CAPITOLO II -
Bioetica: definizione, storia, questioni
1. Introduzione
Il termine âbioeticaâ compare frequentemente sui giornali e nei dibattiti televisivi e anche chi non capisce bene di che cosa si tratti costata che, attorno a questa parola, si accendono dibattiti accesi, che provocano la sensazione di un ambito in cui si confrontano posizioni opposte, senza giungere ad un terreno comune. Le opposizioni piĂč frequenti si polarizzano su coppie del tipo: qualitĂ della vita/indisponibilitĂ della vita; bioetica laica/bioetica personalista; autonomia della persona/tutela della vita; pro-choice/pro-life; culturale/naturale...Tutte questioni che rimangono di difficile comprensione per gran parte delle persone e sembrano affidate ad unâopzione preferenziale di insindacabile carattere individuale.
Anche la produzione specialistica risulta assai frammentata, tanto da suggerire di usare il termine âbioeticaâ al plurale: tante bioetiche quanto sono le visioni etiche e antropologiche alle quali fanno riferimento gli autori.
In questa situazione sembra valere questa regola del permesso: âNon fare agli altri ciĂČ che essi non vorrebbero fosse loro fatto e fai loro ciĂČ che ti sei impegnato contrattualmente a fareâ[64].
Le pagine che seguono intendono costituire un tentativo di chiarificazione di che cosa Ăš la bioetica, di quali sono le sue impostazioni piĂč rilevanti, della complessitĂ delle questioni che la bioetica affronta, di come i singoli ambiti richiedono, per venire compresi, di essere inquadrati nella impostazione bioetica di fondo.
Vedremo come spesso si intrecciano vari livelli: etico, antropologico, medico, giuridico nazionale e europeo.
Riteniamo che solo arrivando a conoscere tutti i dati implicati in un ambito determinato, incluse le argomentazioni pro o contro una legge o una sentenza, si riuscirĂ a formulare un giudizio responsabile nella direzione di una coscienza âcome organoâ e non come âoracoloâ, come abbiamo esposto in precedenza.
2. Storia del termine e questioni ermeneutiche
La parola bioetica appare con molta frequenza: si parla di questioni di bioetica, alla bioetica si fa riferimento per lâeutanasia, testamento biologico, solo per ricordare alcune voci del dibattito attuale.
Come comprendiamo facilmente si tratta di una parola composta: bio e etica, vale a dire etica della vita. Il termine Ăš relativamente recente, inizia a circolare a partire dagli anni â70 del secolo scorso.
Un ruolo di primo piano nella nascita della bioetica Ăš da riconoscere a due scienziati e clinici di origine olandese, ma operanti negli USA: lâoncologo Van Renselaer Potter e il fisiologo di embriologia umana AndrĂ© Hellegers, entrambi professori universitari e ricercatori.
A Potter Ăš riconosciuto il merito di aver coniato il termine âbioeticaâ e di aver elaborato i tratti essenziali di questo nuovo sapere. Hellegers ha introdotto il termine nuovo nel mondo accademico, in quello delle scienze biomediche, nei midia.
La comparsa del termine âbioeticaâ ha una data e un luogo. Nel 1970 Potter pubblicava un articolo dal titolo Bioethics: the Science of Survival, sulla rivista della University of Wisconsin Perpectives in Biology and Medicine 14 (1970) 120-153.
Cosa diceva Potter in quellâarticolo? Lo studioso, con altri pensatori, condivideva la convinzione che il futuro dellâumanitĂ non solo non Ăš garantito, ma Ăš seriamente minacciato. Una minaccia fattasi assai seria nel nostro tempo, a causa dei gravi squilibri biologici, degli inquinamenti, frutto del saccheggio della natura da parte dellâuomo, in possesso di formidabili strumenti di manipolazione, forniti dai progressi tecnologici e dalle biotecnologie, in un contesto di separazione tra scienze sperimentali e scienze umane, in particolare lâetica. Di qui la proposta di una nuova disciplina che ricercasse una conoscenza che rendesse capaci di buoni giudizi circa il progresso fisico, culturale e filosofico per una sopravvivenza umana di valore[65].
La preoccupazione di Potter lo aveva condotto al progetto di una nuova disciplina che ponesse rimedio ai grandi rischi legati alla dilatazione dei poteri che la scienza consente nei confronti dei processi vitali. Lo studioso affermava:
Una scienza della sopravvivenza deve essere piĂč di una sola scienza e perciĂČ propongo il termine bioetica per sottolineare i due grandi ingredienti piĂč importanti per il conseguimento di una nuova sapienza di cui câĂš un bisogno disperato: la conoscenza biologica e i valori umani[66].
E ancora, dello stesso Potter:
Scelgo bio- per rappresentare la conoscenza biologica, la scienza dunque dei sistemi viventi, e scelgo -etica per rappresentare la conoscenza dei sistemi di valori umani[67].
Si puĂČ riconoscere una differenza di prospettive tra Potter e Hellegers in ordine al rapporto vita e etica. In Potter Ăš piĂč accentuata lâesigenza che la nuova disciplina componga sapere biologico e sapere etico al fine del governo responsabile della nuova scienza, rimanda piĂč esplicitamente alla vita quale bene da tutelare. In Hellegers il termine assume il senso piĂč circoscritto di etica della medicina e della ricerca biologica. Nellâuso comune di bioetica Ăš stato recepito il senso dato ad essa dal secondo studioso. Hellegers, fondatore del Kennedy Institute of Ethics era stato vicepresidente della pontificia commissione sulla regolazione delle nascite dal 1964 al 1966 e direttore del comitato medico della stessa commissione. Alla pubblicazione dellâenciclica Humanae vitae, di Paolo VI, 1968, Hellegers Ăš rimasto deluso dallâenciclica. Di qui lâavvio di un nuovo profilo di ricerca medica che, grazie alla competenza in biologia, possa approfondire lâetica delle scienze della vita. In poco tempo, il Kennedy Istitute imporrĂ la sua visione di bioetica, il cosiddetto âmodello di Georgetownâ, centrato sui âdilemmi medici concretiâ[68].
A questo proposito, vale a dire sul concentrarsi della bioetica sui casi medici concreti, Ăš stato riflettuto dallo stesso Potter, una ventina dâanni dopo. Lo studioso esprime la convinzione che lâidea originaria di bioetica, proposta nel 1970 in quel primo articolo Bioethics: the Science of Survival e lâanno successivo nel libro Bioethics: Bridge to the Future, sia stata in gran parte disattesa. CiĂČ sta alla base delle attuali aporie sia intorno allâidentitĂ della bioetica, sia intorno ai suoi contenuti. Gli attuali problemi epistemologici di questa scienza possono ricondursi a tre ordini di fattori: a) la trascuratezza delle ragioni della proposta di fondare la bioetica come nuova disciplina; b) la misconoscenza di una bioetica intesa come approccio âciberneticoâ della qualitĂ della vita; c) lâinadeguatezza di una bioetica limitata ai casi medici. Citiamo un esteso passo della riflessione di Potter:
La perenne questione circa i rapporti tra la natura dellâuomo e il cosmo Ăš diventata oggi di particolare rilievo ... Si esige unâeducazione biologica ed etica del genere umano per comprendere la natura dellâuomo nella sua relazione con il cosmo. La sopravvivenza dellâuomo, infatti, dipende da una scienza che provveda ad unâsapere come usare la conoscenza per la sopravvivenza dellâuomo e per la promozione della qualitĂ della vita, ciĂČ che nel 1970 abbiamo iniziato a chiamare âbioeticaâ.
Nel 1971, nel volume Bioethics: Bridge to the Future, ho sostenuto che gli avanzamenti della rivoluzione biologica esigono una elaborazione cibernetica dei valori umani, quale chiave ermeneutica del progresso delle scienze della qualitĂ della vita e delle scienze ambientali. Ma mentre proponevo questa idea, circa nello stesso tempo, nella Georgetown University e nellâHastings Center, si diffondeva unâidea di bioetica come accrescimento dellâetica medica. Per molti la bioetica assunse quasi esclusivamente il significato di unâetica di contenimento delle opzioni mediche nei confronti delle tecnologie disponibili...Pertanto, lâattenzione ai problemi di etica medica fece dimenticare lâidea originaria di bioetica, da me proposta in riferimento al quadro globale delle scienze della vita, ovvero come sintesi dei valori umani ed etici con lâecosistema della vita... Ă tempo di riconoscere che, senza il riferimento al quadro globale delle scienze ecologiche, non Ăš possibile neppure lâadeguata disanima dei problemi medici...Io ritengo la bioetica come una âsapienzaâ biologicamente fondata, una forma di conoscenza: la conoscenza di come usare il sapere per il bene della societĂ ...Il genere umano necessita urgentemente di una sapienza come guida per lâazione, un sapere come usare la conoscenza per il bene e il futuro della condizione umana...Ritengo che tale scienza della sopravvivenza debba essere costruita fondandosi sĂŹ sulle scienze biologiche, ma spaziando oltre i suoi tradizionali confini, cioĂš includendo gli elementi fondamentali delle scienze sociali e antropologiche, con particolare ...