Reduci dalla loro crociera in Tunisia, i Florio, dopo una breve stagione di bagni allâAcquasanta, si apprestano a lasciare la calda estate palermitana per recarsi in Baviera.
Al momento di partire, perĂČ, Giovannuzza si ammala.
Febbri altissime e una grande prostrazione costringono la bambina a letto. I medici non riescono a formulare una diagnosi. Si ipotizza una febbre tifoidea, si pensa a una affezione di carattere cerebrospinale, ma le cure somministrate non sortiscono alcun effetto. La piccola, invece di migliorare, peggiora.
La famiglia si trasferisce nella villa dei Colli, su suggerimento del medico di casa, che pensa un cambiamento dâaria possa giovare alla piccola inferma. Ma neppure questa scelta dĂ i risultati sperati.
Si decide a questo punto di fare un consulto col professor Augusto Murri, il piĂč celebre clinico del tempo, padre di quella Linda che nel 1905 verrĂ coinvolta in un drammatico processo per la morte del marito, del cui assassinio sarĂ accusata insieme al fratello Tullio.
Da Bologna fino a Napoli Murri viaggia in un treno speciale predisposto da Florio e a Napoli sâimbarca su un piroscafo di proprietĂ di Ignazio, LâElettrico, che lâindustriale ha messo a sua disposizione perchĂ© possa giungere a Palermo senza indugi.
Secondo Murri la bambina ha una meningite, ma la diagnosi non serve purtroppo a sconfiggere la malattia, nĂ© a scongiurare lo spettro di una fine che si avverte ormai vicina. Giovannuzza, infatti, senza piĂč riprendersi, spirerĂ , fra lo strazio dei genitori, il 14 agosto 1902. Avrebbe compiuto nove anni il prossimo novembre.
Franca Ăš sconvolta. Per una settimana, giorno e notte, non si Ăš mossa dal capezzale della piccola inferma, trepidando per la sorte della sua bambina.
Le manifestazioni di solidarietĂ e di affetto che le giungono da ogni parte, la partecipazione delle amiche al suo dolore, non riescono ad alleviare la sua disperazione. Nella villa dei Colli non vuole piĂč stare, neppure un giorno.
Si torna allâOlivuzza ma anche qui la casa le sembra vuota, le stanze troppo grandi. Odia la ricchezza, i celebri medici, tutto quello di cui puĂČ disporre, che non Ăš valso tuttavia a salvare la vita di sua figlia.
Ă Ignazio che decide, quasi di prepotenza, di condurla a Favignana. Baby Boy e Igiea restano con la nonna dâOndes a Palermo, affinchĂ© Franca senza pensieri e preoccupazioni possa ritrovare un poâ di pace.
La lontananza dai bambini, perĂČ, non giova alla sua serenitĂ , tanto che in breve il marito decide di ricongiungere tutta la famiglia nellâisola. Saranno proprio Igiea e il piccolo Ignazio ad aiutarla a superare lo strazio, a riportarla al suo equilibrio, scosso da un dolore tanto cocente e improvviso.
In ogni momento le sembra di sentire la voce di Giovannuzza, di vedere la sua graziosa personcina apparire sulla porta. La notte invece la visione della sua bimba sul letto di morte non lâabbandona.
Il ritorno a Palermo riaccende il suo dolore. Le visite al cimitero, i fiori davanti al ritratto della figlia, le sue bambole ancora per la casa, gli abitini che con religiosa cura Franca ripone in un baule, senza volersene disfare, gliela ricordano a ogni istante. Ha fra le mani il minuscolo vestito di satin verde acqua acquistato a Londra, per i quattro anni della sua primogenita e conservato poi per Igiea. Questo Ăš invece lâabito che Giovannuzza ha indossato per il Ballo dei fanciulli, e che le stava tanto bene⊠qui ci sono le sue scarpette, la borsetta di raso⊠Ogni oggetto Ăš motivo di nuove angosce, di rinnovato dolore.
Per distogliere la giovane donna dai suoi ricordi e dallâambiente familiare, si decide di anticipare la partenza per la Costa Azzurra e si programma una lunga vacanza a Beaulieu dove Franca Ăš sempre stata con piacere, e dove i Florio contano numerosi amici. Lentamente riprende il ritmo di vita consueto, riprendono le passeggiate, le gite, gli incontri in societĂ .
Fino a una tragica sera, il 14 gennaio del 1903, quando Ignazio e Franca, invitati in casa di amici francesi, vengono precipitosamente richiamati dallâalbergo, dove si trovano i bambini con la bambinaia. A quanto sembra Baby Boy sta male. Cosa esattamente quella notte sia successo, non si riuscirĂ mai a sapere.
Davanti lâalbergo li attende il direttore ma Franca non si ferma neppure a sentire cosa vuol dire. Si precipita nella stanza che occupano i bambini e scorge una folla di gente intorno al letto del piccolo Ignazio. Qualcuno cerca di fermarla. La giovane donna Ăš frastornata, non riesce a capire. Allontana bruscamente chi si frappone fra lei e il suo bambino e si china ad abbracciare Baby Boy. Solo in quel momento si rende conto che il piccolo Ăš morto.
Lâemozione Ăš cosĂŹ violenta che la porteranno via dalla stanza svenuta. Il risveglio Ăš terribile. Franca non vuole credere che la sorte si sia accanita con questa ferocia contro di lei, non vuole accettare la nuova, terribile perdita. Chiede spiegazioni ma nessuno Ăš in grado di fornirgliele.
La bambinaia, che dopo un violentissimo scontro con Ignazio Ăš stata opportunamente allontanata, ha dichiarato di essersi avvicinata al letto e di avere trovato il bambino giĂ morto. Una morte subitanea quindi. Si avanzano perĂČ anche altre ipotesi: che la donna avendo un appuntamento galante fuori dallâalbergo, avesse dato al bambino un forte sonnifero risultato fatale. Oppure che il piccolo Ignazio fosse caduto dal letto e avesse sbattuto la testa, rimanendo ucciso sul colpo. Si parla anche di una purga abitualmente somministrata al piccolo, in dosi forse non appropriate. Ma sono solo ipotesi.
LâautoritĂ giudiziaria vorrebbe effettuare lâautopsia sul corpicino del bambino ma Ignazio si rifiuta energicamente di dare la propria autorizzazione e accetta per buono il referto che i medici hanno scritto sul certificato di morte: «Collasso cardiaco».
Chiuso Baby Boy in una piccola bara bianca, Ignazio e Franca, tornano mestamente a Palermo, col loro tristissimo carico, accompagnati da uno stuolo di amici, affettuosamente al loro fianco nella terribile circostanza.
Dei tre bambini, che costituivano la gioia e lâorgoglio dei due coniugi, resta solo la piccola Igiea, sulla quale si appuntano ora tutto lâaffetto e le ansie dei genitori.
La perdita del figlio maschio Ú un colpo durissimo per Ignazio, che si Ú tuffato nel lavoro, cercando in ogni modo di stordirsi e di far tacere il dolore sordo e rabbioso che porta dentro di sé.
Franca trascorre molte ore con la madre, che in questi giorni le Ăš costantemente vicina. Insieme fanno lunghe passeggiate in carrozza, e talvolta anche in automobile, spingendosi un poâ piĂč lontano, alla Favorita, a Baida, a Monreale, al riparo da sguardi indiscreti e dalla curiositĂ della gente.
Nel pomeriggio non Ăš mai sola. Le amiche piĂč intime, Sofia e Wilma del Cugno, le cugine Villarosa, Felice Monroy, Giulia Trigona, Stefanina Pajno, vengono puntualmente a trovarla con un nuovo libro da farle leggere o con un lavoretto da mostrarle, pronte a distrarla con i loro discorsi, il racconto di qualche avvenimento mondano, suonando una nuova romanza al pianoforte o costringendo Franca a sedersi al tavolo da gioco per una partita a carte.
Stefanina e Giulia Trabia â che nel ricordo del figlioletto Blasco, strappato qualche anno prima al suo affetto, condivide con grandissima partecipazione il dolore della cognata â riescono di tanto in tanto a convincerla a uscire per andare da loro.
Stefanina la accoglie nel tranquillo e ombreggiato parco di Villa Pajno, dove nelle belle giornate le due amiche possono passeggiare o sostare sotto gli alberi ricordando gli anni della loro giovinezza. Giulia la riceve nelle fiorite terrazze di palazzo Butera, dove giungono appena smorzate le note dellâorchestrina che sul palchetto della musica allieta lâora della passeggiata alla Marina. Le carrozze sfilano lentamente lungo i viali e a tratti si fermano presso il marciapiede perchĂ© le signore, nel chiuso dei loro landĂČ, possano assaggiare i famosi gelati di «riso e chantilly» o di torrone e pistacchio, che i camerieri servono direttamente nelle carrozze. Giulia manda i propri domestici ad acquistarli per offrirli alla cognata.
Se la perdita di Giovannuzza suscita in Franca un dolore struggente, unito allâaccorato rammarico di non poter piĂč sentire la vocetta gentile della sua bambina, di non vedere piĂč quel suo volto pensoso, di non potere carezzare quei capellucci cosĂŹ morbidi e sottili, il dolore per la morte di Baby Boy Ăš lacerante e intenso. Il vuoto che ha lasciato il piccolo nella sua vita non Ăš colmabile, perchĂ© Franca sa di avere perduto con lui una parte di Ignazio. Quel maschio che era il suo orgoglio, che avrebbe tramandato ai posteri il nome dei Florio raccogliendo i frutti di quello che faticosamente Ignazio, e prima di lui il padre e il nonno, avevano creato, lâerede del casato, non câĂš piĂč.
Nessuno puĂČ restituirglielo.
Tuttavia un paio di mesi dopo, quando ha la certezza di essere di nuovo incinta, prova una improvvisa e insperata gioia. Ă il suo piccolo Ignazio che ritorna â lo sente, le pare quasi un segno del destino â nascerĂ un nuovo Baby Boy, altrettanto caro e altrettanto bello, che colmerĂ il vuoto lasciato dal primo, dal suo bambino scomparso.
Questa convizione le dĂ la forza di riprendersi, di ricominciare a vivere, a sperare.
La nuova creatura che porta in sé la spinge a non trascurarsi, a pensare a se stessa, perché la gravidanza proceda bene, perché il parto sia felice.
A fine maggio, Ignazio e Franca, decidono di partire per Venezia, per trascorrere un lungo periodo di riposo sulla laguna, dopo aver presenziato insieme alla famiglia unita alla solenne cerimonia dellâinaugurazione di un monumento dello scultore Ferlazzo a Ignazio Florio senior, in piazza Olivuzza.
Fuori dalla scena i Florio, la vita a Palermo prosegue a ritmo intenso. Nel gennaio del 1903 Ăš entrato in funzione sulla direttrice Berlino-Roma-Napoli-Palermo un nuovo treno di lusso, con vetture letto, destinato a dare ulteriore impulso a quel turismo di Ă©lite che continua a dirigersi verso la Sicilia.
Nellâaprile, a bordo del suo yacht personale Amelia, Ăš stata a Palermo Amelia del Portogallo con i due figli, lâinfante Manuel e lâerede al trono Luigi Filippo di Braganza, che cinque anni dopo verrĂ ucciso insieme al padre, Carlo I, in un attentato contro la famiglia reale a Lisbona.
La regina Ăš una OrlĂ©ans, figlia del conte di Parigi e sorella di Elena dâAosta. Viaggia con i figli ai quali desidera far conoscere la Sicilia, storica e artistica.
Lâaristocrazia palermitana ha riservato alla sovrana la sua ormai proverbiale ospitalitĂ . Feste, ricevimenti, pranzi e anche una rappresentazione della Traviata in suo onore al Teatro Massimo, con Gemma Bellinzoni nel ruolo di Violetta.
Seconda tappa del viaggio della regina del Portogallo sarĂ Napoli, dove Amelia si incontra con Edoardo VII dâInghilterra e con la regina Alessandra, anche loro in visita in Italia.
In maggio Tina Whitaker, in procinto di partire per la consueta vacanza allâestero, si congeda dagli amici palermitani con una gran festa a Villa Malfitano, che avrĂ larga eco nelle cronache mondane cittadine. Il cronista non mancherĂ di sottolineare il lusso e la cordialitĂ di casa Whitaker, descrivendo con dovizia di particolari il grandioso salone da ballo, con le pareti coperte da splendidi arazzi Gobelin, la raffinata cena e le danze animatissime, che si protraggono fino a notte alta.
Mentre i giornali locali si occupano delle mondanitĂ di casa Whitaker, la stampa nazionale dĂ ampio risalto alle solenni onoranze che la cittĂ di Roma tributa a Guglielmo Marconi, cui conferisce la cittadinanza onoraria. «Un giorno erano i poeti coloro che in Campidoglio venivano onorati, lĂ ricevevano alloro. Oggi sono gli scienziati che in Campidoglio vengono proclamati cittadini di Roma», sottolinea «LâIllustrazione Italiana». «Questo alto onore eccezionale toccĂČ allâinventore del telegrafo senza fili, Guglielmo Marconi.»
Dallo stabilimento meccanico Olivieri, di Palermo, esce in settembre la prima automobile. Porta la sigla Apis ed Ăš stata interamente costruita nella fabbrica cittadina. Ă un avvenimento di importanza nazionale. Lo stabilimento Olivieri, lâunico del ramo nel meridione dâItalia, «Ú riuscito mirabilmente a superare qualunque difficoltĂ , dando alla cittĂ di Palermo una incontestabile supremazia nel nuovissimo ramo di industria» e «⊠ha intrapreso la costruzione di automobili che allâeleganza, alla velocitĂ e alla squisita perfezione del macchinario, rivaleggiano coi migliori prodotti delle fabbriche estere». Purtroppo la Apis, malgrado le aspettative dei siciliani, non riuscirĂ mai a diventare nĂ© una Fiat nĂ© una Lancia!
In ottobre la cittĂ si arricchisce di un nuovo teatro, il Biondo, che sorge in via Roma, in quegli anni solo parzialmente tracciata. Opera dellâingegner Mineo, Ăš una costruzione moderna ed elegante che si ispira a quello stile liberty che caratterizza i quartieri della cittĂ nuova, a monte di via LibertĂ . Un teatro abbastanza capiente per contenere la folla delle prime, con una buona acustica, e ampia sala affrescata e decorata con pregevoli stucchi. «âŠIl plafond di questo magnifico salone Ăš dipinto squisitamente dal Padovani e rappresenta una vaga danza muliebre. Le altre decorazioni della sale e volte pittoriche sono state eseguite dal Gregorietti e Tomaselli e dal La Cagnina. Gli stucchi riuscitissimi sono dei fratelli Li Vigni e i bellissimi lampadari sono del Garraffa⊠lâeffetto Ăš splendido, per le belle decorazioni in stile Rinascimento italiano con un leggero accenno al moderno⊠Le opere in ferro vennero eseguite dalla Fonderia Oretea, mentre il soffitto della sala, quello dello anfiteatro e gli altri due dello scalone di via Roma e dello scarrozzo sono in lamiera di acciaio americano della casa Friedley e Vashardt di Chicago.»
Ma le mirabilie del Teatro Biondo non finiscono qui: «Inoltre vi sono caloriferi per lâinverno mediante una canalizzazione di aria riscaldata nei forni Besana e poi filtrata, e 64 ventilatori per mantenere fresca la sala in estate.»1
Lontana dalla sua cittĂ , lontana dagli amici piĂč cari, Franca Florio trascorre le giornate nel suo salottino privato allâHotel Danieli di Venezia. Ă triste. La nuova gravidanza lâha molto prostrata. Non sta bene, ha perso la sua agilitĂ , ha continue nausee e un gran senso di debolezza. Il settembre sulla laguna le infonde malinconia. Il cielo Ăš plumbeo e le calli, senza il riverbero del sole, appaiono grigie, monotone, troppo silenti.
Per tenerle compagnia lâha raggiunta sua madre, la baronessa di San Giuliano. Franca infatti non ha voglia di uscire ed Ăš costretta a rinunziare a molti inviti per i continui malesseri che le provoca la incipiente maternitĂ .
Si svolge in quel periodo a Venezia lâEsposizione Internazionale di Belle Arti, e nella sala dedicata ai ritratti femminili Ăš in mostra anche il quadro di Boldini raffigurante Franca Florio. La tenace mediazione di Ettore De Maria Bergler ha sortito il suo effetto e il ritratto, dopo lâiniziale rifiuto, Ăš stato ammesso.
Ă la prima volta che lâopera di Boldini Ăš esposta in una pubblica mostra. Pochi tuttavia sono in grado di apprezzarla. Il gusto corrente si orienta infatti verso una pittura di maniera, che riproduca la realtĂ nel modo piĂč fedele, quasi che questa sia e debba essere la sola qualitĂ che valga in un artista.
La spiccata personalitĂ di Boldini, lâautonomia con la quale...