La grammatica senza segreti
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La grammatica senza segreti

Raffaella Riboni

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La grammatica senza segreti

Raffaella Riboni

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Il testo si occupa di fonologia, ortografia e morfologia con l'esposizione semplice ma completa delle regole grammaticali e con numerosi esempi e mappe concettuali utili per la corretta comprensione della materia. E' rivolto agli studenti delle scuole medie e superiori, a chi deve affrontare le prove invalsi, le prove di ingresso o i test di ammissione in numerose facoltĂ  o a chi semplicemente vuole approfondire la conoscenza della bellissima, ma a volte complessa, lingua italiana.

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Informations

Éditeur
Youcanprint
Année
2016
ISBN
9788892608115
CAPITOLO IV: LA MORFOLOGIA
LA STRUTTURA DELLE PAROLE
Quando pronunciamo un discorso o anche una semplice frase mettiamo insieme, collegandole insieme l’una all’altra in una serie di combinazioni, una serie di parole. Queste ultime sono composte da morfemi, cioù unità minime, dotate di significato proprio. Ogni morfema ù, a sua volta, formato da fonemi (suoni).
Tradizionalmente le parole sono qualificate come “parti del discorso”. Possiamo subito distinguere le parti variabili del discorso e le parti invariabili del discorso.
LE PARTI VARIABILI DEL DISCORSO
Appartengono al gruppo delle parti variabili del discorso quelle parole che si possono scomporre in un morfema lessicale (o radice), che resta invariato, e in un morfema morfologico (o desinenza), che cambia a seconda dei casi (genere: maschile o femminile; numero: singolare o plurale).
Il morfema lessicale indica il significato di base del vocabolo, quello morfologico esprime le caratteristiche grammaticali della parola. Prendiamo, ad esempio, la parola “ragazzo”? Qual ù la radice e quale la desinenza? In effetti abbiamo: ragazzo, ragazza, ragazzi, ragazze, ragazzino, ragazzina, ragazzini, ragazzine, ragazzone, ragazzaccio etc.
Tutte queste parole hanno una parte in comune: ragazz- che si ripete sempre. Diciamo allora che la radice (morfema lessicale) della parola o, meglio, di tutte le parole che abbiamo usato come esempio ù ragazz-, mentre le parti finali delle parole (-o per ragazzo, -a per ragazza
-ino per ragazzino etc.) costituiscono le desinenze (morfemi morfologici) che esprimono le caratteristiche grammaticali del vocabolo (-o di ragazzo: singolare maschile, -a di ragazza: singolare femminile, -i di ragazzi plurale maschile, -ini di ragazzini plurale maschile alternato etc.).
La radice (ragazz-) esprime il significato di base della parola. Potremmo dire: giovane uomo.
E nella parola “gatti”? Gatt- ù la radice ed esprime il significato di base della parola (animale domestico). –i invece ù la desinenza. In questo caso essa esprime un numero plurale e un genere maschile (gatti), ma potremmo modificare tale morfema morfologico e usare “gatto” (maschile singolare), gatta (femminile singolare), gatte (femminile plurale), gattone (maschile singolare alternato) etc.
Sono parti variabili del discorso:
  • l’articolo (il, lo, l’, la, i, gli, le, un, una);
  • il nome (bambino, stella, Sara, Andrea, salone, monte, cane);
  • l’aggettivo (rosso, simpatica, questo, mio, due, quarto, tale);
  • il pronome (io, tu, mi, le, se, si);
  • il verbo (vado, eri, mangiĂČ, faremo, vada, andrei).
LE PARTI INVARIABILI DEL DISCORSO
Sono parti invariabili del discorso quelle parole che non cambiano forma perché sono prive di desinenza. Non hanno cioÚ il morfema morfologico.
Sono parti invariabili del discorso:
  • l’avverbio (mai, allora, domani, velocemente, qui, lĂ );
  • la preposizione (di, a, da, in, con, su, per, tra, fra);
  • la congiunzione (e, anche, o, che, ma, tuttavia);
  • l’interiezione (ah, oh, eh, boh, ahimĂš).
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PAROLE PRIMITIVE, COMPOSTE E DERIVATE
Parole primitive: sono parole costituire solo da radice e desinenza (casa, donna, terreno, cane).
Parole composte: sono parole formate dall’unione di due o piĂč parole diverse (capostazione, pianoforte, carovita, dormiveglia).
Parole derivate: sono parole ottenute aggiungendo alla radice di una parola i cosiddetti affissi o morfemi modificanti. Gli affissi si dicono prefissi quando precedono la radice: rigenerare (ri-generare), tralasciare (tra-lasciare), conseguire (con-seguire), inadatto (in-adatto). Gli affissi si dicono suffissi quando seguono la radice della parola: barista (bar-ista), libraio (libr-aio), canile (can-ile).
GLI ARTICOLI
L’articolo ù quella parte variabile del discorso che ha la funzione di precedere il nome con cui concorda in genere (maschile o femminile) e numero (singolare o plurale).
L’articolo ha le seguenti funzioni:
  • introduce il nome: il cane, un cane, lo zoccolo, gli zoccoli, la casa, le maestre;
  • sostantiva cioĂš “trasforma” in nome qualsiasi parte del discorso: il verde (aggettivo), il cantare (verbo), il dove (avverbio);
  • consente di individuare il genere e/o il numero di un nome invariabile: il/la farmacista, la/le specie;
  • chiarisce il significato di un nome che ha senso diverso a seconda del genere: il capitale (patrimonio), la capitale (di uno Stato).
Gli articoli si distinguono in determinativi, indeterminativi e partitivi.
GLI ARTICOLI DETERMINATIVI
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Gli articoli determinativi hanno la funzione di determinare:
  • ciĂČ che Ăš noto (la nostra mamma, il negozio dietro l’angolo);
  • persone, animali o cose che esistono come individui (il sole, il mio gatto, il tavolo);
  • i concetti astratti (la gentilezza, la fantasia).
Gli articoli determinativi maschili “il” e “i” si usano quando il nome che segue inizia per consonante (il bambino, i bambini, il cane, i cani, il medico, i medici).
Gli articoli determinativi maschili “lo” e “gli” si usano quando il nome che segue inizia per:
  • vocale (l’orso, gli orsi, l’orto, gli orti);
  • x oppure y (lo xilofono, gli xilofoni, lo yogurt, gli yogurt);
  • s + consonante (lo stradario, gli stradari, lo spazio, gli spazi);
  • z (lo zaino, gli zaini);
  • gn (lo gnocco, gli gnocchi);
  • ps oppure pn (lo psichiatra, gli psichiatri, lo pneumatico, gli pneumatici);
  • i + vocale (lo ione, gli ioni).
USO DELL’ARTICOLO DETERMINATIVO: CASI PARTICOLARI
NOMI E COGNOMI
Di norma non si usa l’articolo determinativo:
  • con i nomi propri di persona (Esempi. Ho telefonato a Mario. La maestra ha interrogato Luigi);
  • con i cognomi, soprattutto se accompagnati anche dal nome proprio (Esempi. Ho fatto visita a Rossi. Ho studiato la faccenda con Loretta Olmi).
Eccezioni.
L’articolo determinativo si usa se il nome proprio ù preceduto da un’altra indicazione (Esempi. Ho incontrato il signor Macchi. La signorina Elisa ù stata la mia maestra elementari).
Con i cognomi l’articolo determinativo si usa quando si parla al plurale (Esempi. I Rossi sono amici di famiglia. Siamo andati a cena con i Colombo) oppure quando il cognome ù preceduto da altri nomi (Esempi. Il signor Bianchi ha sposato la signorina Rossi. L’idraulico Verdoni ù molto bravo).
L’articolo determinativo ù facoltativo quando si tratta di cognomi di personaggi famosi o di soprannomi (Esempi. Manzoni ù stato un grande scrittore. Il Manzoni ù stato un grande scrittore. Caravaggio ù un pittore straordinario. Il Caravaggio ù un pittore straordinario
).
NOMI DI ...

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