Quarta parte. Uno sguardo ai giorni nostri
12. Guerra dâaltri tempi: la Corea del Nord
e lâatomica di Kim Jong Un
di Stefano Felician Beccari
Le complesse dinamiche di sicurezza che riguardano la penisola di Corea abbracciano un insieme variegato e completo di opzioni: nellâarea, infatti, coesistono potenzialitĂ di un confronto âsimmetricoâ di tipo convenzionale, per di piĂč cristallizzato in una dimensione da Guerra fredda (stato âpro-Usaâ versus stato âpro-comunismoâ) e di un confronto non convenzionale. Questâultimo, particolarmente sfruttato dal Nord, si articola a sua volta su diversi piani: se ormai il ricorso al terrorismo Ăš diminuito (negli anni si sono succedute da infiltrazioni e attacchi in territorio sudcoreano ad addirittura un attentato contro soggetti sudcoreani in Myanmar) piĂč recentemente non sono mancati omicidi mirati (come lâassassinio di Kim Jong Nam allâaeroporto di Kuala Lumpur, «degno di un film di James Bond»), spionaggio, disinformazione e attacchi informatici, rivolti non solo ai rivali del Sud ma anche a soggetti terzi, come nel caso della compagnia giapponese Sony.
Nelle dinamiche non convenzionali che coinvolgono la penisola di Corea svetta poi la piĂč ingombrante e minacciosa, anche in chiave regionale: la variabile nucleare, da anni ben presente nei dibattiti che interessano la geopolitica dellâAsia Pacifica.
Frutto di una ricerca decennale, di lunghi e complessi tentativi, di tormentate negoziazioni ed esperimenti, di offerte di denuclearizzazione e repentini ripensamenti, il nucleare del Nord Ăš la somma di un vasto insieme di fattori; ne consegue che, complessivamente, lâatomica dei Kim si presti a diversi piani di lettura e di analisi che vanno oltre la mera dimensione militare. Il nucleare di Pyongyang puĂČ essere quindi affrontato con una lettura analitica attraverso diversi livelli, che partono dallâelemento piĂč tangibile (la dimensione militare del nucleare) per poi arrivare alla dimensione politico-simbolica (il ruolo del nucleare per la propaganda), alla dimensione diplomatica (il nucleare come elemento che influenza le dinamiche regionali e geopolitiche del Nord) ed infine alla dimensione tecnologica (ovvero i rapporti fra gli sviluppi missilistici e lâarsenale nucleare). La somma di questi piani di lettura puĂČ offrire unâimmagine piĂč completa e precisa delle implicazioni che ha questa tecnologia per la Corea del Nord e la dinastia âregnanteâ nel paese.
Il nucleare nordcoreano: la dimensione militare
Le implicazioni piĂč immediate dellâatomica nordcoreana si legano direttamente alla nascita stessa del paese; per la precisione, alla Guerra di Corea (1950-1953) nella quale lâallora comandante delle truppe delle Nazioni Unite, il celebre Generale MacArthur, minacciĂČ di usare la neonata arma atomica contro i cinesi, alleati del Nord («il suo dito era sul grilletto nucleare»). Se questa prospettiva rimase teorica, dopo la fine della guerra e fin dagli anni â50 Kim Il Sung, fondatore della Corea del Nord, comprese come il nucleare (non solo civile) costituisse una grande opportunitĂ per il paese. Ondeggiando con destrezza fra il supporto sovietico e quello cinese, il fondatore del paese riuscĂŹ quindi a ottenere supporto e know-how specifico, seppur con riluttanza, da sovietici e cinesi. Negli anni â80, con lâadesione al Trattato di non Proliferazione Nucleare, il percorso del nucleare militare nordcoreano sembrava destinato ad esaurirsi; la successiva carestia e grave crisi interna della Corea del Nord confermĂČ il (temporaneo) allontanamento del nucleare dallâagenda di Pyongyang. Ma con il ritiro unilaterale dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare (NPT) nel 2003 e la successiva ammissione di un programma nucleare militare, lo status di potenza atomica del Nord si rafforzĂČ, mentre, in parallelo, la diplomazia cercava di riaprire degli spiragli negoziali per fermare questo sviluppo militare di Pyongyang. Il formato piĂč noto fu il c.d. Six Party Talks, âi dialoghi a seiâ, «finalizzati a far cessare il programma nucleare nordcoreano tramite negoziazioni con la Cina, gli Stati Uniti, la Russia, il Giappone e le due Coree»: dopo diversi anni di negoziati infruttuosi, perĂČ, i Six Party Talks persero la loro spinta propulsiva, senza aver conseguito risultati rilevanti.
In parallelo alle preoccupazioni della comunitĂ internazionale, invece, cresceva lâimpegno di Pyongyang a testare la capacitĂ atomica: con il primo esperimento, avvenuto nellâottobre 2006, la Corea del Nord iniziava de facto la sua presenza nellâelitario âclub nucleareâ mondiale, confermando la sua scelta controcorrente. Nel corso degli anni esperimenti del genere sono proseguiti a cadenza di circa tre o quattro anni, con lâeccezione del 2016, in cui vi furono due test nello stesso anno. Ecco che quindi i vari test del 2006, 2009, 2013, 2016 (due test) e 2017 sono serviti a consolidare la presenza dellâatomica nellâarsenale nordcoreano, dimostrando al mondo come i Kim abbiano, fra le loro opzioni militari, anche il potere dellâatomo. Anzi, la Corea del Nord Ăš stato lâunico stato al mondo che ha effettuato test nucleari nel XXI secolo, un poco ambito primato che la comunitĂ internazionale, Cina compresa, ha sempre stigmatizzato.
Lâanalisi della capacitĂ nucleare del Nord va inserita nel particolare contesto della difesa del piccolo paese asiatico. Come noto, da anni la Corea del Nord svetta nelle classifiche mondiali per la quantitĂ di soggetti sotto le armi: su un totale di circa 25 milioni di abitanti Pyongyang dispone di 1,2 milioni di militari in servizio attivo, 600.000 riservisti e ben 5,7 milioni di paramilitari. Sono numeri impressionanti che, a livello quantitativo, collocano il Nord fra gli stati con gli organici militari piĂč consistenti al mondo; ma dietro questa facciata cosĂŹ âmuscolareâ si nasconde un insieme di tecnologie, sistemi dâarma e capacitĂ ben al di sotto degli standard attuali. Una semplice occhiata agli arsenali del Nord fa facilmente comprendere come a livello terrestre, aereo e navale il livello tecnologico nordcoreano sia sostanzialmente modesto, e questo spiega, in parte, anche il ricorso alla dimensione nucleare: per questo, nelle parole dellâautorevole International Institute for Strategic Studies, «la Corea del Nord, consapevole dellâinferioritĂ qualitativa delle sue forze convenzionali, ha investito in capacitĂ asimmetriche, in particolare nello sviluppo di armi nucleari e missili balistici». In altre parole, come garanzia della sicurezza esterna e per compensare la debolezza delle proprie capacitĂ militari, Pyongyang ha accelerato lo sviluppo dellâatomica proprio per compensare il progressivo invecchiamento del proprio arsenale convenzionale. La sola presenza di una embrionale capacitĂ atomica Ăš infatti sufficiente a (ri)bilanciare a favore del Nord il disequilibrio tecnologico e capacitivo che sconta nei confronti del Sud e degli statunitensi; ecco che quindi la variabile nucleare assume una rilevanza militare che ormai nessuno nella regione puĂČ evitare di considerare. Ă ovviamente una concezione nucleare âdifensivaâ, soprattutto nei confronti degli Stati Uniti: Ăš infatti improbabile che i Kim possano o vogliano utilizzare questa capacitĂ contro un avversario. Piuttosto, disporre di un seppur piccolo arsenale atomico allontana, o renderebbe comunque estremamente costoso in termini economici, militari e di vite umane, una violazione della sovranitĂ nordcoreana. Queste considerazioni quindi permettono di introdurre unâaltra riflessione âinternaâ sul nucleare del Nord, ovvero la sua dimensione politico-simbolica.
Il nucleare nordcoreano: la dimensione politico-simbolica
Lâimportanza âmilitareâ dellâatomica dei Kim se da un lato Ăš il necessario punto di partenza di ogni analisi, dallâaltro, perĂČ, non riesce forse a dare tutte le risposte ad una scelta cosĂŹ controversa. Aver optato per una capacitĂ nucleare esplicita e aver effettuato diversi esperimenti nel primo ventennio del secolo Ăš infatti âcostatoâ molto a Pyongyang, in termini di isolamento e critiche anche da parte di paesi vicini e alleati, come Russia e Cina. Ma, nel contempo, ricorrere al nucleare ed anzi esaltarne cosĂŹ tanto gli esperimenti (come, peraltro, sono esaltati i test missilistici) trascende la dimensione militare del nucleare per passare nel campo della politica interna ed addirittura della propaganda. E infatti in Corea del Nord la retorica che circonda il nucleare Ăš perfettamente in linea con i dettami del governo, del Partito e con i desiderata della famiglia Kim: rafforzare nella popolazione quel sentimento di âsindrome da assedioâ che Ăš giĂ naturalmente presente nella mentalitĂ nordcoreana. Piccola penisola circondata da vicini ambiziosi, per centinaia di anni la Corea, quando ancora era unita, Ăš stata attratta nelle sfere di influenza delle dinastie cinesi o, piĂč recentemente, in quella giapponese. Questâultima (1910-1945) Ăš stata particolarmente tragica, ed Ăš una ferita ancora aperta nellâimmaginario collettivo sia del Nord che del Sud. Ebbene, dopo la Guerra di Corea, per il Nord di Kim Il Sung il cardine politico Ăš sempre stato lâindipendenza e, per quanto possibile, la ânon ingerenzaâ da parte di soggetti terzi nella propria sovranitĂ . Per rinforzare questo concetto, e nel contempo garantirsi dal sempre piĂč vistoso decadimento del proprio arsenale convenzionale, ecco che la scelta dellâatomica si Ăš rivelata decisiva, proprio perchĂ© garantisce la sovranitĂ allâesterno e nel contempo rafforza la coesione nazionale allâinterno...