Nicole Drano Stamberg
(Francia)
Ballata delle donne con lo scialle
Di tre dame e della loro bellezza
Vi scriverò
Gina, Anna e Sofia
Più sono vecchie più quelle
Mi piacciono Piangere ancora
E sospirare. E forse il tempo di stare in pace?
Benessere dolce sul muretto
Scialli. Capelli folletti
Di tre dame di eternità,
Poesierò a Campodimele.
Mele e campo
Miele e campo. Io scendo
Lungo la vita lungo la morte.
Non è Flora la bella romana
Né Eloisa né Taide
Non più la neve di prima
Soltanto il sole di questi giorni
Un reale con lo scialle sopra le ciocche
Dove nascono tutti i gigli di ogni giorno
Se mi destreggio con la vita
Destreggiandomi con la morte
Perché piangere
E sospirare. E tempo che si stia in pace
Tu perdi Tu vinci
Non venir meno. Ama l’amore
Allontana la morte scendi lungo la via.
Gina dice “mamma aveva uno scialletto
Per proteggersi dal vento”
Anna grida “la mia stoffa diventa bandiera,
non lascia mai il mio volto”
“Guardate – dice Sofia – non sono io
La più strana con cotoni così soffici
Sui miei riccioli insolenti?
voi tutti vorreste toccarli”
Che importano il cotone, il raso,
la seta e il nylon. Benessere dolce
sul muretto. Tutto è sistemato
vicino al pero. Via dell’amore
campodimele. Una ballata
molto appartata lungo tutta la vita.
Esse vi diranno che troppa fame
porta la guerra. Se è vero
il ritornello che io danzo è tre volte
niente. Sulla panca tre dame
Sono ancora meno. Tre carezze
Sul tuo cuore. Tre versi. Tre pani.
Trre bicchieri di vino. Si potrebbe
Dividere.
Dimentica
Lacrime e sospiri. A volontà.
Un vento migliore sulla barca del mondo
e già ho issato la vela
E quella scende sui ciottoli della vita.
La pace di cui avremmo bisogno
Viene giù sulla poesia
Ballata ballata baladera
E balleranno le parole
Dal sorgere dell’alba all’ambra
Grigia della notte
Scappa, srotola lungo tutta la vita.
Ballata della Montagna spaccata
Al mattino si alza un odore di frittura
sotto i piedi – spezie d’Oriente.
Nell’aria cantano gli odori d lunghe foglie –
sul bordo della strada scricchiolano gli eucalipti.
Io mi arrampico
nelle fessure della Montagna spaccata.
Viaggiatrice a Gaeta
per posare cinque dita sulla roccia spezzata.
Il corpo si avvolge nei bastioni
di magia – si mette a invocare.
Io rientro in te Montagna spaccata.
Una stella ci guida.
Arrivata da Frontignan
un pezzo di stagno all’angolo degli occhi
avanzo fino all’abisso che apre il mondo
davanti alla morte. Appoggio le spalle alla roccia.
Umida mi accarezza la parete
scalando la stretta scalinata.
Nel taglio scuro della Montagna spaccata
resuscitano figlio e Cristo.
Prima di fermarti sulla via di Eboli
resta un po’ a Gaeta
Cristo – fa’ che non muoiano più
i bambini della terra. La storia non cambierà?
Nascondili nella roccia tagliata
della Montagna spaccata.
Ho visto da lontano tre velieri – portano
messaggi dell’ape della rondine dello zebù.
Dall’alto della Montagna spaccata
di Gaeta.
Ballata della teiera sulla tavola di Spigno
All’alba la luce
segna un cammino
sulla montagna, fino alle rovine
dell’ultima guerra.
Nell’ombra Peppa poggia la teiera
passa un vento denso di modestia
dalla finestra aperta della camera di Spigno
Sulla tovaglia...