1
LE ORIGINI DELLE SCIENZE FORENSI
Tutto ebbe inizio con ventitré pugnalate
Avvenne tutto il 15 marzo del 44 Avanti Cristo. In quel giorno si tenevano le âIdi di Marzoâ, una festivitĂ legata a Marte, dio della guerra, da celebrarsi nel quindicesimo giorno del mese. Tre giorni dopo Gaio Giulio Cesare, Imperatore di Roma, avrebbe lasciato la cittĂ eterna per partecipare al conflitto contro Parti e Geti, e per questo fu invitato da Decimo Bruto a raggiungere il Senato per discutere di diverse faccende. Una volta giunto sul posto, mentre si stava sedendo attorniato da tutti i senatori, Lucio Tillio Cimbro gli si avvicinĂČ con il pretesto di presentare una petizione per annullare lâesilio del fratello e gli strattonĂČ la toga. Era il segnale: in pochi istanti si consumĂČ il piĂč celebre assassinio della storia. Publio Servilio Casca sferrĂČ la prima pugnalata al collo dellâimperatore e a questa ne seguirono altre ventidue. VentitrĂ©, infatti, furono le coltellate che sancirono la morte di Gaio Giulio Cesare. Solo una perĂČ, la seconda, fu quella mortale, poichĂ© trapassĂČ il petto della vittima, andando a recidere lâaorta.
15 MARZO 44 A.C: LA PRIMA ANALISI FORENSE DELLA STORIA.
Morte di Giulio Cesare, Vicenzo Camuccini, 1806 circa.
Autopsia di una leggenda
Se oggi conosciamo i dettagli scientifici e la vera causa della morte di Giulio Cesare lo dobbiamo a un medico di nome Antistio. Rinomato per la sua bravura e i suoi metodi innovativi, fu scelto da Cesare in persona come suo medico personale e consigliere. Antistio potĂ© ben poco per curare lâoscuro malessere di cui era afflitto lâimperatore, e che oggi i ricercatori riconducono a epilessia o a una lunga serie di ictus, ma la sua abilitĂ divenne molto utile, in realtĂ , proprio quando Cesare spirĂČ. Fu infatti il suo medico a essere incaricato di eseguire lâautopsia sul corpo, per lo meno da quel che riporta lo scrittore e biografo romano Svetonio. Nel suo De vita Caesarum, o Le vite dei Cesari, troviamo infatti:
Nec in tot vulneribus, ut Antistius medicus existimabat, letale ullum repertum est, nisi quod secundo loco in pectore acceperat.
Che, piĂč o meno, puĂČ essere tradotto con:
E di tante ferite, secondo il referto di Antistio, nessuna fu mortale a eccezione di quella che aveva ricevuto per seconda in pieno petto.
Lâapparizione di Antistio nelle cronache dellâepoca fu fugace e non si sa molto altro su questo medico, ma Ăš a lui che dobbiamo uno dei primi esempi documentati di autopsia, che rientra a pieno titolo nel novero delle analisi forensi. Oggi potreste pensare che si tratti dopotutto di una pratica normale, con cui tutti, al cinema o nella realtĂ , ci siamo confrontati, ma nel primo secolo Avanti Cristo era tuttâaltro che scontata. Pensate: il corpo di uno dei personaggi piĂč importanti della storia dellâumanitĂ veniva conferito a un medico che ne poteva disporre a piacimento, al fine di capire cosa ne avesse davvero causato la morte. Una blasfemia, considerando che allora, e per tanti secoli successivi, lâesame un cadavere era vietato della religione e poteva essere punito con la pena di morte. I greci, al solito, erano un caso a parte.
IL CORPO DI UNO DEI PERSONAGGI PIĂ IMPORTANTI DELLA STORIA DELLâUMANITĂ VENIVA CONFERITO A UN MEDICO CHE NE POTEVA DISPORRE A PIACIMENTO, AL FINE DI CAPIRE COSA NE AVESSE DAVVERO CAUSATO LA MORTE.
Nella Grecia Antica, infatti, non si facevano troppi problemi a esaminare cadaveri per nobili motivi di studio, tanto che risalirebbero a quellâepoca le prime testimonianze di autopsia. Quella di Alcmeone di Crotone Ăš di certo la piĂč famosa, anche se non del tutto verificata. Si sa con certezza che era solito sezionare animali viventi, ma Ăš difficile affermare con certezza che esaminĂČ anche esseri umani, e ancor piĂč difficile Ăš stabilire che lo fece per stabilirne le cause di morte. Ecco perchĂ© anche i lavori di Erofilo di Calcedone ed Erasistrato di Ceo, due medici e anatomisti di etĂ alessandrina, non sono riconducibili al mondo delle analisi forensi. BenchĂ© si prodigassero nella vivisezione e nellâautopsia di animali morti, il loro interesse era lo studio dellâanatomia. Niente a che vedere, dunque, con indagini su corpi umani per capire cosa avesse portato alla loro morte. Ecco perchĂ© Antistio Ăš riconosciuto come il padre della medicina forense. Che, in veritĂ , rimane ben poco documentata fino alla fine del diciannovesimo secolo. Le cronache si accavallano e le notizie in proposito si fanno numerose, ma di sicuro uno dei primi, chiari, episodi di analisi forense di un cadavere riguarda il caso Burke e Hare.
Commercio di cadaveri
Dovete sapere che, in quel periodo, vi era grande richiesta di cadaveri per motivi di studio. UniversitĂ e ospedali pagavano cifre consistenti di denaro pur di accaparrarsi corpi da analizzare ed Edimburgo, in particolare, era diventato uno dei principali centri europei nello studio dellâanatomia. Chiaro, dunque, che nella capitale scozzese si fosse creato un vero e proprio traffico di cadaveri, con la domanda che superava di gran lunga lâofferta. Va detto che, per fortuna, la fornitura di corpi era regolata da leggi severe. Dovevano appartenere a detenuti morti in prigione, orfani e trovatelli morti per cause naturali, vittime di suicidio. Tipologie di cadaveri non semplici da trovare e rivendere, tanto che si diffuse la pratica di profanare le tombe pur di soddisfare le richieste e raccogliere ingenti fortune. Chi si occupava di questo sporco lavoro entrava nel novero dei cosiddetti resurrection men. Sono certo che non avete bisogno di traduzione. William Burke e William Hare, due irlandesi, iniziarono questa attivitĂ illegale per caso.
UniversitĂ e ospedali pagavano cifre consistenti di denaro pur di accaparrarsi corpi da analizzare ed Edimburgo, in particolare, era diventato uno dei principali centri europei nello studio dellâanatomia.
Il 29 novembre del 1827 un inquilino di Hare morĂŹ in casa per cause naturali (idropisia o edema) e i due, dopo essersi consultati, decisero di venderne il corpo a Robert Knox, scienziato dellâepoca molto interessato allo studio dellâanatomia. La trattativa andĂČ a meraviglia e i due resurrection men intascarono piĂč di sette sterline. Una fortuna, per lâepoca. Burke e Hare ci presero gusto. Un paio di mesi dopo unâaltra inquilina di Hare si ammalĂČ, cosĂŹ i due loschi soci in affari decisero di farla fuori e tornare da Knox con un nuovo corpo da vendergli. Burke e Hare iniziarono cosĂŹ una serie di omicidi allo scopo di arricchirsi, per lo meno fino a quando furono scoperti. Accadde quando assassinarono Margaret Docherty, facendosi perĂČ scoprire da altri inquilini di Hare, che chiamarono la polizia. Venne disposta unâanalisi forense da parte di due medici, Robert Christison e William Newbigging, da cui emerse che la poveretta era stata soffocata, sebbene non fosse possibile confermarlo con certezza. CosĂŹ si dovette ottenere la confessione di Hare, in cambio dellâimmunitĂ da ogni accusa, per mettere fine alle indagini e accusare Burke come unico autore del misfatto. William Burke fu condannato a morte per impiccagione: lâesecuzione avvenne il 28 gennaio 1829 e, dopo la morte, il suo corpo venne donato alla scienza. Lo scheletro, ancora oggi, Ăš conservato e visibile al museo di anatomia dellâEdinburgh Medical School.
WILLIAM HARE
WILLIAM BURKE
Lâesecuzione pubblica di William Burke.
Lo scheletro di William Burke alla Edinburgh Medical School.
I London Burkers
Lâanalisi forense, nel caso Burke e Hare, diede una svolta preziosa, ma non decisiva, alle indagini. Un ruolo piĂč marcato lo ebbe un paio di anni dopo. La richiesta di corpi da studiare si era fatta ancora piĂč incessante, da parte di universitĂ e ospedali. Il Kingâs College di Londra era uno degli istituti piĂč interessati, tanto che vi si recavano numerosi individui specializzati proprio nel traffico di corpi privi di vita. Alcuni, addirittura, si mettevano in societĂ e una di queste passĂČ alla storia come i âLondon Burkersâ, nome derivato proprio da William Burker e la sua vicenda. Si trattava di un gruppo capeggiato da John Bishop, insieme a un portiere di Covent Garden, Michael Shields; un macellaio disoccupato, James May; e tale Thomas Williams. I quattro erano specializzati proprio nel recuperare cadaveri al fine di venderli sia al Kingâs College, sia ad alcuni ospedali come il St. Thomas e il St. Bartholomew.
IL KINGâS COLLEGE DI LONDRA ERA UNO DEGLI ISTITUTI PIĂ INTERESSATI, TANTO CHE VI SI RECAVANO NUMEROSI INDIVIDUI SPECIALIZZATI PROPRIO NEL TRAFFICO DI CORPI PRIVI DI VITA.
Gli affari dei London Burkers andavano a gonfie vele, fino a quando, il 5 novembre del 1831, Bishop e May portarono allâuniversitĂ un sacco contenente il cadavere di un ragazzo di quattordici anni. Il corpo era giĂ stato offerto, senza successo, al Guyâs Hospital de...