I. A FIRENZE
Il fiume Arno fuori Firenze
I DEMIDOV
Sulla riva sinistra dellâArno, nei pressi del lungofiume del Ponte alle Grazie, câĂš piazza Nicola Demidoff, cosĂ chiamata in onore di Nikolaj NikitiÄ Demidov (1773-1828), inviato russo alla corte toscana, mecenate, cittadino onorario di Firenze. Sulla piazza, sotto una tettoia di vetro traforato, sorge il monumento a lui dedicato, opera di Lorenzo Bartolini. Al centro del monumento si erge il Demidov, in veste di senatore romano, nellâatto di abbracciare il figlio bambino; una figura femminile, simboleggiante la Riconoscenza, gli porge una corona dâalloro. Ai quattro angoli, altrettante statue allegoriche: la Natura, lâArte, la Misericordia e la Siberia (questâultima tiene in braccio Pluto con un sacco pieno dâoro). Il monumento venne eretto su commissione del figlio di Nikolaj Demidov, Anatolij NikolaeviÄ, e da questi donato alla cittĂ di Firenze.
La stirpe dei Demidov, destinata a svolgere un ruolo importante nella storia fiorentina piĂș recente, trae origine dal figlio di un mercante-contadino di Tula, Nikita DemidoviÄ Antufâev. Nel 1696 Pietro il Grande, in viaggio verso VoroneĆŸ, si fermĂČ a Tula e ordinĂČ di chiedere agli artigiani locali se la sentivano di forgiare in un mese trecento alabarde secondo un modello prestabilito. Allâappello del sovrano rispose un unico volontario: il mercante Nikita Antufâev. Poco dopo questa prima prova, Pietro gli ordinĂČ di produrre dei fucili secondo un modello straniero, e anche questa volta Antufâev esaudĂ con successo la richiesta dello zar. In segno di ringraziamento, Pietro gli elargĂ un appezzamento di terra sulla riva della Tulica, nonchĂ© i diritti di sfruttamento di una miniera di ferro e gli attribuĂ il cognome Demidov. Qualche anno dopo i Demidov ricevettero in dono dallo zar vasti territori sugli Urali e in Siberia, dove aprirono miniere di magnesio, dâargento e di rame. Secondo la testimonianza di Golikov, il biografo ufficiale di Pietro il Grande, nel 1715, quando allo zar nacque il figlio PĂ«tr PetroviÄ, Nikita Demidov inviĂČ al principe ereditario âper il primo dentino... una gran quantitĂ di preziosi oggetti dâoro provenienti dagli antichi kurgan siberiani e centomila rubli in contantiâ. Nel 1720 Pietro elevĂČ Nikita DemidoviÄ Demidov nei ranghi della nobiltĂ ereditaria.
Nikita Demidov morĂ il 17 novembre 1725 e fu sepolto a Tula, nella chiesa ChristoroĆŸdestvenskaja, della NativitĂ di Cristo, chiamata anche Demidovskaja, dei Demidov, in una bara di ghisa sotto il terrazzino dâingresso. Suo figlio Akinfij NikitiÄ Demidov sviluppĂČ lâimpresa paterna, e quando morĂ, nel 1745, i suoi tre figli, Prokofij, Grigorij e Nikita Demidov, ereditarono un patrimonio enorme: decine di fabbriche e di miniere, altri beni immobiliari e piĂș di trentamila contadini.
Il primo dei Demidov a visitare lâItalia fu Prokofij AkinfieviÄ, durante un suo grande viaggio allâestero. Lo storico S. Ć ubinskij cosĂ ce ne parla:
âLo scopo di questo viaggio era naturalmente quello di ammirare il lusso straniero e di sperimentare quei divertimenti e quelle piacevolezze che in Russia non si potevano trovare a nessun prezzo. Facendo sosta in tutte le principali cittĂ dâEuropa, Prokofij AkinfieviÄ si lasciava andare a vita cosĂ futile e brillante, acquistando enormi quantitĂ di oggetti preziosi di ogni tipo, tanto da lasciare sconcertati i suoi conoscenti stranieri. Questi, partecipando ai suoi conviti luculliani, scuotevano il capo perplessi e si sussurravano lâun lâaltro: âQuanto sperpero! Con che cosa ripartirĂ ?â. Prokofij AkinfieviÄ invece si faceva ad alta voce sberleffi della miseria europea, lamentandosi di non sapere come spendere i suoi soldi e di non riuscire a procurarsi neppure le cose piĂș elementari. Quel folle modo di buttare il denaro lo rese ovviamente presto famoso in tutta Europa: dovunque arrivasse veniva trattato come un principe, e sommerso di onori e adulazioneâ.
In Russia Prokofij Demidov aveva stabilito la sua residenza a Mosca, poichĂ© a San Pietroburgo, come nota ancora il suo biografo: âla presenza della corte da un lato frenava i suoi capricci e, dallâaltro, con il suo splendore offuscava in parte il lusso di cui egli si circondavaâ. Avendo ereditato a Mosca diverse case, Prokofij se ne fece costruire ancora unâaltra, nella via Basmannaja, vicino al quartiere Razguljaj, in uno stile architettonico particolarmente bizzarro, e per di piĂș tutta ricoperta allâesterno di ferro, come difesa dagli incendi a quei tempi molto frequenti.
Ma seguiamo ancora quanto riferito dallo Ć ubinskij: âLa rifinitura interna della casa era splendida, e rifletteva perfettamente la colossale ricchezza del proprietario. Enormi quantitĂ di oro, argento e pietre dure abbagliavano i visitatori, sulle pareti, rivestite di damasco e di broccato spiccavano quadri meravigliosi; le finestre a specchio e le scale erano incorniciate da piante rare; i mobili, di legno di palma, legno di rosa e ebano, erano decorati da intagli di impressionante finezza, simili a merletti; sui pavimenti a mosaico erano distesi tappeti e pellicce di tigre, di ermellino e di orso; dai soffitti pendevano svariate gabbie dâoro con uccelli provenienti da tutti i paesi del mondo; per le stanze si aggiravano scimmie ammaestrate, orang-utan e altri animali; in vasche di marmo nuotavano pesci di tutti i generi; le armoniose melodie degli organi, abilmente inseriti nelle pareti, deliziavano lâudito dei visitatori; in sala da pranzo, da fontane dâargento decorate da bellissime sculture, sgorgavano fiumi di vino; vivande abbondanti e magnifiche erano costantemente a disposizione di chiunque ne volesse â in una parola, Demidov aveva riunito in casa sua tutto il lusso e la magnificenza che lâarte e la fantasia dellâepoca rendevano immaginabiliâ.
I biografi della famiglia Demidov sono concordi nel testimoniare che con il passare degli anni le stranezze di Prokofij Demidov aumentarono. A Mosca si spostava solo con una carrozza tirata da una fila di cavalli e dipinta di un arancione brillante. Lâequipaggio era composto da due cavalli piccoli sotto le stanghe, due enormi in centro, con un battistrada quasi invisibile, e ancora due cavalli piccoli davanti, ma questa volta con un battistrada talmente alto che con i piedi arrivava a toccare il selciato. La livrea dei lacchĂš si accordava perfettamente alla bardatura: per metĂ era di broccato dorato, per metĂ di un panno ruvidissimo; una gamba era rivestita di calze di seta e calzata con una scarpetta, lâaltra era avvolta da una pezza e calzata da un sandalo di corteccia. Quando venne la moda degli occhiali, Demidov li fece indossare non solo alla sua servitĂș, ma anche ai cani e ai gatti di casa...
Prokofij AkinfieviÄ Demidov, tuttavia, non Ăš passato alla storia soltanto per la sua stravaganza. Elarg infatti somme enormi anche allâUniversitĂ di Mosca e sempre a Mosca fondĂČ a sua spese un istituto commerciale per i figli dei mercanti. Lâimperatrice Caterina la Grande gli confer, per queste sue attivitĂ filantropiche, il grado di consigliere di Stato effettivo. P.A. Demidov morĂ nel novembre del 1786 e fu sepolto nel monastero Donskoj presso lâaltare della chiesa Sretenskaja, della Presentazione al Tempio; alle esequie lâuniversitĂ riconoscente partecipĂČ con una nutrita delegazione.
Prokofij non fu lâunico dei figli di Akinfij Demidov a compiere un viaggio in Italia: lo imitĂČ anche il fratello, Nikita AkinfieviÄ Demidov, erede della parte delle sostanze paterne relativa ai possedimenti di NiĆŸnij Tagil. Tra il 1771 e il 1772 insieme alla moglie egli visitĂČ la Germania, lâOlanda, la Francia e lâInghilterra e nel dicembre del 1772, accompagnato dal pittore russo Ć ubin, approdĂČ in Italia âcon lâintenzione di vedere la terra che abbonda di ogni sorta di opere dâarte e di grandi uominiâ. VisitĂČ Napoli, dove non mancĂČ di compiere anche unâescursione sul Vesuvio, e Roma, dove ottenne addirittura unâudienza dal Papa. Durante il viaggio di ritorno in Russia, a ottanta verste da Pietroburgo, nel villaggio di Äernovicy, il 9 novembre 1773 nacque Nikolaj NikitiÄ Demidov, futuro diplomatico e cittadino onorario di Firenze.
N.N. Demidov si trasferĂ a Firenze da Parigi dopo la morte della prima moglie, Elizaveta Aleksandrovna (nata Stroganova), e presto sostituĂ N.F. Chitrovo come legato russo presso la corte del Granduca di Toscana. Il conte D.P. Buturlin, che aveva anchâegli trascorso molti anni a Firenze, descrisse la vita e le abitudini della colonia russa di Firenze e in particolare quella di N.N. Demidov, che, secondo le sue parole, âaveva ivi cominciato a vivere alla maniera di un principe ereditarioâ:
âPrese in affitto Palazzo Serristori, vicino al Ponte delle Grazie, e ne fece una variopinta via di mezzo tra un museo pubblico e la dimora di un dignitario russo del secolo scorso. Câerano segretari francesi, agenti italiani, impiegati provenienti dalle miniere siberiane, mantenute, educande e come se tutto questo non bastasse la troupe al gran completo di una compagnia francese di vaudevilles... Oltre a tutta questa gente, in casa soggiornavano costantemente vagabondi e parassiti vari... Nel palazzo si trovava anche una mostra di oggetti in malachite e di altri materiali preziosi e il giardino era allietato da una collezione di pappagalli... Entrambe queste istituzioni erano aperte alle visite degli sfaccendati locali... La compagnia francese rappresentava i suoi spettacoli due volte alla settimana e normalmente ad essi seguiva un grande ballo. Il padrone di casa, colpito da una paralisi, veniva trasportato da una camera allâaltra su di una sedia a rotelle. Le stalle erano piene di purosangue inglesi...CapitĂČ che N. N., esaminando i conti delle sue fabbriche siberiane, decidesse di convocare lĂ a Firenze uno dei suoi direttori direttamente dagli Urali. Questi, ricevuto lâordine, preparĂČ una trojka alla bisogna e, fidando nel proverbio âse hai la parlantina arrivi fino a Kievâ, attraversĂČ tutta la Russia e la Germania e si presentĂČ a Firenze come richiesto, senza sapere una parola di nessuna lingua, tranne il russoâ.
Tuttavia, proprio come suo zio, Nikolaj Demidov era famoso, piĂș che per le bizzarrie, per le sue opere di beneficenza: aiutĂČ generosamente la cittĂ di Firenze, sostenne la chiesa e fondĂČ diverse scuole. Dopo la sua morte la sua ereditĂ passĂČ al figlio, Anatolij NikitiÄ Demidov. Questi, che aveva sposato una nipote di Napoleone I, Matilde (figlia di Girolamo, fratello dellâimperatore), acquistĂČ nei pressi di Firenze il principato di San Donato e vi fece costruire una villa. La chiesa privata di Demidov a San Donato fu per lungo tempo la chiesa ortodossa piĂș importante di Firenze. Anatolij Demidov incrementĂČ anche le ricchissime collezioni paterne, completandole con ingenti quantitĂ di vasi preziosi, di statue e di busti di marmo e di bronzo, tra cui anche alcuni pezzi reperiti nel corso degli scavi di Pompei e Ercolano. Quando, molti anni dopo, le collezioni della famiglia Demidov vennero trasportate a San Pi...