Parte II
Regimi di veritĂ e storiversi
Capitolo 6
Storiverso, convinzioni e regimi di veritĂ
Perché condividiamo leggende tra lifecasting e biographical design
Il vetro le lamiere i metalli il legno le ossa dellâessere umano e animale e lâocchio e lo spirito si controllano attraverso il riflessivo fascio magnetico catotico; sono materie viventi le immagini che hanno una temperatura, e muoiono anche due volte.
NOF4
Spesso va a finire cosĂŹ. Che un uomo senza unâapparente storia, diseredato dal suo passato e privato di un futuro in cui credere, cerchi di scriversene una, di storia, e che per farlo non solo se la inventi completamente, costruendosi una dignitĂ âstellareâ, ma scelga un mezzo alternativo, come una parete di grandi dimensioni, una superficie di 180 metri che altro non Ăš che una parte di facciata di un ospedale psichiatrico. E che inizi a scrivere il suo racconto di vita â disegnandolo e graffiandolo su quella parete â ordinando pensiero, sparpagliando indizi cosmici, indicando nuove vie di pensiero tra follia e visione. PerchĂ© poi magari quellâuomo che si chiamava NOF4 aveva altri âinterlocutoriâ con cui intrattenersi e relazionarsi, soggetti alternativi con cui dialogare, cui far vedere i propri disegni, passando le chiavi segrete del proprio «sistema mentale minerario». SĂŹ, perchĂ© lui, NOF4 si definiva «astronautico ingegnere minerario nel sistema mentale». Era pazzo? Il sistema e la societĂ italiana lo avevano etichettato cosĂŹ, internandolo per tutta una vita, mentre lui «disponeva piani e progetti per altre dimensioni» rifiutando questa vita, colma di agonia e priva di bellezza e significato (Cotoloni, 2018).
Si chiamava Oreste Ferdinando Nannetti â in arte appunto NOF4 â ed era nato a Roma la notte di capodanno del 1927, figlio di Concetta Nannetti e padre ignoto; non era un bambino comune, come tutti gli altri (cfr. http://tinyurl.com/yctjb37g).
AllâetĂ di sette anni fu affidato a unâopera di caritĂ e poi, a dieci, fu ricoverato in una struttura per persone affette da problemi psichici. EntrĂČ e uscĂŹ da strutture psichiatriche fino al 1948, quando fu processato per oltraggio a pubblico ufficiale, accusa dalla quale fu prosciolto il 29 settembre dello stesso anno per vizio totale di mente. Trascorse i successivi anni nellâospedale psichiatrico di Santa Maria della PietĂ a Roma, prima di essere trasferito, nel 1958, nellâospedale psichiatrico di Volterra. Oreste arrivĂČ nel momento peggiore, quando nella struttura vigeva ancore un regime carcerario. Le cose cominciarono a cambiare lentamente dopo il 1963, ma il clima autoritario resistĂ©, fino allâabbandono dellâospedale nel 1979 in seguito alla Legge Basaglia. Nel 1973 Nannetti fu dimesso e trasferito allâIstituto Bianchi. MorĂŹ a Volterra nel 1994. Questa Ăš la cronologia di una vita triste e misera, come purtroppo ce ne sono state tante in quegli anni difficili. Ma poi câĂš la sua vera storia: immaginifica; la sua vera realtĂ : alternativa.
Fu proprio a Volterra infatti che Oreste Nannetti lasciĂČ il segno e divenne mito e leggenda. Negli anni di internamento incise il suo frenetico lascito: un gigantesco âlibro graffitoâ sul muro del reparto Ferri. Lungo 180 metri per unâaltezza media di 2, il graffito fu realizzato utilizzando la fibbia del panciotto (che tutti i ricoverati indossavano) per incidere lâintonaco.
In seguito Nannetti scrisse in modo simile anche sul passamano in cemento di una scala, aggiungendo altri 106 metri per 20 centimetri alla sua opera. La sua produzione conta piĂč di 1600 altri scritti e disegni su carta, incluse diverse cartoline: queste cartoline, mai spedite e indirizzate a parenti immaginari, sono un altro tentativo di vincere le voragini di unâimpensabile solitudine (http://tinyurl.com/y7oaaqmu).
In questa dimensione, Oreste aveva costruito uno storiverso, in cui poter essere non Oreste, ma un «astronautico ingegnere» che scava «minerario nel sistema mentale», un «santo della cellula fotoelettrica» (Trafeli, Manoni, 1984).
Nel suo storiverso si presentava con altri nomi come: Nanof, Nof, e in particolare NOF4. La sigla stava a significare âNannetti Oreste Ferdinandoâ ma anche âNucleare Orientale Franceseâ, oppure âNazioni Orientali Francesiâ, mentre il â4â era il numero di matricola assegnatogli allâinizio dellâinternamento.
Certo lo storiverso di Oreste poteva essere pericoloso e patologico. Ma il lavoro âminerarioâ di NOF4 assomiglia molto al nostro stare nel content continuum contemporaneo. Da una parte la nostra povertĂ individuale fatta delle tante piccole cose quotidiane, della nostra voglia di fuggire, del nostro desiderio di altrove, dallâaltra queste stesse cose trasformate in âgraffitiâ (reali e virtuali) che esaltano la nostra esistenza. Anche noi abbiamo la nostra âchiave minerariaâ per combattere la nostra solitudine e accedere a una realtĂ alternativa a cavallo tra disagio e visione insondata.
Tutti i giorni nella on-life cerchiamo di lasciare traccia di noi e del nostro passaggio nel mondo inventando nuove realtĂ e scrivendo paesaggi alternativi di noi stessi e degli altri, per viaggiare â come âcolonelli astraliâ insieme a Pollyanna â con la mente, spesso scappando dallâalienazione e dalla paranoia.
Cosa sono gli storiversi e come sono fatti
Oggi non solo viviamo in bolle cognitive, ma abitiamo in veri e propri storiversi.
Uno storiverso Ăš lâinsieme dei contenuti â episodici o meno, inventati o reali â che costruiamo su di noi o sugli altri, in forma narrativa e in modo continuativo, che poi condividiamo nelle diverse piattaforme mediatiche che usiamo. Soprattutto, uno storiverso Ăš un versum di contenuti, cioĂš una specifica direzione e destinazione di vita che i nostri contenuti possono dare di noi (Gerrig, 1993).
In sostanza Ăš la parte visibile del nostro tecno-inconscio che prende una precisa direzione. Avete presente i profili dove tutto Ăš rappresentato attraverso gattini e piccoli animali domestici? Nella semplicitĂ di quella raffigurazione, si palesa uno storiverso con una precisa direzione di vita, che puĂČ rispecchiare un inconscio.
Ogni storiverso contiene piĂč bio-fiction e rappresentazioni di vita.
NOF4 per resistere allâabbandono aveva costruito il suo storiverso su un muro e su centinaia di cartoline, perchĂ©
le narrazioni sono precisamente questo: tendenze strutturate allâazione e programmi comportamentali gestiti dalla parte piĂč arcaica del cervello, il sistema limbico, dove paura e impulsi sessuali vengono decodificati, e altresĂŹ dove avviene lâetichettamento emozionale delle esperienze immagazzinate nella memoria. (Calabrese, 2017, p. 81)
Noi inventiamo, creiamo, scriviamo e rappresentiamo visivamente il nostro mondo su dispositivi mobili. Per scoprire il vostro storiverso dovreste recuperare gli ultimi anni di contenuti profusi on line sulle diverse piattaforme che usate e vedere che tipo di bio-fiction ne emerge, attraverso testi, immagini, memi, link, post ecc. Ogni tanto Facebook crea per noi brevi istantanee del nostro storiverso: quando per esempio ci ricorda con brevi filmati le amicizie nate allâinterno della piattaforma.
Uno storiverso Ú contemporaneamente vero e finto, perché fatto di pensiero fantastico, immaginazione e invenzione. Oggi lo chiamiamo pensiero narrativo e contro-fattuale.
Uno storiverso Ăš composto anche di racconti piĂč o meno ordinati, una memoria collettiva a livello culturale, media specifici capaci di condividere quella memoria e quel set di racconti culturali. Ă la materia, lâinformazione e lâenergia con cui diamo vita alle nostre identitĂ e relazioni.
In particolare, uno storiverso Ăš fatto di argomentazioni e credenze condivise capaci di dare senso allâazione individuale o di gruppo, attraverso (cfr. Fontana, 2016; 2018b):
⹠Un social setting: un preciso posizionamento tematico e sociale; perché tutti noi ci posizioniamo nel dibattito pubblico. Oreste Nannetti si definiva NOF4 e aveva una precisa collocazione esistenziale: colonnello astrale.
âą Una work family: una specifica comunitĂ di individui con caratteristiche simili, quasi archetipali, (ri)uniti insieme per compiere un âlavoroâ comune; basti pensare alle diverse piattaforme che frequentiamo. NOF4 creava le sue opere in specifiche comunitĂ .
âą Un protagonismo individuale: ognuno di noi oggi Ăš unico ma allo stesso tempo riconoscibile come appartenente a un gruppo sociale o psicologico di riferimento o di cui vi Ăš la speranza/ricerca di appartenenza. Oreste nel creare il suo alter-ego NOF4 si rende protagonista di un lavoro e risultato che lo trascende.
Un esempio vicino a noi? Basta prendere Cristiano Ronaldo, noto anche come CR7, e guardare uno dei suoi profili social. Prendiamo la sua pagina Facebook, che ad oggi ha oltre 122 milioni di follower? Bene.
Apriamola e possiamo vedere come CR7 mette in luce:
⹠un preciso posizionamento tematico di sé: il campione che si allena sempre (social setting);
âą una comunitĂ di riferimento o di cui lui fa parte in modo archetipale: lo sport, la famiglia, le amicizie (work family);
âą unâappartenenza psicologica a un gruppo per mettersi in risalto con il proprio lavoro: il mondo calcistico (protagonismo individuale).
In questo modo â e con questo copione di vita autorappresentato â Ronaldo diventa CR7 proprio come Oreste diventava NOF4. Per ri-strutturare crede...