Al Re.Ge., dove la Tataranni si affacciĂČ di lĂ a poco, Maria Moliterni stava tutta presa dietro al computer, dal quale fece capolino appena sentĂ il ticchettĂo dei tacchi, per quanto Imma si stesse sforzando di assumere lâandatura felpata di quelle pantere che puntano le gazzelle nei documentari. CiĂČ nonostante, ci metteva la mano sul fuoco, la signora fece in tempo a cambiare schermata.
âDottoressa, vi vedo spesso da queste parti ultimamenteâ, la interpellĂČ sorniona, mentre con gli occhi valutava i capi di abbigliamento che indossava il Sostituto Procuratore: maglioncino azzurro e nero con decorazioni di strass comprato sulle bancarelle, euro due. Pantacollant rossi attillati di quando faceva ancora lâuniversitĂ , non pervenuto. Stivaletti a tronchetto marroni con tacco alto quadrato e il davanti con inserto di vacchetta sormontato da fibbia dorata⊠beh, per quelli avrebbero dovuto pagarla loro.
âA che dobbiamo lâonore? Mi devo preoccupare?â, lanciĂČ la signora.
âLo sapete voi. Disturbo? Che stavate facendo?â
âArchiviazione. Serviva qualcosa?â
âSe non vi dispiace. Il maresciallo Calogiuri lâaltro giorno mi ha mostrato un fascicolo inerente una societĂ chiamata Multiprojet. Volevo sapere se nel tempo ne sono stati aperti altri. Sempre che non si siano persi, naturalmenteâ.
âSperiamo di no. Sapete dirmi qualcosa in piĂș?â
âCerco una notizia di reato legata alla speculazione immobiliare. Risale a sei sette mesi faâ.
âOra vediamo, se avete pazienza di aspettare un attimoâ.
La signora si accinse con indolenza al compito, e mentre consultava il registro informatico le diede da parlare.
âHo saputo che siete passata da Anna Cecere. Dice che avete comprato anche un foulard. Non sarĂ per voi, immagino. Non Ăš il vostro stile, non per altroâ.
Imma non rispose. La signora non se ne diede pena.
âAntonello Ribba lo conoscevo anchâio, comunque. Anzi, in un certo ambiente lo conoscevamo tutti. Ho sentito al telegiornale che hanno trovato il bossolo della pallottola con la quale Ăš stato ucciso. Volete sapere cosa ne penso?â
La dottoressa attrezzĂČ la faccia a cortina di ferro. Darle soddisfazione, neanche morta. Ma la signora non la vide, o se ne fregĂČ altamente.
âQuandâerano ragazzi, â proseguĂ, â con Guido Sinagra erano inseparabiliâŠâ Si toccĂČ il naso, significativamente.
âVoi che ne sapete?â
âCerte cose si sanno. Antonello ha continuato, secondo me. Era la sua carta da visita, gli apriva molte porteâ.
âSe siete a conoscenza di qualcosa di specifico la legge impone di venire a deporreâ.
âPer caritĂ . Sto riferendo faccende note a tuttiâ.
Imma non volle darle troppa corda.
âInsomma, con Guido Sinagra erano pappa e cicciaâ, disse solo.
âPer un periodoâ, ribadĂ la Moliterni.
Imma non commentĂČ. Si limitĂČ a prendere il fascicolo che nel frattempo, miracolosamente, la signora era riuscita a rintracciare in archivio e se ne stava andando, dopo un minimale cenno con la testa, che voleva significare piĂș che altro: oh, Ăš andata di culo oggi! Era giĂ di spalle che la Moliterni aggiunse qualcosa.
âComunque ho sentito Anna Cecere, prima. Dice che ha novitĂ per voi, se volete passareâ.
Imma si fermĂČ di colpo.
âNon Ăš permesso utilizzare il telefono per motivi personali durante le ore di ufficio, â puntualizzĂČ senza voltarsi. â Ve lo ricordo per evitarvi spiacevoli inconvenientiâ.
âGrazie del pensiero, dottoressa. Con tutto quello che avete da fare non vi dimenticate mai di nessuno. Vi dovremo ricambiare, prima o poiâ.
âNon câĂš di che, piacere mioâ.
Imma si avviĂČ nel corridoio scorrendo i documenti con gli occhi, tanto che oltrepassĂČ Calogiuri senza nemmeno vederlo. Dovette chiamarla. Anche lui aveva qualcosa per lei.
Si confrontarono nel suo ufficio. La lista delle telefonate di Domenico Paradiso rivelava che lâex agente immobiliare era in contatto con Guido Sinagra. I loro scambi risalivano a poco tempo prima, quando Domenico giĂ non lavorava piĂș da un pezzo con lâagenzia. Ma non era tutto.
In precedenza, Paradiso aveva avuto, e continuava ad avere, contatti anche con la Multiprojet, come risultava dai tabulati allegati al fascicolo che Imma aveva appena preso al Re.Ge., riguardante unâindagine sulla societĂ di servizi, che non era approdata a nulla. E adesso, potevano procedere a interrogare lâultima persona informata sui fatti della giornata. Che Diana introdusse di lĂ a poco.
Guido Sinagra appariva piĂș calmo di comâera la prima volta, quando Imma lo aveva incontrato nella stanza rossa, durante il sopralluogo sul cadavere di Antonello Ribba. Seduto davanti a lei, ora parlava in maniera pacata e ragionevole. Almeno inizialmente.
âHo proposto a mia sorella di comprarle la sua parte del palazzo di famiglia, â spiegĂČ, â non câĂš niente di male, mi sembra. Avevo un affare in vista, e mi sono sbilanciato. Sono stato un poâ imprudente, lo riconosco, perchĂ© poi non se ne Ăš fatto nulla. Gente corretta se ne incontra poca, di questi tempi. Scommetto che se glielâandate a chiedere negheranno pure di essersi impegnati. Comunque, Ăš una cosa che ho buttato lĂ, visto che la casa non si vendeva e Carolina era in difficoltĂ . Volevo darle una manoâ.
Le sue giustificazioni erano tutto sommato plausibili, dallâaffare saltato alla sommetta che aveva da parte, utilizzata per la caparra dei locali adiacenti a palazzo Sinagra.
Anche il resto del discorso non faceva una piega: poichĂ© lo stabile non si vendeva, preferiva acquisirlo lui, intraprendendo la via dei finanziamenti per ristrutturarlo. Quanto ai suoi contatti telefonici con Domenico Paradiso, Sinagra Junior raccontĂČ che lâex agente immobiliare lâaveva chiamato per proporgli degli acquisti, perchĂ© cercava di mettersi in proprio. Lui ne aveva valutati alcuni per pura curiositĂ , non avendo altra disponibilitĂ di denaro. Tutto abbastanza sensato. Non la convinceva, perĂČ.
âCon il morto⊠in che relazioni eravate?â
âGlielâho giĂ detto. Di nessun genere, oltre alla faccenda della vendita. Lâho frequentato brevemente una vita faâ.
âCome mai brevemente?â
âEravamo ragazzi, poi lui andĂČ a RomaâŠâ
âQuanto tempo Ăš durata, piĂș o meno, questa breve frequentazione?â
âE chi si ricorda, mi scusi! Qualche mese, credo. Giocavamo a calcettoâ.
âA calcetto. Nientâaltro?â
âAnche a tennis, qualche voltaâ.
âAltri hobby, se possiamo chiamarli cosĂ? Qualche vizio, magariâŠâ
âNon capiscoâ.
âAvremo tempo di approfondire. Cosa facevate il pomeriggio della sua morte?â
Guido Sinagra si ravviĂČ i capelli. Aveva una cicatrice allâattaccatura, notĂČ Imma.
âSono andato al cinema. Nella multisala di Altamuraâ.
âCâera qualcuno con voi?â
âEro da solo. PerĂČâŠâ Si frugĂČ nelle tasche del giaccone e tirĂČ fuori un biglietto spiegazzato, che lisciĂČ e le porse.
âNotte prima degli esami â Oggi!â, esclamĂČ la dottoressa con leggera ironia. âEra bello?â
âRilassanteâ, sorrise il Sinagra.
âCome mai lâavete conservato?â
âEra rimasto in tasca, e allora lâho portato. Ho pensato che poteva essere utileâ.
Imma osservĂČ ancora il biglietto, poi glielo restituĂ.
âIo resto affezionata ai vecchi cinema. La gente non si guarda piĂș in faccia, nelle multisale. Scommetto che non vi ha notato nessuno. Fra poco vi libero, signor SinagraâŠâ
âPer caritĂ . Chiedetemi pure tutto quello che puĂČ servire, non voglio darvi lâimpressione di uno che non collabora. Ă solo che giĂ stiamo avendo tanti problemi con la proprietĂ . Adesso Ăš sequestrata, come sapete. Il danno Ăš notevoleâ.
âAvete parlato con vostra sorella?â Imma cambiĂČ discorso. âLâavete avvertita di quello che Ăš successo?â
âNon saprei dove rintracciarla. Quando va in India si rende irreperibileâ.
âIn che rapporti siete?â
âNormaliâ.
âCioĂš?â
âCarolina ha sei anni piĂș di me. Ă andata via che ero ancora un ragazzinoâŠâ
âMi risulta che ha messo un avvocato, per seguire la vendita della casaâ.
Fece buon viso. âInfatti. Barbara De Luca, una sua amica. Mia sorella non Ăš il massimo per gli affari. Preferisce delegareâ.
âVostra madre Ăš morta nellâ89, giusto?â
âAvevo ventitre anni, â sospirĂČ. â Ci ha lasciati troppo prestoâ.
âQualcuno parlĂČ di suicidioâ. Mentre pronunciava quelle parole, Imma pensĂČ alla suocera con sincera gratitudine. Chi glielâavrebbe detto, solo una settimana prima?
âMorĂ di infarto, â si inalberĂČ Guido, â ci fu un regolare certificato medico. Mamma prendeva delle pillole per dormire, niente di piĂș normale. Le malelingue si attaccarono a questoâ.
âPare che vedesse i fantasmi. Ă unâaltra voce che circolaâŠâ E quando una voce circolava, nessuno piĂș della signora De Ruggeri era specializzato a intercettarla.
âAveva una sensibilitĂ particolareâ. Guido Sinagra si fermĂČ un attimo, sembrava indeciso. âHa mai sentito parlare di Caâ Dario, a Venezia?, â disse infine. â Raul Gardini lâaveva acquistata prima di suicidarsi. E prima di lui, quelli che lâhanno posseduta, dal manager degli Who al tenore Mario Del Monaco, oltre a uomini dâaffari, artisti, nobili, hanno fatto tutti una brutta fineâ.
Imma non sembrĂČ particolarmente impressionata. Guido, dopo essersi asciugato la fronte, riprese.
âAnche sul nostro palazzo, purtroppo, grava una maledizione. In passato apparteneva ai Berangeri. Nel Cinquecento il capofamiglia lo perse al gioco e si impiccĂČ nella stanza rossa. Pare che prima di morire abbia lanciato un anatema contro tutti i futuri proprietari. Io sono sempre stato scettico, ma alla luce degli ultimi avvenimenti, non posso fare a meno di prendere in considerazione lâesistenza di qualcosa che va al di là ⊠insommaâŠâ
Imma lo considerĂČ per qualche istante.
âA parte vostra madre, questo fantasma lo vide mai nessuno?â, gli chiese poi.
Guido si mise a giocherellare con un tagliacarte che stava sulla scrivania. âDevo dire la verità ⊠a volte ho avvertito delle strane...