CAPITOLO 1
Le nostre tecniche di analisi
«Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare allâinfinito in un mondo finito Ăš un pazzo, oppure un economista»
Kenneth E. Boulding, economista inglese (1910-1993).
Richard Foster, senior partner di McKinsey & Co., nel 2001 immaginĂČ che tre quarti delle societĂ che nel 2027 avrebbero composto lâindice Fortune 500 fossero allora sconosciute al grande pubblico1. Oggi questa previsione si sta avverando, con le societĂ tecnologiche che prendono il posto di quelle industriali e finanziarie negli indici di mercato.
Nel 1957 lâindice S&P500 era composto per lâ85% dai titoli industriali, per il 10% dalle utilities e per il restante 5% dai titoli ferroviari. Nel 2001, in pieno boom tecnologico, i titoli industriali componevano solo lâ11% dellâindice, i finanziari erano il 18% del totale, cosĂŹ come i tecnologici e il settore telecom rappresentava il 5,5% dellâS&P500. Dal 2016 il settore piĂč corposo Ăš lâinformation technology, con il 21% dei titoli, seguito dallâhealthcare con il 15% e dal finanziario con il 13%, mentre industriali e telecom continuano a ridursi2.
Oltre alla rotazione settoriale, bisogna anche guardare la velocitĂ di sostituzione dei componenti degli indici. Il fattore esponenziale, che Ăš il leitmotiv del libro, incide sul ciclo di vita delle aziende, che si riduce a causa della velocitĂ del cambiamento innescato dallâautomazione e dalla digitalizzazione in tutti i settori economici3. La contrazione del ciclo di vita delle aziende incide sulla velocitĂ di rotazione dei titoli, che nellâindice S&P500 Ăš passata dai 67 anni del 1920 ai ventâanni di oggi4. A luglio 2019 le prime dieci societĂ per capitalizzazione erano: Microsoft (MSFT), Amazon (AMZN), Apple (AAPL), Facebook (FB), Berkshire Hathaway (BRK_B), Alibaba (BABA), Tencent (700), Visa (V), Johnson & Johnson (JNJ)5. Ovvero, sette aziende tecnologiche di cui due cinesi, una farmaceutica e due del settore finanziario. Domanda per i lettori: ventâanni fa lo avreste mai detto? Prima di continuare, immaginate la composizione dellâS&P500 nel 2030 e quali potrebbero essere le aziende piĂč capitalizzate al mondo. Il consiglio Ăš di guardare ad Asia, India e Africa, ma anche in alto, nello spazio.
QUALCHE CONSIGLIO PER INVESTIRE NELLE AZIENDE DEL FUTURO
Lâinvestitore ha la tendenza a seguire le mode dettate dai media6, che in borsa vengono identificate da acronimi come BRIC, dot-com, FANG e OBOR.
La sigla BRIC fu inventata nel 2001 dallâanalista Jim OâNeill di Goldman Sachs (GS), per identificare lâaggregato geo-economico Brasile, Russia, India, Cina accomunati dallâessere economie in via di sviluppo, avere una popolazione numerosa, un vasto territorio e abbondanti risorse naturali, oltre a godere di una forte crescita del PIL e del commercio. Secondo OâNeill queste Nazioni avrebbero dominato lâeconomia mondiale del nuovo secolo7. In gran parte del libro i BRIC saranno protagonisti, visto che rappresentano il 42% della popolazione, il 25% delle terre emerse, il 20% del PIL globale e il 16% del commercio globale.
Per la sigla dot-com dobbiamo tornare al 10 marzo 1985, quando lâazienda Symbolics registrĂČ il primo dominio commerciale sotto lo standard DNS, al quale per convenzione fu applicato il suffisso â.comâ. La generalizzazione portĂČ a identificare le aziende Internet con la sigla dot-com8.
Il terzo acronimo Ăš FANG, creato nel 2013 dal presentatore televisivo Jim Cramer, per identificare i leader del settore Communication/Internet Services, Facebook (FB), Amazon (AMZN), Netflix (NFLX) e Google (GOOG), oggi Alphabet.9 Nel 2017 lâacronimo fu esteso a FAANG, con lâinclusione di Apple10 (AAPL) e di recente a FANGMAN, inserendo Microsoft (MSFT) e Nvidia (NVDA).
Infine, lâacronimo OBOR (One Belt One Road) identifica il progetto della Nuova Via della Seta, lanciato dal presidente cinese Xi Jinping nel 2015, di cui parleremo nel capitolo dedicato11.
Fatta chiarezza sulle sigle, parliamo dei metodi di investimento. Due sono tradizionali, la selezione di titoli azionari e lâacquisto di quote di fondi, mentre il terzo Ăš il crowdfunding, il metodo piĂč innovativo per investire nelle startup.
Investire nei titoli azionari
Optando per lo stock picking le pagine del libro vi daranno lâimbarazzo della scelta. Troverete centinaia di aziende quotate. Per agevolare le analisi del lettore, abbiamo limitato i titoli asiatici che non sono quotati sui mercati occidentali. Al proposito, lâaccordo âShanghai-London Stock Connectâ tra le borse di Londra e di Shanghai12 permette la quotazione reciproca di aziende cinesi e inglesi in valuta locale, facilitando gli investimenti.
Molte delle societĂ citate nel libro sono aziende che contribuiscono alla digital transformation dellâeconomia. Nel fare lâanalisi di questi titoli il lettore dovrebbe cercare di capire se si trova di fronte a unâazienda pure-play, il cui unico business Ăš la tecnologia (robotica, per esempio), oppure a unâazienda che integra linee di prodotto tradizionali con lâofferta di tecnologia avanzata (un produttore di macchine agricole che vende anche trattori autonomi). Le aziende pure-play sono di solito poco capitalizzate, hanno un mercato di nicchia e il prezzo di borsa risente delle news con picchi di volatilitĂ di breve termine. Analizzando unâazienda che ha una lunga storia di mercato, bisogna invece capire se Ăš la tecnologia (e quale) la chiave della crescita, se il mercato di sbocco gradisce i nuovi prodotti, se questi sono ciclici o anticiclici, se ricadono nelle guerre commerciali tra superpotenze, se ci sono potenziali vincoli normativi, etici e sociali che ne possono frenare la diffusione (pensiamo ai produttori di cannabinoidi, ai gestori di piattaforme per il gioco dâazzardo) e cosĂŹ via.
Oltre a trovare risposta a queste domande, consideriamo che nel breve termine il prezzo di un titolo puĂČ essere influenzato dalla volatilitĂ creata dallâandamento dellâinflazione, dalla politica dei tassi dâinteresse, dal sentiment degli operatori, dai giudizi degli analisti sul titolo, dalle strategie dei fondi dâinvestimento e dallâandamento del mercato azionario. Nel lungo termine il prezzo di un titolo Ăš principalmente correlato allâandamento delle vendite e degli utili societari.
Investire in fondi ed ETF tematici
La seconda strategia che vi proponiamo Ăš lâacquisto di quote di certificati, fondi comuni o di ETF tematici. Acquistare singoli titoli puĂČ dare grandi soddisfazioni sia al proprio ego sia al portafogli, ma al tempo stesso Ăš sicuramente una grande fonte di stress e puĂČ essere anche fonte di perdite piĂč o meno ingenti se si sceglie il âcavallo sbagliatoâ. Ă un evento che rientra nella normale statistica degli investimenti, ma comprensibilmente rischia di diventare un problema, specialmente per un investitore che non possa o non voglia seguire in modo continuo lâandamento dei propri titoli in portafoglio. Senza contare che occorre comunque un certo capitale â necessario per fornire diversificazione sui temi su cui si decide di investire â che potrebbe dover rimanere immobilizzato per un intervallo di tempo piĂč o meno lungo.
Utilizzare strumenti di risparmio gestito permette quindi di ovviare ai problemi elencati qui sopra: con un importo anche minimo Ăš possibile infatti acquistare quote di fondi, oppure certificati o ETF, che da soli giĂ assicurano unâampia diversificazione e possono offrire anche benefici collaterali (dalla possibilitĂ di scegliere se capitalizzare o distribuire i dividendi, fino alla copertura del cambio). Per ogni argomento trattato nel nostro libro vi sono generalmente piĂč strumenti a disposizione, quindi vi Ăš una notevole varietĂ tra cui scegliere. Lâindustria del gestito offre cosĂŹ agli investitori una gamma ampissima di strumenti spesso quotati anche su Borsa Italiana (nel caso degli ETF, dei certificati o di alcuni fondi comuni), oppure acquistabili tramite consulenti finanziari (certificati e fondi comuni).
Stiamo parlando di una quantitĂ di strumenti enorme, tra cui Ăš difficile non riuscire a trovare quello che potrebbe fare al caso nostro. Per dare qualche numero: a fine 2018 vi erano sul mercato oltre 42 mila certificati, cui se ne sono aggiunti oltre 800 (per complessivi 17 miliardi di euro) nel 201913. Se passiamo ai fondi comuni, Assogestioni calcolava in quasi 2.300 miliardi di euro il patrimonio movimentato dallâindustria del risparmio gestito a fine 2019 (con oltre 40.000 codici Isin di fondi, secondo Morningstar). Infine gli ETF: oltre 1.000 quelli quotati su Borsa Italiana a fine 2019, per un totale di oltre 88 miliardi di euro di masse in gestione.
Accanto a tutti questi, in ogni caso, le principali piattaforme online offrono la possibilitĂ di acquistare prodotti (soprattutto certificati ed ETF) anche su borse valori estere, europee o statunitensi: in questo caso occorre porre attenzione al fatto se siano fiscalmente armonizzati o meno. La differenza risiede nelle modalitĂ differenti con cui devono essere trattate plus e minusvalenze in fase di dichiarazione dei redditi.
Investire nelle startup
La terza strategia dâinvestimento permette di investire nelle migliaia di startup a caccia di finanziamenti, per le quali il quotarsi in borsa Ăš lâultimo step predisposto dai loro fondatori. Una situazione ben diversa dai tempi delle dot-com, se pensiamo che nel 1999 negli Stati Uniti ci furono 457 offerte pubbliche iniziali, gran parte delle quali relative a startup tecnologiche. Da allora il sistema finanziario si Ăš evoluto, permettendo alle startup di trovare capitali in modo veloce ed economico, grazie a piattaforme di crowdfunding, reti di Business Angel, Venture Capital e Corporate Venture Capital14. La quotazione in borsa viene fatta quando lâazienda Ăš matura, ha gambe solide per muoversi sul mercato e ha bisogno di molto capitale fresco per espandersi.
In merito alle startup italiane, nel 2018 furono investiti 490 milioni di euro da Venture Capital, Business Angel e acceleratori e incubatori nazionali, mentre 36 milioni di euro arrivarono da 9.500 investitori privati attraverso il crowdfunding15. Nato come forma di micro-finanziamento dal basso, il crowdfunding Ăš oggi tra le forme piĂč diffuse di raccolta fondi per progetti imprenditoriali e creativi. In Italia, a fine 2019, ci sono 95 piattaforme, delle quali le 32 per lâequity-based crowdfunding16 sono regolamentate dalla CONSOB attraverso il Registro dei gestori di portali per la raccolta di capitali di rischio tramite portali online, che contiene gestori di portali come CrowdFundMe (CFM)17 e operatori finanziari che gestiscono un portale, come Unica Sim. Molte piattaforme sono specializzate per tipologia di business: School Rising Ăš una piattaforma di crowdfunding per le scuole; Book-a-Book Ăš il punto dâincontro tra gli autori e i lettori che vogliano finanziare un libro; Housers Ăš un portale paneuropeo di crowdfunding immobiliare.
Chi investe con il crowdfunding ha prospettive di guadagno a lungo termine attraverso la vendita della sua quota a un altro investitore o a unâazienda in caso di acquisizione. Lâinvestimento avrĂ successo se la startup saprĂ sviluppare il proprio business e non fallirĂ entro i primi anni. Il cash-burn rate (il tasso di utilizzo del capitale) Ăš uno degli elementi da considerare nello studiare un business plan, insieme alla composizione del team, allâoriginalitĂ dellâidea imprenditoriale, alla facilitĂ di penetrazione...