JAN MIKRUT
Il martirio cristiano come testimonianza della fede in Europa orientale (1945-1991)
Nel nostro saggio vogliamo presentare due tipi di martirio cristiano: nel primo gruppo, quello tradizionale, il persecutore Ăš generalmente un rappresentante del sistema politico del paese che, in odium fidei, uccide un cristiano; faremo conoscere alcuni esempi di vita eroica e di martirio subĂto da testimoni di Cristo. Al secondo gruppo appartengono invece tutti quei cristiani che dovettero subire dure persecuzioni per il solo fatto di credere in Cristo, pur senza giungere allâeffusione del sangue per la testimonianza della loro fede. Questâultimo gruppo Ăš molto piĂč cospicuo del primo ed il numero dei perseguitati Ăš assai dissimile nei diversi paesi governati dal sistema comunista. A questi cristiani vennero imposti lunghi anni di prigionia o di lavori forzati prima che fossero liberati; talvolta furono costretti a vivere sotto la stretta sorveglianza della polizia, in quanto ritenuti elementi particolarmente pericolosi per lâintera societĂ .
Scopo di questa relazione non Ăš solamente presentare alcune biografie di coraggiosi martiri, ma anche illustrare le difficili condizioni in cui furono costretti a vivere quotidianamente i cristiani sotto la dominazione del sistema comunista, ideologicamente interessato a eliminare un gruppo di cittadini bene organizzati, che contavano su un legame internazionale con una centrale indipendente dal governo locale e situata fuori dai confini del paese. Per questo motivo vorrei presentare la difficilissima situazione politica nei paesi del blocco sovietico e la coraggiosa reazione dei cristiani contro le leggi, atee e inumane, varate dai governi comunisti.
Dopo il 1945 il territorio dellâEuropa centrale entrĂČ nellâorbita della dominazione sovietica, a causa delle decisioni prese durante le conferenze di Jalta e Potsdam, che crearono una nuova divisione di questa parte del continente. La politica sovietica di annessione e di sottomissione spezzĂČ lâantica struttura dellâEuropa centrale: la Lituania, la Lettonia e lâEstonia, nonchĂ© i territori orientali della Polonia inglobati nellâURSS persero la loro indipendenza; una parte dellâimpero asburgico, e della Germania diventĂČ una regione dellâEuropa orientale sovietica, ossia la parte esterna dellâimpero sovietico, che comprendeva i paesi satelliti dellâURSS: la Polonia, la Cecoslovacchia, lâUngheria e la Germania orientale. Il termine «Europa centrale» sparĂŹ dalle mappe e dal linguaggio diplomatico e fu sostituito con «Europa orientale»: per la prima volta sia Praga e Budapest che Dresda e Lipsia o Berlino facevano parte dellâEst. Questo territorio divenne non solo una zona di dominazione politico-militare ma, soprattutto per i popoli europei, vide attuarsi un sanguinoso scontro con unâideologia e un sistema dello Stato decisamente atei, sul fondamento dellâideologia marxista-leninista.
La suddetta divisione risulta importante riguardo alla politica confessionale, in quanto il modo di agire di fronte alle comunitĂ dei credenti era diverso nella parte interna dellâimpero rispetto alla parte esterna. Tutti i partiti comunisti in Europa centro-orientale, dopo il 1945, si distinsero per la loro ostilitĂ verso la religione: il cesaropapismo staliniano presupponeva la superioritĂ del potere laico su quello ecclesiastico, lâimposizione della visione atea del mondo allâintera popolazione e lâuso strumentale della legge contro la Chiesa. Lâappartenenza alla parte interna dellâimpero rendeva inattuabile qualsiasi forma di resistenza e le repressioni erano talmente violente da lasciare spazio a due soli possibili atteggiamenti: eroica perseveranza e martirio oppure totale sottomissione o addirittura apostasia. La fede poteva essere confessata in forma privata o in clandestinitĂ . In Lituania, Lettonia, Estonia, Ucraina, Bielorussia, Rutenia Subcarpatica e Bessarabia vigeva la politica della distruzione totale della vita religiosa e del controllo assoluto sulle comunitĂ ancora esistenti tramite la polizia segreta. Questo era il modello elaborato nellâURSS negli anni Trenta, che aveva lo scopo di costruire un paese ateo e che ora si voleva applicare nei nuovi territori conquistati. Il compito fu facilitato dai tormenti e dalle persecuzioni che la popolazione aveva subĂŹto durante la seconda guerra mondiale. Il terrore sovietico e nazista e quello nazionalista ucraino destabilizzarono totalmente la vita della Chiesa in molti territori annessi allâUnione Sovietica.
Nella parte esterna dellâimpero esisteva invece un certo spazio per dimostrare la propria indipendenza ed esercitare anche una efficace resistenza, un fenomeno che dipendeva dalle caratteristiche confessionali di ciascun paese e, soprattutto, dal numero dei cristiani, determinando situazioni assai differenti, per esempio, tra Cecoslovacchia e Polonia, dato che in questâultima quasi lâintera popolazione apparteneva storicamente alla fede cattolica. Il risultato definitivo della condizione delle varie nazioni sul piano religioso dipendeva poi anche dal coraggio della popolazione e dalla prudenza dei vescovi, ma soprattutto dalla diplomazia del primate della gerarchia cattolica, molto dissimile nei diversi paesi. Ricordo le figure di Alojzij Stepinac (1898-1960), Stefan WyszyĆski (1901-1981) e JĂłzsef Mindszenty (1892-1975).
Lâattuazione della politica religiosa in Europa centro-orientale, nonostante fosse basata sugli stessi presupposti, avvenne in forme diverse e in tempi diversi. CiĂČ dipese principalmente dalle condizioni storiche e dalla posizione assunta dalla societĂ e dalla Chiesa durante la seconda guerra mondiale. Nella storiografia contemporanea si cerca in ogni caso di sistematizzare i tratti piĂč tipici della politica confessionale realizzata nei paesi comunisti dopo il 1945, indicando quattro piani di conflitto tra Chiesa cattolica e Stato comunista: dottrinale, morale, nazionale ed esistenziale. Vengono anche individuate tre fasi principali della politica religiosa in ognuno dei paesi comunisti: fase iniziale, caratterizzata da una dura lotta ideologica seguita dai tentativi di eliminazione della Chiesa dalla vita pubblica; fase di lotta, nella quale si cercĂČ di ostacolare lâattivitĂ interna della Chiesa con misure amministrative; fase finale, che aveva lâobiettivo di sottomettere la Chiesa al potere laico.
La persecuzione della Chiesa cattolica e il conseguente destino dei martiri erano organizzati secondo i criteri sperimentati in Unione Sovietica dopo la rivoluzione di Ottobre (1917). La scala e la forma delle persecuzioni dei comunisti dovevano essere adeguate allâimportanza della Chiesa nel paese e, soprattutto, al numero dei fedeli: Chiese con un grande numero di fedeli e con un forte legame con la societĂ , come quella polacca ad esempio, non potevano essere trattate allo stesso modo di Chiese piĂč piccole, come per esempio in Cecoslovacchia, in Ungheria o in Croazia; non senza importanza era la presenza delle altre confessioni nel territorio del paese: in Romania e in Bulgaria, paesi a forte maggioranza ortodossa, i cattolici erano soltanto una piccola minoranza.
Il sistema comunista realizzĂČ una forma di Stato totalitario, distruggendo le storiche tradizioni di pacifica convivenza tra i cittadini e lo spirito di tolleranza e creando unâatmosfera di terrore. Non Ăš facile spiegare oggi alle persone che vivono in Europa centro-orientale giĂ da decine dâanni, senza alcun tipo di persecuzione, la tragica situazione della vita quotidiana delle generazioni vissute prima di loro. Per questo motivo dobbiamo conoscere non solo i nomi dei coraggiosi protagonisti di quel tempo terribile ma, soprattutto, le tragiche condizioni della vita quotidiana nei paesi governati da regimi comunisti, per capire veramente il coraggio dimostrato da quei cristiani che testimoniarono la loro fedeltĂ a Cristo. Soltanto da questa prospettiva storica potremo capire lâimportanza delle questioni affrontate in questa occasione.
1. La politica confessionale sul territorio dellâUnione Sovietica
Sul territorio dellâUnione Sovietica erano presenti la Chiesa ortodossa ed anche altre confessioni cristiane, tra queste i cattolici di rito romano e bizantino. Nel 1917 vivevano in Russia circa due milioni di cattolici con un migliaio di sacerdoti e 6.400 chiese, due seminari e una facoltĂ teologica. I cattolici romani erano perseguitati come minoranza straniera: infatti essi erano per la maggior parte cittadini dâorigine polacca che da secoli vivevano nella zona occidentale del paese, vicino ai confini con la Polonia. La situazione peggiorĂČ quando il 17 settembre 1939 i comunisti russi, insieme con i nazionalsocialisti tedeschi, improvvisamente aggredirono quasi metĂ dello Stato polacco e iniziarono sistematicamente a sterminare lâintelligencija cattolica.
In Polonia la Chiesa, sebbene particolarmente radicata nella storia nazionale, aveva subĂto enormi perdite durante la seconda guerra mondiale: erano stati uccisi centinaia di sacerdoti, demolite le chiese, spezzata la struttura della vita ecclesiale; particolarmente tragica era stata la sorte dei sacerdoti delle diocesi di Wilno (Vilna) e LwĂłw (Leopoli), incorporate allâUnione Sovietica, i quali dovettero spostarsi a ovest e costruire dal nulla nuove comunitĂ .
Come esempio della distruzione dellâorganizzazione ecclesiastica, presentiamo i dati tratti dalle statistiche ecclesiastiche dellâarchidiocesi di Leopoli: nel 1939 essa contava 1.079.108 cattolici di rito latino (allora popolazione polacca) con 416 parrocchie e nella cura pastorale lavoravano 487 preti diocesani e ottantasette religiosi. Dopo la guerra, la maggior parte del territorio della diocesi di Leopoli fu annessa allâURSS, con circa 400 parrocchie e ventidue sacerdoti diocesani. La popolazione dovette lasciare le terre sulle quali viveva e trasferirsi in regioni abitate da tedeschi ma comprese nel territorio dello Stato polacco. I sacerdoti rimasti in territorio sovietico furono presto arrestati e condannati dai tribunali popolari a lunghe pene detentive o ai lavori forzati, in luoghi molto lontani e in condizioni igieniche e climatiche tremende, tanto che molti di loro morirono come martiri della fede cristiana.
La forte posizione della Chiesa e la grande autoritĂ di cui godeva pr...