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Sociologie e metodi
Il primo capitolo racconta la nascita della sociologia in epoca positivista, i suoi inizi come scienza e le sue peculiaritĂ rispetto alle discipline che hanno anchâesse come oggetto lâessere umano. Successivamente sorge una nuova sociologia â la microsociologia â che non ha piĂč come oggetto di indagine i âfatti socialiâ, esterni agli individui, osservabili obiettivamente, ma lâazione e interazione umana dettate dai significati che i soggetti attribuiscono via via alla situazione, e dai contesti sociali nei quali avvengono.
Dalla sociologia si passa, quindi, al sociologo, ai caratteri necessari allâindagine sociale: curiositĂ , immaginazione, e attenzione per i piccoli gesti quotidiani come quello di bere un caffĂš, che non solo implicano una serie di relazioni, rituali, simboli sociali, ma che permettono di risalire fino ai grandi scenari del commercio mondiale.
Seguono i diversi modi in cui si puĂČ rappresentare una societĂ â costellazioni, configurazioni di danza, piramidi o reti â e i metodi utilizzabili per analizzarla, che vanno dallâanalisi dei documenti o dei dati, al contatto diretto con la realtĂ sociale da esplorare attraverso lâosservazione partecipante o lâesperimento, ma anche con le interviste o i questionari.
Si espongono poi alcuni fenomeni che si possono incontrare nel corso della ricerca sociale, come la serendipity, le profezie autocertificantesi o i circoli viziosi e, infine, si riflette sullâopportunitĂ di essere cauti nello stabilire relazioni causali fra i fenomeni osservati.
1.1La sociologia (di F. Fortunato)
La nostra vita quotidiana Ăš caratterizzata per la maggior parte da interazioni sociali basate su regole, convenzioni, abitudini che condividiamo con gli altri e a cui si legano e si intersecano aspettative, paure e desideri1.
Tutte le volte che ci relazioniamo con unâaltra persona, sia essa un amico, un superiore al lavoro o uno sconosciuto, adottiamo particolari condotte, cerchiamo di entrare nei ruoli richiesti dalla circostanza e, per fare ciĂČ, non abbiamo bisogno di ripartire ogni volta da zero, ma ci serviamo di âsistemiâ comprovati che sentiamo familiari, che ci appartengono, che abbiamo appreso nel corso della nostra vita attraverso la socializzazione (vedi par. 4.4). In questo modo risparmiamo tempo ed energia perchĂ© non dobbiamo ridefinire ogni volta i termini della situazione. In generale, possiamo dire che la realtĂ sociale nella quale viviamo ci appare famigliare, ovvia e per questo motivo non ci poniamo troppe domande, ma altresĂŹ capiamo che questi modelli non sono universalmente validi. Al contrario, essi sono culturalmente definiti. Ogni qualvolta ci ritroviamo a contatto con realtĂ sociali diverse dalla nostra, sono le âdifferenzeâ che riscontriamo a farci comprendere come ciĂČ che appare scontato agli occhi di individui appartenenti ad altre societĂ o culture, a noi possa apparire, invece, singolare. E, procedendo nella riflessione, ci accorgiamo che il nostro Ăš soltanto uno dei mondi possibili, culturalmente, simbolicamente e semioticamente determinati2. La riflessione sociologica parte dunque da alcune domande di base che concernono la propria e le altre societĂ . PuĂČ sembrare anacronistico, ma per comprendere la societĂ in cui viviamo Ăš necessario rivolgersi al passato, capire perchĂ© i nostri codici morali hanno subito una determinata evoluzione e non unâaltra; cercare lâorigine dei nostri comportamenti e delle nostre convinzioni e soprattutto considerare che la nostra realtĂ sociale Ăš il prodotto delle nostre azioni, ma anche delle azioni di chi Ăš venuto prima di noi.
La sociologia come scienza
La sociologia letteralmente Ăš la âscienza che studia la societĂ â. Ma che cosa significa âstudiare la societĂ â? In che modo Ăš possibile âstudiare la societĂ â? Da dove partire?
Il termine fu coniato da Auguste Comte (1798-1857) nel 1824, neologismo creato dallâunione del verbo latino sociare, che significa unire, mettere insieme, condividere, e dal suffisso di origine greca logos, che indica il pensiero, la ragione, la scienza. La duplice natura del termine Ăš di per sĂ© indice delle radici socio-culturali della nuova disciplina. Il contesto storico in cui nasce la sociologia, cioĂš la prima metĂ dellâOttocento, Ăš infatti teatro di fenomeni storicamente determinanti: da un lato la rivoluzione industriale, che porta a uno stravolgimento dei modi di vita, dei ruoli, degli status, dei valori fino ad allora condivisi, e segna un momento di crisi, di messa in discussione degli equilibri consolidati; dallâaltro, la smisurata fiducia nel metodo scientifico. Ricordiamo che Comte Ăš il padre del Positivismo, che aveva portato a un costante aumento della qualitĂ della vita, attraverso scoperte e invenzioni come il telegrafo o la locomotiva e che, continuando la filosofia illuministica, alla Provvidenza cristiana aveva sostituito il Dio progresso. Ă in questo clima che si impone lâesigenza di comprendere il progresso dello spirito umano e della societĂ in modo scientifico, scopo inadeguato per le scienze umane, ma adatto alle scienze sociali. Infatti, la sociologia, secondo Comte, Ăš una scienza sintetica, esattamente come la matematica o la fisica, fondata sulle categorie scientifico-positive di sviluppo e di progresso e, in quanto tale, svincolata da qualsiasi valutazione morale3.
Se fino ai tempi della Rivoluzione francese coloro che si erano occupati di studiare la societĂ (Platone, Aristotele, Hobbes, Rousseau ecc.) ponevano come oggetto della loro ricerca ciĂČ che le societĂ sarebbero dovute essere per divenire il piĂč possibile perfette, lo scopo dellâindagine sociologica scardina queste visioni utopiche studiando le societĂ per conoscerle e comprenderle quali sono o sono state.
Il paradigma dello scienziato sociale della fine del XIX secolo Ăš ben rappresentato da Sherlock Holmes, lâinvestigatore creato da Arthur Conan Doyle nello stesso periodo. «Holmes Ăš, tra le altre cose, esperto di chimica, botanica e geologia, e passa molto tempo in laboratorio in mezzo a provette e alambicchi. Nel rendere conto dei suoi modi di procedere, Holmes si serve abitualmente di termini âscientificiâ, come âinferenzaâ, âipotesiâ, âdeduzioneâ, âverificaâ, âteoriaâ, âosservazioneâ. [âŠ] La visione sottesa a questo modo di indagare non traccia una distinzione netta fra scienze fisiche e scienze umane; si basa sulla convinzione che il metodo applicato in un settore di studio sia valido anche per altri». Essendo lo studio dellâuomo una scienza, in quanto tale presenta gli stessi caratteri.
«Nonostante la sua superbia, Holmes ci tiene a sottolineare che le sue abilitĂ sono potenzialmente alla portata di chiunque. [âŠ] Non si puĂČ mai, per esempio, prevedere che cosa farĂ un particolare uomo, ma si puĂČ affermare con precisione che cosa farĂ un numero medio di essi. Gli individui variano, ma le percentuali rimangono costanti. [âŠ] Holmes rimane sempre ben distinto dal mondo su cui indaga: esiste un confine netto fra lâinvestigatore e lâindagato»4.
Il fatto sociale
Secondo Emile Durkheim (1858-1917), formatosi alla scuola positivista di Comte, lâatteggiamento che deve tenere il sociologo di fronte alle azioni umane non Ăš molto diverso da quello di Sherlock Holmes, riportato sopra.
Il compito del sociologo Ăš infatti quello di analizzare la societĂ esattamente come fanno il fisico, il chimico o il biologo per i fenomeni fisici, chimici e biologici, ossia determinare correttamente i fatti che vuole studiare e scoprire le leggi in base a cui si producono5.
La prima domanda che sorge allora spontanea Ăš relativa a quali sono i fatti specificamente sociali che Ăš possibile studiare. Citando le parole di Durkheim: «Correntemente un fatto sociale comprende un poâ tutti i processi che attraversano la societĂ purchĂ© presentino, con una certa generalitĂ , qualche interesse sociale. A questo riguardo si puĂČ perĂČ ben dire che non esiste alcun avvenimento umano che non possa essere chiamato sociale. Ogni individuo beve, mangia, ragiona e la societĂ ha tutto lâinteresse a far sĂŹ che queste funzioni si svolgano con regolaritĂ . Se tutti questi fatti fossero sociali, la sociologia mancherebbe di un proprio oggetto specifico. Il suo ambito si confonderebbe con quello della biologia e della psicologia. Ma, in realtĂ , entro qualsiasi societĂ si rintracciano fenomeni particolari che si differenziano grazie a dei caratteri specifici da quelli che vengono studiati dalle altre scienze della natura. Quando assolvo il mio compito di fratello, di sposo o di cittadino, quando do seguito agli impegni che ho contrattato, io adempio doveri che sono definiti, al di fuori di me e dei miei atti, sulla base del diritto e dei costumi. Questi doveri non cessano di essere oggettivi per il fatto che essi siano conformi ai miei sentimenti e io ne avverta interiormente la realtĂ . CiĂČ perchĂ© non sono io ad averli creati ma li ho ereditati con lâeducazione»6. Questi tipi di condotta o di pensiero, definiti come fatti sociali, oltre che essere esteriori allâindividuo, sono provvisti di una potenza imperativa e coercitiva che si impongono al soggetto indipendentemente dalla sua volontĂ . Naturalmente, questa forma di coercizione non si manifesta quando volontariamente ci si attiene a un obbligo, nonostante permanga latente la forza coercitiva, mentre, se si viola una norma o il senso comune e non ci si sottomette alle convenzioni del mondo, saranno le pene del diritto o la riprovazione sociale a produrre lâeffetto di ristabilire la normalitĂ . CiĂČ implica che, se la potenza della coercizione esterna si afferma nettamente nei casi di resistenza, essa esiste in modo inconsapevole anche nei casi contrari. «à sufficiente osservare il modo in cui vengono cresciuti i bambini. Quando si guardano i fatti quali sono e quali sono sempre stati, salta agli occhi che lâeducazione consiste nello sforzo continuo di imporre al bambino modi di vivere, di sentire e di agire ai quali non sarebbe mai pervenuto spontaneamente. Sin dai primi tempi della sua vita, lo costringiamo a mangiare, bere, dormire a ore regolari. Lo obblighiamo al decoro, alla calma, allâobbedienza. PiĂč tardi lo induciamo ad apprendere e a tenere in considerazione gli altri, a rispettare gli usi, le convenienze. Lo spingiamo al lavoro ecc. Se col tempo questa costrizione cessa di essere sentita, Ăš perchĂ© essa si trasforma lentamente in abitudine»7.
A costituire i fenomeni sociali sono le credenze, le tendenze, le pratiche del gruppo preso collettivamente. Lâabitudine collettiva si esprime in una formula che si ripete di bocca in bocca, che si trasmette con lâeducazione, che si fissa per iscritto. Queste sono lâorigine e la natura delle regole giuridiche, morali, degli aforismi e dei proverbi, degli atti di fede religiosa o politica ecc. Secondo Durkheim, in sintesi: «à fatto sociale qualsiasi maniera di fare, fissata o meno, suscettibile di esercitare sullâindividuo una costrizione esteriore; o anche che Ăš generale nella estensione di una data societĂ pur possedendo una esistenza propria, indipendente dalle sue manifestazioni individuali»8. In questo senso, secondo Durkheim, il fatto sociale Ăš tutto ciĂČ che nella societĂ si presenta come esterno allâindividuo, come per esempio la famiglia, lâistruzione, la lingua, il costume, la moda, il diritto, le organizzazioni religiose, le istituzioni e via dicendo, e che puĂČ, quindi, essere analizzato oggettivamente.
1.1AIL FATTO SOCIALE
Tutto ciĂČ che nella societĂ non Ăš riconducibile a fenomeni psicologici, biologici o fisici ma che si costituisce come una realtĂ autonoma e distinta da essi e si presenta allâosservatore come un dato esterno agli individui e non modificabile da essi. Ovvero, insieme di modi di agire, di pensare e di sentire esterni e preesistenti allâindividuo (cioĂš al di fuori dalle coscienze individuali), con i quali lâindividuo deve confrontarsi come se fossero cose che gli si impongono con o senza il suo consenso, e che modellano le sue azioni.
I fatti sociali hanno una dimensione collettiva e sono per esempio la famiglia, il costume, lâopinione pubblica, lâistruzione, la moda, il diritto, la coscienza collettiva, i dogmi e lâorganizzazione religiosa ecc. (E. Durkheim, 1895).
1.2Le discipline affini (di F. Fortunato)
Lâambito delle scienze sociali Ăš vasto e la sociologia presenta un forte rapporto con altre discipline, perchĂ© spesso se ne serve nel suo lavoro di ricerca. Ă quindi necessario evidenziare che cosa la dif...