Il teatro bambino. Itinerari formativi per l'infanzia
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Il teatro bambino. Itinerari formativi per l'infanzia

Anna Maria Valera, Carla Penati

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Il teatro bambino. Itinerari formativi per l'infanzia

Anna Maria Valera, Carla Penati

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À propos de ce livre

Attraverso la parola, il gesto, il corpo, il silenzio, il rumore, si attiva un percorso di narrazione in cui il gruppo possa manifestarsi e riconoscersi, e in cui ognuno possa affermare la propria identitĂ . Il bambino creerĂ  cosĂŹ scene di vita quotidiana e le vivrĂ  sapendo che le sta giocando. Dal nuovo punto di vista si accorgerĂ  quindi che la realtĂ , attraverso la rappresentazione comincia a dipendere da lui. Egli esce da una posizione determinata dagli adulti: "Mascherandosi" si svela, non solo per quello che Ăš, ma anche per quello che vorrebbe essere.

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Informations

Année
2015
ISBN
9788861532977
image
Diario di bordo “La lunga attesa”
image
“Prendi il tuo nome”
Prendi il tuo nome,
Ăš come ti risposero
al primo strillo, il suono
in cui madre e padre ti avvolsero
appena fuori dal silenzio
e ai risvegli soffiavano
nelle tue orecchie curiose.
Sei tu nei pensieri
di chi non ti ricorda faccia e voce.
Prendi il tuo nome e scrivilo
come chi ha fame pone piano il pane
e spezzalo,
gustane il molle e il duro e
gridalo e sgridalo e frugalo e rimbalzalo
come palla sul muro, come
sull’acqua pietra piatta. Con il nome
fatti poesia, corpo che suoni.
(Roberto Piumini)
I bambini ascoltano seduti in cerchio la lettura, viene di nuovo letta la poesia e li si invita ad agire seguendo il contenuto. La lettura con l’azione scenica viene ripetuta piĂč volte; chiediamo ai bambini di non fermarsi ai primi movimenti, ma di ricercarne altri o di migliorare quelli trovati. Tutti agiscono con piacere, poi uno alla volta presentano ai compagni la loro performance.
Alla fine dell’attività corporea, rientriamo in classe e ogni bambino scrive un testo dal titolo: “I suoni e i rumori che sento nel mio nome”.

Osservazioni dei bambini

Ecco alcuni testi:
Giona
Io sento una semplice G che mi accarezza e mi ricorda tanta felicitĂ  e l’amore per i bimbi piccoli. Sento anche la fantastica I che salverĂ  i bimbi sfortunati e salverĂ  le vocali; Ăš come un picchio che picchia e canta un canto speciale che sento nella mente. Quella O seria seria mi ricorda mio nonno che mi sgridava; quelle parole mettevano lacrime, come una sberla che mi sfiora e passa lentamente e mi abbandona in mezzo al gelo. La N minacciosa mi sgrida, mi oltrepassa il pensiero, mi ferisce il cuore, mi uccide come una tarantola che vuole uccidere i bambini sfortunati, che ogni giorno spezzano il pane con il loro nome. Sento nĂ© povertĂ  nĂ© ricchezza per la A che prova amicizia per i paesi felici, le feste di compleanno. Ma soprattutto nel mio nome sento l’amore e le ventimila voci del mondo, sento tutto questo e pure la musica fantastica del saggio picchio rosso che batte nel mio cuore.
Sara
Nel mio nome sento la SA molto morbida, invece la RA dura. Il mio nome lo sento dolce e corto. Mi piace sentirlo dire dalle persone. Quando la mia mamma mi sgrida, dice il mio nome molto forte. Il mio nome a me piace tantissimo ed Ăš leggero come una piuma. Lo scrivo e lo riscrivo sui quaderni e sui fogli bianchi e provo felicitĂ .
Il mio nome si sposta come il vento forte quando sono un po’ nervosa. Il mio nome Ăš come la neve che si scioglie per terra, ma qualche volta Ăš duro come il ghiaccio. Il nome che ho, io non lo lascerĂČ mai.
Babila
Io sento nella B la purezza e l’amore, nella I e nella L una scossa, come se ci fosse un controluce che spegne la A. Nel mio nome ù come se ci fosse un cucciolo di passerotto ferito. Allora la I e la L lo coccolano. La A mi ricorda l’affettuosità e la dolcezza dei miei genitori. La B e la A mi ricordano quando ero piccolo, un bambino appena nato e il primo suono d’amore era la I, la perfetta I. Era un suono dolce come il miele, acuto come uno strillo di dolcezza, vivace come il sole al mattino e severo come un tuono, bello come l’affetto. Le due B sono nate insieme dalla I e dalla A e danno forza, amore, intelligenza. Sono donatrici di felicità, vogliono bene a tutti. Il mio nome mi ricorda un leone tenace e coraggioso, bello e veloce, affettuoso come un gattino. B mi ricorda anche il cuculo che fa BIBIBIBIBIBI e a me piacciono tanto gli uccelli.
Francesca
Quando mi sussurro il mio nome sento un rumore strano, in lontananza, sembra un lupo che ulula nel buio e nel freddo, perĂČ subito dopo non sento piĂč niente e svanisce subito tutto. Ma quando sono triste e mi ripeto il mio nome, non sono piĂč triste. Quando dico Francesca, mi sento nel mondo delle fiabe. Nel FRA mi sento leggera e volo nell’aria come un uccello lasciato da poco in libertĂ . PerĂČ CE mi sta un po’ antipatico perchĂ© Ăš duro e a me non piace la durezza. A volta questa CE mi fa sentire nel vuoto, da sola, senza nessuno vicino, senza nessuno che mi incoraggia. PerĂČ quello che odio di piĂč Ăš SCA perchĂ© la S e la C sono davvero troppo dure, non riesco nemmeno a pronunciarle. Infatti tutti mi chiamano Franci o Fra; perĂČ pronunciare tutto il mio nome insieme mi rende felicissima!
Silvia
Se dico SIL mi sento un fiore che perde i petali molto dolcemente e molto lentamente, perchĂ© il vento leggero oggi soffia molto delicatamente. In VIA mi sento un bastone rigido. Dritto e duro come il ferro. Nella S mi sento una cosa nĂ© molle nĂ© dura, nĂ© grossa nĂ© piccola, forse una caramella gommosa. Nella A mi sento l’erba calpestata da un bambino che corre nel prato. Nella I sento un pino alto che sfiora le nuvole nel paradiso. Nella V sento un’altalena che dondola sempre piĂč veloce. Nella L mi sento come uno straccio caduto a terra da poco.
Tommaso
Io sento TOM come un’ape che sbatte le ali intorno al mio orecchio e quelle due MM che sono gemelle pestifere e prepotenti che si sentono due regine, ma non hanno la corona. Quella A Ăš esausta e sta camminando da ore nel deserto che esiste solo nella sua mente. Quel SO che Ăš piĂč avanti, ma esausto anche lui, non trova mai un rifugio, e dopo qualche minuto scorge un’oasi piccola e con poca acqua; lui non beve e aspetta la A che Ăš piccola e lontana, ma dopo si fa grande e i due si dividono l’acqua e ricominciano il cammino fianco a fianco e dopo qualche minuto sentono un sibilo e cadono sulla sabbia cocente.
Leonardo
Quando dico LEO mi sento una foglia che cade da un albero superveloce: LEOOOOOO, LEOOOO.
In NAR sento gridare il mio nome come se lo mettessi in un angolo, come se lo mettessi in castigo a spezzare in due con il coltello tutti i tamburi che trova in camera sua: NARR, NARR, NARR, NARR. DO invece Ăš come una palla che sbatte da tutte le parti, distruggendo tutto quello che trova nella sua strada come un carrarmato, come se buttasse giĂč qualunque cosa: la cartella, la tele, tua mamma e tuo papĂ , i quadri, i tuoi schedari, tua sorella, i bicchieri, i piatti, le forchette, i cucchiai, la scrivania, i libri, il frigorifero, tutti i tuoi letti, il cuscino, la tua coperta, i tuoi vasi, i vestiti, gli attaccapanni, la porta, tutti gli occhiali e le bottiglie: DOO, DOO, DOO, DOO.

Osservazioni delle insegnanti

Nel fare questa lezione abbiamo paura che i bambini non capiscano la poesia e che si blocchino di fronte alla richiesta. Invece, come al solito, rispondono con grande entusiasmo.
All’inizio i primi movimenti sono piuttosto stereotipati, poi pian piano aumenta la concentrazione e alcuni bambini riescono a fare delle vere e proprie azioni teatrali, belle da vedere, mentre altri, i piĂč insicuri, non riescono ad uscire dallo stereotipo e si guardano continuamente in giro, non riuscendo a concentrarsi su quello che stanno facendo.
Quello dello stereotipo Ăš un problema che dovremo affrontare piĂč seriamente.
L’aver fatto scrivere un testo, subito dopo l’animazione sulla poesia di Piumini, ù risultato stimolante. I testi scritti dai bambini sono tutti ricchi di spunti, di idee e di metafore e verranno letti e messi in comune, divenendo così da subito materiale utile per le improvvisazioni.
SarĂ  proprio partendo da questi testi che chiederemo ai ...

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