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Foglie d'erba
Edizione integrale
Walt Whitman, Enzo Giachino
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Foglie d'erba
Edizione integrale
Walt Whitman, Enzo Giachino
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La Bibbia della lirica americana, messa a punto nel 1892, attraverso quarant'anni di ininterrotto, esaltante travaglio creativo. Una lettura fondamentale.
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Il canto di me stesso
1
Io celebro me stesso, io canto me stesso,
E ciĂČ che io suppongo devi anche tu supporlo
Perché ogni atomo che mi appartiene Ú come appartenesse anche a te.
Ozioso mâattardo e invito lâanima mia,
Ozioso mâattardo a mio agio e mi curvo a osservare un filo dâerba estiva.
La mia lingua, ogni atomo del mio sangue, prodotto da questa terra, da questâaria,
Qui nato, da genitori nati qui, i loro padri e i padri dei padri nati qui parimenti,
Io, a trentasette anni e in perfetta salute, incomincio,
Sperando di non cessare che alla morte.
Credi e scuole in sospensiva,
Un poco indietro ritrattomi, contento di ciĂČ che essi sono, ma non scordandoli mai,
Accolgo il bene e il male, lascio parlare a caso,
La Natura senza freno e con la nativa energia.
2
Case e stanze son tutte profumate, gli scaffali gremiti di profumi,
Io stesso inalo la fragranza, e la conosco e lâamo,
La sublimazione potrebbe inebriare anche me, ma io non lo permetto.
Lâatmosfera non Ăš un profumo, non ha la fragranza della sublimazione, Ăš inodore,
Ă destinata per sempre alla mia bocca e io ne sono innamorato,
AndrĂČ sulla scarpata presso il bosco, per smascherarmi, per denudarmi,
Sono pazzo dal desiderio di venirne in contatto.
Il vaporare del mio fiato,
Echi, increspature, soffocati sussurri, radice dâamore, filo di seta, biforcazioni, viticci,
La mia respirazione e inspirazione, il pulsare del mio cuore, il transito del sangue e dellâaria per i miei polmoni,
Lâodore delle foglie verdi e delle foglie secche, e della spiaggia, e delle brune rocce marine, e del fieno nel fienile,
Il suono delle parole vomitate, della mia voce affidata ai refoli del vento,
Pochi labili baci, una stretta, qualche braccio proteso,
Gioco di luci e dâombre sugli alberi, quando oscillano i flessili rami,
La delizia di trovarsi solo, o tra la folla per strada, o nei campi, o sui fianchi dâuna collina,
La sensazione di salute, il trillo del pieno meriggio, il canto di me che mi levo al mattino e vado incontro al sole.
Credevi che mille acri fossero molto? credevi che la terra fosse molto?
Ti sei esercitato tanto per imparare a leggere?
Ti sei sentito cosà superbo perché intendevi il senso delle poesie?
FĂšrmati oggi con me, fĂšrmati questa notte, e tu capirai lâorigine di tutte le poesie,
Possederai il bene della terra e del sole (sono rimasti ancora milioni di soli,)
Non riceverai piĂș le cose di seconda, terza mano, non dovrai piĂș guardare attraverso gli occhi dei morti, nĂ© nutrirti di spettri nei libri,
Non dovrai guardare attraverso gli occhi miei, né ricevere sensazioni per mezzo mio,
Percepirai dâogni parte suoni e li filtrerai attraverso te stesso.
3
Ho udito ciĂČ che dicevano gli oratori, che parlavano del principio e della fine,
Ma io non discuto né di principio né di fine.
Non vi fu mai piĂș inizio di quanto vi sia ora,
NĂ© piĂș gioventĂș o vecchiaia di quanta vi sia ora,
Non vi sarĂ mai perfezione maggiore di quanta vi sia ora,
NĂ© piĂș cielo o piĂș inferno di quanto vi sia ora.
Impulso, impulso, impulso,
Ognora il procreante impulso del mondo,
Dalla vaga lontananza eguali opposti avanzano, sempre sostanza e aumento, sempre sesso,
Sempre un intreccio dâidentitĂ , sempre distinzioni, creazioni di vita.
Elaborare a nulla giova, dotti e indotti sentono che Ăš cosĂ.
Sicuri come le cose piĂș sicure, a fil di piombo i pilastri, saldi i tiranti, rafforzate le travi,
Forti come cavalli, affezionati, alteri, elettrici,
Io e questo mistero qui sorgiamo.
Chiara e dolce lâanima mia, chiaro e dolce tutto ciĂČ che non Ăš lâanima mia.
Se manca uno, mancano ambedue, e lâinvisibile Ăš provato dal visibile,
Fino a quando questo diventa invisibile e, a sua volta, viene provato.
A mostrare il meglio e a separarlo dal peggio un secolo dopo lâaltro sâaffatica,
Conoscendo lâassoluta giustezza, lâequanimitĂ delle cose, mentre quelli discutono io taccio, e vado a bagnarmi e ad ammirarmi.
Benvenuto ogni organo e ogni mio attributo, e quello dâogni uomo schietto e mondo,
Non un pollice nĂ© un frammento di pollice Ăš vile, e nessuno devâessere meno familiare del resto.
Sono soddisfatto â io vedo, danzo, rido, canto,
Quando chi ha condiviso il mio letto e mi ha abbracciato e ha dormito al mio fianco, sul fare del giorno dilegua con passo furtivo,
Lasciandomi cesti coperti di bianche tovaglie, che dâabbondanza mâimpinguano la casa,
Devo posporre lâaccettazione, la mia presa di possesso e urlare ai miei occhi,
Che si volgano dal seguire chi si ritrae giĂș per la strada,
E subito stimino, e mi riferiscano, fino al centesimo,
Il preciso valore di uno, e il preciso valore di due, e quello che vale di piĂș?
4
Gente che pone tranelli e rivolge domande mi attornia,
Gente che incontro, gli effetti su me dellâinfanzia, o del quartiere della cittĂ dove vivo, o il paese,
Gli ultimi avvenimenti, scoperte, invenzioni, societĂ , autori vecchi e nuovi,
Il pranzo, il vestito, i compagni, lâaspetto, i complimenti, i canoni,
La effettiva o immaginaria indifferenza di qualche uomo o di qualche donna che amo,
La malattia dâuno della mia famiglia, o mia, o cattive azioni, o perdita o mancanza di denaro, o depressioni o esaltazioni,
Lotte, gli orrori della guerra fratricida, la febbre di dubbie notizie, eventi incerti;
Tutto questo mâaccade giorno e notte e da me si allontana,
Ma non costituisce il mio Io.
In disparte da quanto mi sollecita e mâurge sta ciĂČ che io sono,
Se ne sta divertito, compiacente, compassionevole, inerte, unitario,
Guarda allâingiĂș, si aderge, piega il braccio sopra un impalpabile ma sicuro sostegno,
Guarda volgendo di lato la faccia, curioso di ciĂČ che accadrĂ ,
Partecipe e fuori del gioco, osserva e stupisce.
Volgendomi indietro vedo i miei giorni, quando anchâio mâaffannavo nella nebbia, con persone loquaci e inclini alle dispute,
Io non derido né discuto, ma osservo e attendo.
5
Credo in te, anima mia, e lâaltro che io sono non dovrĂ mai umiliarsi a te,
Come tu non dovrai umiliarti allâaltro.
Ozia con me sopra lâerba, libera la tua gola da ciĂČ che lâimpediva,
Non parole né musica né rime ti chiedo, né convenzioni n...