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La grammatica senza segreti
Raffaella Riboni
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La grammatica senza segreti
Raffaella Riboni
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Il testo si occupa di fonologia, ortografia e morfologia con l'esposizione semplice ma completa delle regole grammaticali e con numerosi esempi e mappe concettuali utili per la corretta comprensione della materia. E' rivolto agli studenti delle scuole medie e superiori, a chi deve affrontare le prove invalsi, le prove di ingresso o i test di ammissione in numerose facoltĂ o a chi semplicemente vuole approfondire la conoscenza della bellissima, ma a volte complessa, lingua italiana.
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FilologĂaSous-sujet
GramĂĄtica y puntuaciĂłnCAPITOLO IV: LA MORFOLOGIA
LA STRUTTURA DELLE PAROLE
Quando pronunciamo un discorso o anche una semplice frase mettiamo insieme, collegandole insieme lâuna allâaltra in una serie di combinazioni, una serie di parole. Queste ultime sono composte da morfemi, cioĂš unitĂ minime, dotate di significato proprio. Ogni morfema Ăš, a sua volta, formato da fonemi (suoni).
Tradizionalmente le parole sono qualificate come âparti del discorsoâ. Possiamo subito distinguere le parti variabili del discorso e le parti invariabili del discorso.
LE PARTI VARIABILI DEL DISCORSO
Appartengono al gruppo delle parti variabili del discorso quelle parole che si possono scomporre in un morfema lessicale (o radice), che resta invariato, e in un morfema morfologico (o desinenza), che cambia a seconda dei casi (genere: maschile o femminile; numero: singolare o plurale).
Il morfema lessicale indica il significato di base del vocabolo, quello morfologico esprime le caratteristiche grammaticali della parola. Prendiamo, ad esempio, la parola âragazzoâ? Qual Ăš la radice e quale la desinenza? In effetti abbiamo: ragazzo, ragazza, ragazzi, ragazze, ragazzino, ragazzina, ragazzini, ragazzine, ragazzone, ragazzaccio etc.
Tutte queste parole hanno una parte in comune: ragazz- che si ripete sempre. Diciamo allora che la radice (morfema lessicale) della parola o, meglio, di tutte le parole che abbiamo usato come esempio Ăš ragazz-, mentre le parti finali delle parole (-o per ragazzo, -a per ragazzaâŠ-ino per ragazzino etc.) costituiscono le desinenze (morfemi morfologici) che esprimono le caratteristiche grammaticali del vocabolo (-o di ragazzo: singolare maschile, -a di ragazza: singolare femminile, -i di ragazzi plurale maschile, -ini di ragazzini plurale maschile alternato etc.).
La radice (ragazz-) esprime il significato di base della parola. Potremmo dire: giovane uomo.
E nella parola âgattiâ? Gatt- Ăš la radice ed esprime il significato di base della parola (animale domestico). âi invece Ăš la desinenza. In questo caso essa esprime un numero plurale e un genere maschile (gatti), ma potremmo modificare tale morfema morfologico e usare âgattoâ (maschile singolare), gatta (femminile singolare), gatte (femminile plurale), gattone (maschile singolare alternato) etc.
Sono parti variabili del discorso:
- lâarticolo (il, lo, lâ, la, i, gli, le, un, una);
- il nome (bambino, stella, Sara, Andrea, salone, monte, cane);
- lâaggettivo (rosso, simpatica, questo, mio, due, quarto, tale);
- il pronome (io, tu, mi, le, se, si);
- il verbo (vado, eri, mangiĂČ, faremo, vada, andrei).
LE PARTI INVARIABILI DEL DISCORSO
Sono parti invariabili del discorso quelle parole che non cambiano forma perché sono prive di desinenza. Non hanno cioÚ il morfema morfologico.
Sono parti invariabili del discorso:
- lâavverbio (mai, allora, domani, velocemente, qui, lĂ );
- la preposizione (di, a, da, in, con, su, per, tra, fra);
- la congiunzione (e, anche, o, che, ma, tuttavia);
- lâinteriezione (ah, oh, eh, boh, ahimĂš).
PAROLE PRIMITIVE, COMPOSTE E DERIVATE
Parole primitive: sono parole costituire solo da radice e desinenza (casa, donna, terreno, cane).
Parole composte: sono parole formate dallâunione di due o piĂč parole diverse (capostazione, pianoforte, carovita, dormiveglia).
Parole derivate: sono parole ottenute aggiungendo alla radice di una parola i cosiddetti affissi o morfemi modificanti. Gli affissi si dicono prefissi quando precedono la radice: rigenerare (ri-generare), tralasciare (tra-lasciare), conseguire (con-seguire), inadatto (in-adatto). Gli affissi si dicono suffissi quando seguono la radice della parola: barista (bar-ista), libraio (libr-aio), canile (can-ile).
GLI ARTICOLI
Lâarticolo Ăš quella parte variabile del discorso che ha la funzione di precedere il nome con cui concorda in genere (maschile o femminile) e numero (singolare o plurale).
Lâarticolo ha le seguenti funzioni:
- introduce il nome: il cane, un cane, lo zoccolo, gli zoccoli, la casa, le maestre;
- sostantiva cioĂš âtrasformaâ in nome qualsiasi parte del discorso: il verde (aggettivo), il cantare (verbo), il dove (avverbio);
- consente di individuare il genere e/o il numero di un nome invariabile: il/la farmacista, la/le specie;
- chiarisce il significato di un nome che ha senso diverso a seconda del genere: il capitale (patrimonio), la capitale (di uno Stato).
Gli articoli si distinguono in determinativi, indeterminativi e partitivi.
GLI ARTICOLI DETERMINATIVI
Gli articoli determinativi hanno la funzione di determinare:
- ciĂČ che Ăš noto (la nostra mamma, il negozio dietro lâangolo);
- persone, animali o cose che esistono come individui (il sole, il mio gatto, il tavolo);
- i concetti astratti (la gentilezza, la fantasia).
Gli articoli determinativi maschili âilâ e âiâ si usano quando il nome che segue inizia per consonante (il bambino, i bambini, il cane, i cani, il medico, i medici).
Gli articoli determinativi maschili âloâ e âgliâ si usano quando il nome che segue inizia per:
- vocale (lâorso, gli orsi, lâorto, gli orti);
- x oppure y (lo xilofono, gli xilofoni, lo yogurt, gli yogurt);
- s + consonante (lo stradario, gli stradari, lo spazio, gli spazi);
- z (lo zaino, gli zaini);
- gn (lo gnocco, gli gnocchi);
- ps oppure pn (lo psichiatra, gli psichiatri, lo pneumatico, gli pneumatici);
- i + vocale (lo ione, gli ioni).
USO DELLâARTICOLO DETERMINATIVO: CASI PARTICOLARI
NOMI E COGNOMI
Di norma non si usa lâarticolo determinativo:
- con i nomi propri di persona (Esempi. Ho telefonato a Mario. La maestra ha interrogato Luigi);
- con i cognomi, soprattutto se accompagnati anche dal nome proprio (Esempi. Ho fatto visita a Rossi. Ho studiato la faccenda con Loretta Olmi).
Eccezioni.
Lâarticolo determinativo si usa se il nome proprio Ăš preceduto da unâaltra indicazione (Esempi. Ho incontrato il signor Macchi. La signorina Elisa Ăš stata la mia maestra elementari).
Con i cognomi lâarticolo determinativo si usa quando si parla al plurale (Esempi. I Rossi sono amici di famiglia. Siamo andati a cena con i Colombo) oppure quando il cognome Ăš preceduto da altri nomi (Esempi. Il signor Bianchi ha sposato la signorina Rossi. Lâidraulico Verdoni Ăš molto bravo).
Lâarticolo determinativo Ăš facoltativo quando si tratta di cognomi di personaggi famosi o di soprannomi (Esempi. Manzoni Ăš stato un grande scrittore. Il Manzoni Ăš stato un grande scrittore. Caravaggio Ăš un pittore straordinario. Il Caravaggio Ăš un pittore straordinarioâŠ).
NOMI DI ...