THE SHOW
MUST
GO ON
Il Freddie Mercury Tribute Concert, lâereditĂ artistica e le uscite postume. L'eco generata dalla scomparsa del frontman dei Queen fu in grado di smuovere le coscienze di buona parte del mondo, contribuendo in maniera incalcolabile alla lotta a una malattia fino ad allora trattata con sufficienza. Il concerto tributo svoltosi allo stadio di Wembley dimostrĂČ quanto influente fosse stata la sua arte.
La scomparsa di Freddie Mercury, giunta solo 24 ore dopo aver dichiarato al mondo di essere malato terminale di AIDS, lasciĂČ un vuoto incolmabile nei fan e in tutti coloro che avevano condiviso con lui emozioni, avventure, vita. Lâunica magrissima consolazione, per chi restava, era che il suo coraggioso annuncio aveva fatto di colpo aprire gli occhi del mondo intero su un problema che, fino ad allora, era stato trattato come un taboo a cui era meglio non pensare.
Di fatto, la scomparsa per AIDS di un personaggio universalmente conosciuto e amato come Freddie ebbe effetti molto superiori a quello di anni di campagne per la prevenzione del virus letale. Mercury, pur non essendo la prima celebritĂ a soccombere al male del secolo, di certo era il piĂč esposto a livello mediatico e quel tragico evento diede vita a iniziative globali che cambiarono per sempre il modo di intendere la malattia â e, di conseguenza, crearono le condizioni affinchĂ© la ricerca potesse fare passi che non erano stati possibili nei 10 anni precedenti. Solo pochissimi anni dopo la scomparsa del leader dei Queen, un malato di AIDS conclamata, grazie ad alcuni cocktail di farmaci quasi miracolosi, era in grado di condurre una vita sostanzialmente normale per altri 10 o 15 anni. La famiglia di Mercury e tutti coloro che lâavevano frequentato negli ultimi ventâanni riuscirono a trovare un minimo di consolazione solo in questo: sebbene suonasse beffardo che poco tempo dopo la sua scomparsa la ricerca avesse fatto progressi di quella portata, contemporaneamente la consapevolezza che la sua morte avesse, in qualche modo, contribuito a salvare delle vite donava ai suoi cari un poâ di serenitĂ .
Tra le persone piĂč scosse, inutile dirlo, câerano i suoi compagni di band. Nonostante fossero da anni a conoscenza del suo stato di salute, la morte di Mercury li costrinse ad affrontare la scomparsa di uno dei loro piĂč grandi amici, ma anche la potenziale fine di unâavventura che aveva appena tagliato il traguardo dei due decenni di durata. Gli ultimi anni, paradossalmente, erano stati tra i piĂč sereni per i Queen, che erano riusciti ad appianare tutte le frizioni che avevano caratterizzato ogni loro prova in studio fino alla metĂ degli anni Ottanta, portando alla creazione di alcuni degli album migliori della loro carriera.
âMi mancherĂ , a tutti noi mancherĂ , per la sua musica, per la sua umanitĂ â
ELTON JOHN
I tre musicisti, superata la dura fase iniziale di elaborazione del lutto, si misero a pensare a quale sarebbe stato il modo migliore per omaggiare il loro compagno. Innanzitutto, poche settimane dopo la morte dellâartista, e seguendo il suo volere, la band decise di pubblicare un singolo per raccogliere fondi da devolvere alla ricerca per debellare la malattia contro cui Mercury aveva combattuto tenacemente. La scelta, come giĂ accaduto in passato, fu quella di un doppio lato A contenente il loro brano icona Bohemian Rhapsody, insieme a These Are The Days Of Our Lives, tratto dal recente Innuendo. Come desiderato, il toccante video del brano fu anche lâultimo a contenere delle immagini di Freddie, ormai completamente segnato dallâAIDS.
Il singolo restĂČ in vetta alle classifiche inglesi per cinque settimane, raccogliendo fondi per una cifra pari a circa un milione di sterline. Nel dicembre 1991 i Queen avevano ben 10 album nella top 100 inglese. Nel febbraio del 1992, durante la cerimonia annuale dei Brit Awards, Brian May e Roger Taylor svelarono la volontĂ di organizzare un grande evento per rendere omaggio alla vita e alla carriera di Freddie Mercury. Lo spettacolo si sarebbe tenuto nella primavera di quello stesso anno e la location prescelta non poteva che essere quella di Wembley, che per tutti oramai era lo stadio dei Queen. Il giorno seguente, nonostante non fosse stato comunicato nemmeno uno degli ospiti che avrebbero preso parte al Freddie Mercury Tribute Concert, i biglietti andarono sold out in sole tre ore.
9 DICEMBRE 1991
Esce il singolo con doppio lato A Bohemian Rhapsody/ These Are The Days. Il video di questâultima rappresenta lâultimo della carriera dei Queen in formazione originale e il testamento spirituale di Freddie.
12 FEBBRAIO 1992
Durante la serata dei Brit Awards, Brian May e Roger Taylor annunciano ufficialmente che la primavera successiva si sarebbe tenuto un grande tributo a Freddie allo stadio di Wembley, con lo scopo di raccogliere fondi per la lotta contro lâAIDS.
APRILE 1992
Nasce il Freddie Mercury Phoenix Trust, ente benefico atto a raccogliere fondi contro lâAIDS. Nei suoi primi 15 anni ha accumulato quasi 20 milioni di dollari, per oltre 300 associazioni.
20 APRILE 1992
Di fronte a un Wembley Stadium pieno in ogni ordine di posto ha luogo il Freddie Mercury Tribute Concert For AIDS Awareness.
2 GIUGNO 1992
Viene pubblicato il doppio CD e LP Queen Live At Wembley â86, testimonianza audio di una delle storiche serate allo stadio inglese, sempre piĂč lo stadio dei Queen.
19 APRILE 1993
Esce Five Live, EP a nome George Michael And Queen With Lisa Stansfield.
La folla oceanica giunta a Wembley per assistere al Freddie Mercury Tribute Concert
In realtĂ , al momento dellâannuncio, quasi tutto era giĂ stato organizzato, ma i musicisti preferirono non scoprire tutte le loro carte, visto che alcuni nomi dovevano ancora dare conferma definitiva della propria presenza.
Il 20 aprile successivo, il boato che accolse i tre Queen superstiti allâingresso sul palco fu una di quelle cose in grado di mettere i brividi al miliardo di persone collegate da ogni parte del mondo: âCiao gente. Buonasera a Wembley e al mondoâ, esordĂŹ con voce strozzata Brian May. âSiamo qui, stasera, per celebrare la vita, il lavoro e i sogni dellâunico e solo Freddie Mercury. Gli daremo il piĂč grande saluto della storia!â. Roger Taylor gli fece eco: âQuesto giorno Ăš per Freddie, per voi, ed Ăš per dire a tutti nel mondo che lâAIDS interessa tutti. Ă questo il significato di tutti quei nastrini rossi. Potete piangere quanto vi pare. E John ha qualcosa da dirviâ. Deacon, ringraziĂČ i presenti e diede il via a quello che sarebbe stato ricordato come il suo ultimo concerto completo insieme ai due compagni. âCiao. Prima di tutto Brian, Roger ed io ringraziamo tutti gli artisti che si esibiranno qui, oggi, a Londra, donando il loro tempo e le proprie energie per far diventare realtĂ questo tributo e farlo avvenire oggi. Prima di tutto, the show... must go on e inizieremo con una band americana, tre volte vincitrice dei Grammy, diamo il benvenuto ai Metallica!â.
Daremo a Freddie il piĂč grande addio della storia!
Il fatto che una formazione come quella di James Hetfield desse il via a un tributo alla musica dei Queen parve strano solo ai meno attenti: il gruppo thrash metal aveva, infatti, citato sempre i Queen come una delle maggiori fonti dâispirazione, omaggiandoli addirittura con una versione al fulmicotone di Stone Cold Crazy pochi anni prima. I Metallica aprirono la prima parte del tributo, quella in cui alcune delle band piĂč celebri del momento interpretavano brani del proprio repertorio. Lâesibizione piĂč sensazionale fu senza dubbio quella dei Guns Nâ Roses, il cui leader Axl Rose aveva sempre dichiarato che, senza la musica dei Queen, avrebbe di certo fatto una fine terribile nel corso della sua travagliata adolescenza: la loro versione di Knockinâ On Heavenâs Door fu cosĂŹ sensazionale che la band decise di utilizzarla come singolo in favore del Freddie Mercury Phoenix Trust, lâente benefico nato proprio con i proventi del concerto e, molti anni dopo, nella raccolta dal vivo Live Era 87-92. Gli unici a eseguire brani dei Queen, in questa fase iniziale dellâevento, furono gli Extreme e i Def Leppard, amici intimi della band e devoti oltre ogni limite.
Il saluto finale sulle note di We Are The Champions
Quando Gary Cherone e Joe Elliot, i frontman delle due band, intonarono le prime note di brani della Regina, il mondo si rese conto di quanto fosse difficile cantare quei pezzi anche per artisti noti in ogni angolo del pianeta per il loro talento o per la loro estensione vocale: questa fu una delle costanti di un concerto che vide tra i protagonisti alcuni dei piĂč grandi interpreti che la storia del rock abbia conosciuto. Lo stuolo di star presenti alla serata fu impressionante: dagli amici Ian Hunter, David Bowie, Elton John e Bob Geldof a estimatori del gruppo come Annie Lennox e Seal, fino ai frontman di band leggendarie come Roger Daltrey e Robert Plant. Persino gli U2 si esibirono â via satellite â da Sacramen...