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Introduzione allo studio della lingua ceca
1.1 Il ceco tra le lingue slave
Il ceco Ăš una lingua slava, imparentata cioĂš geneticamente con le lingue appartenenti al ceppo slavo, cosĂŹ come lâitaliano, insieme allo spagnolo, al francese ecc., fa parte delle lingue neolatine o romanze. A differenza delle lingue romanze che sono derivate dal latino, per le lingue slave non esiste traccia scritta della lingua originaria comune (protoslavo).
In base alla loro maggiore o minore vicinanza genetica, le lingue slave sono tradizionalmente suddivise in tre gruppi: il gruppo orientale (russo, bielorusso e ucraino), meridionale (sloveno, serbo e croato, macedone e bulgaro) e occidentale (ceco, slovacco, polacco e serbo-lusaziano). A questo elenco va aggiunto anche il paleoslavo o antico slavo (ecclesiastico), lâantica lingua slava, prevalentemente di uso liturgico e religioso, codificata nel IX secolo d.C. dai fratelli tessalonicesi, Costantino (Cirillo) e Metodio. Il paleoslavo Ăš dunque la prima lingua slava attestata, la quale, nonostante mostri per la sua antichitĂ tratti assai arcaici, non deve essere in alcun modo confusa con il protoslavo.
Le lingue slave mostrano ancora oggi parecchie somiglianze dal punto di vista sia grammaticale (per esempio, lo strumentale plurale femminile: ceco ĆŸenami, polacco ĆŒonami, russo Đ¶Đ”ĐœĐ°ĐŒĐž (ĆŸenami), serbo e croato ĆŸenama âdonnaâ), sia lessicale, avendo un buon numero di parole (radici, prefissi, suffissi ecc.) comuni (per esempio: ceco led, russo лëЎ /lĂ«d/, ucraino Đ»iĐŽ /lid/, sloveno led, bulgaro лДЎ /led/ âghiaccioâ).
Appartenendo al gruppo occidentale delle lingue slave, il ceco Ăš comprensibilmente piĂč prossimo al polacco e allo slovacco di quanto lo sia al russo o al serbo-croato. Allâinterno del gruppo occidentale il ceco Ăš poi massimamente vicino allo slovacco, tanto che fino agli inizi del XX secolo ceco e slovacco erano considerati spesso due varietĂ di unâunica lingua (vedi §1.5).
Dal punto di vista evolutivo, il ceco occupa una posizione eccentrica, protesa verso occidente, rispetto allâarea linguistica slava. CiĂČ ha probabilmente determinato alcuni mutamenti peculiari del ceco che lo hanno allontanato dalle altre lingue. Si osservi, per esempio, il passaggio di a â e Đ” u â i quando precedute da consonante molle: cosĂŹ se, per esempio, in russo e in slovacco âvia, stradaâ si dice rispettivamente ŃлОŃĐ° (ulica) Đ” ulica al nominativo e ŃлОŃŃ (ulicu) Đ” ulicu allâaccusativo, in ceco troviamo ulice e ulici. In piĂč, i lunghi secoli a stretto contatto con il tedesco, parlato fino al 1945 in ampie zone della Boemia e della Moravia, hanno lasciato nel ceco importanti tracce. Il purismo linguistico ottocentesco e dei primi decenni del XX secolo ha epurato la lingua ceca, per quanto possibile, da tale influsso. A esclusione degli slovacchi, il ceco viene capito con difficoltĂ dagli altri parlanti slavi non adeguatamente istruiti circa le differenze.
1.2 Breve profilo storico della lingua ceca
Nelle Terre ceche, ossia sul territorio delle province storiche che compongono lâattuale Repubblica Ceca (Boemia, Moravia e la parte ceca della Slesia), si sono succedute e sono coesistite varie tradizioni scritte. La prima ad apparire fu il latino, portato dai monaci franchi che, a partire dallâVIII secolo, cominciarono lâevangelizzazione di questi territori che avrebbero costituito nel secolo successivo il Regno della Grande Moravia, unâentitĂ statale che ricopriva, oltre alle Terre ceche, anche buona parte dellâattuale Slovacchia. Presto vi si sovrappose lâantico slavo (ecclesiatico) o paleoslavo, introdotto in occasione della missione di Costantino (Cirillo) e Metodio (863), inviati dallâImpero bizantino su richiesta del principe moravo Rastislav per evangelizzare il paese nella lingua autoctona e contrastare lâinfluenza latina dei Franchi. Questa tradizione, che rappresenta il primo tentativo ufficiale di trascrivere una lingua slava, fu interrotta dalle pressioni della Chiesa di Roma, che comportarono, nel IX secolo, lâesilio forzato verso i Balcani dei seguaci di Costantino e Metodio. Nei secoli successivi, segnati dalla fine della Grande Moravia (906) e dallo spostamento del centro politico delle Terre ceche verso la Boemia e la sua capitale Praga, si assistette a unâintensificazione della colonizzazione di popolazioni germaniche, che avrebbe segnato profondamente la storia di questi territori. Esse parteciparono intensamente allo sviluppo economico del paese, ma esercitarono anche unâinfluenza culturale, con la presenza alla corte dei nobili cechi di poeti tedeschi (i MinnesĂ€nger), che componevano nella loro lingua, lâalto-tedesco medio. Ă anche in questo periodo che si trovano le prime iscrizioni in ceco, limitate ancora a brevi frasi o a singole parole (glosse). I primi testi compiuti comparvero a partire dal XII secolo con canti religiosi (Hospodine, pomiluj ny âSignore, abbi pietĂ di noiâ e SvatĂœ VĂĄclave âSan Venceslaoâ), in seguito con poemi epici (Alessandreide, fine XIII secolo), cronache (Cronaca di Dalimil, 1314) e una prima traduzione ceca della Bibbia a partire dal latino (Bibbia di Dresda, 1360). La lingua di questi testi, detta ceco antico, presenta molti tratti peculiari che spariranno rapidamente nei secoli successivi, come la presenza di tempi semplici del passato (imperfetto e aoristo) e del duale. Si attribuisce a Jan Hus (~1371-1415), piĂč conosciuto per la sua opera di riformatore della Chiesa, la proposta di trascrivere il ceco con dei segni diacritici (De ortographia bohemica, ~1406). A causa del lungo periodo di disordini, detto âdelle guerre hussiteâ, che seguĂŹ alla condanna di Hus al rogo per eresia, lâinfluenza dellâUmanesimo si fece sentire in maniera tardiva e limitata in Boemia. Al periodo umanistico risalgono la prima grammatica ceca (Grammatica di NĂĄmÄĆĄĆ„, 1533) e una nuova traduzione della Bibbia, questa volta a partire dal testo originale ebraico e greco, che si imporrĂ come modello linguistico nei secoli successivi (Bibbia di Kralice, 1579-1593). Con la sconfitta delle forze protestanti nella battaglia della Montagna Bianca (1620), iniziĂČ la ricattolicizzazione e la germanizzazione del paese. Durante questo periodo, chiamato tradizionalmente in Boemia âepoca del buioâ (doba temna), la lingua ceca perse molta della sua influenza. Alla fine del Settecento, nel periodo detto âdella rinascita nazionaleâ (nĂĄrodnĂ obrozenĂ), nacque un movimento che aspirava a riportare il ceco fra le lingue di cultura delle maggiori nazioni europee. Contribuirono a questo risveglio le opere di filologi e scrittori, in particolare la grammatica ceca di Josef DobrovskĂœ (1809) e il grande vocabolario ceco-tedesco di Josef Jungmann (1834-1839). La loro opera e lâintroduzione del ceco nelle scuole permisero alla lingua di affermarsi e di ridiventare progressivamente lo strumento di espressione del popolo ceco nella letteratura, nelle scienze e nellâamministrazione. Il conflitto linguistico del ceco con il tedesco, giĂ ridimensionato nel 1918 con la dissoluzione dellâImpero austro-ungarico e la creazione dello Stato cecoslovacco, si spense completamente dopo lâespulsione dei tedeschi dai Sudeti in seguito alla Seconda guerra mondiale.
1.3 Aspetti sociolinguistici
La descrizione della lingua proposta da DobrovskĂœ nella sua grammatica prendeva come modello il ceco del periodo umanistico, considerato come il periodo dâoro in opposizione alla decadenza della lingua avvenuta durante la Controriforma. Il ceco moderno, il cui impianto morfologico si basa su questa descrizione, ha quindi adottato in partenza delle forme piuttosto arcaiche, fatto questo che non Ăš stato senza conseguenze per la situazione sociolinguistica odierna in Boemia.
La lingua insegnata nelle scuole e codificata nelle grammatiche e nei vocabolari Ăš chiamata tradizionalmente ceco letterario (spisovnĂĄ ÄeĆĄtina), un nome che non indica la lingua della letteratura ma, per riprendere un termine impiegato a proposito dellâitaliano, la lingua âstandardâ. Il ceco letterario viene usato in situazioni formali sia nello scritto che nellâorale. Quando non câĂš necessitĂ di essere particolarmente formali, si tendono a usare altre varianti della lingua, che possono essere diverse a seconda della provenienza regionale dei parlanti. Anche se questa grammatica ha per oggetto la descrizione del ceco letterario o âstandardâ, saranno segnalate anche le principali varianti colloquiali, con lâindicazione della loro diffusione geografica.
In Boemia, dove i dialetti locali sono praticamente scomparsi, si usa una variante regionale chiamata ceco comune (obecnĂĄ ÄeĆĄtina). I tratti caratteristici principali del ceco comune sono la dittongazione in ej al posto di Ăœ (dobrej invece di dobrĂœ âbuonoâ), la trasformazione della Ă© in Ăœ / Ă (dobrĂœ mlĂko invece di dobrĂ© mlĂ©ko âbuon latteâ) e la diffusione dello strumentale in -ma (tÄma klukama invece di tÄmi kluky â(con) quei ragazziâ). In Moravia e in Slesia i dialetti sono ancora presenti e il ceco parlato in queste zone riflette lâinfluenza di questo sostrato dialettale. I tratti piĂč noti delle varianti regionali del ceco in Moravia sono, per la parte centrale e meridionale della regione, le forme della prima persona del presente del verbo bĂœt, su al posto di jsem (su z Moravy âsono della Moraviaâ), per tutta la regione e anche per la Slesia, la a al posto della e per i nomi femminili al nominativo singolare (kaĆĄa invece di kaĆĄe âpurĂš, pappaâ) e la u al posto della i allâaccusativo singolare (kaĆĄu invece di kaĆĄi, ju invece di ji âlaâ pron. 3a sg. f.). Il ceco comune presenta delle peculiaritĂ rispetto alle altre varianti regionali. Il suo uso tende a diffondersi maggiormente nei confronti del ceco letterario e molte delle sue forme sono percepite dai parlanti come neutre, mentre le forme corrispondenti del ceco letterario appaiono molto formali se non libresche. Questa situazione Ăš dovuta al fatto che, come Ăš stato detto prima, il ceco letterario codificato nellâOttocento aveva una base arcaica che non teneva conto dei cambiamenti avvenuti nella lingua parlata in Boemia. Il ceco comune gode, inoltre, in quanto variante usata nella capitale Praga, di una diffusione nazionale come mezzo comunemente utilizzato per stilizzare la lingua parlata, in particolare nelle traduzioni o nel doppiaggio dei film, fatto questo non sempre accolto positivamente dai parlanti delle altre regioni. In Moravia e in Slesia le varianti regionali continuano invece a essere percepite come locali e il ceco letterario si usa normalmente nelle situazioni formali e al di fuori della comunitĂ di origine.
1.4 InstabilitĂ del ceco letterario
Il ceco letterario Ăš caratterizzato dalla presenza di numerose varianti morfologiche che testimoniano unâevoluzione della lingua tuttora in corso. I codificatori hanno cercato di tenere conto di questa evoluzione, ammettendo nella lingua letteraria moltissimi doppioni morfologici, che non sono sempre equivalenti. In alcuni casi una delle varianti Ăš considerata come colloquiale senza particolare marcatura regionale, per esempio la prima persona del presente dei verbi in -ovat: kupuju rispetto a kupuji. In altri casi le varianti sono sostanzialmente intercambiabili, per esempio il genitivo singolare in -u o in -a dei maschili inanimati duri: sĂœra rispetto a sĂœru. Non di rado, infine, una delle varianti Ăš percepita come antiquata in una regione, e come normale in unâaltra, per esempio lâaggettivo possessivo mĂĄ rispetto a moje Ăš comune in Moravia mentre Ăš assai inusuale in Boemia. Questa grammatica fornisce delle indicazioni, nei limiti dello spazio di cui si dispone, intorno ai fenomeni piĂč comuni. Per informazioni piĂč precise, si rimanda alla banca dati online dellâIstituto per la lingua ceca dellâAccademia delle Scienze (InternetovĂĄ akademickĂĄ pĆĂruÄka; vedi Bibliografia).
1.5 Ceco e slovacco
La grande somiglianza tra ceco e slovacco Ăš dovuta sia allo sviluppo comune per contiguitĂ geografica, sia allâinflusso che il ceco ha esercitato sullo slovacco nel corso dei secoli.
Per quanto riguarda la fonetica, la fonologia e il sistema grafico, ceco e slovacco condividono caratteristiche che li distinguono dalle altre lingue slave, per esempio il passaggio da g â h (Praha âPragaâ) e la lunghezza vocalica fonologica (ceco e slovacco dobrĂœ âbuonoâ), entrambi resi nellâortografia. Riguardo alle differenze, invece, nellâalfabeto slovacco mancano alcune lettere del ceco, come <Ć> (tĆi âtreâ, slovacco tri), <Ä> (bÄhat âcorrereâ, slovacco behaĆ„) e <ĆŻ> (vĆŻz âcarroâ, slovacco voz), mentre in quello ceco non ci sono lettere come <Ă€> (pÀƄ âcinqueâ, ceco pÄt), <ĂŽ> [áč·o] (kĂŽĆ âcavalloâ, ceco kĆŻĆ), la liquida palatale <ÄŸ> (ÄŸubiĆ„ âamareâ, ceco lĂbit) ecc. Dal punto di vista della flessione, oltre ai sei casi comuni a entrambe le lingue, il ceco conserva ancora integralmente il caso vocativo. In generale la grammatica del ceco Ăš piĂč arcaica e conservativa rispetto a quella slovacca, che risente in modo piĂč marcato della tendenza alla semplificazione analogica (ceco bÄhĂĄm, slovacco behĂĄm âcorroâ ma ceco nesu e slovacco nesiem âportoâ). Tuttavia, allâinfinito dei verbi lo slovacco conserva -Ć„, trasformatosi (per indurimento) invece in ceco in -t (ceco volat, slovacco volaĆ„ âchiamareâ).
Il lessico delle lingue ceca e slovacca Ăš in gran parte comune, con un grado altissimo di somiglianza. Le parole possono essere del tutto identiche oppure mostrare alcune differenze per i diversi esiti dei mutamenti nelle due lingue. Non mancano tuttavia differenze maggiori. Per esempio,...