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RINASCIMENTO, AMBIENTI DIGITALI, COMPLESSITĂ: PER UNA VISIONE COSTRUTTIVA
di Emilio Russo
1.1. Tanti Rinascimenti
Poche categorie godono di una fortuna cosĂŹ larga e trasversale nella cultura contemporanea, e persino nel linguaggio quotidiano, come quella di Rinascimento: può capitare di sentir parlare di nuovo Rinascimento in relazione alle esperienze piĂš varie, oppure di vedere il Rinascimento assegnato come etichetta qualificante anche a contesti culturali molto distanti tra loro. Tutto ciò avviene non soltanto in Italia o in Francia, o in genere in Europa, dove la stagione del Rinascimento ha lasciato presenze ancora tangibili, ma anche fuori dâEuropa, a testimonianza di una forza profonda del concetto, che sembra trascendere i confini di tradizioni assai differenti.
La nascita e lâapplicazione originaria dellâidea risalgono come è noto alla fine dellâOttocento (una discussione in Huizinga, 2015), quando la formula di Rinascimento fu proiettata su quella ricchissima e controversa stagione della cultura italiana consumatasi tra Quattrocento e Cinquecento. Da allora, senza interruzioni e anzi con un rinnovato vigore negli ultimi decenni, la riflessione su cosa è Rinascimento, sui suoi caratteri essenziali, sui luoghi, sui tempi, sui limiti è diventata una pratica quasi obbligata per gli studiosi (Gardini, 2010; Gargano, 2016). Di qui le diverse letture proposte, a seconda dei contesti e delle discipline: câè un Rinascimento per gli storici dellâarte e uno per gli storici del pensiero o per gli storici della letteratura, o anche nel solo ambito letterario câè un Rinascimento di area italiana, che è assai diverso e piĂš contenuto dellâarcata di lungo periodo immaginata dagli studiosi di area anglosassone, per i quali le radici del movimento culturale risalgono indietro fino a Petrarca (Wyatt, 2014). In modo quasi naturale, dunque, il termine è stato in piĂš occasioni declinato al plurale: tanti Rinascimenti (per esempio Goody, 2010; Crouzet Pavan, 2012), per cercare di ricollegare a unâunica categoria, percepita come un elemento qualificante, fenomeni complessi. Eppure, a dispetto di queste declinazioni, e dunque dellâinevitabile margine di ambiguitĂ , il Rinascimento rimane non solo una categoria storiografica non aggirabile, ma anche un oggetto privilegiato degli studi a livello internazionale. Come se, al di lĂ delle differenze, in quella stagione o almeno nel suo nucleo piĂš caldo e seminale, nei suoi capolavori e nella sua dinamica di ripresa congiunta a una stagione di crisi e di guerre a livello europeo, si intravedesse la formazione di elementi decisivi per la successiva storia della cultura occidentale.
Si tratta di una ricchezza di ricerche che, da un quarto di secolo, e secondo una progressione geometrica, si è naturalmente riflessa in ambiente digitale. Le possibilitĂ offerte dagli strumenti informatici hanno stimolato in questi ultimi anni indagini di taglio diverso ma tutte imperniate sulla categoria di Rinascimento. Si può dire anzi che, per un concorso di ragioni (e in primo luogo per la ricchezza dei fenomeni culturali e per la numerositĂ degli studiosi coinvolti a livello internazionale), nessun periodo storico possa oggi vantare una quantitĂ analoga di ricerche con esiti digitali; con lâeffetto di rafforzare quella sorta di rispecchiamento, affascinante e largamente percepito, tra la stagione del Rinascimento e lâetĂ contemporanea, tra gli effetti di lunga durata indotti dalla rivoluzione del libro e il cambio di orizzonti determinato dalla rivoluzione digitale (cfr. quanto detto nellâIntroduzione). Nelle pagine che seguono proverò a ragionare sulla nascita e sullo sviluppo di alcuni di questi progetti, sulle loro caratteristiche e sugli sviluppi che paiono possibili, o auspicabili, nellâottica di una migliore conoscenza allargata della stagione rinascimentale.
1.2. Schedare il Rinascimento
Gli esempi a disposizione per lâincrocio tra Rinascimento e digitale sono numerosi, e possono essere distinti in funzione delle istituzioni di ricerca, pubbliche o private, che hanno dato vita alle iniziative, a partire dal lungimirante progetto della Mellon Foundation dedicato al Fondo Medici dellâArchivio di Stato di Firenze (Medici Archive Project: www.medici.org), un progetto partito negli anni Novanta del secolo scorso, con una progressiva evoluzione degli obiettivi e degli strumenti digitali, fino alla realizzazione di una piattaforma chiamata MIA, lanciata nel luglio del 2020, che tende a superare i confini pure larghissimi dellâArchivio fiorentino per incrociare i dati relativi alla casata dei Medici e alla sua ramificazione in Europa con quelli appartenenti ad altre collezioni (cosĂŹ la presentazione: ÂŤan interactive platform of a much vaster scale and with superior malleability dubbed MIA (www.mia.medici.org). Its principal aim is to allow scholars to organize, store, share, qualify, and preserve the millions of documents pertaining to the MediciÂť). Passando da Firenze a Ferrara, e sempre assumendo come perno i documenti relativi a una grande corte italiana, grazie alla collaborazione di una serie di istituzioni, dallâUniversitĂ della California a quella del North Carolina allâArchivio di Stato di Mantova, è stato promosso lo studio mirato dellâarchivio di Isabella dâEste, un progetto descritto allâinterno di questo stesso volume nelle pagine di Deanna Shemek (cfr. anche Shemek, 2019). Un progetto analogo, per le tante istituzioni coinvolte e per lâapertura europea dellâindagine, viene lanciato in questi mesi sui Farnese, sotto il coordinamento di Paolo Procaccioli: esso mira in prima istanza alla realizzazione di una schedatura su web dellâimponente documentazione di archivio disponibile e insieme alla realizzazione di una Enciclopedia Farnesiana (su questo aspetto cfr. oltre).
Ancora di taglio internazionale e con base soprattutto statunitense, lâiniziativa su una mappatura della repubblica delle lettere nei secoli XVI-XVIII avviata a Stanford, Mapping the Republic of Letters (http://republicofletters.stanford.edu/), dedicata alla ricostruzione di quella rete fittissima di natura epistolare che ha rappresentato per secoli il principale canale di comunicazione tra filosofi e scienziati e di diffusione delle loro idee e delle loro scoperte. Tra gli enti sostenitori di questa iniziativa (insieme al CNRS francese, a un gruppo di ricerca olandese, e al Politecnico di Milano) anche lâUniversitĂ di Oxford, che si è poi fatta promotrice, a partire dal 2015, di un progetto di scala europea dedicato allo studio sulle reti epistolari di prima etĂ moderna, dal titolo assai simile: Reassembling the Republic of Letters (http://www.republicofletters.net/). I numeri delle lettere censite allâinterno sono impressionanti (http://emlo.bodleian.ox.ac.uk/), grazie alla federazione di indagini monografiche che vengono raccordate secondo alcuni elementi comuni e che possono cosĂŹ essere interrogate in modo congiunto.
Guardando a questi e a molti altri progetti, sono diversi gli aspetti che meritano una riflessione. In primo luogo, lâindirizzo comune, nel senso di una complessiva schedatura e archiviazione di grandi quantitĂ di dati, poi resi disponibili per una consultazione a diversi livelli da parte degli utenti. Sul versante del Rinascimento la prima istanza è stata dunque quella di una raccolta indirizzata sui filoni principali delle fonti storiche, e innanzitutto sui bacini epistolari come fattori di connessione tra i diversi poli geografici, tra i diversi protagonisti di quella cultura. Gli strumenti della rete informatica si sono dunque presto indirizzati a unâarchiviazione e valorizzazione della rete di contatti, e innanzitutto di contatti epistolari che ha rappresentato il tessuto connettivo della cultura europea di prima etĂ moderna; esperimenti di visualizzazione dinamica di questa rete consentono di coglierne lâampiezza, gli snodi piĂš importanti, di tessere in modo dinamico i fili della corrispondenza di Galileo, in prospettiva di Bembo o di Erasmo (su questo versante si possono ricordare in particolare le ricerche e lâelaborazione teorica portate avanti al Density Design del Politecnico di Milano).
Si è venuta cosĂŹ a creare unâinfrastruttura ormai abbastanza solida e che consente di procedere verso ulteriori ricerche. In questa primaria azione di schedatura colpisce la scarsa rappresentanza, in proporzione, di iniziative sul versante storico-artistico del Rinascimento, anche in ragione di precise condizioni nella diffusione digitale del patrimonio, la cui realizzazione viene svolta soprattutto dagli enti conservatori. Fra le eccezioni meritano una segnalazione i progetti portati avanti dalla Fondazione Memofonte tra Pisa e Firenze (www. https://www.memofonte.it/), con schedature di storici progetti editoriali centrati su Michelangelo e Vasari; si tratta di un bagaglio che si ricollega al magistero di Paola Barocchi (tra le sue iniziative un pionieristico Centro di Ricerche Informatiche per i Beni Culturali, CRIBeCu, avviato alla Scuola Normale di Pisa giĂ negli anni Novanta del Novecento, cfr. Carrara, 2020), e poi allâorigine di una serie di esperienze successive (per un quadro, Bolzoni, 2017).
A un livello generale va poi sottolineata la centralitĂ della materia italiana in progetti promossi a livello internazionale, che può considerarsi lâeffetto del riconoscimento generale di una fase dâavvio del Rinascimento che muove appunto dalla nostra cultura e che trova i punti di irradiazione nelle sue principali corti, da Firenze a Ferrara, da Parma a Mantova, ma soprattutto a Roma, nellâavvicendarsi dei diversi pontefici. A livello italiano, dâaltra parte, pare potersi registrare una programmazione meno vivace, con la significativa eccezione dellâIstituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, un istituto fondato giĂ nel 1937 e che negli ultimi anni ha portato avanti diversi progetti allâinterno di una Biblioteca Digitale, rivolta però in primo luogo a studiosi e specialisti (https://www.insr.it/). Ultimo aspetto preliminare, collegato a quanto appena detto, è lâapertura internazionale che si riscontra in modo naturale nella creazione di questi ambienti digitali, in progetti che vedono la collaborazione di studiosi e istituzioni di paesi diversi, e che mirano alla realizzazione di strutture policentriche e modulari, con unâefficacia assai maggiore di quanto non avvenisse in passato in sede di ricerca tradizionale, destinata alle pubblicazioni cartacee.
1.3. Condizioni, limiti, possibilitĂ
Questo panorama sul Rinascimento digitale si è determinato soprattutto nel corso degli ultimi dieci anni, in una fase di piĂš decisa esplorazione delle possibilitĂ offerte dallâintreccio tra ricerca umanistica e mondo informatico, una fase che ha visto a livello generale il riversamento su web di enormi quantitĂ di dati. Un orizzonte del tutto inedito, effetto non soltanto delle varie iniziative di ricerca, ma soprattutto da interventi di portata piĂš generale: la proiezione su web dei cataloghi delle maggiori biblioteche nazionali europee (basta pensare allâampiezza del progetto Gallica, realizzato dalla Bibliothèque Nationale de France) e la massiccia operazione di scansione e pubblicazione su web di opere e manoscritti relativi ai secoli del Rinascimento, prima lanciata da Google (per gli effetti su lettori e studenti cfr. Italia, 2016) e che ha oggi il suo punto di riferimento piĂš avanzato dal punto di vista tecnologico, e forse anche il piĂš rilevante in termini di collezioni storiche, nella digitalizzazione in corso dei manoscritti e delle stampe antiche della Biblioteca Apostolica Vaticana (https://digi.vatlib.it/). Non è difficile immaginare che questa dinamica possa proseguire anche nei prossimi anni, con un effetto di copertura esaustiva della produzione culturale dei secoli di antico regime, anche in una situazione nella quale la digitalizzazione massiva non sembra essere piĂš lâindirizzo privilegiato a livello di istituzioni internazionali, e soprattutto in termini di linee guida nei programmi della ComunitĂ Europea.
Ă un quadro in continua evoluzione, ma che nei suoi tratti generali può essere analizzato da prospettive diverse e che si presta a valutazioni in qualche misura antitetiche. Appare possibile da un lato sottolineare il rischio di semplificazione e di appiattimento di progetti mirati in primo luogo alla raccolta e alla schedatura di un gran numero di dati (persone, relazioni, oggetti), con un approccio quantitativo che rischia di andare a discapito delle piĂš raffinate indagini qualitative necessarie per valorizzare i fenomeni culturali. Connesso, poi, câè dâaltra parte il rischio che la proiezione su web di materiali dei secoli passati sia condotta allâinsegna dellâeccessiva attualizzazione, producendo anacronismi e prospettive distorte. Anche qui gli esempi non mancano: merito di Lorenzo Tomasin è aver sottolineato lâaspetto di banalizzazione potenzialmente insito in un progetto dal titolo pure affascinante, Venice Time Machine; promosso dallâUniversitĂ di Losanna, il progetto prometteva una sorta di immersione nella macchina del tempo, con la possibilitĂ di muoversi per le vie della Venezia del Rinascimento a partire da una digitalizzazione massiva e da una codifica semiautomatica dei documenti conservati allâArchivio di Stato di Venezia. Altrettanto vistosa la discrasia presente nellâaccostamento proposto alcuni anni fa tra le dinamiche culturali relative alle accademie dei secoli XVI-XVII, studiate in un importante progetto sostenuto dalla British Library e coordinato da Jane Everson (https://www.bl.uk/catalogues/ItalianAcademies/Default.aspx), e il meccanismo degli odierni social-network in termini di reti di relazioni, di contatto, di scambi. Si tratta di avvicinamenti utili magari per sollecitare curiositĂ e lanci giornalistici, ma che possono legittimare uno sguardo semplificato rivolto allâindagine sul passato, vista soltanto in chiave di una valorizzazione del presente. Con il rischio che il presente senza storia di cui parlano preoccupate diagnosi di diversi studiosi come tratto dominante nella cultura contemporanea possa diventare un presente transtemporale, unica unitĂ di misura per leggere ogni epoca (Prosperi, 2021). Non, dunque, ogni storia come storia contemporanea, secondo la celebre proposta di Croce, ma il contemporaneo come unica storia possibile.
PiĂš in generale, come giĂ detto, in questa impetuosa crescita dellâintreccio tra strumenti informatici e ricerca umanistica, e nel rilievo crescente degli elementi quantitativi come criteri impiegati per la valutazione e il finanziamento dei diversi progetti, è stato visto un elemento di ulteriore indebolimento dello statuto delle scienze umane. Anche dunque sul versante degli studi storici, su quelli della storia della letteratura come su quelli della storia dellâarte, si potrebbero determinare nel medio periodo, in un contesto non troppo lontano, quegli effetti potenzialmente negativi che sono stati in piĂš occasioni segnalati (cfr. Tomasin, 2017) come conseguenze nellâambito delle scienze umane della âquarta rivoluzioneâ (Roncaglia, 2010; ma soprattutto Floridi, 2017).
1.4. Prove di collaborazione
Ă possibile, dâaltra parte, assumere una visione costruttiva, cogliere nel quadro degli studi una serie di elementi incoraggianti, sia pure al netto di ogni facile ottimismo. Ed è una prospettiva che si fonda sul medesimo dato di partenza, sullâaddensarsi dei progetti, sulle enormi quantitĂ di dati a disposizione. Osservando, come dallâalto, quanto avvenuto a partire da inizio secolo, e assumendo come perimetro appunto i progetti dedicati al Rinascimento, si ha la sensazione di una iniziale colonizzazione di un territorio vastissimo, potenzialmente infinito, svoltasi in modo spontaneo e irregolare. Dopo questa prima stagione, come riflesso di fronte allâimprovvisa disponibilitĂ di una massa di dati difficile da comprendere, è maturata una spinta di natura opposta, centripeta, verso la riorganizzazione e il coordinamento. Man mano che si sono infittite le foreste digitali, o che si sono accumulati progetti ormai inerti, a popolare quelli che, con unâimmagine forte, vengono definiti i cimiteri informatici si è fatta strada una tensione alla coesione tra le diverse iniziative: divenuto presto chiaro che lâeccessiva parcellizzazione e la possibile deperibilitĂ delle indagini si ponevano come rischi a bilanciare la tendenziale facilitĂ nellâaccendere progetti digitali, sembra essere dunque in corso unâinversione di tendenza.
Ă, va detto, una fase appena avviata, non tanto un risultato quanto piuttosto ancora una linea in via di definizione, suggerita da riflessioni che si levano da piĂš parti. Gli esempi nellâambito degli studi sul Rinascimento sono ancora limitati, ma alcuni modelli sono giĂ disponibili. Penso, su un segmento storico precedente, al lavoro di coordinamento di progetti e ricerche realizzato dalla Fondazione Franceschini e dalla Sismel e reso disponibile nel portale Mirabile (http://www.mirabileweb.it/), con il sottotitolo eloquente di Archivio digitale della cultura medievale. Il portale offre una messe assai ricca di notizie sui manoscritti, pubblicazioni scientifiche, digitalizzazioni di materiali che consente un attraversamento a piĂš livelli della stagione medievale e che arriva fino alle porte dellâetĂ rinascimentale. Penso anche allâimmagine evocativa di Aracne. Red de Humanidades Digitales y Letras HispĂĄnicas, costruita in ambito iberico attraverso una connessione di diverse risorse relative ai secoli XVI-XVII (http://www.red-aracne.es/presentacion; una riflessione in Pena Sueiro, Saavedra Places, 2019), oppure alle Bibliothèques virtuelles humanistes messe insieme da un centro di ricerca francese a Tours coordinato da Chiara Lastraioli, con indagini che spaziano da Rabelais a Montaigne fino alla diffusione di libri e autori italiani nellâEuropa del Rinascimento.
Unâiniziativa italiana che si muove nella stessa direzione è quella del progetto di Archivi del Rinascimento (https://www.archivirinascimento.it/), nato della federazione di progetti di ricerca italiani, inglesi, svizzeri, dedicati ai manoscritti, alle edizioni, alle lettere degli scrittori italiani tra fine Quattrocento e inizio Seicento. Un progetto che, seppure agli inizi (lâavvio è della primavera 2019) e ancora in fase di allargamento, presenta due elementi significativi: la collaborazione con lâICCU, lâIstituto Centrale per il Catalogo Unico, struttura del Ministero dei Beni culturali italiano, e insieme con le UniversitĂ di Oxford e Warwick, e dunque una concreta collaborazione tra atenei italiani, atenei stranieri e istituzioni centrali, e un numero di accessi giĂ adesso molto significativo, a conferma dellâesistenza di un bacino larghissimo di interessi e di pubblico sulla cultura del Rinascimento.
Sono esempi diversi ma che appaiono concordi nello spirito di partenza, nella scelta di collegare insieme, entro cornici condivise, progetti nati in forma autonoma; esprimono dunque bene la necessitĂ di un superamento della frammentazione. Si tratta di una tendenza che può essere vista come un elemento di discrimine, proiettando anche su questo versante, sulle questioni del Rinascimento europeo, lo sviluppo prospettato da Gino Roncaglia in un volume recente (Roncaglia, 2018). Nella valutazione di questa dinamica non occorre pensare al solo dato iniziale, pure rilevante, della fusione di banche dati separate, al determinarsi cioè di una sorta di sostegno reciproco tra progetti di ricerca che, attraverso la collaborazione, acquisiscono forza e visibilitĂ . Lo scarto quantitativo potrebbe preludere a uno scarto qualitativo, determinando la nascita di ambienti digitali nei quali lâintegrazione dei dati si possa accompagnare con lâelaborazione e con la diffusione di nuove conoscenze: questi ambienti digitali potranno allo stesso tempo offrire lâaccesso a fonti manoscritte e materiali dâarchivio, con il supporto di una descrizione scientifica e allo stesso tempo con una presentazione destinata a un pubblico piĂš vasto. Non solo dunque strumenti di ricerca, ma anche luoghi di presentazione delle ricerche sul versante specialistico, e insieme luoghi di âdisseminazioneâ delle conoscenze in termini di divulgazione alta e qualificata. Il coordinamento tra progetti autonomi, attraverso la condivisione di alcune caratteristiche strutturali, e nel rispetto degli standard internazionali oramai definiti, potrebbe inoltre determinare nei prossimi anni un consolidamento anche in termini schiettamente scientifici, con una migliore focalizzazione del Rinascimento europeo, grazie anche allâaccostamento di prosp...