Giorni e mesi nella tradizione in Piemonte
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Enrico Bassignana

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Giorni e mesi nella tradizione in Piemonte

Enrico Bassignana

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À propos de ce livre

Giorno per giorno, mese per mese, i santi e i proverbi, i giorni di marca e il tempo, gli aforizmi le lune e le ricetteViviamo in un'epoca che va sempre piĂč di fretta. Dove domani vale piĂč di oggi, e dove ieri non c'Ăš piĂč. Un mondo che ha perso quei «segni del tempo» che, invece, davano senso e ritmo all'esistenza dei nostrinonni.Eppure quei « segni » sono ancora lĂŹ. Nella natura, nei proverbi del tempo, nei di 'd marca, nei Santi patroni, nelle credenze associate al ciclo lunare, addirittura nei ricettari di cucina.Scoprirli ci aiuterĂ  a dare un senso diverso al nostro tempo. Probabilmente continueremo a essere sempre di corsa. Ma forse diventerĂ  piĂč chiara la direzione verso la quale ci stiamo muovendo. E, soprattutto, impareremo ad apprezzare che cosa accade durante il viaggio.

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Informations

Année
2013
ISBN
9788880686736

SE A NOVÈMBER A TRON-A, ANADA BON-A
(Se a novembre tuona, annata buona)

1 Tutti i Santi
PĂšr Tuti ij Sant, maniĂČt e guant
(Per Tutti i Santi, manicotti e guanti: inizia il freddo)
2 Commemorazione dei Defunti
Esse dĂ«l color dĂ«l doi ’d novĂšmber
(Essere del colore del due novembre, cioĂš molto pallido)
3 San Martino de Porres
patrono dei poveri e dei parrucchieri
NovÚmber a va an campagna e a dëspeuja la castagna
(Novembre va in campagna e fa cadere le foglie al castagno)

4 San Carlo Borromeo
patrono di armaioli, fabbricanti d’amido, vescovi, catechisti, maestri; ù invocato contro la peste
Dio a manda ’l frĂšid second Ă«l mantel
(Dio manda il freddo proporzionato al mantello)
5 San Zaccaria
patrono dei muti
November a pija, ma a rend nen
(Novembre prende ma non rende)

6 San Leonardo di Noblac
patrono di carcerati, fabbricanti di fibbie e catene, minatori; ù invocato in caso di parti difficili, mal di testa, malattie infantili, malattie del bestiame, contro la grandine, gli attacchi dei banditi e contro l’obesità
DĂČp la pieuva, nivol: dĂČp la fiĂČca a-i ven Ă«l sol
(Dopo la pioggia, nuvolo; dopo la neve, viene il sole)
7 San Prosdocimo
Ël temp a lo comanda gnun
(Il tempo non lo comanda nessuno)
8 San Goffredo
A fĂČrsa ’d trĂČnĂ© a finiss pĂ«r pieuve
(A forza di tuonare finisce che piove)
9 San Teodoro
patrono delle reclute
Come Dio a veul, an tuti ij temp a pieuv
(Come Dio stabilisce, in tutti i tempi piove)
10 San Leone Magno
A San Leon seulia ’l pajon
(A San Leone liscia il pagliericcio nella stalla, dove si starĂ  al caldo in inverno)

11 San Martino di Tours
patrono di cavalieri, militari, mercanti, sarti, osti, militari, mendicanti; Ăš invocato dai mariti traditi
Se la neuit Ă«d San Martin a l’é nĂŹvol, ij bĂ«rgĂ© a cato ’l cino; se a l’é seren ij bĂ«rgĂ© a cato ’l fen
(Se la notte di San Martino Ăš nuvolosa, i pastori comperano il vitello: la prossima raccolta di fieno sarĂ  ricca; se Ăš sereno, i pastori comperano il fieno: si falcerĂ  poca erba)
12 San Giosafat Kuncewycz
patrono degli ecumenisti
Pieuva mnua a angan-a ’l vilan: a smija nen ch’a pieuva, ma a-j bagna ’l gaban
(La pioggia fine inganna il contadino: sembra che non piova, ma gli bagna il gabbano)

13 Sant’Omobono
patrono dei mercanti e dei sarti; la comunitĂ  gay di New York lo considera come proprio protettore, probabilmente a causa del nome: un patronato non ratificato dalla Chiesa
PĂ«r Sant’Òmobon, o fiĂČca o temp bon
(Per Sant’Omobono, o neve o bel tempo)
14 Santa Veneranda
Tant l’eva a fa mal come la fiĂČca a fa bin
(Tanto la pioggia fa male quanto la neve fa bene)

15 Sant’Alberto Magno
patrono dei naturalisti e degli scienziati
L’eva dla fiĂČca a fond nen tuta ant na vĂČlta
(L’acqua della neve non si scioglie tutta in una volta)
16 Santa Margherita
Vers Santa Margarita, eva pĂČca
(Verso Santa Margherita poca acqua: si puĂČ iniziare a bere il vino novello)

17 Santa Elisabetta d’Ungheria
patrona dei panettieri e di chi lavora in ospedale; protettrice delle associazioni caritatevoli
La fiĂČca a l’é util al gran come al vej Ă«l pastran
(Per il grano la neve Ăš utile come un pastrano per un anziano)

18 San Frediano
Për San Fredian sëmna a pien-e man
(Per San Frediano semina a piene mani)
19 San Fausto
N’ora ’d bel temp a suva le stra
(Un’ora di bel tempo asciuga le strade)
20 Santi Avventore, Ottavio e Solutore
Un arcancel ch’a dura ’d pĂŹ che ’n quart d’ora a l’é pĂŹ nen vardĂ 
(Un arcobaleno che dura piĂč di un quarto d’ora non Ăš piĂč guardato: ci si abitua in fretta anche alle novitĂ  piĂč belle)
21 Presentazione della Beata Vergine Maria
Ël vent a intra mai andoa a peul nen seurte
(Il vento non entra mai lĂ  dove non puĂČ uscire)

22 Santa Cecilia
patrona di musicisti, cantanti, compositori, fabbricanti di strumenti musicali, poeti
A tempesta mai a dann Ă«d tuti
(Non grandina mai a danno di tutti)
23 San Clemente
patrono dei barcaioli
A San Clement l’invern a buta ij dent
(A San Clemente l’inverno mette i denti)
24 Santa Flora
A l’é mej la tempesta che la suitin-a
(È meglio la grandine che la siccità)

25 Santa Caterina d’Alessandria
patrona di notai, filosofi, oratori, apprendiste sarte, filatrici, modiste, balie, mugnai; Ăš invocata dalle donne che allattano, in caso di emicrania e di naufragio
A Santa Catlin-a la fiĂČca an sla colin-a
(A Santa Caterina la neve in collina)

26 San Bellino di Padova
Ăš invocato contro le morsicature dei cani idrofobi
Ël di ’d San Blin
(Il giorno di San Bellino: equivale a « mai », anche se in realtà il Santo esiste davvero)

27 San Massimo di Rietz
patrono dei bambini; Ăš invocato dai moribondi
DĂČp la tempesta quaicĂČs a-i resta, ma ’l sĂčit a fa mal a tĂčit
(Dopo la grandine qualcosa resta, ma la siccitĂ  fa male a tutti)
28 Santa Fausta Romana
Ross Ă«d matin, ĂČgni cop l’é ’n fontanin
(Rosso al mattino, ogni tegola Ăš una fontanella: presto pioverĂ )
29 San Saturnino
Ross Ă«d sĂšira e grisa matinĂ  a son segn Ă«d na bela giornĂ 
(Rosso di sera e una grigia mattinata sono segni di una buona giornata)

30 Sant’Andrea
patrono dei pescatori; lo invocano le donne che non riescono ad avere figli
A Sant’Andrea ’l frùid a monta an carea
(A Sant’Andrea il freddo sale sullo scranno)

SPIRIT ËD COSSA

Da parecchi anni collaboro con un giornale locale: dopo tanto tempo, ci sono argomenti che di preferenza vengono assegnati a me. Tra essi c’ù il gran bazar del paranormale che, a novembre, propone d’obbligo la festa di Halloween (da All Saints Eve), celebrata nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre.
Nei nostri articoli certe volte capita di intervistare i negozianti che vendono zucche finte o costumi in stile horror. Altre si fa il giro degli oratori che da qualche anno, con sano buon senso, hanno inventato per i giovani una allegra « Festa dei santi ». Talvolta ci si interroga sul « senso della morte », sul fatto che sia piĂč o meno dimenticato al giorno d’oggi, e sulle feste che si propongono di buttare tutto in burla. PiĂč di rado, invece, ci s’interroga sulle radici precristiane di una ricorrenza che, al contrario, parrebbe limitarsi all’anglosassone « Dolcetto
o scherzetto? ».
CiĂČ premesso, un po’ d’ordine proviamo a farlo noi. Tradizionalmente si pensa (ma documenti scritti non ce ne sono) che nel calendario celtico il 31 ottobre fosse l’ultimo giorno dell’anno: col 1° novembre, Samhain, cominciava un anno nuovo. La scelta delle due date era legata al ciclo agricolo: l’epoca dei raccolti era terminata, e ci si preparava ad affrontare l’inverno.
Sopravvivere alla stagione fredda, basandosi solo sulle scorte accumulate nei mesi precedenti, era impresa non da poco, impossibile da affrontare da soli. Di qui l’importanza di una festa che celebrasse il senso di comunità non solo tra i vivi, ma anche con i trapassati.
I Celti perciĂČ credevano che, nella notte tra le due festivitĂ , gli spiriti dei morti tornassero per qualche ora sulla terra. Celebravano quello che per loro era l’ultimo giorno dell’anno recandosi nei cimiteri dove cenavano e cantavano, convinti che invisibili intorno a loro ci fossero anche i loro antenati. La notte di Halloween era dunque una sorta di cerniera tra passato e futuro, tra i mondi dell’aldiquĂ  e dell’aldilĂ .
Quando divenne la religione dominante, il Cristianesimo si pose il problema di cancellare (o meglio di trasformare) questa sopravvivenza dei riti pagani. Fu papa Gregorio III (731-741) a istituire la festa di Ognissanti. Scelse il 1° novembre come anniversario della consacrazione di una cappella in San Pietro dedicata alla memoria « dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo »: la data divenne festa di precetto nell’835. L’abate benedettino sant’Odilone di Cluny, invece, stabilĂŹ che dopo i Vespri del 1° novembre le campane dell’abbazia avrebbero suonato con rintocchi funebri, per commemorare i defunti per i quali, il giorno successivo, sarebbe stata celebrata una messa di suffragio.
Il cerchio era chiuso: all’accoppiata Halloween-Samhain la Chiesa rispose con le feste di Ognissanti e della Commemorazione dei Defunti, che ad essa si sovrapposero. Missione compiuta?
Direi di no, per due ragioni. La prima Ăš la gazzarr...

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