Claude Debussy
Ovunque lontano dal mondo
Enzo Restagno
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Claude Debussy
Ovunque lontano dal mondo
Enzo Restagno
Ă propos de ce livre
Affascinante ossimoro artistico dell'Ottocento, la vita e la musica di Claude Debussy sono sinonimo di anticonvenzionalitĂ e innovazione. Dietro gli occhi penetranti e la fronte pronunciata, il genio cercava soluzioni fantasiose, dagli esercizi suonati con trasporto alle stravaganze armoniche che portavano all'esasperazione i docenti del Conservatorio di Parigi. Lo stile che, secondo loro, sarebbe dovuto essere sĂ»r, correct, Ă©lĂ©gant et colorĂ© tra le sue mani diventava eccentrica finezza, scarto inatteso e atto di cesura di un secolo.Profondo conoscitore delle partiture di Debussy e grande lettore della sua corrispondenza, Enzo Restagno scrive una biografia del compositore dal ritmo andante e romanzesco, che ci parla di genitori, amici e amori, di riconoscimenti e incomprensioni, di difficoltĂ economiche e aviditĂ di conoscenza. Ma soprattutto di quegli incredibili grappoli di note che furono le opere di Debussy, della sua capacitĂ di ascoltare «la Natura e l'Immaginazione» e di farle confluire nella sua musica. La penna affabulatrice di Restagno allarga i nostri orizzonti mentre ascoltiamo le Images e i PrĂ©ludes o mentre assistiamo al PrĂ©lude Ă l'aprĂšsmidi d'un faune e a PellĂ©as et MĂ©lisande. Ci racconta passo passo le vicende che hanno portato alla loro nascita e costruzione, ne legge le sfumature, rivela quale spaccatura abbiano generato con il passato e quale progresso abbiano offerto al futuro.Ma Claude Debussy. Ovunque lontano dal mondo Ăš anche la testimonianza di un'etĂ dell'oro della creativitĂ , di quel crocevia di tutte le arti che fu la Parigi a cavallo fra Ottocento e Novecento, che Debussy seppe cogliere e sintetizzare: trasformĂČ le cattedrali dipinte da Monet nella CathĂ©drale engloutie, trasmutĂČ i versi di Baudelaire e MallarmĂ© nei suoi PoĂšmes, quelli di Verlaine nelle FĂȘtes galantes. Enzo Restagno ci restituisce la tessitura di quelle correspondances che unirono la poesia dei maledetti alla musica di un loro membro onorario: colui che invece di sommergere la parola poetica con la musica si sforzava di renderla ancora piĂč autentica.