CAPITOLO 1
I fondi comuni di investimento
Secondo i piĂč recenti dati pubblicati dallâIstat e dalla Banca dâItalia, la ricchezza netta della globalitĂ delle famiglie italiane Ăš pari a 9.743 miliardi di euro, mentre il patrimonio medio famigliare ammonta a circa 220 mila euro.
La maggior parte di questa ricchezza Ăš investita in immobili, mentre la restante parte Ăš investita in attivitĂ finanziarie, come liquiditĂ , conti deposito, titoli di stato, obbligazioni, azioni.
Quasi il 25% della ricchezza investita in attivitĂ finanziarie (si tratta di circa 2.288 miliardi) Ăš allocato attraverso il risparmio gestito, che in Italia Ăš principalmente declinato nei fondi comuni di investimento; probabilmente come risparmiatore anche tu li avrai sottoscritti in modo diretto oppure indiretto, per esempio attraverso le gestioni patrimoniali, oppure le polizze finanziario-assicurative come le âunit linkedâ.
Fin dal 1984, anno della loro introduzione in Italia, i fondi comuni di investimento sono diventati lo strumento finanziario piĂč consigliato da parte delle banche e dei promotori finanziari e, di conseguenza, hanno rappresentato la principale soluzione di investimento finanziario per il risparmiatore italiano.
Anche tu probabilmente hai il portafoglio pieno di fondi, magari anche solo per investire in titoli di stato italiani.
Un fondo comune di investimento Ăš un prodotto OICR (Organismo di Investimento Collettivo del Risparmio) e rappresenta uno strumento di investimento, gestito da una SGR (SocietĂ di Gestione del Risparmio), che riunisce le somme di una molteplicitĂ di risparmiatori e le investe come un unico patrimonio in attivitĂ finanziarie, come obbligazioni e azioni.
Il patrimonio del fondo Ăš indiviso ma, al tempo stesso, Ăš frazionato in singole quote (parti unitarie), che garantiscono ai possessori uguali diritti, e ogni risparmiatore puĂČ acquistare il numero di quote che desidera.
Semplificando al massimo, un fondo comune Ăš come un portafoglio nel quale i risparmiatori versano il loro denaro, che viene preso in gestione da una SGR che a sua volta, attraverso un gestore professionista, lo investe in base alle linee guida stabilite dal regolamento, che generalmente sono âmonetarioâ, âobbligazionarioâ, âbilanciatoâ, oppure âazionarioâ.
I fondi monetari investono nei prodotti finanziari tipici del mercato monetario, che sono i titoli di stato e le obbligazioni societarie con un rating âinvestment gradeâ con scadenza breve, generalmente inferiore ai 6 mesi.
I fondi obbligazionari investono in titoli di stato e in obbligazioni, mentre i fondi azionari investono in azioni.
Esistono infine i fondi bilanciati, che investono contemporaneamente sia in obbligazioni sia in azioni, con un livello di rischio crescente in funzione del maggiore peso destinato alla quota azionaria.
Ovviamente Ăš il risparmiatore che sceglie lâambito di investimento tra monetario, obbligazionario, bilanciato, oppure azionario, in funzione del proprio obiettivo e della propria pianificazione finanziaria.
Esistono varie tipologie di fondi, ma la distinzione principale Ăš tra fondi aperti e fondi chiusi.
I fondi chiusi si caratterizzano per avere un numero fisso di quote di partecipazione. Alcune tipologie di fondi chiusi sono quotati su mercati regolamentati e quindi possono essere negoziate in ogni momento, ma generalmente si tratta di una forma di investimento sottoscrivibile solamente durante la fase di emissione, che si svolge prima che il fondo diventi operativo, e con la possibilitĂ del rimborso delle quote sottoscritte solo a determinate scadenze predeterminate, che spesso coincidono con la scadenza naturale.
La scadenza dei fondi chiusi Ăš generalmente di lungo periodo, anche 10-15 anni. Questa forma di investimento Ăš generalmente utilizzata per investire in asset poco liquidi e che richiedono un lungo periodo di tempo per fornire risultati positivi, come per esempio il mercato immobiliare per i fondi immobiliari chiusi, oppure il settore delle societĂ non quotate e delle start up nel caso dei fondi di private equity o di venture capital.
I fondi aperti, invece, non hanno un numero predefinito di quote di partecipazione e non hanno una scadenza predefinita, per cui gli investitori possono acquistare, vendere, incrementare o diminuire il numero di quote in portafoglio in qualsiasi momento.
Questa tipologia di fondo Ăš la piĂč diffusa e generalmente Ăš utilizzata per investire in attivitĂ finanziarie quotate su mercati regolamentati, come obbligazioni e azioni.
Il valore del patrimonio complessivo di un fondo di investimento Ăš determinato dalla somma del controvalore di tutti gli asset detenuti in portafoglio.
Al tempo stesso il valore di ogni singola quota, detto NAV (Net Asset Value), Ăš determinato dal rapporto tra la somma del patrimonio detenuto in liquiditĂ e del patrimonio investito con il numero delle quote del fondo.
Dal punto di vista matematico il NAV Ăš calcolato quindi attraverso la seguente formula:
(liquiditĂ + (quotazione dei titoli Ă quantitĂ )) / numero delle quote)
Un esempio ti chiarirĂ ogni dubbio: immagina che un fondo comune di investimento, composto da 50.000 quote, abbia il patrimonio investito nelle seguenti attivitĂ finanziarie:
âąLiquiditĂ 20.000 euro.
âą10.000 azioni della societĂ Alfa, con una quotazione di mercato di 9,80 euro.
âą14.000 azioni della societĂ Beta, con una quotazione di mercato di 12,50 euro.
âą50.000 azioni della societĂ Gamma, con una quotazione di mercato di 2,80 euro.
Il patrimonio complessivo del fondo sarĂ calcolato attraverso la formula:
(20.000 + (10.000 Ă 9,80) + (14.000 Ă 12,50) + (50.000 Ă 2,80)) = 433.000 euro
Il valore della singola quota, invece, sarĂ calcolato attraverso la formula
(433.000 / 50.000) = 8,66 euro
La quotazione di un fondo di investimento Ăš pubblicata quotidianamente, ma per i fondi di diritto italiano il valore del NAV Ăš quello riferito a due giorni lavorativi precedenti.
Allo stesso tempo, anche gli acquisti e le vendite delle quote di un fondo sono regolati T+2, come si dice in gergo tecnico, ossia vengono regolati dal punto di vista fiscale con un ritardo di due giorni lavorativi.
Come ogni strumento finanziario, anche i fondi comuni di investimento hanno pregi e difetti.
Il primo pregio consiste nel fatto che si tratta di un prodotto finanziario di cui Ăš semplice comprendere sia le caratteristiche sia le evoluzioni del valore dellâinvestimento.
Il secondo pregio consiste nella mancanza di un quantitativo minimo di sottoscrizione, dal momento che Ăš possibile sottoscrivere anche una sola quota.
Lâassenza di un taglio minimo costituisce un pregio, poichĂ© permette di investire e di diversificare opportunamente anche un capitale di ridotte dimensioni monetarie, come quello di uno studente.
Il terzo pregio consiste nellâampia diversificazione interna, che riduce sia la volatilitĂ sia il rischio complessivo del portafoglio.
Il quarto pregio consiste nellâassenza del rischio default: un fondo di investimento infatti non puĂČ fallire, dal momento che il suo patrimonio Ăš giuridicamente segregato da quello della SGR.
Questo significa che, in caso di fallimento della SGR, gli eventuali creditori non potrebbero aggredire il patrimonio del fondo.
Il quinto pregio Ăš costituito dal fatto che un fondo Ăš gestito da professionisti che, attraverso una gestione attiva del patrimonio, puntano a battere il mercato, ossia a realizzare una performance superiore a quella generata dal mercato e dallâasset class in cui investe il fondo.
Purtroppo, perĂČ, non mancano i difetti che, come potrai constatare di persona nelle prossime righe, hanno un peso superiore ai pregi, con la conseguenza che le criticitĂ annullano completamente gli aspetti positivi di questo prodotto finanziario.
Il primo difetto Ăš costituito dalla mancanza di trasparenza, dal momento che il risparmiatore non puĂČ conoscere nel dettaglio e in modo tempestivo i prodotti finanziari che costituiscono il patrimonio del fondo.
I dati che vengono diffusi, infatti, sono sempre in ritardo e sono spesso incompleti, poiché si limitano a indicare solamente le prime posizioni che compongono il patrimonio complessivo del fondo.
Il secondo difetto Ăš costituito dalla falsa gestione attiva. Dal punto di vista operativo, infatti, devi sapere che esistono due tipologie di gestione, quella attiva e quella passiva.
La gestione attiva prevede che il gestore professionista abbia un margine di discrezionalitĂ , che gli permette di variare lâasset allocation e i pesi delle singole attivitĂ finanziarie in base alle proprie aspettative, in modo da privilegiare i titoli che dovrebbero avere le maggiori probabilitĂ di offrire rendimenti superiori alla media, permettendo di conseguenza al fondo di ottenere una performance migliore rispetto a quella registrata dal mercato di riferimento.
Al contrario, invece, la gestione passiva Ăš focalizzata a replicare pedissequamente lâandamento del benchmark di riferimento, senza avere quindi lâobiettivo di realizzare una extra performance positiva.
Questo significa che, se il benchmark registra una performance positiva del 12%, anche il prodotto a gestione passiva registrerĂ una performance positiva esattamente del 12%.
In teoria la gestione attiva, puntando a migliorare le performance del benchmark di riferimento, andrebbe preferita rispetto a quella passiva.
Nella realtĂ dei fatti devi purtroppo sapere che un elevato numero di fondi dichiara di attuare una gestione attiva del portafoglio, mentre nella realtĂ adotta una gestione passiva.
Nella Figura 1.1 ti presento uno dei numerosi casi di fondo di investimento che dichiara di adottare una gestione attiva, mentre in realtĂ si limita a una replica passiva del benchmark.
Osservando la figura emerge in modo evidente come le due linee, che costituiscono rispettivamente la performance di un fondo di investimento e il suo benchmark, siano da anni perfettamente sovrapposte lâuna allâaltra; questo dimostra in modo incontrovertibile la gestione passiva del fondo, con questâultimo che replica in modo millimetrico lâandamento del benchmark di riferimento.
FIGURA 1.1 â Un fondo con una finta gestione attiva. Fonte FIDAworkstation.
Un terzo difetto Ăš costituito dagli elevati costi che gravano sui fondi di investimento e che sono rappresentati dalle spese necessarie per coprire i costi di gestione, compresi quelli legati alla commercializzazione e alla distribuzione...