CAPITOLO II:
LA DOTTRINA DELLA CROCE
1. Introduzione: Giovanni della Croce scrittore
Se si vuol tentare di comprendere la dottrina di san Giovanni della Croce nelle sue radici spirituali, bisogna non solo rendersi conto della sua peculiaritĂ , ma anche dellâincomparabilitĂ dei suoi scritti, della loro origine e della loro destinazione.
Poiché la Santa Chiesa ha dichiarato il Santo Dottore della Chiesa, oggi chiunque voglia conoscere, nel quadro della dottrina della fede cattolica, i problemi della mistica, deve prestare ascolto alla sua chiarificazione.
Anche fuori della Chiesa cattolica egli Ăš riconosciuto come uno degli spiriti guida, lâindicatore piĂč sicuro di un cammino che nessuno puĂČ trascurare e che puĂČ seriamente introdurre nel misterioso regno della vita interiore.
Tuttavia, Giovanni della Croce non ha presentato nessuna esposizione sistematica della mistica. La sua ottica nello scrivere non fu teoretica, anche se era un teoretico sufficientemente formato da lasciarsi, talvolta, trascinare dal mero contesto reale al di là del suo originale scopo. Il suo specifico intento fu: «Condurre per mano» (come disse anche l'Areopagita),1 integrare con gli scritti il suo lavoro di guida delle anime.
Non ci Ăš affatto giunto tutto quanto egli scrisse. Tutti gli scritti redatti prima della sua prigionia, vennero eliminati da lui stesso o da altri. Anche la sua seconda persecuzione (allâinterno della Riforma) ci ha derubati di molto, per esempio, dei preziosi appunti presi dalle Carmelitane durante le sue istruzioni orali.
Anche delle sue lettere se ne Ăš conservata solo una piccola parte. Dei grandi quattro trattati giunti fino a noi â Salita del Monte Carmelo, Notte Oscura, Cantico Spirituale, Fiamma dâAmor Viva â, Salita e Notte ci sono giunte in forma incompleta.2 Malgrado queste lacune e i conseguenti insolubili interrogativi, nel lascito inestimabile del nostro Santo Padre, i pensieri guida sono cosĂŹ chiari da sperare in una risposta esauriente ai nostri interrogativi.
Per gli scritti giuntici, la specifica origine va ricercata nel tempo della prigionia di Toledo. Lâesperienza piĂč profonda Ăš la fonte da cui scaturiscono. Beatitudine e sofferenza di un cuore afflitto e ferito da Dio, trovano la loro prima espressione nellâeffusione lirica: le prime 30 strofe del Cantico Spirituale sono nate in carcere, forse anche la poesia della Notte Oscura che, a sua volta, sta a fondamento dello scritto noto come Salita,3 Giovanni le portĂČ con sĂ© dal carcere (conservate solo nella memoria o segnate in un quaderno: le testimonianze discordano) e le fece conoscere ad anime fidate.
Dobbiamo ringraziare la richiesta dei figli e delle figlie spirituali se abbiamo i commenti esplicativi. In essi lâesperienza viene tradotta dal linguaggio del poeta in quello del pensatore, competente filosoficamente e teologicamente, ma con un uso molto moderato di espressioni scolastiche tecniche e un ricco impiego di immagini assunte dalla vita.
I motivi fondamentali dellâesperienza vengono ulteriormente dilatati: lâesperire personale viene integrato con quanto Ăš conosciuto dal maestro nella guida delle anime, con uno sguardo profondo nella vita interiore delle altre persone. Questo lo protegge dallâunilateralitĂ e dalle false generalizzazioni. Egli tiene sempre conto della grande varietĂ di cammini possibili e del tenero e soave adattamento della guida della grazia ai bisogni particolari di ogni singola anima.
Una sorgente, sempre scorrente, di insegnamento sulle leggi della vita interiore, Ăš infine per lui la Sacra Scrittura. Egli vi trova la piĂč sicura conferma di quanto conosce per esperienza interiore.
Dâaltra parte, lâesperienza personale gli apre gli occhi per la comprensione mistica dei Libri Santi. Lâacuto linguaggio immaginifico dei Salmi, le parabole del Signore, le stesse narrazioni storiche dellâAntico Testamento, tutto diviene per lui trasparente e gli conferisce uno sguardo sempre piĂč ricco e profondo sullâunica cosa che gli preme: il cammino dellâanima verso Dio e lâazione di Dio nellâanima.
Dio ha creato le anime degli uomini per SĂ©. Egli vuole unirle a SĂ© e donare loro lâincommensurabile pienezza e lâineffabile beatitudine del Suo stesso Essere, della Sua vita divina: giĂ in questa vita.
Questa Ăš la meta, cui le inclina ed a cui esse stesse, con tutte le loro forze, devono tendere. Il cammino perĂČ per giungervi Ăš aspro, ripido e faticoso. La maggioranza si arresta lungo la strada. Pochi giungono ai primi inizi, mentre uno sparuto piccolo numero giunge alla meta. Per colpa dei pericoli del cammino; per i pericoli da parte del mondo, del nemico maligno e della propria natura, ma anche per ignoranza e carenza nella guida appropriata. Le anime non comprendono che cosa stia accadendo in loro e, raramente, trovano qualcuno che possa aprire loro gli occhi. Giovanni si offre come guida esperta. Egli ha misericordia per chi sbaglia e soffre per lâopera di Dio che naufraga contro simili ostacoli. Egli puĂČ e vuole aiutare, poichĂ© conosce, nel misterioso regno della vita interiore, tutti i cammini e tutti i sentieri. Non gli Ăš possibile dire tutto quanto conosce a proposito; egli deve controllare saldamente le briglie per non superare quanto lâassunto richiede.
Il Santo non ha scritto la sua opera per chiunque. Certo non vuole escludere nessuno. Egli perĂČ sa di poter contare solo sulla comprensione di una particolare cerchia di persone: su coloro che giĂ hanno una sicura esperienza nella vita interiore. In prima linea egli pensa ai Carmelitani e alle Carmelitane, la cui specifica chiamata Ăš la preghiera interiore. Egli perĂČ sa che la grazia di Dio non Ăš legata allâabito dellâOrdine e alle mura del monastero.
Dobbiamo ringraziare una sua figlia spirituale «nel mondo» per lo scritto sulla Fiamma dâAmor Viva. Egli scrive quindi per anime contemplative e, ad un preciso punto del cammino, vuole prenderle per mano: al bivio, dove la maggioranza rimane ferma, perplessa e non sa procedere.
Sul cammino su cui hanno proceduto fino ad ora, si presentano loro ostacoli insormontabili. Il nuovo cammino perĂČ che si apre dinanzi, conduce attraverso unâoscuritĂ impenetrabile; chi ha il coraggio di addentrarvisi? Il bivio di cui si tratta, Ăš quello della meditazione e della contemplazione.
Fino a qui forse, secondo il metodo ignaziano, nelle ore di meditazione si sono esercitate le potenze dellâanima, i sensi, lâimmaginazione, la memoria, lâintelletto, la volontĂ . Ora perĂČ queste negano il loro servizio. Ogni fatica Ăš nulla. Gli esercizi spirituali invece di fonte di pace interiore, diventano sofferenza, tormento insostenibile ed infruttuoso. Non si avverte perĂČ neppure alcuna inclinazione ad occuparsi delle cose del mondo.
Lâanima piĂč di tutto vorrebbe sostare completamente tranquilla, senza muoversi, lasciando tutte le potenze quiete. Le sembra tuttavia un percorso ozioso ed uno spreco di tempo. CosĂŹ, allâincirca, avviene nellâanima quando Dio la vuole condurre nella notte oscura. Secondo lâuso linguistico cristiano abituale, una simile situazione verrebbe detta «una croce».
Venne giĂ affermato antecedentemente che Croce e notte hanno qualche cosa in comune. Non ci aiuta unâimprecisa constatazione di una certa affinitĂ di significato. Si parla con risolutezza, in parecchi passi negli Scritti del Santo Padre Giovanni, del significato della Croce, perciĂČ la nostra concezione della sua vita e della sua dottrina come Scienza della Croce Ăš ben giustificata. Si tratta perĂČ, relativamente, di pochi passi. Il simbolo predominante nelle sue poesie, come nei suoi trattati, non Ăš la Croce ma la notte: nella Salita e nella Notte si trova proprio nel centro, nel Cantico e nella Fiamma di Amor Viva (trattano prevalentemente dello stato al di lĂ della notte) riecheggia ancora.4 PerciĂČ Ăš necessario rendersi conto esattamente del rapporto fra Croce e notte se si vuole comprendere il significato di Croce nellâassunto di Giovanni.
2. Croce e notte (notte dei sensi)
Differenza nel carattere simbolico: segno reale ed espressione cosmica In primo luogo dobbiamo chiederci se Croce e notte siano simbolo nello stesso senso. Questo termine Ăš giĂ stato usato con significato plurivalente. Talvolta, viene preso in un senso molto lato, tanto da includervi tutto quanto cade sotto ...