IL MONDO MAGICO SALERNITANO
Magia e superstizione tra religiositĂ popolare e sopravvivenze pagane
Lâinsieme di credenze e pratiche rituali tramandate nei secoli che affondano le proprie radici nella religiositĂ precristiana, vengono generalmente definite âsuperstizioniâ. Il termine âsuperstizioneâ deriva dalle parole latine super (sopra) e stitio (stare), âstare sopraâ, âsopravvivereâ; superstizione Ăš quindi ciĂČ che sopravvive, ciĂČ che ha origini remotissime ma che, nonostante i cambiamenti ed il âprogressoâ, continua ancora oggi, dopo millenni, ad essere presente, il piĂč delle volte celato ed occultato, avendo assunto una moltitudine di forme che sono mutate e che hanno subito modifiche con lo scorrere del tempo.
Il cristianesimo iniziĂČ a diffondersi e a fare proseliti nei centri urbani: Roma, la capitale del mondo civilizzato e del paganesimo fu lâobiettivo primario della nuova religione. Lo stesso termine âpaganoâ fu coniato dai primi cristiani delle cittĂ : infatti deriva da pagus, villaggio, paese. Luoghi piccoli e spesso isolati dove le tradizioni e le usanze degli antenati resistevano strenuamente contro ogni âelementoâ esterno in quanto considerate patrimonio irrinunciabile tramandato alla propria famiglia e alla comunitĂ tutta attraverso il sangue. Coloro che âportavano la parolaâ del dio cristiano e che indefessamente cercavano di convertire i âpaesani/paganiâ dovettero perciĂČ fare i conti con credenze, usanze e tradizioni fortemente radicate, cosa che non era accaduta, almeno con tale intensitĂ , nelle cittĂ , da sempre aperte a nuove influenze, anche di tipo religioso. Ne Ăš la dimostrazione lâintroduzione di svariati culti ânon autoctoniâ che a Roma avevano trovato terreno fertile ben prima dellâavvento del monoteismo cristiano. DivinitĂ di origine egizia o mediorientale presero posto di fianco agli dei italici e romani, spesso fondendosi con loro ed assumendo le caratteristiche peculiari di questi. Il cristianesimo dei primordi subĂŹ la stessa sorte di questi culti âesoticiâ: lo stesso GesĂč Cristo assorbĂŹ le caratteristiche di divinitĂ preesistenti o contemporanee come ad esempio quelle del Sole Invitto e del dio indo-iranico Mithra.
Col passare dei secoli la Chiesa cattolica dovette âarrendersiâ al fatto che alcuni aspetti della religiositĂ pagana non potevano essere distrutti o eliminati con la violenza e quindi si decise, accettando un compromesso, ad assorbirli, a modificarli e ad eseguire unâ operazione di âmaquillageâ in chiave cristiana. La religiositĂ pagana dei nostri antenati Ăš ancora oggi viva e vegeta sotto la patina piĂč o meno spessa del cristianesimo. La dimostrazione piĂč lampante Ăš quella relativa alle festivitĂ popolari, dove i culti tributati ai cicli naturali (Solstizi ed Equinozi) e allâalternanza delle stagioni sono stati in sostanza conservati operando una semplice âsostituzioneâ delle varie divinitĂ ad essi connesse. Il Sole Ăš stato sostituito dal Cristo, le varie dee madri della natura e del raccolto hanno ceduto il passo alla Vergine Maria e tutte le altre divinitĂ sono state rimpiazzate dai santi; il nuovo culto ha perĂČ anche assorbito e lasciato pressochĂ© inalterato il valore simbolico e le caratteristiche peculiari della figure della religiositĂ preesistente. Per questo motivo GesĂč Bambino nasce il 25 Dicembre, data in cui si celebrava la nascita del Sol Invictus, il quale, proprio nei giorni piĂč bui dellâanno, quelli del Solstizio dâInverno, ricomincia a ritrovare pian piano vigore e a ârinascereâ; per lo stesso motivo un santo importante come San Giovanni Battista Ăš festeggiato nel giorno del Solstizio dâEstate, quando il sole tocca il suo zenith e sconfigge le tenebre. Anche la Madonna ha mantenuto molte delle caratteristiche e degli attributi delle divinitĂ femminili che precedevano il suo avvento: Maggio, il mese a lei dedicato, era ad esempio il mese in cui si festeggiava la dea italica Maia, madre delle messi e dei raccolti che rappresentava la primavera, la rinascita della natura. La stessa resurrezione di Cristo avviene in un periodo in cui la natura torna alla vita dopo lâoscuritĂ , il freddo e la âmorteâ invernale.
Dunque le realtĂ rurali sono sempre state un baluardo di difesa delle tradizioni ed il cristianesimo popolare presente oggi nei nostri borghi e paesi, nelle nostre campagne, colline e montagne, conserva questo fascino genuino che fa trasparire una devozione ed una spiritualitĂ ben piĂč antica di 2000 anni.
Il Malocchio
Gli antichi Romani definivano Fascinum la capacitĂ soprannaturale (consapevole o inconsapevole) che alcune persone avevano di âirradiareâ negativitĂ ed âinviareâ influssi maligni attraverso il semplice sguardo. âLâocchio malvagioâ o âmalocchioâ era considerato un influsso negativo molto potente dal quale bisognava preservarsi con amuleti, specifici gesti e rituali. Uno degli amuleti piĂč efficaci contro le influenze malefiche del Fascinum prendeva lo stesso nome di ciĂČ che contrastava: fascinum, per lâappunto. Come vedremo meglio nel paragrafo dedicato allâamuleto a forma di corno, il fascinum consisteva in un pendente metallico a forma di fallo, simbolo beneaugurante apportatore di fertilitĂ e prosperitĂ , creatore di vita e donatore di piacere, il quale avrebbe tenuto lontana la sfortuna, lâinvidia ed il malocchio. Un altro amuleto protettivo contro le negativitĂ e lâinvidia molto popolare tra i nostri antenati Italici e Romani era la bulla.
Lâantropologo Ernesto De Martino introduce in modo efficace lâargomento, riferendosi ai suoi approfonditi studi in Basilicata: âIl tema fondamentale della bassa magia cerimoniale lucana Ăš la fascinazione. Con questo termine si indica una condizione psichica di impedimento e di inibizione, un senso di dominazione da parte di una forza occulta, che lascia senza margine lâautonomia della persona, la sua capacitĂ di decisione e di scelta. La fascinazione comporta un agente fascinatore e una vittima. Nel malocchio, lâinfluenza negativa provocata dallo sguardo invidioso Ăš piĂč o meno involontaria. Se chi agisce lo fa invece volontariamente, puĂČ servirsi di oggetti di vario tipo con i quali, mediante un preciso cerimoniale, elabora fatture. La piĂč temibile delle fatture Ăš quella a morte.â
A Salerno e nelle vicine zone di campagna il malocchio aveva un doppio significato: âmaluocchioâ o âmalocchiaâ erano chiamati lâuomo o la donna capaci di âscagliareâ influssi malefici; âMaluocchioâ significava lâessere stato vittima della negativitĂ lanciata da queste persone. Si pensava che chiunque potesse avere questa capacitĂ , âlâuocchjo siccâ (lâocchio secco), anche un parente o un caro amico.
Spesso il pigliĂ a uocchio, il trasmettere il maleficio, poteva anche essere unâazione fatta in maniera involontaria da qualcuno: infatti, mentre la fattura, come vedremo, era ritenuta un maleficio volutamente procurato, il malocchio, denominato in alcune zone del salernitano anche occhiatura, il quale si manifestava con un malessere, per lo piĂč mal di testa, poteva essere anche un accidente involontario.
Il rituale popolare necessario al fine di neutralizzare il malocchio veniva definito fare lâuocchio o incarmĂ lâuocchio. Nelle nostre zone si usavano e si usano ancora oggi svariati amuleti per proteggersi dal malocchio: dal breve o abitino, cucito addosso e sotto i vestiti, al cornetto rosso, al ferro di cavallo, alla manina che fa il gesto delle corna, al gobbetto, etc, etc. Spesso perĂČ il potere soprannaturale dei soggetti che âvuttavano lâuocchioâ era talmente elevato che lâamuleto protettivo da solo risultava poco efficace.
Gesti contro il Malocchio
In caso ci si fosse resi conto del preciso momento in cui lâocchio invidioso incrociava il proprio, la prima azione che veniva eseguita al fine di scongiurarlo e di prevenirlo consisteva nel prendere in mano e stringere lâamuleto protettivo che si portava sempre con...