che hanno veramente recepito le trasformazioni nei nostri modi di vivere, e tenere conto, al contempo, della riflessione teorica e della discussione intellettuale acquisita. Solo cosĂŹ possiamo chiederci cosa possiamo dire e volere riguardo ai valori e alle condotte. Ma câè qualcosa di nuovo da dire? Non è forse giĂ tutto acquisito tanto sul piano teorico quanto sul piano della vita concreta, e, semplicemente, dobbiamo muovere verso altri obiettivi? Per un verso bisogna rispondere di sĂŹ. Ă una societĂ matura quella che regola le aree dellâesistenza umana dove si muovono interessi e progetti di vita cruciali: mettere al mondo bambini con autonomia e responsabilitĂ facendo uso di tecnologie diagnostiche e riproduttive; scegliere i modi in cui ci accingiamo a morire nellâampia gamma di strumenti e circostanze che coinvolgono lâintervento del personale medico e lâuso o il rifiuto della tecnologia; vivere la propria vita sessuale e intima nei modi che rispondono alla nostra persona, scalzando la centralitĂ dellâantiquato modello del matrimonio eterosessuale; crescere i bambini in varie forme, come coppie e come singoli. Ă il segno di una societĂ matura che in queste aree vi siano regolamentazioni nel diritto e pratiche sociali acquisite che accolgono gli interessi degli individui e che rendono efficace il rispetto della loro libertĂ , in modo analogo a come ci aspettiamo che una qualsiasi societĂ decente consideri materie acquisite lâeguaglianza dei cittadini riguardo al sesso, colore della pelle o tipo di lavoro che svolgono. Ă certamente segno di una societĂ seria e solida che alcune questioni diventino patrimonio comune, siano esse questioni di conoscenza o di valore. Questa era la posizione, ad esempio, di John Stuart Mill. Mettiamo alla prova e sperimentiamo opinioni, teorie, regole di condotta e istituzioni e arriviamo a un certo punto alla convinzione che una credenza o un modo di organizzare la societĂ sono fondati perchĂŠ li abbiamo esposti a ogni possibile critica e a ogni confronto con la realtĂ . Interrogarsi sulle proprie convinzioni e sui modi di organizzare la vita non significa minare i fondamenti della nostra condotta morale ma al contrario, sostiene Mill, è lâunico modo che ci consente di considerarli fondati.
Il percorso delle nostre societĂ nelle aree della vita umana che ho citato è storicamente disomogeneo e le trasformazioni tecnologiche che hanno mutato lâinizio e la fine della vita con lâuso delle tecniche di procreazione assistita e delle macchine vicarianti è recente; ma abbiamo certamente acquisito sufficienti prove e sperimentazioni che hanno mostrato che solo rispettando la libertĂ individuale e promuovendo gli interessi delle persone coinvolte garantiamo la scrupolositĂ morale. Suicidio, sessualitĂ e procreazione disegnano storie disomogenee e varie: il tema del suicidio razionale è antico quanto la tradizione filosofica occidentale, con i suoi difensori (da Seneca a Montaigne a Hume) e i suoi detrattori (da Platone a Tommaso a Kant); la sessualità è trattata nei modi piĂš vari e discontinui nonostante i lunghi secoli di predominio cristiano; il tema della libertĂ procreativa è, invece, recente quanto quello della libertĂ femminile (esordisce nel Rinascimento italiano e fiorisce nel Settecento e nellâOttocento). Tuttavia, una volta acquisite le forme di vita caratteristiche delle societĂ democratiche questi percorsi hanno trovato un esito solido. Possiamo mai pensare ora che le nostre societĂ democratiche regolino queste aree della vita (nel diritto e nelle pratiche sociali) in modo difforme da come regolano le altre sfere dellâesistenza? PerchĂŠ le nostre societĂ dovrebbero regolare il lavoro, la rappresentanza politica, lâespressione delle proprie idee e cosĂŹ via in un modo e la procreazione, la relazione sessuale, il morire in un altro? Acquisito il quadro democratico non sembra molto ragionevole pensare che vi siano aree della vita che gli possano essere sottratte.
Questo è ancora una volta un argomento sostenuto da Mill e che egli avanzava in difesa di una riforma radicale dellâistituto del matrimonio. Si chiede Mill: come è possibile che regoliamo la societĂ intera secondo i principi di giustizia e di prudenza e sottraiamo la famiglia a questi principi, un luogo cosĂŹ importante e cruciale per lâeducazione dei sentimenti e delle opinioni delle persone che dovranno (i figli) e che devono giĂ (i genitori) prendersi carico della societĂ alla luce di questi stessi principi? Come è possibile giustificare unâasimmetria tra la famiglia e il resto della societĂ ? Questo ragionamento di Mill vale tuttora anche in relazione ai nuovi temi della vita umana che discuto qui. Ma ora, rispetto a Mill, abbiamo alle spalle una storia ricca e articolata: lâimmaginazione può allargarsi non solo nel presente, con lo sguardo internazionale che ho suggerito allâinizio, ma anche indietro nella storia, e può considerare le acquisizioni maturate dalle nostre societĂ e che ora fanno parte integrante di esse. Da questo punto di vista lâestensione della libertĂ e della considerazione degli interessi a queste aree della vita â alla nascita, alla sessualitĂ e al morire â ci appare ora ovvio e indiscutibile.
2. Lâetica e le basi ampie dellâesperienza
Ho seguito finora un ragionamento secondo il quale dovremmo considerare semplicemente acquisite le pratiche sociali e le regolamentazioni che attengono alle aree della vita umana che ho citato. La tesi di questo libro però è che questa linea di pensiero non basta. Non basta per vari motivi. Ne voglio indicare qui due: comincio ora con lâesporre il primo e introdurrò il secondo nel prossimo paragrafo.
Il primo motivo riguarda la natura stessa dellâetica, intesa in senso lato come ciò che si sedimenta in atteggiamenti e in forme di approvazione e disapprovazione varie come i sentimenti, il linguaggio, ma anche le pratiche e le regole e che può arrivare anche a essere codificata e trovare espressione nelle leggi. Nella prospettiva che sviluppo, la quale considera lâetica come lâespressione di forme di vita, di processi di civilizzazione, di intrecci di risposte umane che ravvisiamo sul piano dei rapporti tra le persone, ogni acquisizione che si consolida in qualsiasi forma â nelle leggi o anche nellâaccettazione generale di una credenza (per fare un esempio banale, secondo cui è malvagio e ottuso discriminare le persone in base a presunte distinzioni razziali) â riceve la sua soliditĂ da questa base sottostante e non ne possiede una indipendente. Che ci sia invece una soliditĂ indipendente delle credenze morali è una tesi molto influente nel pensiero filosofico, avanzata da prospettive diverse: ad esempio da quelle che ritengono che vi siano veritĂ eterne nella natura delle cose che la ragione può scoprire (nella tradizione metafisica, ad esempio quella tomista) o da quelle che ritengono che, sebbene non si tratti di scoprire alcunchĂŠ, la ragione ha la capacitĂ di renderci consapevoli dei doveri che ci caratterizzano a priori come esseri razionali (nella tradizione kantiana). Ma se riteniamo al contrario che questa soliditĂ non possa essere messa al sicuro in questi modi, non possa essere sottratta cosĂŹ facilmente dalla massa vasta di contingenze che costituiscono le nostre vite, allora non possiamo disconnettere ciò che ci appare giustificatamente solido e indiscutibile dalla massa piĂš mobile di atteggiamenti, di relazioni umane, di attivitĂ che ne costituisce la base. Ciò che ci appare indiscutibile è ciò a cui teniamo in questi modi cosĂŹ convinti: la base della sua solidità è anche la base dei nostri atteggiamenti e del nostro mondo.
La tesi secondo cui, per comprendere le credenze morali, le istituzioni e tutto ciò che si è rappreso in forme apparentemente purificate dalla massa di atteggiamenti e attivitĂ umane, dobbiamo cominciare dal basso, da quella massa di risposte e relazioni umane, è stata espressa in diversi modi. Amartya Sen ha fornito recentemente una descrizione molto efficace di una tradizione che ha sviluppato questa tesi, che egli chiama antitrascendentale, e che riconduce alla linea filosofica scozzese con protagonisti come David Hume e Adam Smith. Mill stesso ne faceva parte anche se integrava questa concezione con altri punti di vista su cui tornerò in seguito. Io stesso in questo libro elaboro argomenti e idee sia sulla scia dellâelaborazione originale che Mill ha fatto della tradizione antitrascendentale sia sulla scia di una tradizione del tutto indipendente che ha preso le mosse nel Novecento dal pensiero di Wittgenstein e che sviluppa egualmente la tesi secondo cui in etica si deve cominciare dal basso.
In questa prospettiva, quindi, le credenze e le istituzioni a cui piĂš teniamo e che consideriamo indiscutibili sono viste, appunto, come ciò a cui piĂš teniamo, vale a dire sono ricondotte alla base di atteggiamenti e al mondo di attivitĂ e di risposte umane in cui esse hanno questo ruolo. Questo punto è chiaramente espresso da Mill. Egli sostiene due tesi apparentemente in tensione lâuna con lâaltra, ma che possiamo mettere assieme se facciamo nostra la spiegazione difesa dalla prospettiva antitrascendentale di cosa rende solida e fondata una credenza. Da una parte Mill sostiene che le credenze messe alla prova dal confronto con le critiche e con lâesperienza si guadagnano il nostro rispetto, diventano solide e abbiamo quindi tutte le ragioni di considerarle vere. Una societĂ avanzata e complessa è fondata su una base crescente di credenze di questo tipo che ha sempre meno senso mettere in discussione. Questa è una tesi che afferma sia il fatto sia il valore positivo dellâaccumulazione del sapere e delle convinzioni in tutti i campi, scientifico e pratico. Sperimentiamo, ad esempio, le nostre concezioni in merito alla natura del mondo fisico ma sperimentiamo anche le nostre concezioni su quale sia una buona organizzazione della rappresentanza politica: una societĂ civilizzata ha accantonato un deposito cospicuo di concezioni di questo tipo messe alla prova dellâesperienza. Ma Mill aggiunge anche una tesi molto diversa. Sostiene che ogniqualvolta trattiamo una credenza o una regola di condotta come qualcosa di acquisito, di dato per scontato, quella credenza e quella regola cominciano a perdere il contatto con la base sottostante che le ha espresse: con i ragionamenti, con le sperimentazioni, con lâincontro con lâesperienza che esse hanno fatto e che le hanno conferito la loro soliditĂ . Come scrive Mill, una credenza non è fondata perchĂŠ la consideriamo al di sopra delle critiche e delle prove ma è fondata proprio perchĂŠ continua a vincere la prova di queste sfide. Invece, se la consideriamo semplicemente acquisita invertiamo lâordine e immaginiamo che essa sia fondata su basi proprie che non hanno bisogno di altre prove, di altre sfide con la realtĂ .
Troviamo qui una linea di ragionamento chiara che ci spinge a fare due cose allo stesso tempo: apprezzare la nostra capacitĂ di mettere da parte credenze e regole di condotta fondate, che è una caratteristica dei processi di civilizzazione, e al contempo non arrestarci nella nostra richiesta di vederle messe alla prova e interrogate da unâesperienza sempre nuova. Questa è una prima linea di ragionamento con cui affrontare i temi della vita umana che discuto qui. Le acquisizioni democratiche e liberali su questi temi sono preziose e irrinunciabili, ma lo sono proprio nei limiti in cui non le mettiamo semplicemente da parte sottraendole allâincontro con nuove esperienze. Il valore e la fondatezza di queste acquisizioni che ci sembrano ovvie sarebbe corrotto e diventerebbe solo un guscio vuoto se non fosse continuamente nutrito dallâincontro con lâesperienza e quindi con il pensiero e la critica (che è ciò che succede ai dogmi, scrive Mill, lasciati agire solo come sentinelle contro la possibilitĂ che lâesperienza getti nuova luce sulle menti che li proclamano). Se una credenza ci appare semplicemente acquisita, significa che abbiamo cominciato a tagliare i fili che la connettono con il mondo di atteggiamenti e di attivitĂ che la rendono viva e attiva.
3. ModernitĂ e tradizione
Câè anche una diversa di linea di ragionamento che ci spinge a non accontentarci di considerare le credenze e le regolamentazioni sui temi della vita umana come semplicemente acquisite. Come abbiamo visto, ciò che ci appare semplicemente acquisito ha bisogno di essere compreso in una luce nuova: questo compito fa parte del bisogno di ravvivare qualsiasi veritĂ acquisita di cui parla Mill. Ma voglio presentare ora una tesi specifica che riguarda i temi che discuto qui. Abbiamo acquisito â dal punto di vista largo dellâimmaginazione che non si fa imprigionare dentro un certo paese, ad esempio il nostro â le libertĂ e gli scrupoli che attengono alla nascita, alla sessualitĂ e al morire come parte integrante della nostra vita democratica. Ma il modo in cui li abbiamo acquisiti ha contribuito a nascondere le basi che hanno reso vive e che rendono vive tali acquisizioni, le vaste aree dellâesperienza che rendono queste acquisizioni cose importanti e irrinunciabili. Câè unâimmagine dominante di cosa ha significato acquisire queste libertĂ e questi scrupoli nelle aree della vita umana, unâimmagine che nasconde le basi di queste acquisizioni. Ă questa immagine che voglio criticare in questo libro. Secondo lâimmagine dominante, avere acquisito la libertĂ della donna nella procreazione, la libertĂ del morente di scegliere quando andarsene, la libertĂ di costruire una vita sessuale che sia espressione della propria concezione soggettiva e creativa delle relazioni, dei corpi e dei piaceri, avere guadagnato questi passaggi ha comportato il sottrarre queste zone della vita da un intero mondo di percezioni, significati, atteggiamenti e relazioni, il liberarle da tutto ciò e il portarle sotto lâunico cono di luce rappresentato dai principi moderni e civili del rispetto della libertĂ e della considerazione degli interessi.
Lo scontro che ha caratterizzato la modernitĂ , e il cui esito ci ha consegnato le acquisizioni liberali sui temi della vita umana, è ritratto in questo modo. Da una parte vi sono i difensori del mondo tradizionale, dato un tempo per acquisito, che parlano di spazi oggettivi come quello della natura umana e lo fanno in particolare con gli strumenti caratteristici della visione del mondo premoderna, che possiamo riassumere, seguendo ad esempio Alasdair MacIntyre, in tre assi: una concezione finalistica della natura, una concezione gerarchica e intrinseca dellâordine sociale, una concezione teologica eteronoma. Quindi, le aree della vita umana, ad esempio le tre centrali che discuto qui, la procreazione, la sessualitĂ e la morte, sono state considerate come lâespressione di fini intrinseci nella natura; come parte di uno spazio sociale gove...