Orientamento
eBook - ePub

Orientamento

Le qualitĂ  umane e il mondo digitale

Paola Parente

Partager le livre
  1. 96 pages
  2. Italian
  3. ePUB (adapté aux mobiles)
  4. Disponible sur iOS et Android
eBook - ePub

Orientamento

Le qualitĂ  umane e il mondo digitale

Paola Parente

DĂ©tails du livre
Aperçu du livre
Table des matiĂšres
Citations

À propos de ce livre

Cosa significa orientare e che cosa significa orientare oggi?Orientare oggi significa inserire questo tema nei percorsi di crescita dei ragazzi in maniera strutturata e consapevole, in modo da poter 'vedere' la persona (prima della risorsa umana) e le 'qualitĂ  umane'.Per realizzare questo non basta solo intervenire sui gap di competenze oppure nominare precocemente le competenze, ma Ăš necessario che i ragazzi e gli adulti sviluppino tre dimensioni: ‱un orientamento maturo, la capacitĂ  di compiere scelte consapevoli;‱la capacitĂ  combinatoria, il lavoro della nostra memoria che sa e puĂČ comporre e ricomporre i saperi in funzione di risposte sempre competenti e pertinenti ai diversi contesti;‱l'approccio scientifico, ovvero saper sviluppare una ricerca sapendo raccogliere, selezionare e analizzare i dati per continuare ad andare avanti nella conoscenza.Questo libro nasce da un'idea di riflessione sull'orientamento come percorso fondamentale per sostenere le persone e la collettivitĂ  nelle scelte di vita e di lavoro. Indaga sul significato delle parole che definiscono oggi i percorsi di crescita delle nuove generazioni: lavoro, posto di lavoro, competenze. Un'indagine per riflettere sulla costruzione del passaggio tra la formazione e lavoro e analizzarne i pericoli che mettono in difficoltĂ  questo delicato passaggio.

Foire aux questions

Comment puis-je résilier mon abonnement ?
Il vous suffit de vous rendre dans la section compte dans paramĂštres et de cliquer sur « RĂ©silier l’abonnement ». C’est aussi simple que cela ! Une fois que vous aurez rĂ©siliĂ© votre abonnement, il restera actif pour le reste de la pĂ©riode pour laquelle vous avez payĂ©. DĂ©couvrez-en plus ici.
Puis-je / comment puis-je télécharger des livres ?
Pour le moment, tous nos livres en format ePub adaptĂ©s aux mobiles peuvent ĂȘtre tĂ©lĂ©chargĂ©s via l’application. La plupart de nos PDF sont Ă©galement disponibles en tĂ©lĂ©chargement et les autres seront tĂ©lĂ©chargeables trĂšs prochainement. DĂ©couvrez-en plus ici.
Quelle est la différence entre les formules tarifaires ?
Les deux abonnements vous donnent un accĂšs complet Ă  la bibliothĂšque et Ă  toutes les fonctionnalitĂ©s de Perlego. Les seules diffĂ©rences sont les tarifs ainsi que la pĂ©riode d’abonnement : avec l’abonnement annuel, vous Ă©conomiserez environ 30 % par rapport Ă  12 mois d’abonnement mensuel.
Qu’est-ce que Perlego ?
Nous sommes un service d’abonnement Ă  des ouvrages universitaires en ligne, oĂč vous pouvez accĂ©der Ă  toute une bibliothĂšque pour un prix infĂ©rieur Ă  celui d’un seul livre par mois. Avec plus d’un million de livres sur plus de 1 000 sujets, nous avons ce qu’il vous faut ! DĂ©couvrez-en plus ici.
Prenez-vous en charge la synthÚse vocale ?
Recherchez le symbole Écouter sur votre prochain livre pour voir si vous pouvez l’écouter. L’outil Écouter lit le texte Ă  haute voix pour vous, en surlignant le passage qui est en cours de lecture. Vous pouvez le mettre sur pause, l’accĂ©lĂ©rer ou le ralentir. DĂ©couvrez-en plus ici.
Est-ce que Orientamento est un PDF/ePUB en ligne ?
Oui, vous pouvez accĂ©der Ă  Orientamento par Paola Parente en format PDF et/ou ePUB ainsi qu’à d’autres livres populaires dans Aides Ă  l'Ă©tude et Guides d'Ă©tude. Nous disposons de plus d’un million d’ouvrages Ă  dĂ©couvrir dans notre catalogue.

Informations

Éditeur
Hoepli
Année
2021
ISBN
9788836006342

1. L’orientamento e il lavoro

“
 non so che cosa dire di me, mi aspetto che sia l’azienda a dirmi quello che so fare.”
(Un ragazzo in cerca del suo primo lavoro)
Vorrei introdurre questa riflessione sull’importanza dell’uso corretto delle parole partendo da un episodio accaduto all’inizio degli anni Novanta, quando furono istituiti i nuovi Diplomi Universitari (L. 341 del 13 novembre 1990). All’epoca lavoravo per un’azienda speciale della Camera di Commercio di Napoli e collaboravo alla gestione di un progetto formativo che affiancava con attivitĂ  professionalizzanti i giovani che frequentavano questi nuovi percorsi accademici. Il progetto prevedeva l’incontro degli studenti con le realtĂ  produttive attraverso visite, stage, testimonianze in aula, ed io ero la responsabile della relazione con le aziende. Tra le tante attivitĂ  organizzate in quegli anni avevo previsto la visita del polo aerospaziale di Tolosa, un sito di grande interesse per i giovani studenti della FacoltĂ  di Ingegneria. Arrivando al centro che testa i satelliti ci fecero accomodare in una sala con una grande vetrata: da quella vetrata potevamo vedere il futuro. L’ambiente circostante era di un bianco accecante interrotto solo dalla grande apertura della galleria del vento e anche le persone intorno al satellite erano a loro volta vestite di bianco dalla testa ai copri-scarpa, l’atmosfera era fantascientifica. Uno dei miei studenti, evidentemente impressionato da tale vista, mi guardĂČ e disse: “questi sono tutti scienziati, avranno tutti tre lauree, a me basta che mi diano un posto di lavoro”.
Io non risposi e invitai Luca a porre la domanda alle persone vestite di bianco per capire quali studi avessero seguito. Quel giorno la fortuna volle che il satellite che veniva testato fosse RAI SAT, dunque italiano, e la squadra di lavoro impegnata venisse da Roma, dall’Alenia Spazio. Luca si rivolse al caposquadra, un simpaticissimo signore romano, che alla domanda “Quante lauree avete?” con un sorriso prese sottobraccio il ragazzo e gli spiegĂČ che il satellite veniva progettato sĂŹ dagli ingegneri ma il test era effettuato da un team di tecnici con a capo un solo ingegnere.
Grazie a questa domanda Luca aveva ricevuto alcune informazioni fondamentali per il suo orientamento verso il mercato del lavoro: la prima, che in una realtĂ  aziendale esiste una divisione del lavoro e che i processi produttivi richiedono livelli formativi differenti; la seconda, che si possono fare lavori (per me) interessanti, con titoli di studio differenti e la cooperazione fra gli stessi forma una squadra; la terza, che la costruzione di una professionalitĂ  comprende molte variabili; la quarta, la piĂč importante, che anche lui poteva diventare uno “scienziato”. La sua espressione di soddisfazione nell’accogliere quella risposta rappresentava un primo importante passo, per lui e i suoi coetanei, verso il mondo che li avrebbe attesi, il quale a sua volta stava e sta aspettando i giovani e i loro personali talenti.
Il percorso compiuto da Luca era partito da espressioni linguistiche scelte in modo generico come “questi” o “tutti”, oppure “basta un lavoro”, viziate all’origine dalla mancata riflessione sull’importanza di costruire frasi che permettano alle parole di definire correttamente la realtĂ  che descrivono, in questo caso quella di un contesto lavorativo. Una situazione percepita come inavvicinabile diventa possibile se cresce la consapevolezza di che cosa essa rappresenti realmente, permettendo alla conoscenza di poter delineare il futuro delle persone. Oggi molti giovani e meno giovani faticano a compiere questo percorso di consapevolezza, ed Ăš per questo che ho cercato di indagare le origini di queste difficoltĂ , anche alla luce degli straordinari mutamenti del mercato del lavoro e piĂč in generale del vivere sociale. La domanda di Luca Ăš partita dallo stupore di un’esperienza reale che ha messo in moto le sue emozioni, la comprensione delle proprie risorse e lui stesso come persona. Come un astronauta ha iniziato a camminare verso il suo futuro, aiutato dalla riflessione sul significato delle sue affermazioni.

1.1. Perché le parole: come si esprimono i ragazzi

La genericitĂ  delle espressioni verbali dei ragazzi rivela tutta la loro difficoltĂ  nel descrivere la relazione tra se stessi e il mondo (del lavoro), lasciando indebolire un naturale orientamento. Metto tra parentesi “del lavoro” perchĂ© il nostro mondo contiene gli aspetti operativi delle attivitĂ  lavorative, ma orientare i ragazzi significa innanzitutto estendere il loro sguardo sul mondo, sullo stare nel mondo, sulla loro vita. Per introdurre questo tema, mi sembra interessante partire dalle espressioni piĂč frequenti che ho ascoltato nelle mie aule: “mi sono laureato e adesso troverĂČ un lavoro”; “ho fatto tutto quello che potevo fare per cercare un lavoro”; “ho inviato curriculum dappertutto ma le aziende non rispondono”; “basta che mi diate un lavoro, io mi accontento”; “mi aspetto che siate voi a darmi un lavoro”; “sarĂ  l’azienda a dirmi quello che so fare”; “non so quello che voglio fare, fino ad oggi ho solo studiato”; “la mia famiglia mi ha detto che Ăš meglio
”; “mi hanno detto che bisogna fare un Master”.
Oggi, a queste frasi, se ne aggiungono di nuove che riflettono la narrazione negativa che ha accompagnato la crisi economica negli ultimi anni: “so che di questi tempi mi devo accontentare di qualsiasi lavoro”; “sĂŹ, studio ma non so se avrĂČ mai un lavoro”; “ho deciso di lasciare gli studi perchĂ© non c’ù lavoro”.
Sono frasi che penalizzano in partenza il tipo di relazione con il mondo (del lavoro), allontanando i giovani dalla ricerca di risposte appropriate alle aspettative che nutrono per il loro futuro. In realtĂ , sono anche il segno piĂč evidente della grande confusione, direi di natura culturale, in cui versano, che rischia di separarli dai loro stessi desideri. Una cultura del lavoro nasce in una relazione tra noi e il mondo, da una riflessione che muove dal passato verso il futuro, dalle domande che scuotono la nostra intimitĂ  per suscitare desideri, aspirazioni, visioni. Solo riconoscendo la nostra volontĂ  possiamo poi costruire un progetto di vita e lavoro. Nella frase che apre il paragrafo il ragazzo delega all’azienda la conoscenza di se stesso, chiede a una realtĂ  produttiva di dire di lui. La grammatica, dice Daniel Pennac, “ù il primo strumento del pensiero organizzato e la famosa analisi logica (di cui serbavamo un ricordo abominevole) regola gli snodi della nostra riflessione”.1
Se analizziamo le frasi degli esempi riportati sopra, i nostri giovani passano indifferentemente dall’asserzione vaga alla genericitĂ  assoluta, con parole che evidenziano l’assenza di un pensiero compiuto, le proposizioni subordinate sono pressochĂ© assenti e questo impoverisce l’articolazione del linguaggio, ovvero la base storica di ciĂČ che noi chiamiamo la civiltĂ  umana. L’affermazione vaga, sostiene Claudio Luzzati, “cade su un’ipotesi indecidibile, che non possiamo sapere in via di principio se sia vera o falsa, un’asserzione generica Ăš decidibile, anzi puĂČ essere molto spesso vera, ma lo sarĂ  in modo banale, poco informativo”2 e non sapremo che cosa farcene. Quando i giovani dicono: “mi sono laureato (o diplomato) e adesso devo trovare un lavoro”, affermano in astratto una cosa vera: che hanno studiato, si sono impegnati e dunque possono trovare, anzi sicuramente, un giorno potranno trovare un lavoro. Tuttavia, in quanto affermazione estremamente generica, il risultato Ăš del tutto ipotetico, perchĂ© non tiene conto di alcuni aspetti fondamentali per qualificare una scelta: che tipo di lavoro voglio cercare, come si collega ai miei desideri, alle mie aspettative, alle mie risorse personali, infine con quali modalitĂ  penso di arrivarci. Il rischio che corrono Ăš di restare imprigionati in una incertezza inutile e di essere visti dall’azienda come carenti nella capacitĂ  di elaborare un pensiero e una scelta in autonomia. Le frasi vaghe sono: “c’ù la crisi, non c’ù lavoro, devo accontentarmi”, queste espressioni impediscono anche la piĂč piccola azione, la ricerca attiva. Non c’ù neanche il tentativo, perchĂ© cadendo su un’ipotesi indecidibile, viene meno la condizione che dĂ  vita all’azione. Per evitare tutto questo occorre essere consapevoli del fatto che la crescita delle persone Ăš un processo graduale, che normalmente si sviluppa negli anni degli studi, dove si apprende ad organizzare il linguaggio, le strutture sintattiche e i loro significati, per elaborare il pensiero e permetterne la sua espressione. Per il filosofo Massimo Cacciari, “senza la grammatica il discorso si disarticola, la determinatezza dei significati vacilla e di conseguenza il pericolo del fraintendersi aumenta”.3 Un linguaggio che perde il significato non permette di acquisire la conoscenza e restiamo fermi a collezionare dati, dando vita a incomprensioni insanabili.
In aula con i ragazzi mi sono trovata a ragionare sulla costruzione delle frasi che spesso iniziano con “tutte le imprese”, “nessuna azienda”, “cerco un lavoro”. In quest’ultimo caso il sostantivo Ăš retto dall’articolo indeterminativo che ne rafforza la genericitĂ . Nella genericitĂ  c’ù spesso una mancanza di informazioni, una ricerca che non Ăš mai stata avviata o un approfondimento che si Ăš perso nella difficoltĂ  di capire quali sono le informazioni rilevanti, quelle che potrebbero portarci ad una elaborazione del nostro pensiero, considerando anche la soggettivitĂ  di alcune valutazioni. Quando i giovani si confrontano con le parole che utilizzano per creare la loro storia iniziano a capire che la genericitĂ  puĂČ rappresentare solo parzialmente la realtĂ , minando fortemente la capacitĂ  di dare un significato alle informazioni. Apprendere della propria vita dovrebbe essere un processo naturale e la capacitĂ  di esprimersi attraverso il linguaggio Ăš il suo nutrimento. Spesso in aula chiedo cosa intendano per “tutte”, per “lavoro”, per “cri...

Table des matiĂšres